Sprazzi d’Inferno: Il Disney Store

Stupidamente, credevo che il negozio più fastidioso di Milano fosse Abercrombie, quanta ignoranza.
Il vero inferno in terra è il Disney Store.

disneyApparentemente è innocuo.
Un negozio pieno di peluches dei Sette Nani (è incredibile come NESSUNO mi abbia ancora regalato il pupazzo di Brontolo nonostante siano come minimo 10 anni che ripeto all’universo mondo che LO VOGLIO – vero CCNDEN?), mugs meravigliose raffiguranti i personaggi – strano a dirsi – Disney, vestitini per future zoccole e tamarri in erba, intimo, tutine per neonati… Insomma, uno crede sia un bel posto in cui passare una ventina di minuti ricordando che una vita fa eri una bambina tutto sommato sopportabile e sicuramente educata.

NO.

Non fatevi ingannare.
Per motivi che, nonostante un notevole impegno mentale, mi sfuggono, l’italiano medio e in generale il genitore medio, è convinto che sia un negozio per bambini. No, non lo è. E’ un negozio fottisoldi nel quale i bambini non dovrebbero essere ammessi per diversi motivi, primo dei quali che è diseducativo. I bambini non dovrebbero vedere quanto potere hanno su noi adoulti. Non dovrebbero mai essere costretti a  vedere la loro mamma spendere 100 € per un completo da “Sleeping Beauty” che verrà usato una volta a dir tanto.

Secondo, è insalubre portare i bambini al Disney Store.
Insalubre per me, ovviamente: grida, risate sguaiate senza apparente motivo, corse a destra e a sinistra, manine sbavate che toccano tutto e tutti, passeggini, capricci, pianti isterici e, peggio di tutto, le bambine che sbraitano per gli accessori da principessa.
Che poi parliamone, NON SI FA.
Una vera principessa non sbraita e infatti, care le mie pacioccone, voi finirete a fare le caciottare, sposate giovanissime a tamarri decerebrati e sfornerete figli come biovette… e il ciclo sopra descritto si ripeterà all’infinito….generazione dopo generazione.

Ad essere onesti, le vere principesse a 30 anni ne dimostrano più o meno 45, Kate Middleton docet.

Ma se pensate che i bambini e la loro inutilità fastidiosa siano la cosa peggiore del negozio, vi sbagliate. Peggio di loro ci sono i genitori.

Famiglie intere. Mamma e papà, a volte nonni.
Le madri, una volta messo piede nel negozio, rincoglioniscono in modo imbarazzante. Strillano, fanno commenti poco dignitosi, si muovono convulsamente, sembrano le sorelle minori cretine dei loro figli. La situazione peggiora sensibilmente quando le mamme sono in coppia. Apriti cielo !!!!

I padri si dividono in due macrocategorie:
Gli entusiasti: sembrano bambini in un negozio di caramelle, il che è decisamente inquietante perchè un uomo degno di questo nome, non può amare il Disney Store. L’uomo vero ODIA i posti come il Disney Store, perchè gli ricordano che si è impegolato in un matrimonio che non voleva con una donna insopportabile che non gliela dà mai, salvo a Natale e Pasqua e che i suoi bambini sono orrendamente viziati e terribilmente maleducati.
Gli scocciati: la stragrande maggiornaza. Entrano nel luogo infame in quanto la di loro moglie gli ha triturato i coglioni fino a farli sanguinare e loro, non essendo uomini veri, non sono stati in grado di imporsi. Solitamente stanno fermi in un angolo, con una faccia che oscilla tra l’insofferenza e il funereo e ripensano al momento in cui, non si ricordano per quale motivo, hanno deciso di mettere su famiglia.

Dei nonni non parlo nemmeno, un fucile risolverebbe il problema alla radice.

Il Disney Store dovrebbe essere un luogo magico, un posto nel quale perdersi nei ricordi in fantili ed in un’atmosfera fatata. Al contrario, si entra in un girone dantesco che comincia con la ricerca ossessiva, facendo slalom tra stand e passeggini, dell’oggetto desiderato, e finisce con una coda chilometrica alle casse, che ha come momento apice del fastidio, l’insistenza da parte dei cassieri nel cercare di venderti una serie di sacchetti, borraccine, teli mare, bracciali e via dicendo, con il solo, poco magico scopo, di farti spendere una valanga di soldi in più di quelli che hai appena speso.

Nonostante ciò, stamattina appena sveglia mi sono agghindata con la corona di Elsa (Frozen) comprata per mia nipote, mi sono avvolta una coperta intorno alla spalle a mo’ di mantella reale ed ho percorso il tratto camera/sala salutando regalmente ipotetici sudditi accorsi per ammirarmi…..

ah…. la magia delle fiabe……

Poschina The Queen Bee

Storia di noi due…

Ok, ormai lo sapete tutti.
Faccio il lavoro più vecchio del mondo.
La Segretaria.

Segretaria è un termine che evoca immagini in bianco e nero, film anni cinquanta con ragazze vestite di tutto punto, serie, che lavorano in uffici spogli e squallidi, sempre impegnate a dattilografare qualcosa.
Segretaria è un termine che evoca immagini erotiche; ragazze fighissime perennemente in autoreggenti e tacco 25 chinate a 90 sulla scrivania mentre il capo le possiede con una certa insistenza.

La realtà?
Estremamente più complessa.
Oggi analizziamo quelli che sono i meccanismi di tortura psicologica che un capo mette in atto per soggiogare completamente la volontà della sua segretaria. Ok, oggi si usa Personal Assistant per dare l’idea (assolutamente falsa) che la tizia in questione abbia un ruolo utile per l’economia aziendale.

Prima di cominciare dovete sapere che io non sono una brava segretaria. Mi vesto come se stessi per andare alla fiera della porchetta, non indosso mai i tacchi alti, non lecco culi.
Però mi trucco bene. Perchè io NON esco MAI struccata. Solo una volta sono comparsa completamente priva di trucco in San Babila, a mia giustificazione si era allagato l’ufficio ed avevo dovuto correre a salvare il mondo dopo una telefonata di allarme alle 6 del mattino. Non preoccupatevi, prima dell’arrivo dei pompieri mi ero sistemata. Cmq. erano uno più cesso dell’altro… ma lasciamo stare i ricordi tristi…

trabocchetto-su-oroLa domanda trabocchetto

Alcuni boss ne fanno il loro marchio di fabbrica. Il mio è uno di quelli. All’inizio della relazione capo/segretaria, il boss ha gioco facile. Non vi conoscete ancora bene e dovete studiarvi, con la sottile differenza che Lui vi studia dall’alto e Lui può fare tutto quello che vuole, mentre voi, dal basso, dovete intuire la sua personalità dal grado di bastardaggine dei trabocchetti che inventa.

La domanda trabocchetto preferita è quella in riferimento al pranzo. Trilla il telefono, tu vedi il numero del boss quindi rispondi sorridendo (se non stai sorridendo lui lo capisce e sei fottuta), e …. “Devo andare a pranzo con Tizio, che ristorante mi consiglia?”.

Siccome il tuo stipendio lo ha deciso Lui, sa perfettamente che Tu non puoi permetterti di mangiare in nessun ristorante della zona. Quindi è chiaramente una domanda trabocchetto. Però devi rispondere. Tranquilla zia, qualunque risposta sarà quella sbagliata.
Il primo ristorante che indichi non lo sceglierà mai, se non altro per non fare la figura di quello che fa la prima cosa che gli dici. Sul secondo avrà qualcosa da obiettare, di solito l’argomentazione è futile tipo “le sedie non si abbinano all’arredamento del bagno”. Il terzo lo prende in considerazione facendoti però notare che in zona c’è di meglio. Alla fine terrà una lezione sui ristoranti milanesi, decidendo all’ultimo momento di andare a mangiare in un Posticino dove è già stato e del quale ha un ottimo ricordo. Ovviamente è passata mezz’ora, sono ormai le 12.55 e lui vuole un tavolo per le 13, tavolo che, strano a dirsi, non c’è. Si ricomincia da capo con l’elenco, pro e contro dei vari locali e alla fine, quando ormai stai letteralmente per dare di matto, sceglie il primo posto che avevi indicato, sbatte giù la cornetta ed esce insoddisfatto dall’ufficio.

Tornerà disgustato dal pranzo, facendoti notare quanto tu sia inetta nel campo della ristorazione, e sottolineando che La Segretaria di Tizio trova Sempre un tavolo nel Posticino che a Lui piace tanto, perchè Lei sì che è efficiente….

doveDove sei?

Il boss è in trasferta. Sono le 12.55 e tu pensi che sia ora di fare pipì. Non la fai dalla mattina presto quindi ci sta che ti scappi. Ti alzi, entri in bagno, tiri giù quello che c’è da tirare giù e lo senti. Lo squillo del telefono. Il tuo telefono. Lo sai in quanto ha la suoneria differenziata rispetto alle altre, questo perchè i colleghi normali possono ignorare una chiamata, tu no. Se sei dalla parte opposta dell’ufficio, riconoscendo il trillo del Tuo telefono, puoi rispondere da un’altra postazione, così non rischi di perdere telefonate importanti.

Ti accorgi che è il capo a cercarti perchè invece di rinunciare dopo 3/4 squilli come fanno le persone normali, Lui insiste. Insiste. Insiste.
Lo richiami e la prima domanda che ti rivolge è: “Dov’era?” – Al cesso cazzo !!  Al cesso !!!!! –

La stessa scenetta si ripete ogni volta che non ti trova al posto. Sottolineo che anche se non ha bisogno di te, Tu ci devi essere. Seduta alla scrivania. Sempre. Come se fosse il tuo unico desiderio. Come se dallo stare seduti alla scrivania, dipendesse la tua stessa vita. Quando il mio capo comincia una frase con “L’ho cercata ma non sono riuscito a trovarla….” so già che la punizione si abbatterà su di me come una piaga d’Egitto, il problema è che non so quando nè come.

parliamoneCon me può sentirsi libera di parlare

Ah, quante illusioni ha generato questa frase quando ancora ero una segretaria in erba.
Che poi è vero.
Il mio capo realmente mi lascia entrare nel Sacro Ufficio per esporre i miei problemi, le perplessità, le recriminazioni. A guardarlo superficialmente, sembra anche che capisca il mio punto di vista. Giuro.
Ma.
Ad un osservatore esperto (io lo sono diventata) non sfuggirà lo sfavillare dell’iride. E’ lo sfavillìo di chi sa che non farà nulla in merito ai tuoi problemi. Ti ascolta perchè è magnanimo e fondamentalmente perchè teme davvero che tu te ne vada costringendolo a cercare un’altra SUB da addestrare, annuisce per darti l’idea di voler davvero risolvere la situazione che ti sta facendo sbroccare, sorride/diventa serio quando necessario e poi dice le tre parole che pongono fine alle tue speranze.

“Io La Capisco.”
Tenta di rabbonirti. La frase è immediatamente seguita dalle locuzioni:
– Si deve rendere conto
– Si metta nei miei panni
– Se ci riflette non è così grave come Le sembra adesso
– Penserò a come affrontare il problema
Poi sposta l’attenzione, con una naturalezza inarrivabile a qualsiasi sottoposto, su un Suo problema che solo tu puoi risolvere. Tu, perchè sei in gamba. Lo sa lui, lo sanno i colleghi, lo sa anche Tizio.

Fottuta.
Sei fottuta.
Uscirai dall’ufficio senza aver risolto un cazzo e con la consapevolezza di esserti quasi commossa per i suoi velatissimi finti complimenti.

non piangere

Su…su… Non piangere

Hai avuto una giornata allucinante, non solo hai salvato il mondo mandando raccomandate, smistando posta e registrando fatture, ma hai anche dovuto occuparti delle fisime dei capi delle altre segretarie, che hanno deciso, così a random, di romperti il cazzo tutto il giorno. Finalmente sembra che le cose si stiano calmando un po’.

