Ok, ormai lo sapete tutti.
Faccio il lavoro più vecchio del mondo.
La Segretaria.
Segretaria è un termine che evoca immagini in bianco e nero, film anni cinquanta con ragazze vestite di tutto punto, serie, che lavorano in uffici spogli e squallidi, sempre impegnate a dattilografare qualcosa.
Segretaria è un termine che evoca immagini erotiche; ragazze fighissime perennemente in autoreggenti e tacco 25 chinate a 90 sulla scrivania mentre il capo le possiede con una certa insistenza.
La realtà?
Estremamente più complessa.
Oggi analizziamo quelli che sono i meccanismi di tortura psicologica che un capo mette in atto per soggiogare completamente la volontà della sua segretaria. Ok, oggi si usa Personal Assistant per dare l’idea (assolutamente falsa) che la tizia in questione abbia un ruolo utile per l’economia aziendale.
Prima di cominciare dovete sapere che io non sono una brava segretaria. Mi vesto come se stessi per andare alla fiera della porchetta, non indosso mai i tacchi alti, non lecco culi.
Però mi trucco bene. Perchè io NON esco MAI struccata. Solo una volta sono comparsa completamente priva di trucco in San Babila, a mia giustificazione si era allagato l’ufficio ed avevo dovuto correre a salvare il mondo dopo una telefonata di allarme alle 6 del mattino. Non preoccupatevi, prima dell’arrivo dei pompieri mi ero sistemata. Cmq. erano uno più cesso dell’altro… ma lasciamo stare i ricordi tristi…
La domanda trabocchetto
Alcuni boss ne fanno il loro marchio di fabbrica. Il mio è uno di quelli. All’inizio della relazione capo/segretaria, il boss ha gioco facile. Non vi conoscete ancora bene e dovete studiarvi, con la sottile differenza che Lui vi studia dall’alto e Lui può fare tutto quello che vuole, mentre voi, dal basso, dovete intuire la sua personalità dal grado di bastardaggine dei trabocchetti che inventa.
La domanda trabocchetto preferita è quella in riferimento al pranzo. Trilla il telefono, tu vedi il numero del boss quindi rispondi sorridendo (se non stai sorridendo lui lo capisce e sei fottuta), e …. “Devo andare a pranzo con Tizio, che ristorante mi consiglia?”.
Siccome il tuo stipendio lo ha deciso Lui, sa perfettamente che Tu non puoi permetterti di mangiare in nessun ristorante della zona. Quindi è chiaramente una domanda trabocchetto. Però devi rispondere. Tranquilla zia, qualunque risposta sarà quella sbagliata.
Il primo ristorante che indichi non lo sceglierà mai, se non altro per non fare la figura di quello che fa la prima cosa che gli dici. Sul secondo avrà qualcosa da obiettare, di solito l’argomentazione è futile tipo “le sedie non si abbinano all’arredamento del bagno”. Il terzo lo prende in considerazione facendoti però notare che in zona c’è di meglio. Alla fine terrà una lezione sui ristoranti milanesi, decidendo all’ultimo momento di andare a mangiare in un Posticino dove è già stato e del quale ha un ottimo ricordo. Ovviamente è passata mezz’ora, sono ormai le 12.55 e lui vuole un tavolo per le 13, tavolo che, strano a dirsi, non c’è. Si ricomincia da capo con l’elenco, pro e contro dei vari locali e alla fine, quando ormai stai letteralmente per dare di matto, sceglie il primo posto che avevi indicato, sbatte giù la cornetta ed esce insoddisfatto dall’ufficio.
Tornerà disgustato dal pranzo, facendoti notare quanto tu sia inetta nel campo della ristorazione, e sottolineando che La Segretaria di Tizio trova Sempre un tavolo nel Posticino che a Lui piace tanto, perchè Lei sì che è efficiente….
Dove sei?
Il boss è in trasferta. Sono le 12.55 e tu pensi che sia ora di fare pipì. Non la fai dalla mattina presto quindi ci sta che ti scappi. Ti alzi, entri in bagno, tiri giù quello che c’è da tirare giù e lo senti. Lo squillo del telefono. Il tuo telefono. Lo sai in quanto ha la suoneria differenziata rispetto alle altre, questo perchè i colleghi normali possono ignorare una chiamata, tu no. Se sei dalla parte opposta dell’ufficio, riconoscendo il trillo del Tuo telefono, puoi rispondere da un’altra postazione, così non rischi di perdere telefonate importanti.
Ti accorgi che è il capo a cercarti perchè invece di rinunciare dopo 3/4 squilli come fanno le persone normali, Lui insiste. Insiste. Insiste.
