La cacca perduta

Alert – Questo post contiene ironia e sarcasmo.

Ma sì, parliamone.
Facciamo del trash il nostro mantra quotidiano e abbandoniamo ogni remora, in fondo tutti andiamo al cesso e tutti facciamo la cacca, solo che a parte qualche amante del feticismo, solitamente la facciamo da soli nell’intimità del nostro bagno, con in mano lo smartphone, un giornale, il Kindle o la bottiglia dell’ammorbidente.

Questa condizione privilegiata però è destinata a cambiare se si sfornano figli. Da quel momento in poi il bagno non è più quell’oasi di pace nella quale ti chiudi per sfuggire alla frenesia della vita moderna bensì un luogo di incontri e di condivisione.

Ma cominciamo a scendere nel dettaglio.

Dagli 0 ai 3 mesi

E’ il periodo migliore per cagare in pace, voi neomamme ancora non lo sapete ma il peggio deve ancora venire. A quest’età, infatti, i bambini non si possono spostare in autonomia, quindi voi potrete sedervi con tutta comodità sullo scranno sperando che il pupo non si svegli proprio in quel momento e non vi reclami a gran voce. Certo, dovrete cagare con la porta aperta ma se ci pensate bene il disagio è minimo e anche se, sfiga vuole, l’esserino cominciasse a piangere, potreste sempre e comunque finire in pace senza la preoccupazione che si stia arrampicando ovunque o che stia rotolando da qualche parte.

Momento recriminazione

Quando sento una neomamma (età pupo 0-3) di figlio singolo esclamare “Non riesco a fare niente, nemmeno a mangiare” mi viene voglia di liberare il demone e sbrandellarla perchè, sfatiamo un mito con il quale ci stracciano le palle da anni, dagli zero ai 3 mesi i bambini o mangiano o dormono, quindi con un minimo di organizzazione si riesce a fare tutto. Dopo non riesci nemmeno a respirare ma i primi 3/4 mesi non cagate il cazzo con lamentele inutili.

Dai 3 ai 6 mesi     

Adesso sono ufficialmente cazzi.
I bambini cominciano a strisciare/gattonare/rotolare e voi non potete perderli di vista un secondo. Comincia qui l’eliminazione di tutte quegli oggetti di finto design con i quali avete riempito casa e che la rendevano ai vostri occhi un piccolo gioiello. Scompaiono piante, candele, libri, ciotole di acqua e cibo per gli animali, prontamente sostituite da copri presa, paraspigoli, coperte sparse per tutto il pavimento. In pratica tutto ciò che ti piaceva davvero di casa tua lo devi abbandonare in uno scatolone che non si sa bene che fine farà quindi ti conviene salutare la tua adorata lampada perchè è altamente probabile che non la rivedrai mai più.

Sul fronte “cacca” le cose si complicano non poco.

Voi vorreste andare ad espletare i bisogni corporali da soli ma no, non potete, perchè loro vi seguiranno, sempre e comunque, anche quando sembra che siano addormentati (cosa che succede sempre meno spesso) loro percepiranno l’assenza e vi troveranno.

Così, mentre finalmente starete liberando il mostro, compariranno due manine alle quali si scoprirà essere attaccato vostro figlio che comincerà ad esplorare quel meraviglioso mondo che è il bagno…..
Tappetino, cestino, asciugamani appesi (prima del passaggio del pupo), carta igienica, scopino del cesso….e via dicendo.

Tanto che il tempo dedicato alla cacca si dimezzerà perchè continuerete a saltellare dal cesso al bambino cercando spasmodicamente di evitare la strage fino a che non cederete e abbandonerete l’idea di finire il lavoro in un altro, più propizio, momento.
Col cazzo.
Sappiatelo. Quel che non avete eliminato resterà dentro di voi fino alla fine dei giorni, perchè il momento propizio non esiste.

Dai 6 mesi all’anno

E’ in questi mesi che il bambino comincia ad alzarsi e a camminare aggrappato a tutto, muri, mobili, sedie, tavoli. Ed è così che arriva ovunque. Si arrampica con una facilità imbarazzante e trova eccitante qualsiasi cosa che esplora mettendola in bocca.

Nasce in questi mesi il bisogno di portarseli dietro se si cambia stanza, oppure di infilarli in un box. Inutile dire che i miei, abituati a scorazzare come e dove volevano, non hanno mai accettato la restrizione del box che ha sostato nella mia sala 5 giorni prima di essere rispedito al mittente.

Quindi tutti in bagno, cane compreso.
Tu, con mutande calate seduta sullo scranno, i bambini che si arrampicano al water con te seduta sopra, e intanto aprono l’acqua del bidet (questa passione non passerà mai, sono convinta che li troverò a 20 anni ancora lì, a schizzare l’acqua del bidet per tutto il bagno per poi scivolarci sopra), poi scoprono la lavatrice e cominciano ad aprire e chiudere, ed infine spinti dalla noia si avventurano nella doccia, entrano e bevono lo shampoo dimenticato aperto la mattina dal patriarca, seguono vomitini, pianti, telefonata al centro antiveleni di Niguarda e, soprattutto, addio cacca.

Dall’anno all’anno e mezzo

Ormai corrono, mangiano da soli, parlano a modo loro, si picchiano, devastano tutto quello che trovano e hanno imparato ad usare bene le mani. Questo significa che quando andrete in bagno insieme (no, non è possibile trovare un’altra soluzione se non si vuole uscire dal bagno e trovare uno dei figli sul tavolo della cucina e l’altro appeso alle tende del salotto) loro vorranno riempire/svuotare la lavatrice, entrare in vasca per fare il bagno, giocare con l’acqua del bidet, srotolare la carta igienica, infilarsi in doccia.

Fortunatamente hanno imparato a riconoscere il “no” come divieto e quindi cagherai ripetendo come un mantra “no – no – quello no – no – no – ho detto no – ho detto no” fino a quando non preferirai lasciar perdere e ti alzerai frustrata e sconfortata, conscia che per l’ennesima volta dovrai dargli un pezzo di carta igienica da buttare nel water perchè vederlo scomparire quando si tira l’acqua è troppo cool per rinunciarci.

Dall’anno e mezzo ai due

Inizia ufficialmente la loro fase “no” nella quale qualsiasi cosa dici la risposta è sempre e comunque “NO!” abbinata ad un’incazzatura o ad una dimostrazione di frustrazione (leggasi capriccio) di dimensioni sproporzionate rispetto al problema.

Aprono le porte quindi chiuderti dentro è inutile, caga tranquilla con la porta aperta almeno non ti illudi.

Sono curiosi e parlano con un linguaggio più comprensibile, sono ansiosi di aiutarti quindi vorranno dare una mano a pulirti rubando carta igienica e cercando di infilartela in mezzo alle gambe e chiederanno ossessivamente “cos’è?” anche se stanno guardando la stessa cosa da 10 minuti.
Nulla di male se non fosse che tu ti stai sfilando la moon cup e loro non se ne vanno quindi parte una precocissima mini lezione di anatomia applicata che verrà ascoltata in rigoroso silenzio con cenni di assenso come se in effetti qualcosa lo avessero capito, salvo esclamare a lezione conclusa e coppetta infilata un entusiastico “Cos’è?” fissando la tua vulva.

Solitamente appena ti siedi sul cesso parte la nenia “pipì….pipì….pipì” e tu fai finta che sia pipì, tanto il tempo che ci metti a farla è ormai lo stesso…tra pipì e cacca non c’è più alcuna differenza di tempo, 30 secondi ed è tutto finito…..questo quando te la prendi comoda.

Il vantaggio è che essendo più grandini puoi utilizzarli come forza lavoro. Io li metto a riempire la lavatrice [ o “cicice” come viene chiamata da uno dei due] e a passare lo straccio in giro. Oltre ovviamente a momenti strettamente ludici come giocare al cucù con la tenda e lavarsi mani e faccia con l’acqua del bidet (ma come fanno all’estero senza?).

“E la cacca?”, direte voi.

La cacca niente, che cazzo pretendete, anche di cagare in pace?

Poschina

L’Uomo Harmony

La locuzione “Uomo Harmony” nasce per caso, durante una pausa pranzo a base di shopping e cazzate durante la quale, la mia dolce metà lavorativa ed io, abbiamo per caso usato quest’espressione.
Con enorme rammarico mi sono resa conto che questa espressione così pregna di significato viene usata “a cazzo” da chi mi frequenta abitualmente.
Urge dunque una spiegazione accurata e completamente inutile per le vostre vite di chi sia, in fin dei conti, l’Uomo Harmony.

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Prima di tutto specifichiamo che si scrive sempre e solo con le iniziali maiuscole.
Uomo Harmony è come dire Carlo, Andrea, Miles, Alistair….. etc.etc.etc.
Se lo scrivete, o anche solo pensate con le iniziali minuscole, non avete capito una sega.

L’Uomo Harmony non ha necessariamente il cazzo grosso. Questo non significa certo che debba obbligatoriamente essere normodotato, se preferite che sia fornito di manganello fuori misura, io non ho nulla in contrario. Tuttavia, non è fondamentale. Lui la prima volta che vi vede identifica immediatamente il vostro punto G, il punto F, altri punti che avete solo voi e che la scienza non ha ancora scoperto, calcola con che pressione volete che vi venga toccato/leccato/succhiato il clitoride, percepisce la vostra sensibilità capezzolare e, ovviamente, scova ogni vostro più nascosto desiderio sessuale e non.

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Lui non ha le mani.
Ha due meravigliose estremità che sembrano costruite apposta per voi.
Sensibili ma decise, forti ma delicate, capaci di pretendere ma soprattutto di dare.
Dare, dare, dare.
Scusate, mi ero incantata un attimo.
Lo stesso vale per labbra, lingua, pene.

Tutte queste caratteristiche le mette a tua completa disposizione perchè lui ti ama.
Non solo ti desidera.
Non solo ti scopa sempre e anche molto bene.
Ti ama profondamente e questo gli impedisce di tradirti anche se una supermodellazza gli si attacca a pompa.
Se invece a te piace il sesso a 3, oppure sei una fanatica delle orge, ovviamente lui non ha nulla in contrario, ma è solo sesso e non perderà la testa per la tizia di 42 kg altra 1.80 che lo ha cavalcato per ore intere durante l’ultimo festino.

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Ovviamente, l’Uomo Harmony è fottutamente ricco e bello. Ha dei lineamenti finemente cesellati, è maschio ma con grazia, è fisicato ma non pompato, ha una scanalatura pelvica perfetta e non è costretto a depilarsi perchè i suoi ciuffi sono perfettamente e discretamente posizionati.

Chiariamo subito !!! E su questo sono inflessibile, caro il mio Busnaghi.
L’Uomo Harmony non può essere un calciatore ed è inutile che cerchi di convincermi che Llorente possa esserne un perfetto esempio. No, nemmeno il divino

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può ambire al titolo, figuriamoci Llorente.
Non esiste proprio.
Al massimo l’Uomo Harmony può essere un ex rugbista splendidamente equipaggiato che si è costruito il suo personalissimo team che ora sta scalando le classifiche mondiali, ma già così siamo al limite del possibile.
Per fregiarsi del ruolo di UH, bisogna avere un lavoro altisonante. Per esempio “CEO di una multinazionale leader del mercato di sa il cazzo” oppure “Amatore della più grande flotta e bla…bla..bla…” o ancora “supermegaproduttore della più importante casa di produzione cinematografica”…. beh, insomma, ci siamo capiti.
Il tutto ovviamente senza che questo influisca sulla sua moralità. L’UH è integerrimo, incorruttibile, un Hank Rearden un filo più giovane, un John Galt un po’ meno convinto, un Francisco D’Anconia che però non rinuncerebbe mai a te in favore della Causa.