Scordatelo.
Lui ha appena finito la riunione fiume che ti ha costretta a fare caffè, preparare vassoi con panini, portare litri e litri di acqua, sorridere come un’idiota a tutti gli ospiti e pentirti di essere nata. Apre la porta del tuo ufficio e ti guarda.
Ti guarda come un neonato guarda la mamma.
Una parte di te è estremamente divertita. Hai avuto una giornata di merda, ma lui è messo peggio. Sarà la mancanza di fondotinta?
Ti stai godendo il momento di gloria ma “Quando ha finito, venga nel mio ufficio.”
Traduco: “Muovi quelle chiappe flaccide e vieni immediatamente nel mio ufficio, tanto lo so che stai cazzeggiando!” il che, tra parentesi, è vero per entrambe le dichiarazioni.

Appena entri nel Sacro Ufficio ti accorgi della dura realtà. E’ in uno dei suoi momenti lacrimevoli. E ti ha scambiato per sua mamma. Papponi interminabili, voli pindarici, digressioni infinite. Perchè ha bisogno di sfogarsi e tu sei lì, a portata di mano. Tu sei lì, con aria di comprensione estrema, ascolti, annuisci, ti guardi bene dal commentare, sorridi, gli fai pat-pat sulla spalla e dopo circa 40/45 minuti lui ha riacquistato il savoir faire del boss navigato e tu sei completamente prosciugata, pronta per recarti a casa, spogliarti, e crollare addormentata sul divano entro le 21.10.

dimmi_cosa_posso_fare_per_te_0Cosa possiamo fare…..

Ok, questo devo ammetterlo il mio capo non lo fa quasi mai….
Ma capita di frequente in altri uffici.

Lui entra, ti guarda e dice “Secondo lei, cosa possiamo fare per questo bottone?”
E il motivo per cui il mio capo non lo fa mai, è che per risolvere l’annoso problema io gli procuro ago e filo e poi me ne sbatto. Ok, sono una pessima SUB. Ma un pessimo SUB ha un pessimo Master, quindi la colpa non è solo mia.
Ci sono al contrario ottime SUB che immediatamente cuciono il bottone.
Non si fa.
Dal bottone a “tutto il resto” il passo è breve.

“Cosa possiamo fare per queste stringhe?”
“Cosa possiamo fare per le gomme della macchina del fidanzato di mia figlia?”
“Cosa possiamo fare per la bicicletta del figlio della mia colf?”

Certo, il mio Boss non risparmia altre atrocità.

“Cosa possiamo fare per la stampante?” [manca banalmente la carta]
“Cosa possiamo fare per il condizionatore?” [basta impostare il termostato]

Tutte quelle cose, in pratica, che mi rendono letteralmente indispensabile oltre che estremamente soddisfatta del mio contributo all’azienda.

guffetti

Capirsi al volo

Fondamentale per la buona riuscita del rapporto malato tra Boss e Segretaria è il capirsi al volo. Cosa che un po’ spaventa, un po’ fa sorridere e sinceramente, è preoccupante.

Capita sovente che non ci sia più l’esigenza di parlarsi.
Lui entra in office, alza un sopracciglio ed io rispondo con una scrollata di spalle.
Ci siamo capiti. Non vuole vedere Tizio lunedì ma preferisce pranzare insieme mercoledì.
Oppure mi chiama e dice “Allora?” ed io “No, non è fattibile”. Riassumendo in due secondi una possibile dissertazione di ore su quale hotel sarebbe il caso di prenotare se partisse il nove invece che il dieci, passando per Mineo invece che andare a Licodia e che forse…. bla…bla…bla…

Se da una parte è comodo, risulta imbarazzante quando ci sono spettatori.
Perchè non è normale. E’ che so…. creepy.
Sono quelle dinamiche da coppia. Dinamiche che sono molto pucci con il tuo boy e sconcertanti con il boss. Tipo:

Entra il direttore amministrativo, nel contempo il boss si appropinqua nel mio office perchè deve uscire. Mi guarda, lo guardo, sorridiamo… poi io esclamo “Ok, non vedo l’ora”.
Sembra una roba da piccioncini. E infatti il direttore amministrativo ci guarda male, anzi MI guarda male. Malissimo. Perchè tu, inutile sottoposta, non devi MAI mostrarti in un qualche oscuro modo allo stesso livello del capo.
Ma noi stavamo parlando della lettera che devo preparare per il comune, e che avevate capito? Porci !!!
Oppure basta guardarsi per ridere. Come due adolescenti del cazzo.
E sì, in quel caso ricordiamo uno degli sporadici momenti di cameratismo nei quali sfottiamo amabilmente qualcuno a caso, di solito me medesima.
Gli altri però non lo sanno e sospettano…
Il che, in un modo alquanto perverso, è piuttosto divertente.

hqdefault

Grazie Padrone

Quando mi hanno downgradeato ed ho osato esporre il mio umile parere vagamente in disaccordo con la dirigenza, mi è stato chiaramente detto che avrei dovuto ringraziare perchè non ero stata “sbattuta fuori a calci” ma mi avevano tenuta.

Che poi dico… manco fossi un’opera di carità… io il mio lavoro lo so fare !! E che cazzo !!!

Cmq.
In quel preciso momento ho cominciato a riflettere su quanto sia labile il confine tra segretaria e SUB. Cioè . . .scendo di livello, responsabilità, mansioni, è ovvio che mi incazzo. No, avrei dovuto dire “Grazie Padrone” ed aspettare che so? che mi facessero anche pulire i cessi? Evidentemente sì.
Che poi basta saperlo… io mi adatto.
Sono anni che cercano di plasmarmi per diventare una SUB-segretaria perfetta ed io, ad onor del vero, un po’ sono migliorata.

So tacere, sorridere con convinzione, per certi versi godo nell’essere “maltrattata” perchè mi permette di lamentarmi copiosamente (dopo ed in privato), prevedo ormai con una precisione dell’80% cosa aspettarmi dal capo nella giornata solo osservando la porta del suo ufficio (aperta, socchiusa, chiusa, a metà), ho imparato a non chiedere nemmeno per sbaglio di fare le ferie in un periodo diverso da Agosto (quest’anno ho raggiunto l’apice chiedendo a lui quando preferiva che le facessi; succube fino in fondo), sono felice quando viene apprezzata la mia straordinaria capacità di impostare una lettera, faccio le fusa come una gatta in calore le due volte l’anno in cui i miei meriti vengono riconosciuti in pubblico, ricordo a memoria i nomi dei consiglieri, dei consulenti legali e dei loro parenti fino alla settima generazione.

Certo, devo ancora lavorare su tantissime cose.
Abbigliamento, sarcasmo, motivazioni, biglietti da visita (il mio boss ha una certa fissazione per i biglietti da visita – Grazie Padrone – Inserire i suoi biglietti da visita nella rubrica Outlook è un onore per me), atteggiamento generale, resistenza alla frustrazione….
Beh, insomma c’è ancora molto da fare, ma bisogna essere ottimisti. Io intanto, per portarmi avanti, il set bondage l’ho ordinato…..

Poschina

P.S. Voi non lo sapete ma il boss ogni tanto mi legge. Nel caso: “Ciao Boss… non facciamone una questione personale. Qui si scrive per ridere !!”

Neuroni sparsi: questioni di vitale importanza

Oggi parliamo a cazzo di diverse argomenti che circolano nel mio cervello privi di un qualsivoglia controllo…
Per esempio:

Capiamoci; Io Ho Fretta !!!!!!

Tra le millemila situazioni che mi rendono inevitabilmente isterica (più isterica) ce n’è una che mi getta nello sconforto psichico, ossia la lentezza. Quella altrui ovviamente.

fretta

Sarà un problema tipico di chi è milanese di nascita, lavoratore in centro città, cresciuto a latte e insofferenza, come mi hanno accusato un paio di romani nullafacenti cazzeggiatori qualche anno fa, i quali sostenevano fosse assurda (per esempio) la pretesa del milanese medio di mantenere la destra sulle scale mobili della metropolitana. Gente strana i romani…..

smartphone

Gli smanettatori accaniti di Smartphone

Sei in metropolitana, M1 per l’esattezza, scendi dal vagone alla fermata giusta e nei tempi giusti come ogni frequentatore abituale di mezzi pubblici sa fare, e cominci a scalpitare per uscire dal tunnel. Invariabilmente, a qualsiasi ora e in qualsiasi giorno della settimana, ti trovi davanti un rincoglionito che sta smanettando con lo smartphone.

Ora, nessuno dice che sia facile camminare e smanettare contemporaneamente, ma è altrettanto vero che non te l’ha mica detto il medico di smanettare camminando. Se non sei capace non lo fai.
Che poi mi sembra un principio abbastanza semplice. Non è che io mi metto a tagliare i capelli ai colleghi solo perchè ho le forbici sulla scrivania. Lo stesso vael per te. Sei incapace di fare due cose contemporaneamente, NON farle.
Non ha alcun senso che per colpa tua, che sei chiaramente un inetto/inetta, io debba rallentare la mia corsa frenetica verso il luogo in cui devo recarmi.
Poco importa se sto andando al lavoro e piuttosto che entrare mi farei tagliare la mano destra, io ci devo arrivare senza intoppi, senza essere costretta a cambiare passo perchè tu devi whatsappare alla tua amichetta qualche insulsa cazzata mattutina. Che poi che cazzo avrete da scrivervi? Da dove viene tutta questa voglia di comunicare alle 8 del mattino? Perchè?

Cose che non capitano MAI !!!!

Ebbene sì.
Facciamo Comin’ Out e parliamo di un problema molto serio: quelle cose tipiche di film, telefilm e libri che nella vita reale NON CAPITANO MAI.
E lo faremo in ordine di importanza.

n. 1 – Incontri bollenti con sconosciuti i luoghi insoliti

sex

Situazione tipo:  siete ad una festa pallosissima con il vostro partner (essere già impegnati non è fondamentale ma rende meglio l’idea), facciamo pure che è una di quelle occasioni tipo “presentazione della nuova dirigenza aziendale” e quindi siete tutti infighettati a leccare culi. Il vostro partner è già al quarto/quinto prosecco a stomaco vuoto e voi vi state giusto domandando perchè non lo avete fanculizzato quando ne avete avuto l’occasione. Siete stanche, frustrate, sull’orlo delle lacrime tardoadolescenziali e state sinceramente pensando di svignarvela, tanto non se ne accorge nessuno. Improvvisamente si avvicina una specie di Uomo Harmony. Chiaramente pieno di soldi. Chiaramente virile fino al midollo. E, altrettanto chiaramente, con il cazzo grosso. Questo voi ancora non lo sapete ma non vi preoccupate che a breve potrete saggiarne le dimensioni. Solitamente è moro con gli occhi chiari, meglio se verdi, con un fisico asciutto e scolpito, parla con una voce che vi provoca un orgasmo istantaneo e vuole voi. Non è ancora chiaro il perchè, ma vi vuole dal primo momento in cui vi ha viste. Vi vuole al punto che vi trascina in un posto appartato (e qui potete inserire la vostra fantasia: ascensore, cantina dei vini, dietro le camelie sul terrazzo, in bagno, nella sua Bugatti Veyron …..) e vi scopa come nessuno ha mai osato prima. E’ dolce, deciso, delicato, brutale, forte, resistente che manco una pila Duracell, bravo con le mani, la bocca, la lingua, i denti, l’uccello. Inutile dirvi che vuoi avete una serie di orgasmi indimenticabili in quest’ordine:

– la prima volta che vi tocca e vi parla
– mentre vi bacia e vi tocca lo scrigno segreto
– mentre vi pratica The Best Cunnilingus Ever
– mentre vi trivella
– mentre viene

Soddisfatte.
Eh, sì cazzo !!!!
Peccato che certe cose non capitino mai. Quantomeno non a me. Ma a voi?
E non dico quello che vi ruba una slinguatina frettolosa mentre siete mezze ubriache la notte dell’ultimo dell’anno….
Parlo proprio di tutto quanto detto sopra, più altra roba che sicuramente ora mi sono dimenticata.
Che poi parliamone seriamente.
Tipo oggi: mutanda viola con disegnino buffo + reggiseno nero. Non certo il miglior afrodisiaco del mondo. Sono l’unica che gira con mutanda e reggiseno spaiati? E poi tutte queste donne perennemente fresche di ceretta? Mai una con la ricrescita di non dico 5 ma 2 gg? E questi uomini così meraviglioserrimi, dove sono? Perchè io sopporto da anni CdA con gente altolocata e il meglio che ho visto è un unltrasettantenne che mi ha guardato lascivamente il tattoo? Perchè? Perchè??????????????