Lo richiami e la prima domanda che ti rivolge è: “Dov’era?” – Al cesso cazzo !! Al cesso !!!!! –
La stessa scenetta si ripete ogni volta che non ti trova al posto. Sottolineo che anche se non ha bisogno di te, Tu ci devi essere. Seduta alla scrivania. Sempre. Come se fosse il tuo unico desiderio. Come se dallo stare seduti alla scrivania, dipendesse la tua stessa vita. Quando il mio capo comincia una frase con “L’ho cercata ma non sono riuscito a trovarla….” so già che la punizione si abbatterà su di me come una piaga d’Egitto, il problema è che non so quando nè come.
Con me può sentirsi libera di parlare
Ah, quante illusioni ha generato questa frase quando ancora ero una segretaria in erba.
Che poi è vero.
Il mio capo realmente mi lascia entrare nel Sacro Ufficio per esporre i miei problemi, le perplessità, le recriminazioni. A guardarlo superficialmente, sembra anche che capisca il mio punto di vista. Giuro.
Ma.
Ad un osservatore esperto (io lo sono diventata) non sfuggirà lo sfavillare dell’iride. E’ lo sfavillìo di chi sa che non farà nulla in merito ai tuoi problemi. Ti ascolta perchè è magnanimo e fondamentalmente perchè teme davvero che tu te ne vada costringendolo a cercare un’altra SUB da addestrare, annuisce per darti l’idea di voler davvero risolvere la situazione che ti sta facendo sbroccare, sorride/diventa serio quando necessario e poi dice le tre parole che pongono fine alle tue speranze.
“Io La Capisco.”
Tenta di rabbonirti. La frase è immediatamente seguita dalle locuzioni:
– Si deve rendere conto
– Si metta nei miei panni
– Se ci riflette non è così grave come Le sembra adesso
– Penserò a come affrontare il problema
Poi sposta l’attenzione, con una naturalezza inarrivabile a qualsiasi sottoposto, su un Suo problema che solo tu puoi risolvere. Tu, perchè sei in gamba. Lo sa lui, lo sanno i colleghi, lo sa anche Tizio.
Fottuta.
Sei fottuta.
Uscirai dall’ufficio senza aver risolto un cazzo e con la consapevolezza di esserti quasi commossa per i suoi velatissimi finti complimenti.
Su…su… Non piangere
Hai avuto una giornata allucinante, non solo hai salvato il mondo mandando raccomandate, smistando posta e registrando fatture, ma hai anche dovuto occuparti delle fisime dei capi delle altre segretarie, che hanno deciso, così a random, di romperti il cazzo tutto il giorno. Finalmente sembra che le cose si stiano calmando un po’.
Scordatelo.
Lui ha appena finito la riunione fiume che ti ha costretta a fare caffè, preparare vassoi con panini, portare litri e litri di acqua, sorridere come un’idiota a tutti gli ospiti e pentirti di essere nata. Apre la porta del tuo ufficio e ti guarda.
Ti guarda come un neonato guarda la mamma.
Una parte di te è estremamente divertita. Hai avuto una giornata di merda, ma lui è messo peggio. Sarà la mancanza di fondotinta?
Ti stai godendo il momento di gloria ma “Quando ha finito, venga nel mio ufficio.”
Traduco: “Muovi quelle chiappe flaccide e vieni immediatamente nel mio ufficio, tanto lo so che stai cazzeggiando!” il che, tra parentesi, è vero per entrambe le dichiarazioni.
Appena entri nel Sacro Ufficio ti accorgi della dura realtà. E’ in uno dei suoi momenti lacrimevoli. E ti ha scambiato per sua mamma. Papponi interminabili, voli pindarici, digressioni infinite. Perchè ha bisogno di sfogarsi e tu sei lì, a portata di mano. Tu sei lì, con aria di comprensione estrema, ascolti, annuisci, ti guardi bene dal commentare, sorridi, gli fai pat-pat sulla spalla e dopo circa 40/45 minuti lui ha riacquistato il savoir faire del boss navigato e tu sei completamente prosciugata, pronta per recarti a casa, spogliarti, e crollare addormentata sul divano entro le 21.10.
Cosa possiamo fare…..
Ok, questo devo ammetterlo il mio capo non lo fa quasi mai….
Ma capita di frequente in altri uffici.
Lui entra, ti guarda e dice “Secondo lei, cosa possiamo fare per questo bottone?”
E il motivo per cui il mio capo non lo fa mai, è che per risolvere l’annoso problema io gli procuro ago e filo e poi me ne sbatto. Ok, sono una pessima SUB. Ma un pessimo SUB ha un pessimo Master, quindi la colpa non è solo mia.
Ci sono al contrario ottime SUB che immediatamente cuciono il bottone.
Non si fa.
Dal bottone a “tutto il resto” il passo è breve.
“Cosa possiamo fare per queste stringhe?”
“Cosa possiamo fare per le gomme della macchina del fidanzato di mia figlia?”
“Cosa possiamo fare per la bicicletta del figlio della mia colf?”
Certo, il mio Boss non risparmia altre atrocità.