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L’Uomo Harmony è molto maschio. Chiaramente un maschio Alpha. Come tutti i maschi alpha è carnivoro. Ma sempre con stile.
Per esempio non disdegna un panino alla porchetta, che mangerà con naturalezza nel suo completo Armani che gli calza a pennello. Ma non mangia un panino con la salamella. No. Non ci sono cazzi che tengano.
E’ un uomo estremamente versatile.
Può ordinare con disinvoltura cibi francesi come i più tipici piatti di street food caraibici. A lui nulla è precluso. Ha viaggiato, si mescola con qualsiasi tipologia di persona di qualunque cultura, tuttavia ha uno stile talmente personale e ricercato che nessuno osa metterlo in discussione.

Beh, non sarebbe nemmeno il caso di specificarlo ma è completamente estraneo alle seghe mentali tipiche del maschio insicuro.

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Lui è decisamente sicuro di se senza essere un prevaricatore, sa ascoltare ma sa anche dirti, con fermezza ma senza offenderti, quando è il caso di smettere di autocommiserarsi. E’ un comforting man che però ti scopa da dio.

Il bello dell’UH è che non è reale.
Può essere biondo, moro, italiano, greco, tunisino.
Può appartenere a qualsiasi razza, religione, epoca storica.
L’UH può essere esattamente quello che vuoi, quando vuoi, come vuoi.
Si modifica anche.
Oggi lo vuoi moro, 45enne, occhi grigi, ucraino? Perfetto.
Ma se tra cinque anni lo vorrai 25enne, biondo e australiano, andrà bene comunque.
Tuttavia alcune caratteristiche (quelle sopra elencate) non cambieranno mai.
Perchè senza quelle peculiarità non potrebbe fregiarsi dell’appellativo di Uomo Harmony.

A cosa serve questo post?
A nulla.
Non a salvare cani in pericolo, ad aiutare bambini indifesi, a sovvenzionare fantomatiche case farmaceutiche impegnate a scoprire cure miracolose.
E’ la classica precisazione non richiesta che non serve a un cazzo, ma che qualcuno, prima o poi, doveva prendersi la briga di fare.

Poschina

Sprazzi d’Inferno: Il Disney Store

Stupidamente, credevo che il negozio più fastidioso di Milano fosse Abercrombie, quanta ignoranza.
Il vero inferno in terra è il Disney Store.

disneyApparentemente è innocuo.
Un negozio pieno di peluches dei Sette Nani (è incredibile come NESSUNO mi abbia ancora regalato il pupazzo di Brontolo nonostante siano come minimo 10 anni che ripeto all’universo mondo che LO VOGLIO – vero CCNDEN?), mugs meravigliose raffiguranti i personaggi – strano a dirsi – Disney, vestitini per future zoccole e tamarri in erba, intimo, tutine per neonati… Insomma, uno crede sia un bel posto in cui passare una ventina di minuti ricordando che una vita fa eri una bambina tutto sommato sopportabile e sicuramente educata.

NO.

Non fatevi ingannare.
Per motivi che, nonostante un notevole impegno mentale, mi sfuggono, l’italiano medio e in generale il genitore medio, è convinto che sia un negozio per bambini. No, non lo è. E’ un negozio fottisoldi nel quale i bambini non dovrebbero essere ammessi per diversi motivi, primo dei quali che è diseducativo. I bambini non dovrebbero vedere quanto potere hanno su noi adoulti. Non dovrebbero mai essere costretti a  vedere la loro mamma spendere 100 € per un completo da “Sleeping Beauty” che verrà usato una volta a dir tanto.

Secondo, è insalubre portare i bambini al Disney Store.
Insalubre per me, ovviamente: grida, risate sguaiate senza apparente motivo, corse a destra e a sinistra, manine sbavate che toccano tutto e tutti, passeggini, capricci, pianti isterici e, peggio di tutto, le bambine che sbraitano per gli accessori da principessa.
Che poi parliamone, NON SI FA.
Una vera principessa non sbraita e infatti, care le mie pacioccone, voi finirete a fare le caciottare, sposate giovanissime a tamarri decerebrati e sfornerete figli come biovette… e il ciclo sopra descritto si ripeterà all’infinito….generazione dopo generazione.

Ad essere onesti, le vere principesse a 30 anni ne dimostrano più o meno 45, Kate Middleton docet.

Ma se pensate che i bambini e la loro inutilità fastidiosa siano la cosa peggiore del negozio, vi sbagliate. Peggio di loro ci sono i genitori.

Famiglie intere. Mamma e papà, a volte nonni.
Le madri, una volta messo piede nel negozio, rincoglioniscono in modo imbarazzante. Strillano, fanno commenti poco dignitosi, si muovono convulsamente, sembrano le sorelle minori cretine dei loro figli. La situazione peggiora sensibilmente quando le mamme sono in coppia. Apriti cielo !!!!

I padri si dividono in due macrocategorie:
Gli entusiasti: sembrano bambini in un negozio di caramelle, il che è decisamente inquietante perchè un uomo degno di questo nome, non può amare il Disney Store. L’uomo vero ODIA i posti come il Disney Store, perchè gli ricordano che si è impegolato in un matrimonio che non voleva con una donna insopportabile che non gliela dà mai, salvo a Natale e Pasqua e che i suoi bambini sono orrendamente viziati e terribilmente maleducati.
Gli scocciati: la stragrande maggiornaza. Entrano nel luogo infame in quanto la di loro moglie gli ha triturato i coglioni fino a farli sanguinare e loro, non essendo uomini veri, non sono stati in grado di imporsi. Solitamente stanno fermi in un angolo, con una faccia che oscilla tra l’insofferenza e il funereo e ripensano al momento in cui, non si ricordano per quale motivo, hanno deciso di mettere su famiglia.

Dei nonni non parlo nemmeno, un fucile risolverebbe il problema alla radice.

Il Disney Store dovrebbe essere un luogo magico, un posto nel quale perdersi nei ricordi in fantili ed in un’atmosfera fatata. Al contrario, si entra in un girone dantesco che comincia con la ricerca ossessiva, facendo slalom tra stand e passeggini, dell’oggetto desiderato, e finisce con una coda chilometrica alle casse, che ha come momento apice del fastidio, l’insistenza da parte dei cassieri nel cercare di venderti una serie di sacchetti, borraccine, teli mare, bracciali e via dicendo, con il solo, poco magico scopo, di farti spendere una valanga di soldi in più di quelli che hai appena speso.

Nonostante ciò, stamattina appena sveglia mi sono agghindata con la corona di Elsa (Frozen) comprata per mia nipote, mi sono avvolta una coperta intorno alla spalle a mo’ di mantella reale ed ho percorso il tratto camera/sala salutando regalmente ipotetici sudditi accorsi per ammirarmi…..

ah…. la magia delle fiabe……

Poschina The Queen Bee

Storia di noi due…

Ok, ormai lo sapete tutti.
Faccio il lavoro più vecchio del mondo.
La Segretaria.

Segretaria è un termine che evoca immagini in bianco e nero, film anni cinquanta con ragazze vestite di tutto punto, serie, che lavorano in uffici spogli e squallidi, sempre impegnate a dattilografare qualcosa.
Segretaria è un termine che evoca immagini erotiche; ragazze fighissime perennemente in autoreggenti e tacco 25 chinate a 90 sulla scrivania mentre il capo le possiede con una certa insistenza.

La realtà?
Estremamente più complessa.
Oggi analizziamo quelli che sono i meccanismi di tortura psicologica che un capo mette in atto per soggiogare completamente la volontà della sua segretaria. Ok, oggi si usa Personal Assistant per dare l’idea (assolutamente falsa) che la tizia in questione abbia un ruolo utile per l’economia aziendale.

Prima di cominciare dovete sapere che io non sono una brava segretaria. Mi vesto come se stessi per andare alla fiera della porchetta, non indosso mai i tacchi alti, non lecco culi.
Però mi trucco bene. Perchè io NON esco MAI struccata. Solo una volta sono comparsa completamente priva di trucco in San Babila, a mia giustificazione si era allagato l’ufficio ed avevo dovuto correre a salvare il mondo dopo una telefonata di allarme alle 6 del mattino. Non preoccupatevi, prima dell’arrivo dei pompieri mi ero sistemata. Cmq. erano uno più cesso dell’altro… ma lasciamo stare i ricordi tristi…

trabocchetto-su-oroLa domanda trabocchetto

Alcuni boss ne fanno il loro marchio di fabbrica. Il mio è uno di quelli. All’inizio della relazione capo/segretaria, il boss ha gioco facile. Non vi conoscete ancora bene e dovete studiarvi, con la sottile differenza che Lui vi studia dall’alto e Lui può fare tutto quello che vuole, mentre voi, dal basso, dovete intuire la sua personalità dal grado di bastardaggine dei trabocchetti che inventa.

La domanda trabocchetto preferita è quella in riferimento al pranzo. Trilla il telefono, tu vedi il numero del boss quindi rispondi sorridendo (se non stai sorridendo lui lo capisce e sei fottuta), e …. “Devo andare a pranzo con Tizio, che ristorante mi consiglia?”.

Siccome il tuo stipendio lo ha deciso Lui, sa perfettamente che Tu non puoi permetterti di mangiare in nessun ristorante della zona. Quindi è chiaramente una domanda trabocchetto. Però devi rispondere. Tranquilla zia, qualunque risposta sarà quella sbagliata.
Il primo ristorante che indichi non lo sceglierà mai, se non altro per non fare la figura di quello che fa la prima cosa che gli dici. Sul secondo avrà qualcosa da obiettare, di solito l’argomentazione è futile tipo “le sedie non si abbinano all’arredamento del bagno”. Il terzo lo prende in considerazione facendoti però notare che in zona c’è di meglio. Alla fine terrà una lezione sui ristoranti milanesi, decidendo all’ultimo momento di andare a mangiare in un Posticino dove è già stato e del quale ha un ottimo ricordo. Ovviamente è passata mezz’ora, sono ormai le 12.55 e lui vuole un tavolo per le 13, tavolo che, strano a dirsi, non c’è. Si ricomincia da capo con l’elenco, pro e contro dei vari locali e alla fine, quando ormai stai letteralmente per dare di matto, sceglie il primo posto che avevi indicato, sbatte giù la cornetta ed esce insoddisfatto dall’ufficio.

Tornerà disgustato dal pranzo, facendoti notare quanto tu sia inetta nel campo della ristorazione, e sottolineando che La Segretaria di Tizio trova Sempre un tavolo nel Posticino che a Lui piace tanto, perchè Lei sì che è efficiente….

doveDove sei?

Il boss è in trasferta. Sono le 12.55 e tu pensi che sia ora di fare pipì. Non la fai dalla mattina presto quindi ci sta che ti scappi. Ti alzi, entri in bagno, tiri giù quello che c’è da tirare giù e lo senti. Lo squillo del telefono. Il tuo telefono. Lo sai in quanto ha la suoneria differenziata rispetto alle altre, questo perchè i colleghi normali possono ignorare una chiamata, tu no. Se sei dalla parte opposta dell’ufficio, riconoscendo il trillo del Tuo telefono, puoi rispondere da un’altra postazione, così non rischi di perdere telefonate importanti.