n. 2 – Coprirsi pudicamente le tette dopo aver fatto sesso

topolina

Questo  il classicone dei classiconi che mi fa imbestialire….
Film – coppia strafiga che fa sesso, ma non solo. Dirty Sex. Scopazzano come facoceri tutta la notte in tutte le posizioni e facendo tutte quelle cose che ancora oggi, nel 2014, in alcuni Stati USA sono illegali.
E lei non è inibita, anzi. Lo vedi che a lei piace. Lo vedi e lo senti visto che i film sono provvisti di audio. Magari la senti dire anche qualche zozzeria.
Poi, improvvisamente, finito il sesso, lei si trasforma in Santa Maria Goretti e si copre le tette.
Perchè?
Cioè.
Mi fai vedere tutta la scena di sesso, tettazze comprese, e poi improvvisamente lei sta lì ferma a coprirsi insistentemente con il lenzuolo.
Ma quando mai?
Ok, io sono un caso a parte perchè in casa mia mi aggiro in qualsiasi condizione, magari le altre donne no.
Ma dopo il sesso, ha senso coprirsi le tette? No.
NO che non ha affatto senso ed è pure terribilmente irrealistico.
Sentiamo…. quante di voi si coprono pudicamente le tette dopo che hanno selvaggiamente copulato?
Onestamente; è una cazzata.
E’ l’Epic Fail della cinematografia.
E soprattutto, è intollerabile. SUORA !!!!!!!

n.3 – Mi infilo il jeans senza mutande

Situazione generalmente riferita all’essere sessuale maschile, tipica dei film e che sospetto sia atta a mostrarci quante ore il tizio in questione ha passato in palestra per riuscire ad avere una scanalatura pelvica decente.

E solo a scrivere scanalatura pelvica mi eccito.

ragazzo-sexy-foto-in-bianco-e-nero

Consiglio: non cercate “jeans uomini nudi” su google perchè 9 foto su dieci sono di uomini/modellazzi con il jeans aperto e il cazzo di fuori. Anzi, cercatelo ma a casa e non al lavoro…. a meno che il vostro capo non sia particolarmente aperto di mentalità.

Cazzi giganti a parte…

La scena solitamente prevede il post coito. Anche in questo caso un coito da manuale con multiorgasmo. Poi mentre lei si copre pudicamente le tette, lui si alza per un motivo qualsiasi (telefono che squilla, citofono, fame…) e si infila la prima cosa che trova. Uno potrebbe pensare siano le mutande e invece no. Sono i Jeans. Cioè il un paio di pantaloni in tessuto denim.
Lui li infila e sono sempre, costantemente jeans a vita bassa, che lasciano in bella vista la scanalatura pelvica (vampata) e la strisciolina di pelo che indica il premio finale (vampata).

Ma la mia domanda è questa: non danno fastidio?
Seconda questione: sarà per questo motivo che gli uomini si grattano spasmodicamente i testicoli? Colpa dello strusciamento post coitale del denim?
E’ una pratica erotica?
Ma poi, prima di uscire, te le metti le mutande?

Tutte domande di vitale importanza che rimarranno senza risposta.

n.4 – Mi sveglio con trucco e parrucco perfetti

Anita_Blond_08

Quando il risveglio in questione è post-coitale, abbiamo due alternative.

– i due sono avvinghiati nel più romantico degli abbracci (e questo è il fake dei fake. Non è per niente comodo dormire abbracciati, al massimo a cucchiaio ma anche lì, sfido chiunque non sia cadavere a resistere nella stessa posizione tutta notte, magari ad agosto senz’aria condizionata. E poi basta con questa storia. Dopo dieci minuti hai almeno una parte del corpo addormentata e formicolante e un principio di attacco di cervicale. Dieci coppie su dieci dormono ciascuna nella sua parte di letto e sviluppano tattiche militari per evitare che il partner sconfini)

– Lei si sveglia come la foto sopra. Truccatissima, con la piega appena fatta, l’alito che sa di mentina, vogliosa di prenderlo il prima possibile, impeccabilmente pronta – se necessario – per presentarsi in tribunale a discutere la causa più importante della sua vita.

Mai una che si svegli con le borse sotto gli occhi, il trucco della sera prima leggermente sbavato, i capelli stile nido d’aquila e la faccia da cazzo che hanno tutte le donne quando alle 6 la sveglia le tira giù dal letto.

Faccio notare che invece l’uomo si sveglia scarmigliato; per ragioni che non ho voglia di indagare l’uomo scarmigliato fa sesso, la donna no.

Beh, che dire?
Per oggi ho finito di lamentarmi e recriminare…. quantomeno in questa sede 🙂

Poschina

Go back to your playpen, Baby.

Questa frase è emblematica.
E’ emblematica perchè quando da ragazzina guardavo Dirty Dancing con gli occhi, il corpo e il cervello di chi è convinto di avere qualcosa da dare e da ricevere in questa vita di merda, mi irritava.
Non sopportavo il tono di Penny; come se parlasse con una decerebrata.

dirtydancing02gr6mq

Ad una ventina d’anni di distanza mi accorgo di essere diventata Penny.
Effettivamente solo una paraculata, giovane, inesperta, privilegiata figlia di papà come Baby, poteva permettersi di andare da una donna disperata, triste e sola a sciorinarle una vagonata di buonismo spicciolo come se fosse la Rivelazione. E’ già tanto che Penny non l’abbia accoltellata seduta stante, ma si sia limitata a dirle, gentilmente, che aveva la maturità emotiva di un pompelmo.

Questo per introdurre l’argomento principe di oggi. Quelli a cui va tutto bene che vivono nella stessa società di quelli a cui va tutto male e che non hanno nemmeno la decenza di stare zitti e godersi nell’intimità il loro Profondo Culo, ma lo ostentano fino alla morte. Mi viene il fondato sospetto che esistano solo per sottolineare, con nove o dieci linee ben marcate, l’ingiustizia della vita.

LINK FACEBOOK MEME

La “Sindrome di Baby”, che ho inventato seduta stante, consiste infatti nel non avere un cazzo di problema, ottenere sempre quello che si vuole, avere sempre qualcuno pronto a pararti il culo e non resistere alla tentazione di andare da chi sta palesemente attraversando un periodo di merda per vomitargli addosso una serie di consigli NON RICHIESTI, frasi fatte che non fanno altro che far sprofondare lo sfigato di turno nel baratro, dimostrarsi buoni ed altruisti sparando cazzate che non hanno alcun senso logico ma che fanno sentire chi è affetto dalla sindrome particolarmente realizzato. Queste persone tendono ad avere una visione della vita schifosametne ottimista. Non contenti, continuano a sbandierarlo ai sette venti.

Tu sei lì, stai morendo dentro, è palese a tutti tranne a chi è affetto dalla sindrome, e lui/lei arriva e comincia ad assillarti con frasi fatte tipo “sai cosa dovresti fare?” – “secondo me se la prendessi meglio…..” – “se succedesse a me….” – “preferirei fosse successo a me….” –  e via dicendo.

Vi faccio notare che le ultime due frasi, che di solito culminano con dichiarazioni che dovrebbero essere punibili con la detenzione per la loro imbecillità, sono quelle che più fanno incazzare il dolente di turno.
Primo: Lo sanno tutti che a te non succede, quindi è inutile che me lo dici perchè in questo modo non fai altro che ricordarmi di quanto tu sia fortunato, e me lo sbatti in faccia mentre io sto già mezzo morto dentro e, tra le altre cose, non è elegante far notare ad un altro la sua palese inferiorità di Profondo Culo.
Secondo: Non preferiresti che fosse successo a te e comunque, considerato che a te NON è successo, potresti fare a meno di ricordarmi per l’ennesima volta che a te non è successo mentre a me sì. Che poi parliamone… “preferirei fosse successo a me” . . .

1396830944990

Seriously?!? Seriously?!?
Non si può sentire. Non ci crede nessuno.
Siamo onesti. Nessuno. NESSUNO !!!!! vorrebbe le sfighe di un altro.
Big NONO.

Che poi vorrei vedere…. mi piacerebbe proprio che a fronte di questa frase il Grande Spaghetto (sono Pastafariana) scendesse sulla terra, andasse dallo stronzo di turno e gli dicesse “Ah, eccoti…. quindi tu hai detto che vorresti fare cambio. Ok, come vuoi”. Mi piacerebbe solo per vedere la faccia dello stronzo mentre si accorge che “le parole sono importanti” e che sarebbe il caso di usarle con molta, moltissima attenzione.

nuvole-in-rosa

Ma oltre a queste inezie, chi è affetto dalla Sindrome ha la fastidiosa tendenza a vivere come se fosse circondato da una nube stucchevolmente rosa. Ok, sei felice. Felicissimo. Felicerrimo. Felicettimo. Bravo. Applausi a scena aperta, standing ovations (vero Bran?), pacche sulle spalle. Poi basta. Non è che mi devi scartavetrare i coglioni con la tua gioia. No, non funziona così. Questa è ostentazione e non è per niente elegante.

Cosa dite? La mia è invidia. Beh, certo.
Onestamente, io ci navigo nei sette vizi capitali. Non me ne faccio mancare uno. Non sono una di quelle persone che negano di avere le debolezze umane e si trascinano reprimendo i loro peggiori istinti mostrando sempre e cmq un alone di finta santità agli altri (come gli affetti dalla sindrome).

Io sono invidiosa, mortalmente accidiosa, assolutissimamente irosa e golosa in egual misura e spesso contemporaneamente; ovviamente ed orgogliosamente lussuriosa, e anche se mi scoccia ammetterlo non eccessivamente avara o superba. Ma c’è tempo. Una volta non ero nemmeno cinica, ma adesso ne sono il manifesto ufficiale quindi non mi precludo nulla per il futuro.

angel_450088

Quello che però più di tutto mi infastidisce è che coloro che sono affetti dalla Sindrome, invece di essere considerati comuni esseri umani dotati di un Profondo Culo, vengono circondati da un inspiegabile alone di santità. La gente li considera infatti esseri superiori, capaci di trasformare le avversità in carburante atto a far bruciare più intensamente il fuoco della giustizia che li alimenta. Gente che arriva a venerarli e ad ergerli sopra l’uomo comune, esaltando i successi e non guardando mai oltre la patina che li ricopre.

Eccola la nota dolente. Perchè se non ve lo spiego, poi sembra quasi che io spari su povera gente che ha passato la vita a farsi il culo ed ora si gode i frutti della fatica.

No.
Io parlo di gente che è nata, ha vissuto e vive tutt’ora in un mondo parallelo, fatto di zucchero a velo e pan di zenzero, parlo di gente che ha passato la sua vita ad essere accompagnata, mano nella mano, in tutto quello che ha fatto, che si è presa i suoi tempi tutte le volte che ne ha avuto bisogno. Gente che non sa cosa voglia dire sbattere contro la vita non una, non due, non dieci ma mille volte.
Costantemente.
Persone che ostentano una bontà d’animo che non appartiene all’animale uomo, circondate da altre persone che si rifiutano di scavare, di leggere tra le righe, di ragionare e che si accontentano della patina lucida che vedono in superficie.

Suicidio

Sono le stesse persone, che se oggi mi lanciassi sotto la metro rossa, domani si farebbero intervistare da Studio Aperto sottolineando quanto il mio gesto sia incomprensibile, perchè sono sempre stata una donna piena di vita, sorridente e desiderosa di rendere questo un mondo migliore.

Perchè chi soffre della sindrome, non vede al di la del proprio naso. Di fronte alla palese mortificazione interiore di un altra persona, si rifiuterà di accettarla e cercherà ossessivamente di trovarne il lato positivo, negando l’evidenza più e più volte, se necessario.

