Letti x voi: L’Allieva e tutto il resto

Ho già espresso i miei problemi nel gestire gli acquisti compulsivi in generale, ma quando si parla di tazze o libri, divento patologica. Per questo casa mia è pullulante di tazze e libri, il che apre le porte alla terza compulsione: il tè. Ma questa è un’altra storia. Parliamo di Alice Allevi, la protagonista degli ultimi 3 libri che ho letto.

Prima di tutto le copertine:

sindrome

Ultimo libro scritto ma prequel. Questo dovrebbe essere sufficiente a farmi incazzare ma ormai mi drogo di valeriana quindi mi limito ad una smorfia schifata. Sì, mi incazzo con il marketing violento. Io che ho sostenuto e sostengo il viral marketing più spietato… vi ricordate che belle le bottigliette di sangue di True Blood? Ecco quello è figo. Scrivere un terzo libro che in realtà è un prequel mi fa imbestialire. Significa spillare soldi al lettore fidelizzato. Ma siccome sono furba l’ho letto per primo ed ho risolto il problema.

allieva

Primo libro scritto e dei tre, il migliore. Notare come mi sono fatta fregare: copertina con sega, effetti personali, biglietto da visita. Tutto lascia pensare che si tratti di omicidio/indagine poliziesca/thriller macabro = Poschina si fa irretire come una mosca nella ragnatela del più temibile dei ragni.

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Secondo libro scritto. Il rossetto avrebbe dovuto farmi capire tante cose, un po’ come nella sigla di Grey’s Anatomy le scarpe col tacco. Servono a far capire che il Medical verrà sempre e solo dopo la soap. Infatti nella sigla di E.R. nessuno ricorda ci fossero rossetti e tacchi a spillo.

Ma partiamo dall’inizio.

Mi sono piaciuti? Complessivamente sì.

Li consiglio? Dipende.

Leggerò il seguito? Sì. Ma non fa testo, perchè io adoro la serialità.

Racconterò il tutto con spoiler vari, conscia che nessuno legge il mio blog quindi non faccio danni. Soprattutto partirò dal primo libro in ordine cronologico nella vita di Alice.

Alice ha 23 anni, studia medicina, ed è in uno di quei periodi che tutti abbiamo sperimentato all’università. Quando ti chiedi che cazzo ci fai proprio in quel corso che tutto sommato non senti tuo. Per un caso fortuito proprio a casa di sua nonna viene uccisa la badante e lei si trova a contatto con un collega di medicina legale; tale  Claudio Conforti, il quale è OVVIAMENTE fighissimo e stronzissimo in egual misura e noi lettori sgamatissimi capiamo nelle prime 5 righe di incontro che lui se la vuole fare. Magari non ora, proprio in questo racconto, magari nemmeno nel prossimo, ma finiranno a letto insieme. Noi lettori sgamatissimi lo sappiamo con la stessa certezza con cui sappiamo che il 25 dicembre sarà Natale.

Questo perchè, per la ben nota Sindrome di Dirty Dancing, quando in un libro/film una ragazza mediocre incontra un figo pazzesco, lui se la vuole fare. Anzi, ad essere pignoli, lui prova un interesse per lei ma non vuole arrendersi all’idea e quindi per 5/6 libri oppure 75/80 minuti combatte il sentimento. Poi cede. Si innamora e tutto va come dovrebbe andare. (Per la cronaca qui di strafighi ce ne sono due. Per non far mancare niente uno è moro e l’altro è biondo). E qui scatta la precisazione: nella vita reale non funziona. MAI.

Prima di passare per quella ipercritica devo dire che la sorpresa più bella di questi libri è l’ironia. Finalmente. Ironia che pochi riescono ad usare senza cadere nel patetico. Momento consiglio: “Sono io che me ne vado” di Violetta Bellocchio. Divertente. Ben scritto. Leggetelo.

Altra cosa positiva la scrittura scorrevole. Niente tempi morti e alcuni personaggi seppur appena accennati, che funzionano molto bene come Yukino, la coinquilina giapponese, che vorrei tanto avere come amica.

Il difetto, e lo dico perchè è anche il mio quando scrivo, è l’assenza di un approfondimento psicologico dei personaggi. Tutti, a partire dalla protagonista, sono appena accennati. Alla fine dei libri ci si accorge di non conoscere mai, veramente, nessuno. Io fatico perfino a figurarmeli. Prendiamo Arthur. Oltre al fatto che è biondiccio e, ovviamente, figodiddio, non sappiamo null’altro di lui. Non mi sono affezionata a lui perchè non ne so nulla. Piccoli assaggi della sua storia personale sono disseminati qua e là, ma essendo l’amore della vita di Alice, forse serviva qualcosa di più. Idem per Claudio. Anche di lui sappiamo poco. Forse in fondo è il meglio caratterizzato, anche se sempre con un’approssimazione eccessiva. Intuiamo l’attrazione di Claudio per Alice. Intuiamo che vorrebbe evitare di comportarsi con lei come fa con le altre, ma lo evinciamo più da quello che ci dicono gli altri che dai gesti o dagli atteggiamenti dell’uomo.

La parte medica è solo un pretesto. Scordatevi Temeprance Brennan o Kay Scarpetta. Dimenticatevele proprio. Qui c’è qualche comparazione del DNA e poco altro. Quindi se cercate la scienza leggete qualcosa d’altro. O guardate CSI.