Ti accorgi che è il capo a cercarti perchè invece di rinunciare dopo 3/4 squilli come fanno le persone normali, Lui insiste. Insiste. Insiste.
Lo richiami e la prima domanda che ti rivolge è: “Dov’era?” – Al cesso cazzo !!  Al cesso !!!!! –

La stessa scenetta si ripete ogni volta che non ti trova al posto. Sottolineo che anche se non ha bisogno di te, Tu ci devi essere. Seduta alla scrivania. Sempre. Come se fosse il tuo unico desiderio. Come se dallo stare seduti alla scrivania, dipendesse la tua stessa vita. Quando il mio capo comincia una frase con “L’ho cercata ma non sono riuscito a trovarla….” so già che la punizione si abbatterà su di me come una piaga d’Egitto, il problema è che non so quando nè come.

parliamoneCon me può sentirsi libera di parlare

Ah, quante illusioni ha generato questa frase quando ancora ero una segretaria in erba.
Che poi è vero.
Il mio capo realmente mi lascia entrare nel Sacro Ufficio per esporre i miei problemi, le perplessità, le recriminazioni. A guardarlo superficialmente, sembra anche che capisca il mio punto di vista. Giuro.
Ma.
Ad un osservatore esperto (io lo sono diventata) non sfuggirà lo sfavillare dell’iride. E’ lo sfavillìo di chi sa che non farà nulla in merito ai tuoi problemi. Ti ascolta perchè è magnanimo e fondamentalmente perchè teme davvero che tu te ne vada costringendolo a cercare un’altra SUB da addestrare, annuisce per darti l’idea di voler davvero risolvere la situazione che ti sta facendo sbroccare, sorride/diventa serio quando necessario e poi dice le tre parole che pongono fine alle tue speranze.

“Io La Capisco.”
Tenta di rabbonirti. La frase è immediatamente seguita dalle locuzioni:
– Si deve rendere conto
– Si metta nei miei panni
– Se ci riflette non è così grave come Le sembra adesso
– Penserò a come affrontare il problema
Poi sposta l’attenzione, con una naturalezza inarrivabile a qualsiasi sottoposto, su un Suo problema che solo tu puoi risolvere. Tu, perchè sei in gamba. Lo sa lui, lo sanno i colleghi, lo sa anche Tizio.

Fottuta.
Sei fottuta.
Uscirai dall’ufficio senza aver risolto un cazzo e con la consapevolezza di esserti quasi commossa per i suoi velatissimi finti complimenti.

non piangere

Su…su… Non piangere

Hai avuto una giornata allucinante, non solo hai salvato il mondo mandando raccomandate, smistando posta e registrando fatture, ma hai anche dovuto occuparti delle fisime dei capi delle altre segretarie, che hanno deciso, così a random, di romperti il cazzo tutto il giorno. Finalmente sembra che le cose si stiano calmando un po’.

Scordatelo.
Lui ha appena finito la riunione fiume che ti ha costretta a fare caffè, preparare vassoi con panini, portare litri e litri di acqua, sorridere come un’idiota a tutti gli ospiti e pentirti di essere nata. Apre la porta del tuo ufficio e ti guarda.
Ti guarda come un neonato guarda la mamma.
Una parte di te è estremamente divertita. Hai avuto una giornata di merda, ma lui è messo peggio. Sarà la mancanza di fondotinta?
Ti stai godendo il momento di gloria ma “Quando ha finito, venga nel mio ufficio.”
Traduco: “Muovi quelle chiappe flaccide e vieni immediatamente nel mio ufficio, tanto lo so che stai cazzeggiando!” il che, tra parentesi, è vero per entrambe le dichiarazioni.

Appena entri nel Sacro Ufficio ti accorgi della dura realtà. E’ in uno dei suoi momenti lacrimevoli. E ti ha scambiato per sua mamma. Papponi interminabili, voli pindarici, digressioni infinite. Perchè ha bisogno di sfogarsi e tu sei lì, a portata di mano. Tu sei lì, con aria di comprensione estrema, ascolti, annuisci, ti guardi bene dal commentare, sorridi, gli fai pat-pat sulla spalla e dopo circa 40/45 minuti lui ha riacquistato il savoir faire del boss navigato e tu sei completamente prosciugata, pronta per recarti a casa, spogliarti, e crollare addormentata sul divano entro le 21.10.

dimmi_cosa_posso_fare_per_te_0Cosa possiamo fare…..

Ok, questo devo ammetterlo il mio capo non lo fa quasi mai….
Ma capita di frequente in altri uffici.

Lui entra, ti guarda e dice “Secondo lei, cosa possiamo fare per questo bottone?”
E il motivo per cui il mio capo non lo fa mai, è che per risolvere l’annoso problema io gli procuro ago e filo e poi me ne sbatto. Ok, sono una pessima SUB. Ma un pessimo SUB ha un pessimo Master, quindi la colpa non è solo mia.
Ci sono al contrario ottime SUB che immediatamente cuciono il bottone.
Non si fa.
Dal bottone a “tutto il resto” il passo è breve.

“Cosa possiamo fare per queste stringhe?”
“Cosa possiamo fare per le gomme della macchina del fidanzato di mia figlia?”
“Cosa possiamo fare per la bicicletta del figlio della mia colf?”

Certo, il mio Boss non risparmia altre atrocità.

“Cosa possiamo fare per la stampante?” [manca banalmente la carta]
“Cosa possiamo fare per il condizionatore?” [basta impostare il termostato]

Tutte quelle cose, in pratica, che mi rendono letteralmente indispensabile oltre che estremamente soddisfatta del mio contributo all’azienda.

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Capirsi al volo

Fondamentale per la buona riuscita del rapporto malato tra Boss e Segretaria è il capirsi al volo. Cosa che un po’ spaventa, un po’ fa sorridere e sinceramente, è preoccupante.

Capita sovente che non ci sia più l’esigenza di parlarsi.
Lui entra in office, alza un sopracciglio ed io rispondo con una scrollata di spalle.
Ci siamo capiti. Non vuole vedere Tizio lunedì ma preferisce pranzare insieme mercoledì.
Oppure mi chiama e dice “Allora?” ed io “No, non è fattibile”. Riassumendo in due secondi una possibile dissertazione di ore su quale hotel sarebbe il caso di prenotare se partisse il nove invece che il dieci, passando per Mineo invece che andare a Licodia e che forse…. bla…bla…bla…

Se da una parte è comodo, risulta imbarazzante quando ci sono spettatori.
Perchè non è normale. E’ che so…. creepy.
Sono quelle dinamiche da coppia. Dinamiche che sono molto pucci con il tuo boy e sconcertanti con il boss. Tipo:

Entra il direttore amministrativo, nel contempo il boss si appropinqua nel mio office perchè deve uscire. Mi guarda, lo guardo, sorridiamo… poi io esclamo “Ok, non vedo l’ora”.
Sembra una roba da piccioncini. E infatti il direttore amministrativo ci guarda male, anzi MI guarda male. Malissimo. Perchè tu, inutile sottoposta, non devi MAI mostrarti in un qualche oscuro modo allo stesso livello del capo.
Ma noi stavamo parlando della lettera che devo preparare per il comune, e che avevate capito? Porci !!!
Oppure basta guardarsi per ridere. Come due adolescenti del cazzo.
E sì, in quel caso ricordiamo uno degli sporadici momenti di cameratismo nei quali sfottiamo amabilmente qualcuno a caso, di solito me medesima.
Gli altri però non lo sanno e sospettano…
Il che, in un modo alquanto perverso, è piuttosto divertente.

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Grazie Padrone

Quando mi hanno downgradeato ed ho osato esporre il mio umile parere vagamente in disaccordo con la dirigenza, mi è stato chiaramente detto che avrei dovuto ringraziare perchè non ero stata “sbattuta fuori a calci” ma mi avevano tenuta.

Che poi dico… manco fossi un’opera di carità… io il mio lavoro lo so fare !! E che cazzo !!!

Cmq.
In quel preciso momento ho cominciato a riflettere su quanto sia labile il confine tra segretaria e SUB. Cioè . . .scendo di livello, responsabilità, mansioni, è ovvio che mi incazzo. No, avrei dovuto dire “Grazie Padrone” ed aspettare che so? che mi facessero anche pulire i cessi? Evidentemente sì.
Che poi basta saperlo… io mi adatto.
Sono anni che cercano di plasmarmi per diventare una SUB-segretaria perfetta ed io, ad onor del vero, un po’ sono migliorata.

So tacere, sorridere con convinzione, per certi versi godo nell’essere “maltrattata” perchè mi permette di lamentarmi copiosamente (dopo ed in privato), prevedo ormai con una precisione dell’80% cosa aspettarmi dal capo nella giornata solo osservando la porta del suo ufficio (aperta, socchiusa, chiusa, a metà), ho imparato a non chiedere nemmeno per sbaglio di fare le ferie in un periodo diverso da Agosto (quest’anno ho raggiunto l’apice chiedendo a lui quando preferiva che le facessi; succube fino in fondo), sono felice quando viene apprezzata la mia straordinaria capacità di impostare una lettera, faccio le fusa come una gatta in calore le due volte l’anno in cui i miei meriti vengono riconosciuti in pubblico, ricordo a memoria i nomi dei consiglieri, dei consulenti legali e dei loro parenti fino alla settima generazione.

Certo, devo ancora lavorare su tantissime cose.
Abbigliamento, sarcasmo, motivazioni, biglietti da visita (il mio boss ha una certa fissazione per i biglietti da visita – Grazie Padrone – Inserire i suoi biglietti da visita nella rubrica Outlook è un onore per me), atteggiamento generale, resistenza alla frustrazione….
Beh, insomma c’è ancora molto da fare, ma bisogna essere ottimisti. Io intanto, per portarmi avanti, il set bondage l’ho ordinato…..

Poschina

P.S. Voi non lo sapete ma il boss ogni tanto mi legge. Nel caso: “Ciao Boss… non facciamone una questione personale. Qui si scrive per ridere !!”

Neuroni sparsi: questioni di vitale importanza

Oggi parliamo a cazzo di diverse argomenti che circolano nel mio cervello privi di un qualsivoglia controllo…
Per esempio:

Capiamoci; Io Ho Fretta !!!!!!

Tra le millemila situazioni che mi rendono inevitabilmente isterica (più isterica) ce n’è una che mi getta nello sconforto psichico, ossia la lentezza. Quella altrui ovviamente.

fretta

Sarà un problema tipico di chi è milanese di nascita, lavoratore in centro città, cresciuto a latte e insofferenza, come mi hanno accusato un paio di romani nullafacenti cazzeggiatori qualche anno fa, i quali sostenevano fosse assurda (per esempio) la pretesa del milanese medio di mantenere la destra sulle scale mobili della metropolitana. Gente strana i romani…..

smartphone

Gli smanettatori accaniti di Smartphone

Sei in metropolitana, M1 per l’esattezza, scendi dal vagone alla fermata giusta e nei tempi giusti come ogni frequentatore abituale di mezzi pubblici sa fare, e cominci a scalpitare per uscire dal tunnel. Invariabilmente, a qualsiasi ora e in qualsiasi giorno della settimana, ti trovi davanti un rincoglionito che sta smanettando con lo smartphone.