Sono come quei vecchi amici ai quali tenti inutilmente di spiegare che tra il te stesso di dieci anni fa e quello di oggi, non c’è un abisso, di più. Loro non ci crederanno mai ed insisteranno nel ripeterti che non è possibile, che sei sempre tu e siamo sempre noi e non è cambiato niente…. col cazzo. Io con quella di dieci anni fa non centro nulla…. ero così maledettamente fiduciosa, così maledettamente piena di vita… dio mio che schifo!!!!

Lo sapete vero che si vocifera che più siete in alto e più sarà dolorosa la caduta?

Confermo.

responsibilities

Dopo quanto detto, mi sembra il minimo specificare che sono responsabile di quello che ho scritto e non di quello che voi capirete. Sono costretta a precisarlo perchè ultimamente sembra che quello che dico sia estremamente fraintendibile.

Perchè voi forse non lo sapete, ma finchè scrivo stronzate tutto bene…. ma un post come questo è capace di scatenare la bestia che vive in ognuno di voi e far crollare amicizie decennali solo perchè ci si sente, peraltro senza alcuna logica, chiamati in causa (quelli affetti dalla sindrome non essendo consci di esserlo non si riconosceranno affatto).

Alla fine della fiera, e scommetto che alla conclusione non sia arrivato nessuno, a giustificazione del pappone scritto sopra posso solo dire che oggi è lunedì, piove, fa freddo, aprile mi ha appena umiliata come meglio non avrebbe potuto, sono a pezzi (dentro, fuori sono sempre splendida), ho vagamente fame, mi sono svegliata con istinti omicidi, ho fatto il grave errore di aprire FB senza erigere prima un’adeguata barriera emotiva, sono mortalmente triste, devo iniziare un nuovo libro, mi annoio, e soprattutto erano mesi; MESI ! che non vi scartavetravo le palle con i miei problemi quindi questo post noiosissimo ve lo siete meritato tutto !!!

Poschina confusa e infelice

Oggi parliamo male, malissimo, di TWD

Ebbene sì.
Sto, come si dice dalle mie parti, DEMMERDA.
E questa volta ho deciso di crogiolarmi in questa sensazione particolarissima. Molti di voi, privilegiati che non siete altro, non ha la minima idea di cosa stia parlando e, beh, beati voi.
Parlo di quell’orribile sensazione di galleggiare in un liquido oleoso e vischioso che, nonostante voi stiate fermi fingendovi morti, cerca di trascinarvi sotto e nove volte su dieci ci riesce, dandovi la fastidiosa ed insostenibile sensazione di non riuscire a respirare. Che poi una parte del vostro essere aneli l’oblio è un’altra storia.
Vi basti sapere che è con questo mood che mi sono approcciata a TWD stagione quattro puntate beh… le ultime trasmesse da Sky. Quindi volevo solo due cose: morte e sofferenza.
Invece al solito mi sono dovuta accontentare delle pallosissime disquisizioni filosofiche sul presunto significato della vita durante un’apocalisse zombie.

Let’s start the show

daryl

Daryl Dixon è quello che si dice un cazzoduro. Lui non è smieloso. Lui non si perde in inutili filosofeggiamenti morali. Lui ha una specie di storia malata con Carol. Lui  ha un passato da Badass che ha convertito in “difesa dei deboli”. Insomma è l’uomo che vorrei avere vicino in caso di apocalisse zombie, sì. Proprio lui. Non “Guardate come sono moralista Rick” o “Mio dio che palle di uomo Glenn”. No. Io vorrei Daryl perchè lui ha la balestra e un suo codice d’onore chiaro e ben definito. Ed ha la tipica sensibilità distorta del cazzoduro convertito.
O meglio, era tutto questo prima che il Governor distruggesse la prigione e lui si trovasse a girovagare per i boschi con “Sono inutile perchè non scopo nemmeno” Beth, sorella dell’ormai odiosa ed insostenibile “Non faccio una cosa sensata” Meggie e figlia di quel grand’uomo “Sono uguale al nonno di Heidi” Hershel, che ci ricordiamo tutti per la meravigliosa scena della decapitazione.
Ma ecco un’istantanea della biondina insopportabile.

BethGreene_

Allora, lei è una sorta di figlia di Gesù o roba del genere, infatti è cresciuta in una specie di fattoria cattoconservatrice con il papi e la famiglia.  Il punto è che ad un certo punto le viene la meravigliosa idea di provare l’ebbrezza dell’alcol. E rompe il cazzo a  Daryl perchè la faccia ubriacare. Lui resiste per un po’, poi, quando dentro di sé comincia a riprovare la gioia nell’idea di ferire qualcuno ancora in vita, la porta in una distilleria clandestina e la fa ubriacare.
Parliamone.
Lei non ha mai bevuto nemmeno un Bacardi Breezer e nonostante tracanni per un’intera giornata alcol denaturato al 95% non va in hangover, non sviene, non vomita, non ride, non fa niente che la possa far sembrare anche solo lontanamente ubriaca. Nemmeno si struscia contro i 90 kg di maschio che ha di fianco. Anzi, lo insulta, lo provoca, lo fa imbestialire e cosa ottiene? Non che lui la prende, la mette a 90 e se la sbatte per tipo due giorni giusto per farle capire chi comanda, no. Lui piange perchè si ritiene responsabile della decapitazione del nonno di Heidi. E lei lo abbraccia da dietro perchè in fondo, nonostante i 200 litri di alcool è profondamente puritana e sia mai che abbracciandosi come persone normali, parti del corpo immonde possano venire in contatto. Beth, io ti odio.

Purtroppo sono finiti i tempi in cui “Sono perennemente arrapata” Andrea molestava “Sono un insano di mente” Shane in macchina, stritolandogli il pisello.

Ma passiamo alla coppia dell’anno “Spero che moriate tra atroci dolori” Glenn e Meggie che io preferisco ricordare così: quando c’era ancora qualche speranza che almeno uno dei due non ce la facesse.

TWD Maggie and Glenn

All’inizio Glenn era uno dei miei personaggi preferiti. Giovane, sveglio, temerario, un po’ incosciente e simpatico. Tutto questo fino a che non incontra Lei, la figlia del nonno di Heidi e precipita nel servilismo della Gleba di Eliana memoria. Diventa una specie di “Vorrei ma non posso essere il tuo cavaliere dall’armatura scintillante” e noi gente sveglia capiamo che il fondo è stato toccato quando a lei ritardano di due gg. ed entrambi invece di pensare ad un’amenorrea dovuta alle pessime condizioni in cui vivono, per non parlare dello stress, sperano che sia il segno divino dell’arrivo di un figlio.
Spoiler: Non arriva.
Io sono disposta a tutto, o quasi, in nome dell’intrattenimento. Ma nessuna mente pensante vorrebbe rimanere incinta durante un’apocalisse zombie. NESSUNO. Invece loro sono lì’ a guardarsi come due facoceri in amore, ma per DIO!!!
Fatto sta che quando il Governor distrugge la prigione la coppia si divide. Nonostante tutto entrambi non cedono all’idea di poter avere perso l’altro e costringono i rispettivi compagni di viaggio a rischiare la pellaccia per ritrovarsi e coronare il loro sogno d’amore. No Way !!!!

Io comincio seriamente a pensare che dietro a TWD ci sia un intento misogino.
Da Lory ad Andrea, passando dalle sorelle bigotte, fino alla famiglia di imbecilli tutta al femminile raccattata dal Governor, le figure femminili di questo serial si caratterizzano per essere un compendio di insostenibile fastidiosità. Stupide, lagnose, mezze zoccole o completamente suore, irragionevoli e moderatamente antipatiche.
Per quanto mi riguarda salvo al momento Michonne e Carol. La prima non c’è bisogno di spiegare perchè, la seconda perchè da piagnina inutile è forse l’unica in quella gabbia di menti malate ad avere ben chiara la situazione in cui sono costretti a vivere ed agisce di conseguenza. Per ora.
Faccio notare che dei bambini ospitati nella prigione, la pazza con tendenze sadiche è femmina.

Ma passiamo alla perla. Colui che io ho sperato di veder morire più e più volte inutilmente: Carl.

Chandler-Riggs-Carl-hat-Walking-Dead-AMC

Ah, Carl, Carl….quante soddisfazioni.
Era un bambinetto piuttosto simpatico.
Convinto che il papi fosse schiattato prima dell’apocalisse, viaggiava con “Mamma zoccola” Lory e “Papà putativo” Shane che scopavano allegramente nei boschi senza nemmeno preoccuparsi di applicare la legge del  – salto della quaglia – . No, loro si accoppiavano come animali felici convinti che tanto cosa può succedere?
Poi il papi torna e tutto comincia a farsi strano.
La mamma è incinta e decide di tenere il bambino perchè in fondo che problema ci crea una gravidanza? Mica siamo nel bel mezzo di un’apocalisse zombie !!! Poi il papà e Shane cominciano a litigare perchè entrambi rivendicano il possesso di zoccolone + ripieno. E via così, fino a che il papi non abbatte l’ex amicissimo Shane dimenticandosi che risorgerà a breve e a Carl tocca fare il lavoro sporco.
Da lì in poi le cose precipitano.
E’ arrivato il momento tanto atteso e mentre tutti sono impegnati a mettersi in salvo da un’invasione di zombie, Lory ha le doglie, ma essendo anoressica ed avendo il bacino come quello di una bambina di 5 anni, il frutto del peccato che preme per uscire ha qualche problema così, complice Meggie (almeno credo è passato un po’ di tempo), la squarciano tutta per far uscire una incomprensibilmente sanissima bambina, che non si sa bene come verrà nutrita, ma pazienza. Indovinate chi sarà costretto ad abbattere la madre con un colpo in testa per evitare che si tramuti in zombie?
Sì, il piccolo Carl con il suo odiosissimo cappello.
Ovviamente queste situazioni al limite del tollerabile hanno trasformato il piccolo lentigginoso Carl in una macchina da guerra antipatica, fredda e, dulcis in fundo, che parla come un libro di citazioni filosofiche.
INSOPPORTABILE.

Dal canto suo “Sono e resterò un moralista” Rick le prende praticamente da chiunque.

review-the-walking-dead-3-06-hounded

Non c’è puntata in cui non sia completamente o parzialmente ricoperto di sangue. Ha la mania del controllo, ha avuto diversi “periodi” caratterizzati da comportamenti ai limiti dell’accettabile, pensavo di mettere in commercio alcune bamboline…. esattamente come con Berlusconi (ricordate Berlusca operaio? commesso e via dicendo?).
– Rick pazzo scatenato
– Rick salvatore della patria
– Rick coltivatore diretto
– Rick ammutinato
Insomma, le ha passate tutte, ma proprio tutte.
Ora per esempio girovaga con Carl e Michonne nella speranza di ritrovare la figlioletta che sembra essere morta durante l’attacco del Governor alla prigione.
Spoiler: la figlia del peccato è un highlander quindi viva e vegeta. Io ho sperato fino all’ultimo che fosse morta e invece…. mai una volta che venga accontentata 😦

Non so dove vorranno andare a parare, so solo che nonostante la trovi una delle serie più altalenanti della storia della TV, passiamo da episodi epici alla noia mortale con una facilità imbarazzante, non riesco a smettere di guardarlo. Sarà il mio innato masochismo? La mia predisposizione naturale alla sofferenza?

Ai posteri l’ardua sentenza.