Simpatizzare con Alice non è difficile. In fondo è una ragazza normale. Fa una vita normale. Frequenta persone normali, e come ciascuno di noi è vittima delle piccole tirannie quotidiane sul posto di lavoro.

Ma.

Ma è irritante oltre modo. Non è possibile che una ragazza così goffa, testarda e idiota, non venga defenestrata immediatamente dal corso di studi, in favore di qualcuno più presente a livello mentale. Alice è perennemente distratta, perennemente annoiata, perennemente in difetto. Il che è oggettivamente troppo. Sarebbe tenera se fosse semplicemente sbadata, ma in alcuni momenti agisce in modo talmente stupido da renderla poco realistica. Nessuna ventiseienne può essere tanto stupida. Questo è oggettivo.

Tuttavia, quando non le fanno fare la scema, il personaggio funziona proprio grazie ad ironia e semplicità. Che non guastano mai.

Purtroppo anche lei fa parte di quell’universo femminile tipicamente anni 2000 ed oltre, nel quale la donna esiste in quanto “illuminata dall’uomo”. E la cosa che mi imbestialisce è che questi racconti sono scritti da donne. Donne che parlano di donne insicure, dipendenti, indecise, perennemente sull’orlo del pianto e del bisogno. Perchè?

Ok, noi donne siamo spesso ipersensibili. Fragili. Insicure. Ma nessuna di quelle che conosco ha bisogno di un uomo (in questo caso due) che le ricordi di valere qualcosa. Mi dispiace vedere che l’immagine che noi donne diamo del nostro sesso, sia sempre e comunque quella di insicurezza e dipendenza dall’uomo. Mi sembra riduttivo, soprattutto se manca, come in questo caso, un’analisi delle ragioni di questo comportamento.

Ma sto esagerando. Si parla di libri per intrattenere e non di trattati filosofici.

A conti fatti, questi libri sono piacevoli. Non capolavori. Ma nemmeno da scartare. E almeno, fino ad ora, Alice non ha scoperto tendenze da Servant (anche se nel rapporto tra lei e Claudio si intravede chiaramente la versione edulcorata del classico rapporto Master & Servant. Altrimenti non ci si spiega perchè lui la maltratti verbalmente in continuazione e lei abbassi sempre lo sguardo sconfitta).

Alice Allevi mi piace. Mi piace la sua aria da ragazzina intraprendente ed insicura. Mi piacciono le descrizioni dell’ambiente di lavoro, l’ironia con cui vive le piccole disfatte, la caparbietà che dimostra nel difendere quello in cui crede. 

Basterebbe dare un po’ più di spessore ai personaggi e un po’ più di compattezza alla parte medical, per rendere davvero complete queste storie. Leggendo i libri ora, si ha la sensazione che manchi qualcosa, che sia stato lasciato un non detto, un sospeso. Ed è davvero un peccato, perchè le potenzialità ci sono tutte.

Poschina –  un po’ Allevi anche lei….

Letti per voi: Sconsacrato

Da quando sono provvista di Kindle, il numero di “libri acquistati compulsivamente” è aumentato in modo esponenziale. Non è necessariamente un bene, ma in alcuni casi non è affatto un male. E’ con questo approccio filosofico che una domenica mattina acquisto al prezzo sconvolgente di 1.99€ “Sconsacrato” di Jonathan Holt. Lo compro perchè la copertina mi spinge inequivocabilmente a credere che il libro tratti di esoterismo e critica feroce al cattolicesimo ma soprattutto che ci sia un enorme spargimento di sangue. Le cinque righe che lo descrivono avvalorano l’impressione che mi ha fatto la copertina. Ok. Posso permettermi questo euro/99 di compulsività.

Cop Sconsacrato_Cop Sconsacrato

Ovviamente non ho prestato sufficiente attenzione alla copertina dall’accorgermi che si tratta di trilogia, la prima reazione alla scoperta è un cristone che ancora riecheggia nelle vuote viuzze cesatesi, perchè non tollero più la moda delle trilogie, pentalogie, eptalogie e quant’altro. Anelo la lettura di libri auto conclusivi, ma sono nata nel periodo sbagliato e tutto ha un seguito. Le prime 2 pagine mi convincono che quasi quasi non è stato un acquisto poi così geniale e per poco non mollo il colpo. Ma resisto. Sono in uno di quei periodi dell’esistenza in cui mi sforzo di allargare gli orizzonti e di non fossilizzarmi sempre sulle solite scelte.

Fortunatamente la noia dura poco.

Appena conosco Caterina Taddei capisco che questo è il libro per me. Perchè Caterina Cate Taddei è sì un capitano dei carabinieri, ma soprattutto è una donna consapevole. E’ giovane ma non scema, disinibita ma non zoccola, intelligente ma non irritante, passionale ma non idiota, innamorata ma non imbarazzante per la categoria. Intorno a lei, che chiaramente è il fulcro dell’intera storia, si muovono personaggi altrettanto interessanti. Primo su tutti il commissario Piola, uomo capace, coerente e di principi più che solidi, che fa da mentore alla giovane Cate. Completano il quadro una militare americana, il classico nerd dal passato tragico e decadente e una serie di comprimari sempre ben caratterizzati anche se a volte un po’ stereotipati.