“Cosa possiamo fare per la stampante?” [manca banalmente la carta]
“Cosa possiamo fare per il condizionatore?” [basta impostare il termostato]
Tutte quelle cose, in pratica, che mi rendono letteralmente indispensabile oltre che estremamente soddisfatta del mio contributo all’azienda.
Capirsi al volo
Fondamentale per la buona riuscita del rapporto malato tra Boss e Segretaria è il capirsi al volo. Cosa che un po’ spaventa, un po’ fa sorridere e sinceramente, è preoccupante.
Capita sovente che non ci sia più l’esigenza di parlarsi.
Lui entra in office, alza un sopracciglio ed io rispondo con una scrollata di spalle.
Ci siamo capiti. Non vuole vedere Tizio lunedì ma preferisce pranzare insieme mercoledì.
Oppure mi chiama e dice “Allora?” ed io “No, non è fattibile”. Riassumendo in due secondi una possibile dissertazione di ore su quale hotel sarebbe il caso di prenotare se partisse il nove invece che il dieci, passando per Mineo invece che andare a Licodia e che forse…. bla…bla…bla…
Se da una parte è comodo, risulta imbarazzante quando ci sono spettatori.
Perchè non è normale. E’ che so…. creepy.
Sono quelle dinamiche da coppia. Dinamiche che sono molto pucci con il tuo boy e sconcertanti con il boss. Tipo:
Entra il direttore amministrativo, nel contempo il boss si appropinqua nel mio office perchè deve uscire. Mi guarda, lo guardo, sorridiamo… poi io esclamo “Ok, non vedo l’ora”.
Sembra una roba da piccioncini. E infatti il direttore amministrativo ci guarda male, anzi MI guarda male. Malissimo. Perchè tu, inutile sottoposta, non devi MAI mostrarti in un qualche oscuro modo allo stesso livello del capo.
Ma noi stavamo parlando della lettera che devo preparare per il comune, e che avevate capito? Porci !!!
Oppure basta guardarsi per ridere. Come due adolescenti del cazzo.
E sì, in quel caso ricordiamo uno degli sporadici momenti di cameratismo nei quali sfottiamo amabilmente qualcuno a caso, di solito me medesima.
Gli altri però non lo sanno e sospettano…
Il che, in un modo alquanto perverso, è piuttosto divertente.
Grazie Padrone
Quando mi hanno downgradeato ed ho osato esporre il mio umile parere vagamente in disaccordo con la dirigenza, mi è stato chiaramente detto che avrei dovuto ringraziare perchè non ero stata “sbattuta fuori a calci” ma mi avevano tenuta.
Che poi dico… manco fossi un’opera di carità… io il mio lavoro lo so fare !! E che cazzo !!!
Cmq.
In quel preciso momento ho cominciato a riflettere su quanto sia labile il confine tra segretaria e SUB. Cioè . . .scendo di livello, responsabilità, mansioni, è ovvio che mi incazzo. No, avrei dovuto dire “Grazie Padrone” ed aspettare che so? che mi facessero anche pulire i cessi? Evidentemente sì.
Che poi basta saperlo… io mi adatto.
Sono anni che cercano di plasmarmi per diventare una SUB-segretaria perfetta ed io, ad onor del vero, un po’ sono migliorata.
So tacere, sorridere con convinzione, per certi versi godo nell’essere “maltrattata” perchè mi permette di lamentarmi copiosamente (dopo ed in privato), prevedo ormai con una precisione dell’80% cosa aspettarmi dal capo nella giornata solo osservando la porta del suo ufficio (aperta, socchiusa, chiusa, a metà), ho imparato a non chiedere nemmeno per sbaglio di fare le ferie in un periodo diverso da Agosto (quest’anno ho raggiunto l’apice chiedendo a lui quando preferiva che le facessi; succube fino in fondo), sono felice quando viene apprezzata la mia straordinaria capacità di impostare una lettera, faccio le fusa come una gatta in calore le due volte l’anno in cui i miei meriti vengono riconosciuti in pubblico, ricordo a memoria i nomi dei consiglieri, dei consulenti legali e dei loro parenti fino alla settima generazione.
Certo, devo ancora lavorare su tantissime cose.
Abbigliamento, sarcasmo, motivazioni, biglietti da visita (il mio boss ha una certa fissazione per i biglietti da visita – Grazie Padrone – Inserire i suoi biglietti da visita nella rubrica Outlook è un onore per me), atteggiamento generale, resistenza alla frustrazione….
Beh, insomma c’è ancora molto da fare, ma bisogna essere ottimisti. Io intanto, per portarmi avanti, il set bondage l’ho ordinato…..
Poschina
P.S. Voi non lo sapete ma il boss ogni tanto mi legge. Nel caso: “Ciao Boss… non facciamone una questione personale. Qui si scrive per ridere !!”