Poschina – più Dead che Walking

Andiamo a Random

Ok, oggi salteremo senza alcuna logica da un argomento all’altro, così come mi vengono in mente… 

rigurgito-bambini

I bambini vomitano

I loro genitori vi diranno che non è vero, che capita raramente e altre falsità per proteggere un segreto custodito nelle case di milioni di persone. I bambini vomitano. Ammettiamolo. Diciamolo. Facciamo Coming Out. E parlo di vomito, non di rigurgito, che fa schifo ma almeno non rivolta lo stomaco in modo ingestibile.
Forte di questa consapevolezza, se in treno/metropolitana vedo dei bambini in età post rigurgito, solitamente mi allontano il più possibile. L’altra sera entro nel vagone della metro rossa, vedo che c’è una bambina seduta e già mi stavo allontanando, poi mi sono detta “dai cazzo! non fare la solita stronza che si allontana schifata dai bambini… già hai una pessima reputazione…”. Quindi rimango. 3 minuti dopo la tranquilla bambina si trasforma nella “figlia dell’esorcista” e comincia a produrre quantità industriali di vomito che cerca di spargere il più possibile. Grazie alla mia insospettabile reattività, ho fatto uno zompo indietro e una shiftata laterale che mi hanno permesso di NON essere investita dalla massa disgustosa. Altri 2 secondi ed ero dalla parte opposta del vagone cercando di eliminare dalla mia memoria quello che avevo appena visto. Spoiler: ho ancora gli incubi. Una parte di me provava una certa pena per la povera madre che era in panico nel vano tentativo di arginare i danni generati dal mostro, ma l’altra parte, quella razionale, mi ha impedito anche solo di pensare di aiutarla. Per completezza di informazione aggiungo che non sono stata l’unica a fuggire a gambe levate, insieme a me donne e uomini di qualsiasi età ed estrazione sociale si sono stretti in un abbraccio per superare il trauma.
Giovedì mattina, tanti bei bambini vestiti per carnevale…. non vi dico la fatica per trovare un vagone che ne fosse sprovvisto.

piz buinIl conforto che solo Piz Buin numero 4 può dare

Per anni mi sono chiesta cosa stavo cercando, perchè mi sentissi sempre, costantemente, insoddisfatta. Poi l’ho capito. Improvvisamente.
Cercavo quella sensazione di protezione e di tranquillità che mi infondeva il contatto con alcuni “uomini della mia vita” nei primi anni novanta. Con uomini della mia vita intendo figure maschili che ho avuto l’occasione di frequentare. Ora immaginatemi. Una piccola, inconsapevole Lolita che si aggirava senza alcuna restrizione per una quieta cittadina marittima. Ho tredici anni e qualche mese, sono un misto di innocenza e tette grosse che scatena nei ragazzi grandi quel misto di barzottismo sfrenato e senso di protezione che mi permette di diventare nel giro di una manciata di minuti “la mascotte” da coccolare per eccellenza. La consapevolezza che forse qualcuno di loro aveva anche avuto pensieri impuri mentre mi accoccolavo e mi facevo consolare dalle mie cocenti delusioni amorose, l’ho capito solo più avanti, all’epoca quello che sentivo era di essere protetta. Quel misto di salsedine, piz buin e, come si leggerebbe in un romance d’altri tempi, essenza maschile, mi faceva sentire protetta dal mondo, amata, come se nulla potesse veramente ferirmi. Solo l’anno seguente avrei assaporato il lato eccitante del trovarsi tra le braccia calde e forti di “uomini che sapevano cosa si deve fare con una donna”, ma nel 1993 ero  assetata di quel senso di pace che il misto uomo/piz buin sapeva darmi. No, non ho più provato quella sensazione. Sì, l’ho cercata in modo maniacale senza alcun successo.
E’ per questo motivo che giro costantemente con un barattolo di Piz Buin n. 4 in borsa, per consolarmi nei momenti di disperazione.
Qualche anno fa la Piz Buin ha leggermente modificato la fragranza delle creme solari. NON DOVEVATE FARMI QUESTO !!!!

project-runway

Project Runway Italia tende all’imbarazzante

Sono una di quelle persone che guardano America’s Nex Top Model e Project Runway USA. Mi piace Heidi Klum, trovo delizioso il modo in cui Nina Garcia stronca gli Outfit peggiori, amo Michael Kors e di solito mi affeziono nel giro di 2 minuti ad uno dei concorrenti e lo difendo anche quando crea lammerda.
Ero curiosa e piena di aspettative nei confronti di PR Italia, salvo poi guardare la prima puntata e bestemmiare per tutto il tempo.
A differenza di Heidi, Eva Herzigova è impalata e impacciata. Sembra che stia costantemente leggendo un testo scritto. Cazzo, hai fatto l’indossatrice e la modella…. è pane per i tuoi denti. Non capisco proprio come sia possibile che sembri ancora alla prima esperienza davanti ad una telecamera.
Ho definito i concorrenti ” per metà moderatamente antipatici e per metà completamente insopportabili” e dopo aver visto il secondo episodio confermo in pieno.
Infantili o antipatici per la maggioranza, gli altri sembrano dei sociopatici. Uno di loro sembrava indossasse un pigiama di pessima fattura. E questo potrebbe essere uno dei giganti della moda del futuro. Per dio no!!!
Ok, io sono un cesso e di moda non capisco una sega, per me moda significa Jeans e T-shirt, ma il piagiamone azzurrino caro il mio ambizioso stilista te lo metti tu.
Oltre a Eva abbiamo anche Alberta Ferretti, che ogni tanto dice cose intelligenti e Tomaso Trussardi, che ancora non ho capito se è quello che ha ingravidato la Hunziker o meno, ma si distingue per l’aria perennemente scazzata e  la strisciante convinzione di essere un gran figo. Si, sei abbastanza scopabile, ma solo se i 150 che sono davanti a te nella lista sono tutti contemporaneamente indisponibili, quindi calmati, scendi dal piedistallo e dì qualcosa di intelligente usando parole italiane. Grazie.
Il tutto è pervaso da una tristezza nazionalpopolare tipicamente italiana. Tutto sembra fittizio e tutti, giudici e concorrenti, sembrano capitati lì per caso.
Non ho alcuna intenzione di smettere di vederlo perchè ho la fisima del cucito, ma spero vivamente che presto torni PR USA perchè ho bisogno di roba fatta bene.

masterchef-quinta-sesta-638x425

Sky mi delude per la prima volta

Sky ha una sua dignità ben configurata. Mi garantisce le repliche di 007 con Daniel Craig a scadenze regolari, mi da un sacco di serie TV in prima visione, rispetta gli orari, fa programmi interessanti di arte e cultura generale, bei film, un canale di musica che uso spesso mentre leggo per farmi da sottofondo, la diretta di grandi eventi sportivi e Masterchef.
Masterchef Italia era fatto bene.
Masterchef mi dava grasse soddisfazioni.
Poi cominciano a menarla con “la finale in diretta” ed io mi esalto.
Epic Fail.

In diretta c’è solo la proclamazione del vincitore.
Ci troviamo ai Magazzini Generali con i tre giudici impacciati e imbarazzanti. Cracco parla con la regia convinto che non lo senta nessuno; Carlo: abbiamo sentito tutto. Vergognati.
Bastianich e Barbieri sono troppo imbarazzati per partecipare attivamente, le poche cose che dicono sono fuori luogo e stupide. Poi santo dio, se sento un’altra volta promuovere Masterchef Junior tiro un bestemmione colossale. ABBIAMO CAPITO!!!!

Il tutto peggiora con l’inutile tentativo di intrattenere il pubblico chiacchierando con gli sconfitti. L’unico che risolleva gli animi è Alberto, avrebbero dovuto portarlo sul palco e farlo parlare delle paperine per cercare di salvare la baracca.
Finalmente dopo un’interminabile, squallidissima attesa, arrivano i due finalisti. Almo, unto e bisunto come sempre e Federico, il quale ha avuto un picco di onestà intellettuale che me lo ha fatto apprezzare il minimo sindacale… ammettere “non ho niente nella vita, spero almeno di vincere masterchef” lo ha reso almeno onesto ed ai miei occhi vale molto.

Sì, vince Federico, il quale nemmeno esulta.
Uno dei momenti più tristi della televisione in generale, nemmeno Carlo Conti la notte dell’ultimo dell’anno o Mara Venier quando si è sfracellata la gamba mentre cercava di ballare…..
Ok, certe cose me le aspetto da Mamma Rai.

Da Sky mi aspetto delle scuse per la figura da cioccolatai che ci hanno fatto.

locusta

Gustavo sta bene

E’ con orgoglio che vi informo che anche quest’anno la locusta che ho ospitato durante i mesi freddi è sopravvissuta.
Ogni anno qualche locusta decide che gli anfratti del mio balcone sono il posto ideale per passare l’inverno ed io mi assicuro che stiano bene e non siano eccessivamente disturbati da Yoshi.
Quest’anno ho chiamato l’insettino Gustavo e lui ha approvato facendomi l’occhiolino.
Non so quanti giorni ancora potrò godere della sua compagnia prima che mi lasci e si faccia spiaccicare dalla prima macchina che passa, per ora mi godo le sue passeggiate sui fiori.

Poschina

Rivisto per voi: Dangerous Liaisons

Prima di cominciare con l’analisi escatologica di questo meraviglioso film, vi avverto:
Oggi è una pessima giornata per me… ecco alcuni dei motivi
– la mia dolce metà lavorativa ci lascia tra un mese, ergo mi troverò da sola senza il conforto del supporto morale che mi ha dato in questi anni;
– il primo post che ho letto su Facebook stamattina mi ha fatta innervosire al punto che stavo per rispondere in malo modo, salvo poi contenermi per rispetto verso non so ancora bene chi, e sappiamo tutti quanto mi destabilizzi trattenermi;
– sono 2 giorni che cerco per il mio capo una presunta ricevuta di ristorante di 4 anni fa che, detto tra noi, secondo me non è mai esistita.

Vi risparmio gli altri motivi, tutto ciò solo per giustificare i picchi di acidità che troverete qui sotto….

cover

Cominciamo col dire che i miei genitori, permettendomi di vedere questo film in età pseudoadolescenziale (avrò avuto più o meno 13 anni quando l’ho visto la prima volta), hanno inesorabilmente segnato il mio destino.  Tanto che, non contenta, mi sono anche sciroppata il libro; che è sì bellissimo, ma vagamente pesante in quanto epistolare. Oltretutto è torbido, ma torbido al punto che non posso farne a meno… qual torbido fatto di sotterfugi, sesso, segreti, silenzi, cattiveria allo stato puro, crudeltà gratuita, sensualità come se piovesse… insomma, tutte quelle caratteristiche che da quel momento in poi cercherò assiduamente in ogni romanzo, libro, fumetto e che faticherò a trovare in cotanta concentrazione.

La mia vita, dalla prima visione di questo spettacolo, ha una svolta. Capisco improvvisamente di preferire i cattivi ai buoni, adorando e venerando la Marchesa de Merteuil e, ovviamente, il Visconte di Valmont che diventa la pietra di paragone per i personaggi maschili di lì a venire. Ora, pur capendo la crudeltà gratuita di cui questa donna si nutre, sfido chiunque a non lasciarsi sfuggire una lacrima nella struggente sequenza durante la quale spiega al Visconte “come si è inventata”.

“Quando feci l’ingresso in società avevo quindici anni; e io già sapevo che il ruolo a cui ero condannata, vale a dire stare zitta ed obbedire ciecamente, mi dava l’opportunità ideale di ascoltare e di osservare. Non quello che mi dicevano, che non era di nessun interesse, ma tutto quello che la gente cercava di nascondere; ed ho esercitato il “distacco”. Imparai a sembrare allegra, mentre sotto la tavola mi piantavo una forchetta nel palmo della mano e finii per diventare una “virtuosa nell’inganno”. Non era il piacere che cercavo, era la conoscenza; e consultavo i più rigidi moralisti, per la scienza dell’apparire, i filosofi, per sapere cosa pensare, e i romanzieri, per capire come cavarmela; e alla fine io ho distillato il tutto, in un principio meravigliosamente semplice: “vincere o morire”.”

Noi sappiamo che ha ragione. Quelli che ora obietteranno che è solo una sfigata che non ha capito il potere dell’amore, sono degli sfigati illusi. Infatti, in questo romanzo e di conseguenza nel libro, i virtuosi non è che facciano poi una bella fine… beh, sì, in pratica: schiattano tra atroci dolori… ma ci arriveremo poi.

lettera glenn

Motore di tutta la baracca è la Lettera. Chi scrive cosa, perché, quando, a che scopo. Sono tutti dei bastardi incredibili, quelli che non lo sono all’inizio lo diventeranno, quelli che non lo diventeranno, creperanno tra atroci dolori, perchè “è la vita, bellezza” e nessuno ti regala niente.