Ora, nessuno dice che sia facile camminare e smanettare contemporaneamente, ma è altrettanto vero che non te l’ha mica detto il medico di smanettare camminando. Se non sei capace non lo fai.
Che poi mi sembra un principio abbastanza semplice. Non è che io mi metto a tagliare i capelli ai colleghi solo perchè ho le forbici sulla scrivania. Lo stesso vael per te. Sei incapace di fare due cose contemporaneamente, NON farle.
Non ha alcun senso che per colpa tua, che sei chiaramente un inetto/inetta, io debba rallentare la mia corsa frenetica verso il luogo in cui devo recarmi.
Poco importa se sto andando al lavoro e piuttosto che entrare mi farei tagliare la mano destra, io ci devo arrivare senza intoppi, senza essere costretta a cambiare passo perchè tu devi whatsappare alla tua amichetta qualche insulsa cazzata mattutina. Che poi che cazzo avrete da scrivervi? Da dove viene tutta questa voglia di comunicare alle 8 del mattino? Perchè?

Cose che non capitano MAI !!!!

Ebbene sì.
Facciamo Comin’ Out e parliamo di un problema molto serio: quelle cose tipiche di film, telefilm e libri che nella vita reale NON CAPITANO MAI.
E lo faremo in ordine di importanza.

n. 1 – Incontri bollenti con sconosciuti i luoghi insoliti

sex

Situazione tipo:  siete ad una festa pallosissima con il vostro partner (essere già impegnati non è fondamentale ma rende meglio l’idea), facciamo pure che è una di quelle occasioni tipo “presentazione della nuova dirigenza aziendale” e quindi siete tutti infighettati a leccare culi. Il vostro partner è già al quarto/quinto prosecco a stomaco vuoto e voi vi state giusto domandando perchè non lo avete fanculizzato quando ne avete avuto l’occasione. Siete stanche, frustrate, sull’orlo delle lacrime tardoadolescenziali e state sinceramente pensando di svignarvela, tanto non se ne accorge nessuno. Improvvisamente si avvicina una specie di Uomo Harmony. Chiaramente pieno di soldi. Chiaramente virile fino al midollo. E, altrettanto chiaramente, con il cazzo grosso. Questo voi ancora non lo sapete ma non vi preoccupate che a breve potrete saggiarne le dimensioni. Solitamente è moro con gli occhi chiari, meglio se verdi, con un fisico asciutto e scolpito, parla con una voce che vi provoca un orgasmo istantaneo e vuole voi. Non è ancora chiaro il perchè, ma vi vuole dal primo momento in cui vi ha viste. Vi vuole al punto che vi trascina in un posto appartato (e qui potete inserire la vostra fantasia: ascensore, cantina dei vini, dietro le camelie sul terrazzo, in bagno, nella sua Bugatti Veyron …..) e vi scopa come nessuno ha mai osato prima. E’ dolce, deciso, delicato, brutale, forte, resistente che manco una pila Duracell, bravo con le mani, la bocca, la lingua, i denti, l’uccello. Inutile dirvi che vuoi avete una serie di orgasmi indimenticabili in quest’ordine:

– la prima volta che vi tocca e vi parla
– mentre vi bacia e vi tocca lo scrigno segreto
– mentre vi pratica The Best Cunnilingus Ever
– mentre vi trivella
– mentre viene

Soddisfatte.
Eh, sì cazzo !!!!
Peccato che certe cose non capitino mai. Quantomeno non a me. Ma a voi?
E non dico quello che vi ruba una slinguatina frettolosa mentre siete mezze ubriache la notte dell’ultimo dell’anno….
Parlo proprio di tutto quanto detto sopra, più altra roba che sicuramente ora mi sono dimenticata.
Che poi parliamone seriamente.
Tipo oggi: mutanda viola con disegnino buffo + reggiseno nero. Non certo il miglior afrodisiaco del mondo. Sono l’unica che gira con mutanda e reggiseno spaiati? E poi tutte queste donne perennemente fresche di ceretta? Mai una con la ricrescita di non dico 5 ma 2 gg? E questi uomini così meraviglioserrimi, dove sono? Perchè io sopporto da anni CdA con gente altolocata e il meglio che ho visto è un unltrasettantenne che mi ha guardato lascivamente il tattoo? Perchè? Perchè??????????????

n. 2 – Coprirsi pudicamente le tette dopo aver fatto sesso

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Questo  il classicone dei classiconi che mi fa imbestialire….
Film – coppia strafiga che fa sesso, ma non solo. Dirty Sex. Scopazzano come facoceri tutta la notte in tutte le posizioni e facendo tutte quelle cose che ancora oggi, nel 2014, in alcuni Stati USA sono illegali.
E lei non è inibita, anzi. Lo vedi che a lei piace. Lo vedi e lo senti visto che i film sono provvisti di audio. Magari la senti dire anche qualche zozzeria.
Poi, improvvisamente, finito il sesso, lei si trasforma in Santa Maria Goretti e si copre le tette.
Perchè?
Cioè.
Mi fai vedere tutta la scena di sesso, tettazze comprese, e poi improvvisamente lei sta lì ferma a coprirsi insistentemente con il lenzuolo.
Ma quando mai?
Ok, io sono un caso a parte perchè in casa mia mi aggiro in qualsiasi condizione, magari le altre donne no.
Ma dopo il sesso, ha senso coprirsi le tette? No.
NO che non ha affatto senso ed è pure terribilmente irrealistico.
Sentiamo…. quante di voi si coprono pudicamente le tette dopo che hanno selvaggiamente copulato?
Onestamente; è una cazzata.
E’ l’Epic Fail della cinematografia.
E soprattutto, è intollerabile. SUORA !!!!!!!

n.3 – Mi infilo il jeans senza mutande

Situazione generalmente riferita all’essere sessuale maschile, tipica dei film e che sospetto sia atta a mostrarci quante ore il tizio in questione ha passato in palestra per riuscire ad avere una scanalatura pelvica decente.

E solo a scrivere scanalatura pelvica mi eccito.

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Consiglio: non cercate “jeans uomini nudi” su google perchè 9 foto su dieci sono di uomini/modellazzi con il jeans aperto e il cazzo di fuori. Anzi, cercatelo ma a casa e non al lavoro…. a meno che il vostro capo non sia particolarmente aperto di mentalità.

Cazzi giganti a parte…

La scena solitamente prevede il post coito. Anche in questo caso un coito da manuale con multiorgasmo. Poi mentre lei si copre pudicamente le tette, lui si alza per un motivo qualsiasi (telefono che squilla, citofono, fame…) e si infila la prima cosa che trova. Uno potrebbe pensare siano le mutande e invece no. Sono i Jeans. Cioè il un paio di pantaloni in tessuto denim.
Lui li infila e sono sempre, costantemente jeans a vita bassa, che lasciano in bella vista la scanalatura pelvica (vampata) e la strisciolina di pelo che indica il premio finale (vampata).

Ma la mia domanda è questa: non danno fastidio?
Seconda questione: sarà per questo motivo che gli uomini si grattano spasmodicamente i testicoli? Colpa dello strusciamento post coitale del denim?
E’ una pratica erotica?
Ma poi, prima di uscire, te le metti le mutande?

Tutte domande di vitale importanza che rimarranno senza risposta.

n.4 – Mi sveglio con trucco e parrucco perfetti

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Quando il risveglio in questione è post-coitale, abbiamo due alternative.

– i due sono avvinghiati nel più romantico degli abbracci (e questo è il fake dei fake. Non è per niente comodo dormire abbracciati, al massimo a cucchiaio ma anche lì, sfido chiunque non sia cadavere a resistere nella stessa posizione tutta notte, magari ad agosto senz’aria condizionata. E poi basta con questa storia. Dopo dieci minuti hai almeno una parte del corpo addormentata e formicolante e un principio di attacco di cervicale. Dieci coppie su dieci dormono ciascuna nella sua parte di letto e sviluppano tattiche militari per evitare che il partner sconfini)

– Lei si sveglia come la foto sopra. Truccatissima, con la piega appena fatta, l’alito che sa di mentina, vogliosa di prenderlo il prima possibile, impeccabilmente pronta – se necessario – per presentarsi in tribunale a discutere la causa più importante della sua vita.

Mai una che si svegli con le borse sotto gli occhi, il trucco della sera prima leggermente sbavato, i capelli stile nido d’aquila e la faccia da cazzo che hanno tutte le donne quando alle 6 la sveglia le tira giù dal letto.

Faccio notare che invece l’uomo si sveglia scarmigliato; per ragioni che non ho voglia di indagare l’uomo scarmigliato fa sesso, la donna no.

Beh, che dire?
Per oggi ho finito di lamentarmi e recriminare…. quantomeno in questa sede 🙂

Poschina

Oggi parliamo male, malissimo, di TWD

Ebbene sì.
Sto, come si dice dalle mie parti, DEMMERDA.
E questa volta ho deciso di crogiolarmi in questa sensazione particolarissima. Molti di voi, privilegiati che non siete altro, non ha la minima idea di cosa stia parlando e, beh, beati voi.
Parlo di quell’orribile sensazione di galleggiare in un liquido oleoso e vischioso che, nonostante voi stiate fermi fingendovi morti, cerca di trascinarvi sotto e nove volte su dieci ci riesce, dandovi la fastidiosa ed insostenibile sensazione di non riuscire a respirare. Che poi una parte del vostro essere aneli l’oblio è un’altra storia.
Vi basti sapere che è con questo mood che mi sono approcciata a TWD stagione quattro puntate beh… le ultime trasmesse da Sky. Quindi volevo solo due cose: morte e sofferenza.
Invece al solito mi sono dovuta accontentare delle pallosissime disquisizioni filosofiche sul presunto significato della vita durante un’apocalisse zombie.

Let’s start the show

daryl

Daryl Dixon è quello che si dice un cazzoduro. Lui non è smieloso. Lui non si perde in inutili filosofeggiamenti morali. Lui ha una specie di storia malata con Carol. Lui  ha un passato da Badass che ha convertito in “difesa dei deboli”. Insomma è l’uomo che vorrei avere vicino in caso di apocalisse zombie, sì. Proprio lui. Non “Guardate come sono moralista Rick” o “Mio dio che palle di uomo Glenn”. No. Io vorrei Daryl perchè lui ha la balestra e un suo codice d’onore chiaro e ben definito. Ed ha la tipica sensibilità distorta del cazzoduro convertito.
O meglio, era tutto questo prima che il Governor distruggesse la prigione e lui si trovasse a girovagare per i boschi con “Sono inutile perchè non scopo nemmeno” Beth, sorella dell’ormai odiosa ed insostenibile “Non faccio una cosa sensata” Meggie e figlia di quel grand’uomo “Sono uguale al nonno di Heidi” Hershel, che ci ricordiamo tutti per la meravigliosa scena della decapitazione.
Ma ecco un’istantanea della biondina insopportabile.

BethGreene_

Allora, lei è una sorta di figlia di Gesù o roba del genere, infatti è cresciuta in una specie di fattoria cattoconservatrice con il papi e la famiglia.  Il punto è che ad un certo punto le viene la meravigliosa idea di provare l’ebbrezza dell’alcol. E rompe il cazzo a  Daryl perchè la faccia ubriacare. Lui resiste per un po’, poi, quando dentro di sé comincia a riprovare la gioia nell’idea di ferire qualcuno ancora in vita, la porta in una distilleria clandestina e la fa ubriacare.
Parliamone.
Lei non ha mai bevuto nemmeno un Bacardi Breezer e nonostante tracanni per un’intera giornata alcol denaturato al 95% non va in hangover, non sviene, non vomita, non ride, non fa niente che la possa far sembrare anche solo lontanamente ubriaca. Nemmeno si struscia contro i 90 kg di maschio che ha di fianco. Anzi, lo insulta, lo provoca, lo fa imbestialire e cosa ottiene? Non che lui la prende, la mette a 90 e se la sbatte per tipo due giorni giusto per farle capire chi comanda, no. Lui piange perchè si ritiene responsabile della decapitazione del nonno di Heidi. E lei lo abbraccia da dietro perchè in fondo, nonostante i 200 litri di alcool è profondamente puritana e sia mai che abbracciandosi come persone normali, parti del corpo immonde possano venire in contatto. Beth, io ti odio.