Non voglio spoilerare. Non in questo caso, perchè il libro è davvero interessante. Come ho già detto è tutto tranne che il thriller a sfondo esoterico che lasciava trapelare la copertina. E’ un giallo, un thriller politico, un noir? Non saprei. Potrebbe essere tutti e tre insieme. Indubbiamente si parla di omicidio, ma anche di GLADIO e crimini di guerra, e non dimentichiamo lo sfruttamento della prostituzione. Troppi i temi? Forse. Anzi, sì. Diciamo che di carne al fuoco ce n’è in abbondanza, tuttavia non è difficile tenere le fila dei discorsi, che si collegano tutti senza difficoltà in un grande puzzle.

Certo, al solito bisogna lasciare a casa il realismo totalizzante, perchè se si comincia con la solfa del “è impossibile” finiamo male. Ci sono situazioni al limite dell’incredibile ma quantomeno i comportamenti umani sono sempre verosimili. Che a mio parere è un grandissimo pregio.

Descrivere una donna e non farla apparire come “vittima” del fascino del figo di turno, perennemente schiava delle sue emozioni, incapace di gestire la sua vita, sembra ormai impossibile. Nella “nuova letteratura” sembra non esserci più spazio per donne adulte e consapevoli. Donne in gamba, capaci nel loro lavoro, sicure di se stesse senza dover per questo rinunciare a femminilità e romanticismo.

Ormai la “donna tipo” è giovane, perennemente insicura, goffa, bisognosa di avere non un mentore ma proprio il cavaliere dall’armatura scintillante pronto a difenderla. Sembra incapace di gestirsi da sola, circondata da uomini belli e sicuri di sè  che servono solo a sottolineare come lei abbia significato solo dopo che lui le ha aperto la mente e l’ abbia illuminata.

E’ stata per me una boccata d’aria fresca trovarmi di fronte ad una Donna decisamente realistica, capace di arrabbiarsi per cose per cui vale davvero la pena arrabbiarsi, di offendersi, di reagire e difendersi con le unghie. Perfettamente consapevole delle sue azioni, per niente lacrimevole se pur  sofferente. E che spettacolo vederla interfacciarsi con l’uomo più maturo senza che ci venga descritto come un semidio pronto ad illuminarla in ogni occasione. Perchè lei esiste a prescindere. In quanto donna. In quanto essere umano. E poi finalmente una donna che scopa per il piacere di farlo. Che sa come funzionano le cose nel mondo anche se spera che per lei possano fare un’eccezione.

Interessante il discorso Gladio. Ero piccola quando divampò lo scandalo ma ora ho tanta voglia di saperne di più. Illuminante la riflessione sulle basi militari americane in Italia. Senza arrivare a vaneggiamenti figli di teorie complottiste, finalmente mi fermo a riflettere sulla presenza indisturbata di basi militari in Italia. Basi che io do per scontate ma che in effetti, ad un’attenta analisi, si rivelano essere ormai superflue.

Insomma c’è tanta carne al fuoco. Avrebbe funzionato anche con meno carne? Certamente. Ho simpatizzato con i personaggi? Sì. Mi sono sentita coinvolta? Sì. Sono in trepidante attesa di leggere cosa succederà nel prossimo libro? Sì. E’ finito bene? No… beh, sì cazzo.

E’ finito come doveva finire. Con la mia adorata Cate che si dimostra Donna con la D maiuscola e che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. Go Caterina, Go!.

Poschina – afflitta da trilogie – quadrilogie e qualsiasi altra logìa vogliate metterci….

Note a margine:

perchè in italia ci ostiniamo a cambiare i titoli? L’Abominio (titolo anglosassone) era perfetto e aveva senso. “Sconsacrato”, al contrario, fa cagare.

Cose da non fare

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Metti che 10 anni fa, mese più mese meno, ti metti in testa di scrivere un racconto. 

Metti che non sei in grado e alla fine butti giù una decina di pagine più o meno.

Metti che due anni dopo ti viene di nuovo voglia di scrivere un racconto e ti accorgi che quello che avevi scritto tempo prima non era niente male, ma davvero niente male. Allora ti concentri, lasci fluire i pensieri e butti giù di getto qualcosa che accompagni quello che avevi scritto, per dargli un contorno, un’identità che non trovi in quelle parole. Quindi rimescoli, tagli, sfoltisci, aggiungi… poi basta. Una storia che nessuno vorrebbe sentire e che nemmeno tu vuoi più raccontare.

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Metti che poi, sei anni dopo, finalmente hai un progetto nuovo, sei carica di aspettative, felice, soddisfatta e guardi al futuro con quella passione e quella vitalità che non sai bene dove fossero finite. Allora, cosa ti viene in mente? Beh, di riprendere quel racconto lasciato lì a metà e di finirlo. Ma no. Non funziona. Però…. però quelle 10 fottutissime pagine che avevi scritto molto tempo addietro funzionano ancora, certo… basta dargli una ricontrollatina.

E poi via.