Della Marchesa de Merteuil, ho già detto tutto. Crudele, perfida, affascinante, sola. Anni fa si è sollazzata con Valmont, noto libertino, magistrale scopatore (lo dice lei e noi le crediamo), il quale è in attesa che la vecchia zia passi a miglior vita per ereditare; perennemente impegnato in qualche sordida cospirazione ai danni di donne apparentemente irreprensibili. In questo preciso momento si è messo in testa di sedurre Madame Marie de Tourvel, moglie fedele, fanatica religiosa, famosa per vestirsi di merda e per il suo essere facilmente impressionabile.

john

Potrei parlare/scrivere per ore di quanto io trovi quest’uomo, oggettivamente brutto, terrificantemente affascinante. Se avessi potuto, ai tempi de “Le Relazioni Pericolose”, gliela avrei data ripetutamente senza alcuna esitazione. E’ colpa sua se io ho una certa fissazione per i film in costume e per i romanzi rosa che narrano le vicissitudini dei libertini. Sì, caro il mio John Malkovich che ricami tra una ripresa e l’altra, è soprattutto colpa tua.

Cmq.
Lui vuole sedurre Madame de Tourvel, ma non si accontenterà di vederla aprire le gambe, no. Lui vuole che lei creda fermamente in Dio, nel matrimonio, nella fedeltà e nel rispetto del voto coniugale, e che nonostante ciò non riesca a negarsi. Ecco il genere di uomo che mi ha immediatamente conquistata. Non l’eroe senza macchia e senza paura, no. Il Bastardo. E qui, una delle scene madri, citata costantemente, applaudita dalla sottoscritta e dalla mia dolce metà lavorativa. Valmont che scrive una lettera usando come scrittoio il corpo nudo di una prostituta.
E qui mi alzo, faccio un applauso urlando “Bravo!!!!”, poi mi risiedo e vado avanti come nulla fosse.

lettera

La Marchesa de Merteuil, però, ha altri piani. Vorrebbe che Valmont seducesse la giovane Cecile de Volanges, quindicenne appena uscita dal convento che ha come unica colpa quella di essere promessa in sposa ad un vecchio amante della Marchesa, fissato con le vergini da convento, che anni addietro aveva fatto l’incommensurabile errore di mollarla prima che lo facesse lei. Al momento il Visconte rifiuta considerandolo un incarico decisamente troppo semplice per lui. Una vergine, dice, sarà così curiosa da aprire le gambe immediatamente.
Ma…

seduzione

Mentre “ce stà a provà” con la dolce e fedele Marie, scopre che la mamma di Cecile trama contro di lui raccontando alla donna tutte le malefatte del Visconte, esasperando i toni raccomandandole di stargli lontano e di non fidarsi assolutamente. Così, nonostante non fosse particolarmente intrigato dall’idea di sedurre la verginella, Valmont decide di farla pagare a Madame de Volanges e seduce, istruisce sessualmente e ingravida la dolce e porca Cecile, rovinandola definitivamente. Tutto ciò mentre la Marchesa si fa sbattere dal giovane amante della musica Raphael Danceny, il quale è innamorato di Cecile, ma è anche tonto come solo Keanu Reeves da giovane poteva essere e quindi si fa manipolare senza alcuna remora dalla vecchia stronza.

cattiveria

Dimenticavo. Il Visconte e la Marchesa, giusto per alzare la posta, hanno messo sul piatto della scommessa una notte di sesso. In breve se Valmont riuscirà a dimostrare, a mezzo testo scritto, di aver consumato con Madame de Tourvel, la Marchesa gli concederà una notte tra le sue grazie.

Dopo una corte serrata, diversi espedienti escogitati solo per impietosire la fanatica religiosa, corruzione di domestici e sotterfugi vari, Madame de Tourvel cede, dichiarandosi irrimediabilmente innamorata di Valmont. E qui, un altro colpo da maestro. Lui potrebbe approfittare di lei, mezza agonizzante e piangente perchè nonostante sia l’esempio sociale della fedeltà vuole farsi sbattere dal Libertino, ma inaspettatamente non lo fa. La aiuta a liberarsi dalla costrizione del corsetto e poi chiama qualcuno per aiutarla. E a quel punto tutti, persino le assi del parquet del mio vicino, hanno capito che lui è fottuto. Innamorato. Perduto per sempre.
Dopo una rocambolesca fuga e un complicato ricongiungimento finalmente i due piccioncini si danno alla pazza gioia.

relazioni_pericolose_glenn_close_stephen_frears_021_jpg_hcwg

Quello che ancora Valmont non sa è che si sta stringendo il cappio da solo. Tornato esultante dalla Marchesa, scoprirà di non poter riscuotere il tanto agognato premio, in quanto la vecchia bagascia si accorge immediatamente dello stato di “innamorato cronico” del Visconte e, mortalmente gelosa ed invidiosa, lo spinge con le sue adorabili doti di manipolatrice, a rompere con la Tourvel.

“Trascende ogni mio controllo.”

Sono le parole che Valmont ripete ossessivamente a Madame de Tourvel per staccarsi da lei. Ad ogni richiesta d’amore fatta dalla donna lui risponde che non sa bene il perchè, ma non è più interessato alla merce: Trascende ogni mio controllo.

Tornato per l’ennesima volta dalla Marchesa per esigere il premio, verrà rimbalzato nuovamente. Non solo. Lei, finalmente, gli mostrerà il suo vero volto. Quello di una mantide religiosa. Dopo averlo sfruttato fino alla morte promettendogli l’amplesso, decide, rosa dalla gelosia per quei sentimenti che lei non riesce a dimostrare, di umiliarlo ulteriormente facendogli capire che non conta un cazzo, che è stato manipolato dall’inizio ed è stato anche così idiota da rinunciare alla donna che amava solo per compiacerla.

Non contenta, decide di dire al giovane Danceny, che la dolce Cecile si è fatta sbattere ripetutamente dall’esperto Valmont. Come qualsiasi gentiluomo avrebbe fatto, Danceny sfida Valmont a duello e ne ha la meglio. Secondo me, Valmont vuole porre fine alla sua vita e si lascia ammazzare. Prima di trapassare, il visconte chiede a Danceny di leggere tutte le lettere che gli ha inviato la Marchesa e di decidere da solo come disporne. Gli chiede anche di andare da Madame de Tourvel, gravemente malata (anche lei si sta lasciando morire), per dirle che davvero non riesce a spiegarsi il perchè del suo ignobile comportamento.

La scena finale è la perla delle perle tra le perle.

fine

Vediamo la Marchesa nei suoi appartamenti mentre legge una missiva, a seguito della cui lettura, sclera. Urla, si dispera, distrugge il distruttibile e piange come se non ci fosse un domani. Poi la vediamo andare a teatro, con il suo bel sorrisone stampato in faccia. Solo che invece di accoglierla, il pubblico la sommerge con un coro di insulti.

Ebbene sì amici. Il pistolotto Danceny ha diffuso le lettere donategli da Valmont, ora tutti sanno chi si cela, davvero, dietro alla splendida maschera di donna perbene.

Tornata a casa, una distrutta Marchesa si spoglia dal make-up e dall’immagine che aveva creato con tanta fatica, dimostrando di essere una donna estremamente sola, in un certo senso indifesa, e finita.

foto-dal-set-le-relazioni-pericolose

Vi lascio con questa bellissima foto rubata durante una pausa dalle riprese.

Ma vi lascio soprattutto con il consiglio di rivedere all’infinito questa perla di saggezza che ci lascia un messaggio fondamentale per le nostre insipide vite: essere virtuosi non paga; peccate, godete, siate stronzi, schiacciate per non essere schiacciati, vendicatevi, fingete, sorridete sempre, cercate di fare della crudeltà intellettuale un’arte. Ad essere virtuosi si schiatta tra atroci dolori, mentre essere stronzi al massimo conduce all’isolamento sociale, che parliamone, non è certo il peggiore dei mali…. anzi!!!

Inutile girarci intorno, il film funziona perchè il personaggio della Marchesa è magistrale. Senza di lei nulla avrebbe senso. Un altro punto a favore degli stronzi…

Poschina – realmente pericolosa

Per il momento Parenti – Serpenti

Ero un’adolescente bipolare e una sera, quella cara ragazza che è mia sorella (Lei sì, virtuosa della faccia d’angelo/cuore di demone), guardando la scena in cui la Marchesa perde le staffe urlando e distruggendo tutto, mi disse con una punta di goduriosa cattiveria nella voce “sei proprio tu quando ti arrabbi”. Uno, non lo nego. Io quando mi incazzo lo faccio alla grande e non moderatamente. Altrimenti cosa ti incazzi a fare? Poi, a distanza di vent’anni mi permetto di risponderle, conscia che tanto non mi legge…. “Vorrei vedere te !!!!!”

Sex & The City

Complice la malattia, ho avuto molto tempo da dedicare all’ossessiva visione di telefilm d’annata con una particolare attenzione per uno dei telefilm cult della mia generazione : Sex & The City.

sex-and-the-city

Come tutti i fenomeni di costume l’ho ignorato alla sua uscita e recuperato un po’ più avanti, quando ormai tutti avevano smesso di parlarne….
Nonostante spesso mi irriti in modo indicibile quando lo guardo, non riesco a farne a meno. Se zappingando compulsivamente mi capita di passare su FoxLife e stanno trasmettendo una replica, devo guardarlo. DEVO. Un imperativo al quale non riesco a sottrarmi, volente o nolente.

Se ci ragiono bene, cosa che faccio raramente per non sfiancare le sinapsi, capisco i motivi che hanno reso Sex & The City uno dei fenomeni di costume dei tardo anni ’90 e la sua notevole originalità in un panorama telefilmico puritano ed edulcorato. Tuttavia devo fare Coming Out e confessare che io, su quattro protagoniste, ne odio tre. Ebbene sì. Le protagoniste di S&TC mi stanno sul cazzo.

Ma andiamo con ordine.

Carrie_Bradshaw_opening_credits

Carrie Bradshow: cominciamo col dire che secondo me è un cesso. Sì, trovo che sia brutta e che tutto il successo che le affibbiano con gli uomini sia inspiegabile. Oltretutto fa sempre la faccina da “Vergine di Ferro” che non comprendo come potrebbe attrarre un uomo di successo. Cmq. Lei è la protagonista assoluta. Scrive una rubrica che parla di sesso sputtanando costantemente amiche e uomini occasionali. Non si capisce come faccia a vivere in piena Manhattan, nonostante l’affitto bloccato, visto che spende più o meno 4000 dollari di scarpe alla settimana. Indossa vestiti che per la maggior parte del tempo sono orrendi (è un’icona della moda quindi probabilmente sono io che non capisco), ha la maturità emotiva della cavalletta che sto ospitando per l’inverno ed è un pessimo esempio per le donne di tutto il mondo. Incapace di risparmiare, cucinare, non dipendere dall’attenzione degli uomini, costantemente invischiata in una pseudorelazione con un ricchissimo magnate della finanza (o qualcosa di simile) che la tratta come una merda (ma scopa benissimo), e che alla fine della serie la salverà da uno dei suoi tanti, incomprensibili ed oltremodo irritanti compi di testa. Il fatto che non sappia cucinare lo trovo irritante perchè non puoi rompere il cazzo con la tua presunta indipendenza e non sapertela nemmeno cavare in caso di post apocalisse zombie solo perchè non sei capace di aprire una scatoletta di fagioli. Altro che indipendenza….sarai costretta a dipendere dall’uomo macho di turno o da donne come Michonne. Loser che non sei altro. Tra l’altro credo di trovare intollerabili quasi tutti gli uomini che Carrie si scopa, o quantomeno quelli con cui intreccia asfissianti relazioni. Quello che in assoluto avrei ucciso più volentieri è Aidan. Insopportabile perfettino de cazzo. Io uno che la prima volta che ci esco mi dice “non posso baciare una persona che fuma” lo prenderei a sigarettate sull’uccello, perchè va bene tutto ma ho quasi quarant’anni e faccio il cacchio che voglio. e poi tu hai dei capelli di merda e ti vesti come un coglione quindi taci. Invece no, lei, Carrie la perenne insicura, mente e finge di non fumare più. Questo perchè lei è l’esempio della donna indipendente e il modello a cui io dovrei ispirarmi…. Ma fatemi il piacere…. Inutile dire che dopo 2 settimane che sta con “noia a manetta” Aidan, scopa con Mr. Big per ben due volte e tutte e due le volte, fuma. Fortunatamente non sposerà l’idiota falegname insopportabile e pedante e nemmeno lo scrittore sfigato con grossi problemi di autostima che incontra dopo e nemmeno l’artista russo che la porta a Parigi. Apriamo una parentesi Parigi perchè chiarisce ancora meglio i motivi che mi spingono a Non Sopportare Carrie. Finalmente incontra un uomo ricchissimo, coltissimo, che la porta a Parigi, che era il suo sogno da sempre. Ma….. Ovviamente siccome lei è indipendente e bal…bla…bla…. dopo due giorni si sente trascurata perchè lui è sempre impegnato per organizzare la sua mostra e lei è da sola in un superattico parigino con addosso vestiti da 10000 dollari l’uno e scarpe da 5000 ma questo non basta. No, nonostante abbia finalmente ottenuto tutto quello per cui ci ha smaronato alla prima stagione, lei non è contenta. Lei vuole qualcos’altro….dimostrando di essere in tutto e per tutto una donna media, ma non certo l’esempio fulgido di indipendenza e modernità che ci hanno voluto far credere. La salverà per la triliardesima volta l’amore della sua vita, che io adoro per il semplice fatto di averla usata come uno straccetto per tutta la durata della serie… Go Mr. Big, Go !!!!!!