Purtroppo sono finiti i tempi in cui “Sono perennemente arrapata” Andrea molestava “Sono un insano di mente” Shane in macchina, stritolandogli il pisello.

Ma passiamo alla coppia dell’anno “Spero che moriate tra atroci dolori” Glenn e Meggie che io preferisco ricordare così: quando c’era ancora qualche speranza che almeno uno dei due non ce la facesse.

TWD Maggie and Glenn

All’inizio Glenn era uno dei miei personaggi preferiti. Giovane, sveglio, temerario, un po’ incosciente e simpatico. Tutto questo fino a che non incontra Lei, la figlia del nonno di Heidi e precipita nel servilismo della Gleba di Eliana memoria. Diventa una specie di “Vorrei ma non posso essere il tuo cavaliere dall’armatura scintillante” e noi gente sveglia capiamo che il fondo è stato toccato quando a lei ritardano di due gg. ed entrambi invece di pensare ad un’amenorrea dovuta alle pessime condizioni in cui vivono, per non parlare dello stress, sperano che sia il segno divino dell’arrivo di un figlio.
Spoiler: Non arriva.
Io sono disposta a tutto, o quasi, in nome dell’intrattenimento. Ma nessuna mente pensante vorrebbe rimanere incinta durante un’apocalisse zombie. NESSUNO. Invece loro sono lì’ a guardarsi come due facoceri in amore, ma per DIO!!!
Fatto sta che quando il Governor distrugge la prigione la coppia si divide. Nonostante tutto entrambi non cedono all’idea di poter avere perso l’altro e costringono i rispettivi compagni di viaggio a rischiare la pellaccia per ritrovarsi e coronare il loro sogno d’amore. No Way !!!!

Io comincio seriamente a pensare che dietro a TWD ci sia un intento misogino.
Da Lory ad Andrea, passando dalle sorelle bigotte, fino alla famiglia di imbecilli tutta al femminile raccattata dal Governor, le figure femminili di questo serial si caratterizzano per essere un compendio di insostenibile fastidiosità. Stupide, lagnose, mezze zoccole o completamente suore, irragionevoli e moderatamente antipatiche.
Per quanto mi riguarda salvo al momento Michonne e Carol. La prima non c’è bisogno di spiegare perchè, la seconda perchè da piagnina inutile è forse l’unica in quella gabbia di menti malate ad avere ben chiara la situazione in cui sono costretti a vivere ed agisce di conseguenza. Per ora.
Faccio notare che dei bambini ospitati nella prigione, la pazza con tendenze sadiche è femmina.

Ma passiamo alla perla. Colui che io ho sperato di veder morire più e più volte inutilmente: Carl.

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Ah, Carl, Carl….quante soddisfazioni.
Era un bambinetto piuttosto simpatico.
Convinto che il papi fosse schiattato prima dell’apocalisse, viaggiava con “Mamma zoccola” Lory e “Papà putativo” Shane che scopavano allegramente nei boschi senza nemmeno preoccuparsi di applicare la legge del  – salto della quaglia – . No, loro si accoppiavano come animali felici convinti che tanto cosa può succedere?
Poi il papi torna e tutto comincia a farsi strano.
La mamma è incinta e decide di tenere il bambino perchè in fondo che problema ci crea una gravidanza? Mica siamo nel bel mezzo di un’apocalisse zombie !!! Poi il papà e Shane cominciano a litigare perchè entrambi rivendicano il possesso di zoccolone + ripieno. E via così, fino a che il papi non abbatte l’ex amicissimo Shane dimenticandosi che risorgerà a breve e a Carl tocca fare il lavoro sporco.
Da lì in poi le cose precipitano.
E’ arrivato il momento tanto atteso e mentre tutti sono impegnati a mettersi in salvo da un’invasione di zombie, Lory ha le doglie, ma essendo anoressica ed avendo il bacino come quello di una bambina di 5 anni, il frutto del peccato che preme per uscire ha qualche problema così, complice Meggie (almeno credo è passato un po’ di tempo), la squarciano tutta per far uscire una incomprensibilmente sanissima bambina, che non si sa bene come verrà nutrita, ma pazienza. Indovinate chi sarà costretto ad abbattere la madre con un colpo in testa per evitare che si tramuti in zombie?
Sì, il piccolo Carl con il suo odiosissimo cappello.
Ovviamente queste situazioni al limite del tollerabile hanno trasformato il piccolo lentigginoso Carl in una macchina da guerra antipatica, fredda e, dulcis in fundo, che parla come un libro di citazioni filosofiche.
INSOPPORTABILE.

Dal canto suo “Sono e resterò un moralista” Rick le prende praticamente da chiunque.

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Non c’è puntata in cui non sia completamente o parzialmente ricoperto di sangue. Ha la mania del controllo, ha avuto diversi “periodi” caratterizzati da comportamenti ai limiti dell’accettabile, pensavo di mettere in commercio alcune bamboline…. esattamente come con Berlusconi (ricordate Berlusca operaio? commesso e via dicendo?).
– Rick pazzo scatenato
– Rick salvatore della patria
– Rick coltivatore diretto
– Rick ammutinato
Insomma, le ha passate tutte, ma proprio tutte.
Ora per esempio girovaga con Carl e Michonne nella speranza di ritrovare la figlioletta che sembra essere morta durante l’attacco del Governor alla prigione.
Spoiler: la figlia del peccato è un highlander quindi viva e vegeta. Io ho sperato fino all’ultimo che fosse morta e invece…. mai una volta che venga accontentata 😦

Non so dove vorranno andare a parare, so solo che nonostante la trovi una delle serie più altalenanti della storia della TV, passiamo da episodi epici alla noia mortale con una facilità imbarazzante, non riesco a smettere di guardarlo. Sarà il mio innato masochismo? La mia predisposizione naturale alla sofferenza?

Ai posteri l’ardua sentenza.

Poschina – più Dead che Walking

Andiamo a Random

Ok, oggi salteremo senza alcuna logica da un argomento all’altro, così come mi vengono in mente… 

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I bambini vomitano

I loro genitori vi diranno che non è vero, che capita raramente e altre falsità per proteggere un segreto custodito nelle case di milioni di persone. I bambini vomitano. Ammettiamolo. Diciamolo. Facciamo Coming Out. E parlo di vomito, non di rigurgito, che fa schifo ma almeno non rivolta lo stomaco in modo ingestibile.
Forte di questa consapevolezza, se in treno/metropolitana vedo dei bambini in età post rigurgito, solitamente mi allontano il più possibile. L’altra sera entro nel vagone della metro rossa, vedo che c’è una bambina seduta e già mi stavo allontanando, poi mi sono detta “dai cazzo! non fare la solita stronza che si allontana schifata dai bambini… già hai una pessima reputazione…”. Quindi rimango. 3 minuti dopo la tranquilla bambina si trasforma nella “figlia dell’esorcista” e comincia a produrre quantità industriali di vomito che cerca di spargere il più possibile. Grazie alla mia insospettabile reattività, ho fatto uno zompo indietro e una shiftata laterale che mi hanno permesso di NON essere investita dalla massa disgustosa. Altri 2 secondi ed ero dalla parte opposta del vagone cercando di eliminare dalla mia memoria quello che avevo appena visto. Spoiler: ho ancora gli incubi. Una parte di me provava una certa pena per la povera madre che era in panico nel vano tentativo di arginare i danni generati dal mostro, ma l’altra parte, quella razionale, mi ha impedito anche solo di pensare di aiutarla. Per completezza di informazione aggiungo che non sono stata l’unica a fuggire a gambe levate, insieme a me donne e uomini di qualsiasi età ed estrazione sociale si sono stretti in un abbraccio per superare il trauma.
Giovedì mattina, tanti bei bambini vestiti per carnevale…. non vi dico la fatica per trovare un vagone che ne fosse sprovvisto.

piz buinIl conforto che solo Piz Buin numero 4 può dare

Per anni mi sono chiesta cosa stavo cercando, perchè mi sentissi sempre, costantemente, insoddisfatta. Poi l’ho capito. Improvvisamente.
Cercavo quella sensazione di protezione e di tranquillità che mi infondeva il contatto con alcuni “uomini della mia vita” nei primi anni novanta. Con uomini della mia vita intendo figure maschili che ho avuto l’occasione di frequentare. Ora immaginatemi. Una piccola, inconsapevole Lolita che si aggirava senza alcuna restrizione per una quieta cittadina marittima. Ho tredici anni e qualche mese, sono un misto di innocenza e tette grosse che scatena nei ragazzi grandi quel misto di barzottismo sfrenato e senso di protezione che mi permette di diventare nel giro di una manciata di minuti “la mascotte” da coccolare per eccellenza. La consapevolezza che forse qualcuno di loro aveva anche avuto pensieri impuri mentre mi accoccolavo e mi facevo consolare dalle mie cocenti delusioni amorose, l’ho capito solo più avanti, all’epoca quello che sentivo era di essere protetta. Quel misto di salsedine, piz buin e, come si leggerebbe in un romance d’altri tempi, essenza maschile, mi faceva sentire protetta dal mondo, amata, come se nulla potesse veramente ferirmi. Solo l’anno seguente avrei assaporato il lato eccitante del trovarsi tra le braccia calde e forti di “uomini che sapevano cosa si deve fare con una donna”, ma nel 1993 ero  assetata di quel senso di pace che il misto uomo/piz buin sapeva darmi. No, non ho più provato quella sensazione. Sì, l’ho cercata in modo maniacale senza alcun successo.
E’ per questo motivo che giro costantemente con un barattolo di Piz Buin n. 4 in borsa, per consolarmi nei momenti di disperazione.
Qualche anno fa la Piz Buin ha leggermente modificato la fragranza delle creme solari. NON DOVEVATE FARMI QUESTO !!!!

project-runway

Project Runway Italia tende all’imbarazzante

Sono una di quelle persone che guardano America’s Nex Top Model e Project Runway USA. Mi piace Heidi Klum, trovo delizioso il modo in cui Nina Garcia stronca gli Outfit peggiori, amo Michael Kors e di solito mi affeziono nel giro di 2 minuti ad uno dei concorrenti e lo difendo anche quando crea lammerda.
Ero curiosa e piena di aspettative nei confronti di PR Italia, salvo poi guardare la prima puntata e bestemmiare per tutto il tempo.
A differenza di Heidi, Eva Herzigova è impalata e impacciata. Sembra che stia costantemente leggendo un testo scritto. Cazzo, hai fatto l’indossatrice e la modella…. è pane per i tuoi denti. Non capisco proprio come sia possibile che sembri ancora alla prima esperienza davanti ad una telecamera.
Ho definito i concorrenti ” per metà moderatamente antipatici e per metà completamente insopportabili” e dopo aver visto il secondo episodio confermo in pieno.
Infantili o antipatici per la maggioranza, gli altri sembrano dei sociopatici. Uno di loro sembrava indossasse un pigiama di pessima fattura. E questo potrebbe essere uno dei giganti della moda del futuro. Per dio no!!!
Ok, io sono un cesso e di moda non capisco una sega, per me moda significa Jeans e T-shirt, ma il piagiamone azzurrino caro il mio ambizioso stilista te lo metti tu.
Oltre a Eva abbiamo anche Alberta Ferretti, che ogni tanto dice cose intelligenti e Tomaso Trussardi, che ancora non ho capito se è quello che ha ingravidato la Hunziker o meno, ma si distingue per l’aria perennemente scazzata e  la strisciante convinzione di essere un gran figo. Si, sei abbastanza scopabile, ma solo se i 150 che sono davanti a te nella lista sono tutti contemporaneamente indisponibili, quindi calmati, scendi dal piedistallo e dì qualcosa di intelligente usando parole italiane. Grazie.
Il tutto è pervaso da una tristezza nazionalpopolare tipicamente italiana. Tutto sembra fittizio e tutti, giudici e concorrenti, sembrano capitati lì per caso.
Non ho alcuna intenzione di smettere di vederlo perchè ho la fisima del cucito, ma spero vivamente che presto torni PR USA perchè ho bisogno di roba fatta bene.