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Scrivi… scrivi…. scrivi. Tagli, incolli, post-it ovuqnue, pagine stampate e riscritte, finchè non riesci ad integrare quelle 10 pagine in una storia che vuoi raccontare e che si lascia leggere. Una storia che con te centra poco, anche se tutti ti dicono il contrario, una storia che alla fine prende forma, si assesta, acquista una sua identità. Al punto che la pubblichi, la divulghi, la stampi, la leggi e rileggi e ne sei orgogliosa e imbarazzata. 

Sì, sei convinta di aver trovato un posto per quelle dieci pagine. Ora sì che hanno senso. Ora sì che funzionano. Non sono più lì, da sole, abbandonate. Ora funzionano.

Fino a che. 

Fino a che un giorno, dopo che il progetto è fallito, dopo che la vitalità e l’ottimismo e l’aspettativa si sono fottuti, un giorno in cui sei costretta a pranzare alle 14.45, per ingannare il tempo apri la cartella “book”, prendi quelle fottutissime 10 pagine scritte 10 anni fa e scopri che non le hai affatto migliorate. Anzi. Scopri con orrore che le hai rovinate, stuprate, appesantite. Che hai tolto tutto ciò che era poetico e affascinante e lo hai sostituito con inutili seghe mentali che non interessano  a nessuno. Che hai tagliato quello che avevano di più bello e spontaneo. Ti accorgi che non solo funzionavano, ma erano quasi perfette così come le avevi scritte una vita fa.

E realizzi che sarebbe bastato togliere si e no 4 righe per renderle davvero un gioiellino. Invece hai aggiunto 400 pagine di nulla. E ti accorgi che il libro ha seguito il tuo percorso personale. Da qualcosa di bello e interessante a qualcosa di contorto, complesso, superfluo. 

Mai.

Mai leggere quello che hai scritto dieci anni prima. E’ devastante.

Poschina – no … no … no

Kindle? Sì, Grazie….

Essendo una ben nota figa di legno della lettura, per anni ho snobbato, ignorato e denigrato il formato elettronico. Ebbbene sì, provo ad essere sincera. Non ci riesco sempre ma tentar non nuoce.

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Avete presente quelle persone in treno/metropolitana/tram che passano tutto il viaggio con la testa sulla pagina di un libro e non si accorgono che il mezzo è fermo da mezz’ora, sono scesi tutti e l’autista gli fa gesti di ogni tipo per informarli dell’accaduto? Ecco. Io appartengo a quel tipo di persone. Quelle che “non è un viaggio se non porto i miei libri” e non uno/due. No. Tutti quelli che potrebbero servire. Arrivo al punto che nel w-end, se frugate nella mia borsa, probabilmente troverete un libro, perchè non si sa mai…. potrei annoiarmi e almeno ho qualcosa da leggere.

Gli esseri che mi somigliano sono quelli che vi guardano malissimo  se, anche involontariamente, urtate il loro prezioso libro mentre scendete dalla metropolitana, oppure vi sistemate la borsa o roba simile. Questo perchè per i miei simili, è essenziale che la lettura non sia interrotta bruscamente e a cazzo. 

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Siamo quelli che “No, guarda io proprio non potrei mai comprarmi Jane Eyre con quella copertina lì, molto meglio la Mondadori del ’91. Proprio non c’è paragone.. e gli Adelphi…. ah, che gioia per gli occhi…peccato il costo…” e roba simile.

Perchè per noi il formato, il font, la copertina, la grana della carta, la spaziatura, il colore delle pagine e altri millemila dettagli, sono fondamentali. Quando Yoshi ha smangiucchiato il mio storico Jane Eyre tutto stropicciato che è stato con me al mare, in montagna, sul treno, a letto e via dicendo, io mi sono incazzata terribilmente. Più di quando ha mangiato per la prima volta il lato sinistro del divano. Ok, alla terza volta che io cucivo e lui mangiava ho letteralmente perso le staffe, ma questa è un’altra storia.

Quindi, quando l’e-book è diventato di uso comune io ho detto NO. MAI.

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“Io non posso leggere senza avere in mano la carta, sentire il profumo, stropicciare, segnare, fare l’amore con il supporto cartaceo. Proprio non ci riesco. Ditemi tutto ma non di rinunciare al libro vero e proprio, a tutto quello che rappresenta e al potere ipnotico tranquillizzante del profumo di inchiostro e carta… e blah….blah…blah….”

Fino a che.

Fino a che non mi pongo un semplice quesito: non starò diventando come le persone che ODIO profondamente che si basano solo ed esclusivamente su ciò che sta fuori senza pensare al contenuto? Non mi starò concentrando più sulla forma in cui è espresso che sul messaggio vero e proprio? Non starò in questo modo sminuendo Charlotte, credendo che il suo libro valga la pena di essere letto solo perchè è stato stampato su un supporto che ho imparato ad amare tanto quanto la parola scrittavi sopra?

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Eh, sì. Era proprio così. Affermando che un libro sarebbe stato meno bello in formato elettronico, non facevo altro che sostenere che la parola scritta e il suo significato, dipendessero principalmente dal supporto. Che è un po’ il ripetersi dell’eterna lotta Vinile/Cd seguita da Cd/Mp3. In breve Stairway to heaven è un capolavoro a prescindere dal supporto che uso per riprodurla. Che poi a uno piaccia più il fruscìo della nitidezza questa è un’altra storia. Ma l’opera rimane straordinaria a prescindere.