miranda

Miranda Hobbes: avvocato di grido, minimalista e terribilmente mascolina, incarna lo stereotipo della donna di successo nel mondo legale così come se lo immaginavano negli anni novanta. Terrorizzata da tutto quello che potrebbe portarla ad avere una certa complicità con l’altro sesso, è ossessionata dall’idea di dipendere da un uomo o cmq. dalla sola idea di avere bisogno di aiuto. Maltratta quel povero sfigato di Steve con un tira e molla atroce, finiscono per procreare senza nemmeno sapere come e alla fin della fiera troveranno la loro stabilità. Forse delle quattro, il personaggio che ha davvero uno sviluppo fisico/emozionale degno di nota. Non la trovo particolarmente simpatica, eccessivamente rigida ed oggettivamente antipatica per la maggior parte del tempo. Ha il grandissimo pregio di scandalizzarsi raramente e di avere una bella dose di cinismo che non guasta mai. Tuttavia, non è la mia preferita, troppo fredda e spesso scostante, non la sceglierei come “persona da trascinarmi dietro in una vacanza nelle isole greche”.

charlotte-york-goldenblatt - Copy - Copy - Copy

Charlotte York: La donna che appenderei in pubblica piazza per le unghie dei piedi in spasmodica attesa di vederla sbranata dai corvi. Snob, stucchevole, falsa, odiosamente ed ossessivamente fissata con il matrimonio. Ma fissata in modo malato, per niente normale. Chiariamo subito, io contro il matrimonio non ho nulla. Tuttavia, credo che Charlotte sia un pessimo esempio per tutte le donne libere del ventunesimo secolo. Arriva persino a sposare “quello che è rimasto di Kyle MacLachlan”, nonostante sia impotente e schiavo della madre, pur di avere l’anello al dito e diventare parte integrante della Upper Class Newyorkese. Bigotta all’inverosimile quando si tratta di fare la scandalizzatina d’america, diventa una zoccola se adeguatamente corteggiata dal riccastro di turno. Rappresenta perfettamente quella parte della società che venderebbe la madre pur di innalzarsi economicamente e convinta di valere qualcosa solo se il conto in banca del proprio uomo è a quindici zeri. Una donna inutile, fastidiosa, irritante. Si salva solo perchè alla fine si mette con un uomo che è l’opposto di lei e che la riporta, in parte, sulla retta via. Memorabili le sue fughe quando Samantha affronta argomenti per lei scabrosi.

samantha

Samantha Jones: Idolo. L’unica davvero moderna nell’approccio con l’altro sesso. Non vuole un marito, non vuole un fidanzato, non vuole  nulla che non sia un bel cazzo da cavalcare. Indipendente, benestante, sfacciata, ironica  e sempre pronta ad esprimere un parere sincero e disinteressato. Spesso criticata dalle tre bigottone del gruppo, incarna un ideale di donna raro e difficile da accettare. Non c’è nulla che la spaventi sessualmente, non c’è uomo che sia capace di resisterle. E’ una predatrice sessuale, disinibita e libera da costrizioni morali. Si innamora molto raramente ma quando lo fa prende batoste indimenticabili. Dopo innumerevoli uomini, qualche donna, giovani, vecchi, ricchi e poveri, alla fine si stabilizza con un giovane e bellissimo attore, che le starà vicino nel momento peggiore della sua vita. Per rispettare il cliché, come ogni libertino che si rispetti, Samantha diventa un’ottima compagna.

Sex & The City, pur con tutti i suoi difetti, pur con il suo essere costantemente irritante ha sicuramente segnato un punto a favore della donna, quantomeno perchè ha avuto il coraggio di affrontare determinati argomenti da un punto di vista prettamente femminile. I difetti che hanno le tre protagoniste, sono quelli delle donne. E su questo non c’è alcun dubbio. La perenne insicurezza, il bisogno di sentirsi accettata, la paura di restare sola, l’esigenza di dimostrare l’appartenenza ad un determinato gruppo con vestiti e accessori, il senso di solitudine, la ricerca costante dell’approvazione del maschio di turno, sono caratteristiche tipicamente femminili. Forse mi irritano tanto perchè mi ci rivedo. O forse mi irritano perchè eccessivamente stereotipate. Non so. So solo che quando lo passano in Tv lo devo vedere e questo vorrà pur dire qualcosa, anche se in modo contorto.

Poschina

Quel momento in cui….

Nella vita, in questo fottutissimo insostenibile succedersi di momenti che noi ci ostiniamo a chiamare vita, c’è sempre il momento in cui ti rendi conto di qualcosa.
Ed è sempre una rivelazione.
In positivo o in negativo, quell’attimo ti apre il mondo, ti mostra quello che non credevi nemmeno potesse esistere…

pillola di saggezza a caso

Ora io lo so che voi che vi aspettate sempre che io sia felice, nonostante siano tipo 20 anni che vi spiego che mi riesce abbastanza difficile esserlo, vi offenderete perchè non scrivo che la vita è splendida nonostante la pioggia e che sono così fortunata perchè ho una famiglia, un lavoro e un cane. E io vi blocco subito con un contrattacco: Sapete dove dovete mettervi il vostro ottimismo? Ecco sì, bravi, proprio lì.
Qui l’ottimismo non arriva, si ferma giusto un centimetro prima.
E io nemmeno lo voglio, il finto ottimismo che sbandierate per nascondere quanto siano infime le vostre vite e quanto siate insoddisfatti di famiglia, lavoro e cani.

By the way…. ecco alcuni dei miei “momenti in cui”

Ricordo ancora quel momento in cui…

… mi sono resa conto che baciare con la lingua non era disgustoso come pensavo.

bacio1

Avevo dodici anni, una pischellina; e lui era, come da copione, di qualche anno maggiore di me. No, non faccio nomi perchè è su FB con tanto di moglie e figli,  è diventato un cesso terribile ed io preferisco ricordarmelo diciassettenne decisamente carino e ambito piuttosto che quarantenne disfatto da una vita tutto sommano infame. Fatto sta che a me piaceva, ma non poi così tanto da struggermici sopra…. Ed io gli piacevo quel tanto da rimanerci di merda quando ho cominciato ad ignorarlo. Era una tiepida domenica mattina, eravamo in mezzo alla gente e lui è stato semplicemente magnifico. Me lo ricordo perfettamente, perchè avevo quel timore strisciante che la cosa potesse non piacermi affatto…mi sembrava potesse essere troppo viscido per i miei gusti e mi immaginavo che la lingua fosse una specie di anguilla. Invece…. Invece effettivamente la lingua era una specie di anguilla, solo molto piacevole, eccitante ed invitante. Ed esattamente in quel momento, mentre le nostre lingue si coccolavano dolcemente, ho improvvisamente realizzato che sì, lui mi piaceva e baciarlo mi piaceva molto più di lui in se, ma che cmq. avrei preferito essere baciata da qualcun altro. La nostra storia durò più o meno dodici giorni, ma vanta alcuni dei migliori baci della mia vita.

… ho capito che nella vita non puoi contare nemmeno sulla famiglia

cacao

Da Cleto, una domenica pomeriggio piovosa e fredda. Io e my Sister sedute ad un tavolo a sorseggiare cioccolata calda mentre con naturalezza ella distrugge i miei sogni di adolescente con meticolosa crudeltà. Da quel momento in poi la mia vita cambierà radicalmente. La considero la prima delle innumerevoli disillusioni della mia vita. Da quel momento ho un rapporto bipolare con la cioccolata calda; quando qualcuno me la offre penso sempre che stia per incularmi e non me la godo, quando me la preparo da sola è perchè ho appena preso una batosta di quelle memorabili, quando mi capita casualmente di berla a breve mi piomba addosso qualcosa di brutto. Beh, sì, insomma avete capito l’antifona…. offrirmi la cioccolata è complicato.

… ho scoperto che le tette sono un’arma a mio favore

great-tits

Avevo quattordici anni ed una quarta misura. Praticamente ero un magnete ambulante per pedofili. Io a quattordici anni ero profondamente diversa dalle quattordicenni di oggi. Ero, se così vogliamo definirlo, tonta. Non che fossi scema, tutt’altro. Ero sveglia e sagace, ma tonta per quanto riguarda il sesso. Baciavo con la lingua ovviamente, mi strusciavo contro i miei coetanei altrettanto ovviamente, ma non avevo ben chiaro che le mie tettone potessero avere un potere sull’altro sesso.
L’illuminazione è arrivata come un treno in corsa una sera al mare. Indossavo un vestito nero, chiuso nella parte superiore da tanti bottoncini (sì, da adolescente ero estremamente femminile e allora?), solo che era vagamente piccolo e non si chiudevano gli ultimi bottoncini lasciando in vista gran parte delle tettone. Guardandomi allo specchio avevo notato la cosa, conscia che fosse audace, ma completamente ignara del pensiero del maschio medio. Alla vista di tanto ben di dio esposto, un amico decisamente più vecchio di me, non ha esitato ad infilarsi nel ruolo di padre e a rimproverarmi elencandomi tutti i pensieri peggiori che potevano passare per la testa di un uomo vedendomi vestita in quel modo. Quando alla fine del rimprovero ho sollevato gli occhi ed affermato “Scusa, non immaginavo” avevo stampato in faccia il primo dei tanti bei sorrisi maliziosi che mi avrebbero accompagnata in futuro. Mi aveva appena sverginato il cervello. Se vedo doppisensi ovunque, è soprattutto colpa sua.

… ho capito che non era il caso di stare vicina ad amici ubriachi

ubriaco5

Esterno notte, sul cucuzzolo del monte Possimo, tende accampate, falò, strinù e vodka. In questo contesto di allegria si consuma il dramma. Perchè tu, diciassettenne ignara, ti senti perfettamente al sicuro; circondata da amici con i quali sei cresciuta, docilmente appoggiata all’amico che ti ha vista, letteralmente, nascere. Ti senti protetta, con una sua mano che ti accarezza la schiena in modo rassicurante, e sì…. fa anche freddino quindi il suo corpo caldo ti aiuta a non sentire l’umidità che arriva dal bosco. Sopra di voi, un oceano di stelle. E nel corpo di lui, quintali di vodka. Forse troppa. E c’è un preciso momento in cui, ridestata dal torpore in cui ti stavi crogiolando, ti accorgi che la rassicurante mano che ti accarezzava la schiena, si è trasformata in una mano insinuante, che si è spinta sotto i mille strati di felpe, t-shirt e canottiere, per trovare la tua pelle nuda e giocare con la chiusura del tuo reggiseno. Un’improvvisa consapevolezza. Uno sguardo d’intesa con l’amica di fronte e l’improvvisa certezza di non poterti fidare dell’accoppiata Amico d’infanzia – Vodka.