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Sky mi delude per la prima volta

Sky ha una sua dignità ben configurata. Mi garantisce le repliche di 007 con Daniel Craig a scadenze regolari, mi da un sacco di serie TV in prima visione, rispetta gli orari, fa programmi interessanti di arte e cultura generale, bei film, un canale di musica che uso spesso mentre leggo per farmi da sottofondo, la diretta di grandi eventi sportivi e Masterchef.
Masterchef Italia era fatto bene.
Masterchef mi dava grasse soddisfazioni.
Poi cominciano a menarla con “la finale in diretta” ed io mi esalto.
Epic Fail.

In diretta c’è solo la proclamazione del vincitore.
Ci troviamo ai Magazzini Generali con i tre giudici impacciati e imbarazzanti. Cracco parla con la regia convinto che non lo senta nessuno; Carlo: abbiamo sentito tutto. Vergognati.
Bastianich e Barbieri sono troppo imbarazzati per partecipare attivamente, le poche cose che dicono sono fuori luogo e stupide. Poi santo dio, se sento un’altra volta promuovere Masterchef Junior tiro un bestemmione colossale. ABBIAMO CAPITO!!!!

Il tutto peggiora con l’inutile tentativo di intrattenere il pubblico chiacchierando con gli sconfitti. L’unico che risolleva gli animi è Alberto, avrebbero dovuto portarlo sul palco e farlo parlare delle paperine per cercare di salvare la baracca.
Finalmente dopo un’interminabile, squallidissima attesa, arrivano i due finalisti. Almo, unto e bisunto come sempre e Federico, il quale ha avuto un picco di onestà intellettuale che me lo ha fatto apprezzare il minimo sindacale… ammettere “non ho niente nella vita, spero almeno di vincere masterchef” lo ha reso almeno onesto ed ai miei occhi vale molto.

Sì, vince Federico, il quale nemmeno esulta.
Uno dei momenti più tristi della televisione in generale, nemmeno Carlo Conti la notte dell’ultimo dell’anno o Mara Venier quando si è sfracellata la gamba mentre cercava di ballare…..
Ok, certe cose me le aspetto da Mamma Rai.

Da Sky mi aspetto delle scuse per la figura da cioccolatai che ci hanno fatto.

locusta

Gustavo sta bene

E’ con orgoglio che vi informo che anche quest’anno la locusta che ho ospitato durante i mesi freddi è sopravvissuta.
Ogni anno qualche locusta decide che gli anfratti del mio balcone sono il posto ideale per passare l’inverno ed io mi assicuro che stiano bene e non siano eccessivamente disturbati da Yoshi.
Quest’anno ho chiamato l’insettino Gustavo e lui ha approvato facendomi l’occhiolino.
Non so quanti giorni ancora potrò godere della sua compagnia prima che mi lasci e si faccia spiaccicare dalla prima macchina che passa, per ora mi godo le sue passeggiate sui fiori.

Poschina

Quel momento in cui….

Nella vita, in questo fottutissimo insostenibile succedersi di momenti che noi ci ostiniamo a chiamare vita, c’è sempre il momento in cui ti rendi conto di qualcosa.
Ed è sempre una rivelazione.
In positivo o in negativo, quell’attimo ti apre il mondo, ti mostra quello che non credevi nemmeno potesse esistere…

pillola di saggezza a caso

Ora io lo so che voi che vi aspettate sempre che io sia felice, nonostante siano tipo 20 anni che vi spiego che mi riesce abbastanza difficile esserlo, vi offenderete perchè non scrivo che la vita è splendida nonostante la pioggia e che sono così fortunata perchè ho una famiglia, un lavoro e un cane. E io vi blocco subito con un contrattacco: Sapete dove dovete mettervi il vostro ottimismo? Ecco sì, bravi, proprio lì.
Qui l’ottimismo non arriva, si ferma giusto un centimetro prima.
E io nemmeno lo voglio, il finto ottimismo che sbandierate per nascondere quanto siano infime le vostre vite e quanto siate insoddisfatti di famiglia, lavoro e cani.

By the way…. ecco alcuni dei miei “momenti in cui”

Ricordo ancora quel momento in cui…

… mi sono resa conto che baciare con la lingua non era disgustoso come pensavo.

bacio1

Avevo dodici anni, una pischellina; e lui era, come da copione, di qualche anno maggiore di me. No, non faccio nomi perchè è su FB con tanto di moglie e figli,  è diventato un cesso terribile ed io preferisco ricordarmelo diciassettenne decisamente carino e ambito piuttosto che quarantenne disfatto da una vita tutto sommano infame. Fatto sta che a me piaceva, ma non poi così tanto da struggermici sopra…. Ed io gli piacevo quel tanto da rimanerci di merda quando ho cominciato ad ignorarlo. Era una tiepida domenica mattina, eravamo in mezzo alla gente e lui è stato semplicemente magnifico. Me lo ricordo perfettamente, perchè avevo quel timore strisciante che la cosa potesse non piacermi affatto…mi sembrava potesse essere troppo viscido per i miei gusti e mi immaginavo che la lingua fosse una specie di anguilla. Invece…. Invece effettivamente la lingua era una specie di anguilla, solo molto piacevole, eccitante ed invitante. Ed esattamente in quel momento, mentre le nostre lingue si coccolavano dolcemente, ho improvvisamente realizzato che sì, lui mi piaceva e baciarlo mi piaceva molto più di lui in se, ma che cmq. avrei preferito essere baciata da qualcun altro. La nostra storia durò più o meno dodici giorni, ma vanta alcuni dei migliori baci della mia vita.

… ho capito che nella vita non puoi contare nemmeno sulla famiglia

cacao

Da Cleto, una domenica pomeriggio piovosa e fredda. Io e my Sister sedute ad un tavolo a sorseggiare cioccolata calda mentre con naturalezza ella distrugge i miei sogni di adolescente con meticolosa crudeltà. Da quel momento in poi la mia vita cambierà radicalmente. La considero la prima delle innumerevoli disillusioni della mia vita. Da quel momento ho un rapporto bipolare con la cioccolata calda; quando qualcuno me la offre penso sempre che stia per incularmi e non me la godo, quando me la preparo da sola è perchè ho appena preso una batosta di quelle memorabili, quando mi capita casualmente di berla a breve mi piomba addosso qualcosa di brutto. Beh, sì, insomma avete capito l’antifona…. offrirmi la cioccolata è complicato.

… ho scoperto che le tette sono un’arma a mio favore

great-tits

Avevo quattordici anni ed una quarta misura. Praticamente ero un magnete ambulante per pedofili. Io a quattordici anni ero profondamente diversa dalle quattordicenni di oggi. Ero, se così vogliamo definirlo, tonta. Non che fossi scema, tutt’altro. Ero sveglia e sagace, ma tonta per quanto riguarda il sesso. Baciavo con la lingua ovviamente, mi strusciavo contro i miei coetanei altrettanto ovviamente, ma non avevo ben chiaro che le mie tettone potessero avere un potere sull’altro sesso.
L’illuminazione è arrivata come un treno in corsa una sera al mare. Indossavo un vestito nero, chiuso nella parte superiore da tanti bottoncini (sì, da adolescente ero estremamente femminile e allora?), solo che era vagamente piccolo e non si chiudevano gli ultimi bottoncini lasciando in vista gran parte delle tettone. Guardandomi allo specchio avevo notato la cosa, conscia che fosse audace, ma completamente ignara del pensiero del maschio medio. Alla vista di tanto ben di dio esposto, un amico decisamente più vecchio di me, non ha esitato ad infilarsi nel ruolo di padre e a rimproverarmi elencandomi tutti i pensieri peggiori che potevano passare per la testa di un uomo vedendomi vestita in quel modo. Quando alla fine del rimprovero ho sollevato gli occhi ed affermato “Scusa, non immaginavo” avevo stampato in faccia il primo dei tanti bei sorrisi maliziosi che mi avrebbero accompagnata in futuro. Mi aveva appena sverginato il cervello. Se vedo doppisensi ovunque, è soprattutto colpa sua.

… ho capito che non era il caso di stare vicina ad amici ubriachi

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Esterno notte, sul cucuzzolo del monte Possimo, tende accampate, falò, strinù e vodka. In questo contesto di allegria si consuma il dramma. Perchè tu, diciassettenne ignara, ti senti perfettamente al sicuro; circondata da amici con i quali sei cresciuta, docilmente appoggiata all’amico che ti ha vista, letteralmente, nascere. Ti senti protetta, con una sua mano che ti accarezza la schiena in modo rassicurante, e sì…. fa anche freddino quindi il suo corpo caldo ti aiuta a non sentire l’umidità che arriva dal bosco. Sopra di voi, un oceano di stelle. E nel corpo di lui, quintali di vodka. Forse troppa. E c’è un preciso momento in cui, ridestata dal torpore in cui ti stavi crogiolando, ti accorgi che la rassicurante mano che ti accarezzava la schiena, si è trasformata in una mano insinuante, che si è spinta sotto i mille strati di felpe, t-shirt e canottiere, per trovare la tua pelle nuda e giocare con la chiusura del tuo reggiseno. Un’improvvisa consapevolezza. Uno sguardo d’intesa con l’amica di fronte e l’improvvisa certezza di non poterti fidare dell’accoppiata Amico d’infanzia – Vodka.

… ti accorgi che lui non sta affatto rispondendo al bacio

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Ecco forse certe cose capitano solo a me. O meglio, sono capitate solo a me. Fatto sta che c’era questo tizio che mi piaceva assai. Ma assai assai. Io gli piaciucchiavo, lo avevo capito dal fatto che aveva provato a baciarmi qualche sera prima. Cmq. Sono le quattro del mattino di un sabato sera, lui è lì, bellissimo (o almeno a me pare tale), leggermente discostato dagli altri. Mi avvicino, faccio un po’ la scema, mi avvicino ancora, mi allungo e lo bacio con due metri di lingua. E all’inizio sono sopraffatta dalla gioia perchè “Wow….ci stiamo baciando” ma dopo una frazione di secondo il mio cervello elabora ed io mi rendo conto la la mia lingua è l’unica cosa viva. Per quanto possa constatare in quel momento, lui è morto, o decerebrato, oppure semplicemente indifferente. Come se baciassi una mozzarella. Anzi, secondo me la mozzarella sarebbe stata più partecipe. Mi ritiro sconfitta. Torno a casa depressa. Ma oggi posso affermare con un misto do orgoglio e vergogna che non è la peggior figura di merda che ho fatto nella vita.