Comincio quindi a risparmiare e alla fine, complice il compleanno, ce la faccio e mi approprio del Kindle Paperwhite.

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Primo impatto?  Decisamente perplessa. E’ leggero, anzi…. leggerissimo. Penso che mi cadrà in continuazione e già mi vedo a raccattare i pezzi per le scale della M1 Rossa. Scarico subito, subititissomo 4 Grandi Classici per una cifra complessiva di 1,89 €. Sorrido. Imposto font, gradazione di luminosità , spaziatura e progressione di lettura. Attendo la mattina dopo con una certa apprensione…. e se poi non mi trovo?

Il Busnaghi mi rassicura: “Vedrai che se proprio non ti trovi lo vendiamo come niente su e-bay”.

Prima prova: due minuti per trovare l’assetto giusto e capire che posso sostenerlo e contemporaneamente cambiare pagina con una mano sola. Rivoluzione. Posso tenere l’altra al calduccio in tasca senza essere costretta ad estrarla per cambiare pagina. Poi parto con la lettura.

Non ce n’è per nessuno. La Storia mi prende. Mi prende moltissimo. Tanto da non rendermi conto che non ho in mano un libro fatto di carta perchè sono già proiettata nell’inghilterra del primo Ottocento e sto conoscendo gli amici che mi terranno compagnia per le prossime 6 ore (almeno così dice il kindle che mi fa una stima abbastanza veritiera di quanto tempo impiegherò a leggere l’e-book).

Non ci sono cazzi che tengano. Se un libro è bello, se la Storia vale la pena di essere vissuta, potresti leggerla scritta sulla carta igienica usata che non cambierebbe nulla, così come una Storia di merda su pergamena farebbe cagare lo stesso.

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Poi certo, a tutti quelli come me piacerebbe avere una biblioteca con i controcazzi, ma bisogna fare di necessità virtù. In casa ho due Billy Ikea e una mini libreria in sala… non è che posso proprio comprarmi tutti i libri che vorrei, perchè poi mi tocca necessariamente relegarli in box, chiusi in scatoloni ermetici…. e la carta? Siamo tutti ecologici ma in casa mia c’è la foresta amazzonica in libri…

No, non spaventatevi, non ho rinunciato ai libri in carta, cerco solo un compromesso intelligente per godere dei piaceri della lettura risparmiando qualcosa e cercando di non intasare casa. Resto sempre e comunque una di quelli che accarezzano i libri, ne annusano le pagine, li coccolano e adorano girare  a tempo perso per librerie…

Poschina – Reader

Letti per voi: 50 sfumature di grigio….

…. che io ho simpaticamente ribattezzato 50 scene di sesso identiche. A prescindere da ciò con oggi si inagura ufficialmente una nuova rubrica: Letti per voi. In pratica leggerò i peggio libri che pubblicano e voi vi pupperete le mie esasperanti inutili recensioni.

Ma andiamo con ordine per dio. Prima di tutto un avviso.

Questo post contiene nell’ordine: Spoilers, parole volgari, imprecazioni, ironia e sarcasmo. 

Se pensate di non reggere tanta roba, questo post non fa per voi.

Ora cominciamo.

Andando in libreria, ultimamente, ho visto pile e pile e pile di un libro con copertina scura e foto di cravatta grigia. E donne, e uomini* che lo leggevano avidamente la mattina sul treno. Spinta dalla curiosità mi informo e su internet trovo sia pareri entusiastici, che critiche asprissime. Dopo anni di esperienza so per certo che non devo spendere un euro per questa saga. Mi viene in aiuto un’amica che mi passa i PDF. Sì, io faccio queste cose, infrango il copyright e faccio molto bene, visto che 15 euro per 500 pagine di nulla sono un furto.

Dovete sapere che la saga viene spacciata come “erotica” ma non solo, Scandalosamente erotica. E mi soffermerei sulla parola scandalosamente.

Precedente: da giovane leggevo gli Harmony. Quelli rosa e quelli azzurri perchè mia madre vigilava e mi impediva di leggere quelli oro che erano troppo spinti. a livello di letteratura non erano gran chè, ma parlavano di uomini bellissimi che si innamoravano di donne normali e facevano sesso come facoceri e si amavano tanto, ma proprio tanto, al punto che quasi tutti i libri si chiudevano con un matrimonio o una proposta di matrimonio o un figlio… sì insomma. Avete certo capito dove voglio andare a parare.

Farò anche outing, dicendovi che ho letto la saga di Twilight, l’intera saga e che sì, io Edward Cullen me lo sarei scopato perchè anche io, da giovane, sognavo un ragazzo così. Non vampiro (quello è venuto dopo) ma bello, ricco, simpatico, misterioso, che si innamora del cesso di turno e la venera.

Dico questo per farvi capire che io non sono snob. Cioè leggo quasi qualsiasi cosa, non leggo per principio solo i papponi storici sul nazismo che mio padre cerca di propinarmi.

Mi sono approcciata ai PDF di 50 sfumature di sto cazzo, con una certa curiosità e, sì, lo ammetto, un pochino di morbosità per lo scandaloso erotismo che stavo per affrontare.

Pronti?

Via.