… ti accorgi che lui non sta affatto rispondendo al bacio

no

Ecco forse certe cose capitano solo a me. O meglio, sono capitate solo a me. Fatto sta che c’era questo tizio che mi piaceva assai. Ma assai assai. Io gli piaciucchiavo, lo avevo capito dal fatto che aveva provato a baciarmi qualche sera prima. Cmq. Sono le quattro del mattino di un sabato sera, lui è lì, bellissimo (o almeno a me pare tale), leggermente discostato dagli altri. Mi avvicino, faccio un po’ la scema, mi avvicino ancora, mi allungo e lo bacio con due metri di lingua. E all’inizio sono sopraffatta dalla gioia perchè “Wow….ci stiamo baciando” ma dopo una frazione di secondo il mio cervello elabora ed io mi rendo conto la la mia lingua è l’unica cosa viva. Per quanto possa constatare in quel momento, lui è morto, o decerebrato, oppure semplicemente indifferente. Come se baciassi una mozzarella. Anzi, secondo me la mozzarella sarebbe stata più partecipe. Mi ritiro sconfitta. Torno a casa depressa. Ma oggi posso affermare con un misto do orgoglio e vergogna che non è la peggior figura di merda che ho fatto nella vita.

… ti accorgi di essere diventata un barattolo vuoto

brattolo

… aperto sul fondo. Non so identificare con precisione il momento in cui me ne sono accorta, perchè è stato un processo abbastanza lento, ma so con assoluta precisione quando ho smesso di farmene un cruccio. Ieri. Di fronte alla notizia piuttosto tragica che mi è stata raccontata, ho al solito finto un coinvolgimento che non provavo, giusto per non sembrare il barattolo vuoto che in effetti sono. Ma a differenza delle scorse volte, nelle quali poi mi colpevolizzavo per il fatto di non provare assolutamente nulla, ieri ho appreso che non è il caso di crucciarsi. D’altronde non è che gli altri dimostrino proprio tutto questo attaccamento alle mie vicissitudini…. e poi, in fondo, Who cares?
Anche se non provo assolutamente nulla, non è forse meglio di quando ero arrabbiata per tutto?
Non è forse meglio di quando mi prendevo a cuore situazioni che non avrei potuto comunque risolvere?
Non è forse meglio così piuttosto che piangere stile Dawson davanti allo specchio del cesso?

… ho realizzato che guardavo il mondo attraverso un filtro rosa

filtro rosa

So che detto da me sembra un’assurdità, ma io ricordo perfettamente il momento in cui il filtro è scivolato via ed io ho visto improvvisamente la vita, e tutto quello che ne fa parte, per quello che è realmente. Era il 1 Giugno 2011. Ah, fregati. Pensavate che non avrei saputo dirvi la data esatta e invece no…. cazzoni che non siete altro. La so eccome. Da quel momento, tutto mi è apparso chiaro, finalmente scevro da quell’alone rosa che lo circondava, che mi impediva di vederne l’essenza. Ora, finalmente, vedo quello che c’era dietro il filtro. Quello che c’era sempre stato mi mi ostinavo a non vedere. E tutto mi è più semplice. Non mi perdo più in riflessioni sterili sul benessere altrui, ora che ne vedo l’essenza. Certo, è stato bello vedere il mondo variegato di rosa, ma la nuda realtà, seppur crudele, è liberatoria.

…ti accorgi di essere più uomo che donna

974

Si dice che gli uomini pensino costantemente al sesso. Si dice che l’altro pensiero fondamentale sia mangiare, seguito dal dormire.  Ergo. Sono un uomo. Ultimamente mi sono resa conto di avere solo 4 pensieri (ovviamente io ne ho uno che gli uomini non hanno, ma non è prettamente femminile):
– Sesso
– Cibo
– Libri
– Sonno
Sono le uniche cose che ho voglia di fare.
Altre piccole cose che mi inducono a credere di essermi trasformata in un uomo sono l’avversione per i preliminari lunghi e per le coccole post-coitali.
Se dopo aver finito una sex-session ho ancora voglia di scopare, non chiedo certo una carezza sul braccio, ma Sesso. Quindi le coccole mi irritano. Se dopo la sex-session non ne ho più voglia, mi sembra assurdo indugiare in strusciamenti e contatti vari visto che sono sudata, ho freddo/caldo, sonno, sete, voglia di leggere o quant’altro.
Non parliamo poi del preliminare eterno.
Va bene, ci stanno e sono bellissimi ed eccitanti. Ma il rischio è la perdita di attenzione e il passare da “Sono eccitata come una faina” al “Mio dio sbrigati che devo ancora stendere”.
Il preliminare lungo, anzi, eterno, ha su di me l’effetto contrario all’eccitazione. Ossia la noia. Argomentazione che perde ogni credibilità durante l’ovulazione, periodo nel quale i preliminari e il sesso non durano MAI abbastanza.
Se non fosse che leggo libri rosa a macchinetta, piango per Marguerite Gautier e non mi interessa il rapporto lesbo, penserei davvero di essermi trasformata in un uomo.
Ma si sa, certe fortune non capitano mai.

Poschina

Lovely Things

Oggi, 31 Dicembre 2013, sono qui solo per voi. No, in realtà sono qui perchè in ufficio serviva qualcuno che coprisse il turno, perchè sai mai cosa potrebbe succedere…. tuttavia questo non cambia nulla. Sono lo stesso qui a smaronarmi e allora penso. Penso a quelle cose che trovo adorabili e ve le comunico. Conscia che fottesega a tutti. Bando alle ciance. Oggi è o non è l’ultimo giorno dell’anno? Ottimo, partiamo con lui.

ultimo-dellanno-2013

Ma quanto è bella come festa !!!! Una figata….. Da piccolo ok, meravigliosa. Stelline, botti, fuochi d’artificio, si sta alzati fino a tardi e viaaaaaaa….. in adolescenza cominciano a palesarsi le prime perplessità perchè scopri che “Ti Devi Divertire” a tutti i costi. Se non fai niente di speciale sei uno sfigato. In aggiunta a questa nuova consapevolezza, scopri che il 31 dicembre ti porta a riflettere. <Perchè il tizio della IVB non mi caga? Farò qualcosa di sbagliato?> e queste riflessioni, unite al fatto che Ti Devi Divertire anche se stai morendo dentro, rendono la ricorrenza meno sfavillante del solito. Queste consapevolezze (un accenno di fallimento esistenziale e il Ti Devi Divertire) ti accompagnano fino alla tardoadolescenza, periodo nel quale scopri che NON Ti Devi Divertire a tutti i costi, ma che piuttosto di stare a casa a rimuginare sul fatto che sì, tesoro, hai fallito; preferisci di gran lunga passare la nottata in compagnia di gente che ha due cose sole in mente: ubriacarsi e scopare. Alcuni di loro finiranno col portare a termine il difficile compito di eseguire una splendida “Tripletta alla Nathan” e se non sapete cos’è è meglio per voi e siete degli sfigati perchè non avete visto almeno le prime 2 meravigliose stagioni di Misfits.

In breve passate la tardoadolescenza a schivare il vomito dei vostri pretendenti se siete donne e a cercare di infilarvi in qualche passera se siete uomini. Il tutto però vi permette di distrarvi a sufficienza da passare indenni il bilancio di fine anno.

In età adulta accade il miracolo: Non Ve Ne Frega Un Cazzo di Dovervi Divertire e non avete più l’ossessione di Dover scopare perchè ormai siete in coppia, quindi scopate e vi divertite quando volete. Tuttavia l’età adulta porta con se diverse cose… le peggiori delle quali sono un passato ingombrante che comprende anche gli ultimi dell’anno passati con la testa sul cesso o a rimuginare sui fallimenti, e i veri e propri fallimenti che sono lì tutti a sghignazzare nel momento del brindisone!!! Ti guardano, strizzano l’occhio, sorridono, sparlano di te tra di loro… insomma, non ti abbandonano mai. Tuttavia, il lato positivo è che tu hai fatto sufficiente esperienza per ignorarli e fare finta che non esistano. Tranquillo, loro non si offendono, sono già pronti a festeggiare con te il prossimo ultimo dell’anno.

milano

Lo ammetto raramente, ma io adoro Milano.
Adoro il castello, la madonnina, i cigni del parco, i ricordi di quando ero bambina, l’atmosfera nebbiosa e triste che la avvolge nelle giornate invernali…. Sì insomma, sono una milanese di merda, perfettamente conscia di essere odiata dalla maggior parte degli italiani solo per appartenere a questa città.

Ma Milano è insopportabile, invivibile, asfissiata dal genere umano, stracolma di vita, brulicante di ansia tranne…..

Tranne nei periodi festivi: Natale – Pasqua – Agosto

La città si ferma, muore. Ed è bellissima. E’ stupendo camminare nelle vie del centro praticamente vuote, silenziose, pulite, belle. Infilarsi in quelle vie buie, che sembra non portino da nessuna parte e scoprire che si aprono su un giardino curatissimo e prezioso, oppure sfociano all’ingresso di uno dei tanti palazzi liberty che ti trasportano immediatamente in un’altra epoca, in una Milano diversa, umana, viva. E girare così, senza meta in una città difficile ed abbandonata è semplicemente unico. Mi immagino turista, alzo gli occhi e guardo le facciate dei palazzi, i marciapiedi, le strade, cerco di cogliere brandelli di storia, frammenti di momenti importanti ormai perduti, volti divenuti famosi qui, quando Milano era fucina di menti geniali. Prima che si spegnesse, prima che diventasse una vecchia signora stanca, ignorata dai più.

Sono periodi brevi, come lampi di luce rari e preziosi. E io me li godo tutti. Sempre.

libro

Come diceva Leopardi “la vera felicità sta nell’attesa”. Ed io, che non voglio assolutissimamente contestare Leopardi, se non altro perchè mi ha tolto il disturbo di dover spiegare come mi sento teorizzando il pessimismo storico e cosmico, approvo pienamente la sua teoria. Una cosa che amo particolarmente è attendere l’arrivo di un libro.

Sono carica di aspettative. Immagino. Invento. Fremo letteralmente.
Ed è una sensazione meravigliosa…..
Sei lì a contare i giorni che mancano, a fantasticare su quello che succederà, su come succederà e sul perchè. Ti perdi letteralmente nella fantasia, in questo mondo alimentato dal racconto, dalla storia, dai personaggi, dalle atmosfere che gli scrittori sanno creare.
Mi piace l’attesa di un libro. Ricordo quando aspettavo con ansia Harry Potter. Lo prenotavo e poi mi fiondavo letteralmente in libreria per leggerlo il prima possibile. Ora, con il kindle, lo prenoto e mi arriva comodamente sul dispositivo il giorno dell’uscita. Ed io attendo come un bambino la notte di Natale. Ogni tanto sbircio…. sai mai che lo abbiano fatto uscire prima !!!!!

nutella

Forse lo slogan pubblicitario più onesto del mondo è “Che mondo sarebbe senza nutella?”

Non oso nemmeno immaginarlo. La Nutella è vita. La Nutella è quella cosa che ti da conforto, ti vuole bene, non ti abbandona mai. Qualsiasi cosa tu faccia, anche la peggiore, puoi star certo che la Nutella non ti giudicherà. Lei ti adorerà sempre. Perchè lei sa di essere utile, anzi, fondamentale. Lei c’era quando ti ha piantato il primo ragazzo. C’era quando arrivavi a casa infreddolita e desiderai solo riscaldarti un po’. C’era quando pensavi di non farcela, che tutto fosse troppo difficile. C’era quando eri così felice che pensavi che nulla avrebbe mai più potuto turbarti. C’è costantemente, ad accompagnare la tua vita. A darti quella sensazione di appagamento che solo una fetta di pane spalmata di Nutella può dare. C’è quando credi di aver sbagliato tutto e che sia troppo tardi per rimediare. C’è quando ti accorgi di tutto quello che hai faticosamente costruito ed è pronta a festeggiare con te. La Nutella è sempre stata con te. E ci sarà sempre.

Ed è grazie a lei che ora con te c’è anche la cellulite.

Ma ne è valsa la pena !!!

Poschina