… ti accorgi di essere diventata un barattolo vuoto

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… aperto sul fondo. Non so identificare con precisione il momento in cui me ne sono accorta, perchè è stato un processo abbastanza lento, ma so con assoluta precisione quando ho smesso di farmene un cruccio. Ieri. Di fronte alla notizia piuttosto tragica che mi è stata raccontata, ho al solito finto un coinvolgimento che non provavo, giusto per non sembrare il barattolo vuoto che in effetti sono. Ma a differenza delle scorse volte, nelle quali poi mi colpevolizzavo per il fatto di non provare assolutamente nulla, ieri ho appreso che non è il caso di crucciarsi. D’altronde non è che gli altri dimostrino proprio tutto questo attaccamento alle mie vicissitudini…. e poi, in fondo, Who cares?
Anche se non provo assolutamente nulla, non è forse meglio di quando ero arrabbiata per tutto?
Non è forse meglio di quando mi prendevo a cuore situazioni che non avrei potuto comunque risolvere?
Non è forse meglio così piuttosto che piangere stile Dawson davanti allo specchio del cesso?

… ho realizzato che guardavo il mondo attraverso un filtro rosa

filtro rosa

So che detto da me sembra un’assurdità, ma io ricordo perfettamente il momento in cui il filtro è scivolato via ed io ho visto improvvisamente la vita, e tutto quello che ne fa parte, per quello che è realmente. Era il 1 Giugno 2011. Ah, fregati. Pensavate che non avrei saputo dirvi la data esatta e invece no…. cazzoni che non siete altro. La so eccome. Da quel momento, tutto mi è apparso chiaro, finalmente scevro da quell’alone rosa che lo circondava, che mi impediva di vederne l’essenza. Ora, finalmente, vedo quello che c’era dietro il filtro. Quello che c’era sempre stato mi mi ostinavo a non vedere. E tutto mi è più semplice. Non mi perdo più in riflessioni sterili sul benessere altrui, ora che ne vedo l’essenza. Certo, è stato bello vedere il mondo variegato di rosa, ma la nuda realtà, seppur crudele, è liberatoria.

…ti accorgi di essere più uomo che donna

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Si dice che gli uomini pensino costantemente al sesso. Si dice che l’altro pensiero fondamentale sia mangiare, seguito dal dormire.  Ergo. Sono un uomo. Ultimamente mi sono resa conto di avere solo 4 pensieri (ovviamente io ne ho uno che gli uomini non hanno, ma non è prettamente femminile):
– Sesso
– Cibo
– Libri
– Sonno
Sono le uniche cose che ho voglia di fare.
Altre piccole cose che mi inducono a credere di essermi trasformata in un uomo sono l’avversione per i preliminari lunghi e per le coccole post-coitali.
Se dopo aver finito una sex-session ho ancora voglia di scopare, non chiedo certo una carezza sul braccio, ma Sesso. Quindi le coccole mi irritano. Se dopo la sex-session non ne ho più voglia, mi sembra assurdo indugiare in strusciamenti e contatti vari visto che sono sudata, ho freddo/caldo, sonno, sete, voglia di leggere o quant’altro.
Non parliamo poi del preliminare eterno.
Va bene, ci stanno e sono bellissimi ed eccitanti. Ma il rischio è la perdita di attenzione e il passare da “Sono eccitata come una faina” al “Mio dio sbrigati che devo ancora stendere”.
Il preliminare lungo, anzi, eterno, ha su di me l’effetto contrario all’eccitazione. Ossia la noia. Argomentazione che perde ogni credibilità durante l’ovulazione, periodo nel quale i preliminari e il sesso non durano MAI abbastanza.
Se non fosse che leggo libri rosa a macchinetta, piango per Marguerite Gautier e non mi interessa il rapporto lesbo, penserei davvero di essermi trasformata in un uomo.
Ma si sa, certe fortune non capitano mai.

Poschina

Lovely Things

Oggi, 31 Dicembre 2013, sono qui solo per voi. No, in realtà sono qui perchè in ufficio serviva qualcuno che coprisse il turno, perchè sai mai cosa potrebbe succedere…. tuttavia questo non cambia nulla. Sono lo stesso qui a smaronarmi e allora penso. Penso a quelle cose che trovo adorabili e ve le comunico. Conscia che fottesega a tutti. Bando alle ciance. Oggi è o non è l’ultimo giorno dell’anno? Ottimo, partiamo con lui.

ultimo-dellanno-2013

Ma quanto è bella come festa !!!! Una figata….. Da piccolo ok, meravigliosa. Stelline, botti, fuochi d’artificio, si sta alzati fino a tardi e viaaaaaaa….. in adolescenza cominciano a palesarsi le prime perplessità perchè scopri che “Ti Devi Divertire” a tutti i costi. Se non fai niente di speciale sei uno sfigato. In aggiunta a questa nuova consapevolezza, scopri che il 31 dicembre ti porta a riflettere. <Perchè il tizio della IVB non mi caga? Farò qualcosa di sbagliato?> e queste riflessioni, unite al fatto che Ti Devi Divertire anche se stai morendo dentro, rendono la ricorrenza meno sfavillante del solito. Queste consapevolezze (un accenno di fallimento esistenziale e il Ti Devi Divertire) ti accompagnano fino alla tardoadolescenza, periodo nel quale scopri che NON Ti Devi Divertire a tutti i costi, ma che piuttosto di stare a casa a rimuginare sul fatto che sì, tesoro, hai fallito; preferisci di gran lunga passare la nottata in compagnia di gente che ha due cose sole in mente: ubriacarsi e scopare. Alcuni di loro finiranno col portare a termine il difficile compito di eseguire una splendida “Tripletta alla Nathan” e se non sapete cos’è è meglio per voi e siete degli sfigati perchè non avete visto almeno le prime 2 meravigliose stagioni di Misfits.

In breve passate la tardoadolescenza a schivare il vomito dei vostri pretendenti se siete donne e a cercare di infilarvi in qualche passera se siete uomini. Il tutto però vi permette di distrarvi a sufficienza da passare indenni il bilancio di fine anno.

In età adulta accade il miracolo: Non Ve Ne Frega Un Cazzo di Dovervi Divertire e non avete più l’ossessione di Dover scopare perchè ormai siete in coppia, quindi scopate e vi divertite quando volete. Tuttavia l’età adulta porta con se diverse cose… le peggiori delle quali sono un passato ingombrante che comprende anche gli ultimi dell’anno passati con la testa sul cesso o a rimuginare sui fallimenti, e i veri e propri fallimenti che sono lì tutti a sghignazzare nel momento del brindisone!!! Ti guardano, strizzano l’occhio, sorridono, sparlano di te tra di loro… insomma, non ti abbandonano mai. Tuttavia, il lato positivo è che tu hai fatto sufficiente esperienza per ignorarli e fare finta che non esistano. Tranquillo, loro non si offendono, sono già pronti a festeggiare con te il prossimo ultimo dell’anno.

milano

Lo ammetto raramente, ma io adoro Milano.
Adoro il castello, la madonnina, i cigni del parco, i ricordi di quando ero bambina, l’atmosfera nebbiosa e triste che la avvolge nelle giornate invernali…. Sì insomma, sono una milanese di merda, perfettamente conscia di essere odiata dalla maggior parte degli italiani solo per appartenere a questa città.

Ma Milano è insopportabile, invivibile, asfissiata dal genere umano, stracolma di vita, brulicante di ansia tranne…..

Tranne nei periodi festivi: Natale – Pasqua – Agosto

La città si ferma, muore. Ed è bellissima. E’ stupendo camminare nelle vie del centro praticamente vuote, silenziose, pulite, belle. Infilarsi in quelle vie buie, che sembra non portino da nessuna parte e scoprire che si aprono su un giardino curatissimo e prezioso, oppure sfociano all’ingresso di uno dei tanti palazzi liberty che ti trasportano immediatamente in un’altra epoca, in una Milano diversa, umana, viva. E girare così, senza meta in una città difficile ed abbandonata è semplicemente unico. Mi immagino turista, alzo gli occhi e guardo le facciate dei palazzi, i marciapiedi, le strade, cerco di cogliere brandelli di storia, frammenti di momenti importanti ormai perduti, volti divenuti famosi qui, quando Milano era fucina di menti geniali. Prima che si spegnesse, prima che diventasse una vecchia signora stanca, ignorata dai più.

Sono periodi brevi, come lampi di luce rari e preziosi. E io me li godo tutti. Sempre.

libro

Come diceva Leopardi “la vera felicità sta nell’attesa”. Ed io, che non voglio assolutissimamente contestare Leopardi, se non altro perchè mi ha tolto il disturbo di dover spiegare come mi sento teorizzando il pessimismo storico e cosmico, approvo pienamente la sua teoria. Una cosa che amo particolarmente è attendere l’arrivo di un libro.

Sono carica di aspettative. Immagino. Invento. Fremo letteralmente.
Ed è una sensazione meravigliosa…..
Sei lì a contare i giorni che mancano, a fantasticare su quello che succederà, su come succederà e sul perchè. Ti perdi letteralmente nella fantasia, in questo mondo alimentato dal racconto, dalla storia, dai personaggi, dalle atmosfere che gli scrittori sanno creare.
Mi piace l’attesa di un libro. Ricordo quando aspettavo con ansia Harry Potter. Lo prenotavo e poi mi fiondavo letteralmente in libreria per leggerlo il prima possibile. Ora, con il kindle, lo prenoto e mi arriva comodamente sul dispositivo il giorno dell’uscita. Ed io attendo come un bambino la notte di Natale. Ogni tanto sbircio…. sai mai che lo abbiano fatto uscire prima !!!!!

nutella

Forse lo slogan pubblicitario più onesto del mondo è “Che mondo sarebbe senza nutella?”

Non oso nemmeno immaginarlo. La Nutella è vita. La Nutella è quella cosa che ti da conforto, ti vuole bene, non ti abbandona mai. Qualsiasi cosa tu faccia, anche la peggiore, puoi star certo che la Nutella non ti giudicherà. Lei ti adorerà sempre. Perchè lei sa di essere utile, anzi, fondamentale. Lei c’era quando ti ha piantato il primo ragazzo. C’era quando arrivavi a casa infreddolita e desiderai solo riscaldarti un po’. C’era quando pensavi di non farcela, che tutto fosse troppo difficile. C’era quando eri così felice che pensavi che nulla avrebbe mai più potuto turbarti. C’è costantemente, ad accompagnare la tua vita. A darti quella sensazione di appagamento che solo una fetta di pane spalmata di Nutella può dare. C’è quando credi di aver sbagliato tutto e che sia troppo tardi per rimediare. C’è quando ti accorgi di tutto quello che hai faticosamente costruito ed è pronta a festeggiare con te. La Nutella è sempre stata con te. E ci sarà sempre.

Ed è grazie a lei che ora con te c’è anche la cellulite.

Ma ne è valsa la pena !!!

Poschina

Week-end tra donne

Dovete sapere che da un paio d’anni è stata inaugurata una nuova deleteria abitudine nella mia famiglia: il Week-end tra donne. Quest’anno è stato deciso un itinerario all’insegna della cultura e del buon cibo: Sabbioneta/Mantova. Partenza Venerdì h. 14.30 – rientro domenica 16.30. Il trio di donne culturalmente interessate è composto da: Me Medesima – Mamma – Zia.

Non farò i loro nomi, in quanto, appartenendo ad un’epoca antica, non amano essere menzionate sui social network, e questo dimostra prima di tutto che sono effettivamente di un livello culturale superiore e poi che non hanno ancora capito il potere del Social. Oggi, se non hai almeno 14 profili diversi su twitter, non sei nessuno.

Ma passiamo alle cose importanti.