Mini-riassunto: Anastasia (detta ANA e non cominciate a ridere) sostituisce un’amica e va ad intervistare un magnate della finanza che la conivolgerà in una relazione sadomaso e in un rapporto dominatore/sottomessa che metterà in discussione tutta la sua vita.**

Bello vero?

Cioè io mi immaginavo una ragazza tutto sommato normale che incontra il tipico magnate della finanza quarntenne/cinquantenne, che la inizia al sadomasochismo e al sesso estremo, la infila in tutine improponibili di Latex, la appende al soffitto e se la scopa mentre cera incandescente le cola addosso e lei grida “Sì, padrone !!! Scopami!!!” ***

Pensate alla mia delusione quando dopo 50 pagine mi rendo conto che quello che sto leggendo è Twilight con il sesso. Perchè? Ve lo spiego subito tesorini.

Lei ha 21, è vergine, nessuno la ha mai nemmeno baciata perchè a lei tutto sommato gli uomini non interessavano e incontra sto cazzo di Christian che è sì un magnate della finanza ma ha 27 anni. Sì, potete cominciare a ridere rotolandovi per terra, se preferite ROTFL, e sghignazzare pensando ai ventisettenni che conoscete e figurandoveli perennemente in completo Armani che gestiscono una Holding miliardaria e che esercitano un fascino magnetico su chiunque incontrino. Improbabile? Impossibile? Ridicolo? Opto per la terza opzione.

Lui si interessa subito a lei che cmq. persiste nel vedersi brutta e insignificante ed è tonta come potevano essere tonte le ragazze degli anni 40 perchè se uno arriva nel negozio dove lavoro e ammiccando mi chiede: fasce stringicavo, scotch da pacchi e corda in fibra naturale, la prima cosa che penso è che debba legare un cadavere e ficcarlo in un sacco dell’immondizia, oppure che è un sadico scopatore di donne consenzienti e le lega al soffitto mentre le frusta. Lei no, pensa che lui sia un patito del fai da te.

1: non lo sai testina di cazzo ceh i ricchi non sanno fare nulla?

2: non lo sai che nessun ricco entra in un negozio se non in casi di estrema emergenza e non è questo il caso?

3: non ti sfiora l’anticamera del cervello che uno che tu stessa hai definito “maniaco del controllo” possa effettivamente essere un maniaco del controllo? Non hai letto America Pshyco?

Dove cazzo vivi ANASTASIA?

Ecco, dopo 50 pagine cominciavo ad essere nervosa. Ma ancora non sapevo quello che mi aspettava poco più avanti.

Non pensate che mi spaventino i personaggi maschili troppo perfetti. Non mi spaventano affatto. Preferisco sempre un minimo di realismo, tuttavia non disdegno la perfezione letteraria. Christian purtroppo è troppo. Perchè ha tutto. Elenco esplicativo:

– capelli perfetti, sempre spettinato/sexi e color rame (edward cullen docet);

– ricco, fottutamente e sfacciatamente ricco;

– bellissimo fisico;

– bellissimo viso;

– occhi grigi, profondi, espressivi, sensuali;

– millemila case;

– il cazzo grosso.

Il cazzo grosso. Ok, basta. Va bene che lei non ha termini di paragone ma che questo Christian sia il Rocco Siffredi ricco, bellissimo e mentalmente disturbato di Seattle è troppo. Troppissimo. Fastidioso. Perchè va bene tutto ma anche il cazzo grosso. E poi?

C’è anche un poi amici. Sì’, perchè lui si presenta a noi come la versione giovane, bellissima e più perversa del James Spader di Secretary. E invece di frustare la nostra insopportabile ANA e poi scoparsela, o fare le due cose insieme, lui all’apice della perversione, le lega i polsi sopra la testa e la scopa.

Lo so che ora siete tutti sconvolti e vi chiedete come la mia mente abbia potuto sopportare un insulto simile. Ma lo faccio per voi. Ah, dimenticavo. Nonostante lei sia verginissima, ha tipo 25 orgasmi la prima volta che lui la tocca, sia clitoridei che vaginali; e questo SEMPRE. Lei ha orgasmi continui. Lui la guarda, lei comincia ad avere un orgasmo. Non vi dico quando la sfiora. Che poi parliamone. C’è una malattia che provoca orgasmi, della quale non ricordo il nome scientfico.

Ah. Dimenticavo la perla. L’uomo perfetto ha anche un altro pregio/difetto. E’ una pastiglia vivente di viagra. Scopa dalle 3 alle 5 volte al giorno, anzi, nel giro di mezz’ora lo fa come minimo 2 volte ….

 

Ma le note dolenti non sono finite. Lui le presenta un contratto dominatore/sottomessa che ha come unico pregio l’avermi dato conferma, sempre che ce ne fosse bisogno, del fatto che io non poteri mai essere una sottomessa.

Per il resto questo espediente del contratto è inutile perchè lei non lo firma e lui non la molla per questo, anzi…. smette persino di avere mire da dominatore su di lei perchè nonostante la conosca da due ore lui si è già innamorato di lei. E ovviamente lui ha un oscuro passato sfigatissimo con tanto di complesso di elettra ed ora della pagina 100 io sto letteralmente invocando tutti i santi del paradiso e ogni tre/quattro righe dentro di me esclamo “Santissima Madonna” – “Oh dio” – “Gesù, Giuseppe, Maria”  e via dicendo. E chi mi conosce sa che non è mia abitudine addentrarmi nei dogmi religiosi quando devo enfatizzare un’assurdità, ma è talmente pieno di assurdità che solo i santi mi sembrano idonei al mio sconforto.