Le cose essenziali da sapere per capire bene lo stato disastrato della compagnia sono le seguenti:

–  guidavo io
–  ero in pre-ciclo
–  ho una fervida immaginazione

Andiamo con ordine

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Arriviamo a Sabbioneta alle 16.30 di un venerdì qualunque. Non piove, non fa freddo ma ci sono le giostre proprio in piazza, ossia esattamente dove c’è la maggior concentrazione di monumenti. Tradotto in parole povere, non si vede quasi una sega. Quasi, perchè fortunatamente la galleria, che scopriamo essere la più lunga di non so cosa, è percorribile e quindi si può godere appieno. Non sto qui a tediarvi con stronzate storiche perchè se volete sapere qualcosa di storico su Sabbioneta è sufficiente aprire Wikipedia e leggere. No, io vi parlo di cose che nessuno ha il coraggio di raccontare, quelle cose comico-raccapriccianti che succedono durante i viaggi ma che ci ostiniamo a nascondere come per esempio:

L’ignoranza Storica

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Passeggiando dopo cena giungiamo ad una delle porte della città (ce ne sono due, entrambe splendide e suggestive) e leggiamo il cartello che ci spiega tutte quelle cose noiose e inutili che mia madre legge con un’avidità sorprendente, mentre io mi fermo alla 4a riga. Riga in cui viene fatto riferimento alla dominazione spagnola di parte della Lombardia. A quel punto, mentre mia madre insiste totalmente ignorata dal resto della compagnia a leggere il cartello informativo, io e mia zia ci perdiamo in discussioni animate sulla presunta dominazione spagnola. Dico presunta perchè entrambe non siamo poi così sicure. All’inizio io ostento un “ma certo che ci hanno dominato…. dopo gli Sforza e prima degli austriaci…” salvo poi ritrattare dopo 2 secondi netti perchè sono conscia che la storia non sia il mio forte. Ci perdiamo una decina di minuti buoni prima che a qualcuno di noi, non ricordo chi, sovvenga la reminescenza liceale dei Promessi sposi, della peste, dei lanzichenecchi e da lì una bella grassa risata a nascondere l’imbarazzo per l’ignoranza dimostrata e via, verso un nuovo dilemma letterario: Romeo è stato inviato a Mantova dopo l’omicidio di Tebaldo per vendicare Mercuzio? La risposta è sì. Ma per sentirmi davvero sicura, cerco sul mio smartphone, chiedo via SMS a mio padre (il quale risponde che non lo sa perchè  a lui interessa solo Giulietta) e mi sforzo talmente tanto da farmi venire l’emicrania … alla fine però sono contenta, non ho passato 30 a studiare per niente. Certo, non so che gli spagnoli hanno dominato la Lombardia, ma so, dopo un notevole sforzo di memoria, che Romeo è stato esiliato a Mantova. Molto ma molto utile. Mentre riflettiamo in silenzio sulla nostra ignoranza. scopriamo una cosa stupefacente:

Mia madre ha la supervista ma traduce il latino A CAZZO !

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Sulla porta c’è una pietra con un’iscrizione in latino (che nessuno di noi conosce e che quindi ignoriamo come se non fosse in effetti la cosa più importante di quel monumento). Io e la zia ci concentriamo per riuscire almeno a distinguere le lettere, mentre mia madre in 3 secondi netti legge tutto, persino le iscrizioni più piccole e più sbiadite. Incredibile. Parte una discussione animata su quanto le lenti a poco prezzo siano migliori delle Zeiss che costano come la rata di un mutuo. E’ il classico superpotere inutile come le unghie di Meg, perchè tutte le scritte vagamente importanti si riveleranno essere in latino quindi mamma in effetti le riesce a leggere, ma poi traduce a cazzo. 
La serata intanto procede tranquilla fino a quando non compare la tanto agognata

Nebbia

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Eccola, finalmente.
Dico finalmente perchè mia madre è ossessionata dall’idea della nebbia. Avrà detto “nebbia” almeno un triliardo di volte in mezza giornata e finalmente, intorno alle 21.30, eccola arrivare. Io avevo appena pronunciato la seguente frase con aria alquanto saccente: “Sapete, non credo che qui, dentro le mura, ci sia il classico nebbione che non si vede ad un palmo di naso, proprio perchè le mura impediscono all’umidità di penetrare nella struttura….” e mentre pontificavo su cose delle quali non so palesemente un cazzo, veniamo avvolte da una coltre di nebbia che nemmeno nei racconti di Maigret….

E dal quel momento la serata svolta.
Sì, perchè la mia fervida immaginazione comincia a viaggiare e mi immagino immersa nella nebbia, con uno splendido vestito ottocentesco mentre mi aggiro per le nebbiose, strette vie di Sabbioneta, intenta a raggiungere il mio amante per una notte di piaceri, manco fossi un’eroina della Kleypas. E non mi toglierò questa sensazione per tutta la sera. Inutile sottolineare che nel mio ottocento ci sono tutte le comodità del 21° secolo, quindi io e il mio amante non puzziamo MAI, nemmeno in piena estate, facciamo docce pornografiche insieme, ci rincorriamo mezzi nudi sulle mura, ci struggiamo per il nostro amore puro, profondo e sincero, ostacolato dalle nostre famiglie….e via dicendo.

E mentre fantastico alla grande e sorrido come una scema protetta dal nebbione, comincia l’ossessiva

Ricerca della Sinagoga

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Forse voi non ci siete mai stati e quindi non potete saperlo ma Sabbioneta è un buco di culo. 20 minuti e l’hai girata tutta un paio di volte. Bellissima ma piccolissima. Quindi il fatto che noi tre non riuscissimo a trovare la Sinagoga stava diventando un problema serio. Esasperate alla fine ci arrendiamo e prendiamo la mappa rubata in hotel dalla quale si evince che siamo passati davanti alla sinagoga almeno 4 volte negli ultimi 5 giri. In effetti, ogni volta che raggiungevamo la piazza venivamo distratte da qualcosa:

– ceramiche nella vetrina di un negozio
– facciata di una chiesa
– telefonate moleste degli uomini
– finestrella molto carina e old style sulla casa di sinistra

in pratica nessuno aveva mai girato la testa verso destra per scoprire che la sinagoga era lì con tanto di cartellone informativo che mia madre ha letto ad alta voce nell’indifferenza generale. E mentre stiamo sghignazzando per la nostra incapacità di vedere le cose sotto il nostro naso giungiamo in una piazzetta dove un particolare diventa fondamentale:

La bifora della zia

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Piazza composta da ben due palazzi con altrettante schede informative tutte per mia mamma, la quale ha anche l’occasione di utilizzare il potere della supervista e della traduzione a cazzo in quanto su entrambi i palazzi sono presenti ben due iscrizioni in latino ormai quasi illeggibili per gente con la vista normale.
Sul palazzo di sinistra spicca una bifora e mia zia si illumina. A Natale giuro le regalo una bifora. Si appassiona a tal punto che quella piazza verrà ricordata e catalogata come “il palazzo con la bifora della zia” e così verrà raccontato ai posteri. Esattamente con queste parole inutili e illuminanti. Anzi, in realtà ad ogni bifora partiva un’esclamazione di giubilo. E capiamoci a Sabbioneta e Mantova le bifore sono come quelli che non si lavano in metropolitana: ovunque.
Il palazzo della bifora è un ex ricovero. O meglio, sul pannello illustrativo c’è solo scritto che nell’anno tal de tali è diventato un ricovero, così mia mamma passa tutta la sera e tutto il giorno dopo a Mantova, rimuginando sul fatto che c’è scritto che è un ricovero ma sembra disabitato.

A nulla valgono le rassicurazioni della zia e mie sul fatto che probabilmente il ricovero è chiuso da anni e che quindi sia perfettamente normale che non ci sia alcuna luce. Conoscendo mia madre si è già fatta un film nel quale i vecchietti del circondario vengono tenuti nel buio più totale e a digiuno, torturati dalla famosa Loggia Massonica Sabbionetana. E questo mi fa venire in mente

L’ossessione di mia madre per le abitazioni e gli abitanti

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Credo che nei 3 gg. passati a Sabbioneta mia madre abbia osservato con ossessività ogni abitante della cittadina cercando di carpire, in base a piccoli dettagli, quale fosse il suo ruolo nel mondo. Allo stesso modo ficcava il naso in ogni citofono, cassetta delle lettere, portone che le capitasse a tiro. Invece di godersi l’atmosfera, passava il tempo chiedendo “Come mai non si vedono luci accese?” oppure “Ma sarà abitata quella casa?” e affermando “Secondo me sono tutte seconde case…. impossibile che non ci siano luci accese”.

La condizione della donna

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Ovunque io vada, sono letteralmente perseguitata dalla “condizione della donna”. Non è colpa mia. A Palazzo Ducale di Mantova, infatti, scopriamo che c’è un’interessantissima mostra che espone ritratti e cimeli delle “donne spose”. Atti notarili nei quali venivano elencate le doti delle spose, contratti prematrimoniali, lettere, ninnoli, e quant’altro. Il tutto a testimonianza di quanto all’epoca il matrimonio fosse solo ed esclusivamente un contratto d’affari.

Tra tutte le meraviglie che ho visto a Palazzo Ducale mi è rimasto impresso il roof garden, bellissimo ed estremamente poetico.

Ma più di tutto il ritratto di “Vecchia popolana che cuce”; una raccapricciante immagine di una vecchiarda che a pensarci been avrà avuto sì e no la mia età e che mi ha fatto riflettere moltissimo su quanto io sia fortunata ad essere nata popolana nel 21° secolo e non nel cinquecento, altrimenti oltre ad essere sfigata e povera, a trent’anni sarei stata anche bruttissima e rugosissima, in procinto di tirare le cuoia, invece di una splendida 33enne coperta da strati e strati di make-up per cercare di mascherare gli di esposizione solare selvaggia.

Parlando di condizione della donna arriviamo al punto chiave

Palazzo Te

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che mi sento di definire senza alcuna vergogna “la cosa più bella che abbia mai visto” e che è stata costruita come “luogo di piacere” in cui confinare l’amante di Francesco Gonzaga, Isabella Boschetti.

Parliamone.

A me ai tempi d’oro in cui ero l’altra, nemmeno un anellino di tolla e a lei PALAZZO TE.
E che cazzo !!!!
Non mi sembra giusto. Pretendo perlomeno delle scuse ufficiali. SUBITO.

Palazzo Te è il palazzo dove ho sempre sognato di vivere. Abbastanza grande per poter stare da soli se si vuole e sufficientemente raccolto da non farti sentire solo dentro. Riccamente decorato, con soffitti straordinari e decorazioni pittoriche da sburro, ha anche una bellissima stanza che è sicuramente la mia stanza preferita al mondo. Una camera, uno spazio per il cesso, vista giardino interno e soprattutto una stanzina più piccola, ma comunicante, per Yoshi. Ovviamente c’è anche l’ala segreta dove io e il mio amante (inutile dire che anche in questa fantasia l’amore  è contrastato) ci incontriamo nella nebbiosa e fredda notte mantovana. Che dire?

Ciao Belli alla prossima.

Poschina

ok. non vi ho detto un’altra cosa

L’ipersensibilità all’emiliano

Non è certo colpa mia se quando sento parlare qualcuno in emiliano/romagnolo mi viene voglia di infrattarmi con lui immediatamente. Vi dico solo che Sabbioneta è vicinissima a Parma. E a Parma il dialetto è emiliano. Quindi uomo dei tortellini e ragazzo della trattoria, ringraziate il mio autocontrollo per avervi risparmiato l’umiliazione di essere ritrovati legati nudi nelle campagne sabbionetane/parmensi parzialmente sbocconcellati dalle nutrie.