Lui non vuole essere toccato, lei geme ogni tre secondi netti (giuro che se sento ancora una volta la parola Gemere e le sue derivazioni, uccido la prima persona che mi trovo di fianco), lui ha una torbida ex relazione con una quarantenne rampante che lo ha iniziato al sesso estremo e che lei chiama con astio perenne Mrs Robinson, dimostrando di non aver capito una beneamata sega del film “Il Laureato” di Nichols, lui non dorme mai con nessuna ma la prima sera che se la scopa dorme con lei tutta la notte e dorme bene. Questo mi fa temere che nel giro di altre 100 pagine lui si traformerà in un cagnolino scodinzolante che le chiederà la mano in ginocchio davanti ad un tramonto mozzafiato e divento improvvisamente consapevole che il solo scopo del libro è quello di farci credere che in fondo qualsiasi donna con un po’ di impegno può redimere qualsiasi uomo, anche il più perverso, dando alle giovani di oggi un messaggio sbagliatissimo. Ragazze nessuno cambia, potrà al massimo smussare gli ancoli, ma se a lui piace prenderlo nel culo, non smetterà per voi, nemmeno se vi chiamate ANA Steele. E vi assicuro che quando un uomo vi dice che non ha intenzione nè di avere una relazione, nè di sposarsi, nè di avere figli, 99 volte su 100 crede in quello che dice e vi vuole solo scopare, non vi chiederà mai di sposarlo e soprattutto non  avrete mai bellissimi bambini biondi con occhi blu.

Per rendere l’idea del livello di scrittura eccovi alcuni estratti molto esplicativi.

“La mia dea interiore mi guarda storto, battendo impaziente il piedino. Lei è pronta da anni, ed è pronta a fare qualsiasi cosa con Christian Grey…”

 

cara ANA, quella cosa che tu chiami ossessivamente “la mia dea interiore” noi donne normali la chiamiamo Vagina.

” “Aah” grido. Sento un dolore mai provato, mentre lui lacerà la mia verginità. Si immobilizza, guardandomi con occhi luccicanti di trionfo. Socchiude la bocca, ha il respiro affannoso. Grugnisce. “Sei così stretta…Stai bene?” “

 

Epico amici, E PI CO !!!!!

“Ma cos’avranno questi Grey? Cosa li rende tanto spiazzanti e irresistibili da cancellare tutto il resto?”

I soldi idiota !!! I soldi… perchè avrei tanto voluto vedere se ti saresti fatta sfondare dal vicino di casa povero in canna, o se avresti tollerato le sculacciate con palline vaginali incluse dal barbone dietro l’angolo. Si chiamano soldi e direi che, per certi versi, effettivamente  possono essere molto eccitanti.

Ma poi ecco la parte che preferisco:

“E’ un uomo così complicato. E adesso ho qualche indizio su cosa l’ha portato ad essere così. Un ragazzo a cui è stata rubata l’adolescenza, stuprato da un’arpia tipo Mrs Robinson… . …. il mio cuore si riempe di tenerezza al pensiero di quello che può avere passato… “

 

A questo punto penserete che il mio istinto di sopravvivenza mi abbia impedito di leggere il secondo….

Invece no, perchè la fine mi aveva fatto ben sperare…. In breve lei gli dice “picchiami Christian, fammi male, voglio toccare il punto di non ritorno” e lui lo fa. La prende a cinghiate sul culo facendole davvero male e lei se la prende a morte e lo lascia perchè capisce che no, non può farsi malmenare e non capisce come lui abbia potuto farlo.

Ecco ANA, se tu vai da un sadico dominatore e gli dici che vuoi essere picchiata, lui ti picchia. E’ lo stesso motivo per cui se dici ad un uomo che vuoi essere scopata, lui ti scoperà.

Purtroppo, a pagina 2 del secondo libro stanno già entrambi tornando sui propri passi e lui chiede scusa, lei chiede scusa, scopano in modi strani e pericolosi: doccia, vasca da bagno, camera da letto, divano, tavolo della cucina (roba molto spinta) e alla fine del libro, non l’ho letto tutto ma solo a spot e nonostante ciò ho capito TUTTO, lui le chiede di sposarlo e lei accetta.

Il terzo mi rifiuto di aprirlo.

Per non farci mancare nulla vengono perseguitati da una ex di lui e mentre lo scrivo sbadiglio dalla noia del visto e rivisto. C’è addirittura una pessima citazione di Jane Eyre (Quello Sì che è un romanzo) quando la pazza entra in camera di ANA e si apposta vicino al letto. Povera Charlotte Bronte….

E alla finissima del libro scopriamo che un tizio vuole uccidere Christian…

Speriamo che ci riesca !!!!

Giusto per darvi qualche indicazione…. se volete leggere scene di sesso agghiaccianti, un paio di brani di American Pshyco mi hanno turbata alquanto e se invece volete vedere un film sull’argomento dominatore/sottomessa che non sia un porno ma che approfondisca la psicologia dei protagonisti consiglio “Secretary”.

Se invece proprio volete assolutamente leggere 50 sfumature…. sappiate solo che non c’è sesso interessante, nè sadomaso, nè conturbante….insomma troverete il normale, semplice, soddisfacente sesso che spero comunque facciate spesso e volentieri con il vostro partner o da soli. 

Mi complimento con il marketing, davvero un lavoro fatto bene. Spero che chi se n’ è occupato prenda uno strabonus; perchè riuscire a far passare un libro per tardoadolescenti arrapate come il nuovo Gola Profonda, dimostra grandissima inventiva.

Poschina e le 50 imprecazioni 

P.s. Mi stavo dimenticando un’altra perla del secondo libro: lei scopre di essere mora come tutte le sue ex sottomesse e scopre anche, incredibile, che lui le sceglie more perchè somigliano a quella puttana drogata (parole sue) che era sua madre. ANA ci rimane male. 

Ana Puttanissimissima ragazza idiota, ma non lo vedi Criminal Minds? Cercare ossessivamente una donna simile alla madre che ti ha fatto soffrire è scontatissimo, l’ABC del pazzo maniaco. Mi chiedo, sta ragazza cosa minchia ha fatto nei 21 anni A.C.? Non scopava, non guardava la tv, non leggeva, non guardava i telegiornali perchè altrimenti avrebbe saputo che tutti i pazzi maniaci ricercano nelle vittime il loro primo persecutore. Cazzo ANA !!!!!!! WAKE UUUUUUUUUUUUUUUUUP !!!!

* questa è per te tesoro….

** e con questa mi autoapplaudo per il miglior riassunto della mia vita.

*** sono più erotica io in queste righe che l’autrice in 500 pagine . . .

Il post che non avrei mai voluto dover scrivere…

Ci sono argomenti che non mi piace affrontare e che, per una questione di rispetto per chi di voi è più sensibile, ho evitato fino ad ora di approfondire. Però l’altro ieri ho visto un paio di foto che mi hanno costretta a tirare fuori quello che ho dentro…. ed ora vi tocca il pappone… eccolo

Alcuni ragazzi invecchiano proprio di merda. 

L’ho detto. Ho buttato fuori il demone ed ora mi sento meglio. Posso ricominciare a guardarmi allo specchio senza vergognarmi della mia mancanza di coraggio.

Cosa mi ha spinta a liberare il demone? Andrea Pezzi. Per chi abbia avuto un’adolescenza molto difficile e non sappia di chi sto parlando; lui:

  

Ad essere onesti, non ricordo precisamente in che anno ho scoperto Andrea Pezzi, o per essere precisi, in che anno MTV ha cominciato a propormelo in ogni salsa fino a convincermi che era il ragazzo ideale. Credo che fosse più o meno a metà anni novanta, quindi facciamo pure che io ero una sedicenne arrapata e lui un ventitreenne che scopava un sacco… ma forse ero un pelo più grande…. cmq.

Il punto è che lui faceva questo programma fighissimo e assolutamente d’avanguardia (tanto che oggi il Gamberorossochannel cerca di riproporre lo schema in continuazione ma con un’aura di premorte e una tristezza di fondo che fanno accapponare la pelle) nel quale invitava ospitoni della madonna (ricordo di essere stata illuminata da Breat Easton Ellis ed essermi fiondata in libreria il giorno dopo per accaparrarmi American Psycho) e si raccontavano la rava e la fava mentre cucinavano. Titolo fantasioso: Kitchen.

Io lo guardavo carica di ammirazione e attrazione ssessuale ed il motivo per cui ero così attratta era la sua appartenenza alla schiera dei fighi-normali. Che si contrapponevano ai Fighididdio inarrivabili e insognabili perchè persino nel sogno non ti avrebbero cagato di pezza forti della loro superioritò in figaggine.

Andrea Pezzi era simpatico, parlava inglese fluentemente, spiritoso, sexy e con le fossette sulle guance. Aveva tutte le caratteristiche per inserirsi nei meandri della mia mente adolescente e convincermi che era il prototipo di “ragazzo ideale”.

Poi è scomparso. O meglio. durante una puntata di Kitchen in cui era ospite Claudia Pandolfi (ha fatto il tiramisù N.d.a.) è scoccata la scintilla, si sono innamorati ed hanno fatto quello che tutte le coppie innamorate fanno…..ossia lei si è sposata col fidanzato storico ed in viaggio di nozze lo ha mollato per scappare con Andrea Pezzi al quale, qualche tempo dopo, ha riservato un trattamento molto simile. Sappiate che ancora oggi mi chiedo che cazzo abbia la Pandolfi di così figo da scatenare reazioni così violente da parte di uomini apparentemente normali…

Quindi La Pandolfi è stato il Fattore Yoko* di Andrea Pezzi. Lo ha rovinato. E di lui si sono perse le tracce… fino a quando, l’altro ieri su repubblica vedo questo:

mi blocco, guardo bene. Corro in bagno…. piango… mi sistemo il trucco e torno alla scrivania come se nulla fosse successo. In cuor mio però, qualcosa è morto.

Anche lui è finito vittima dell’insquallidimento, una malattia che colpisce spessissimo i bei ragazzi trasformandoli nella versione moderna dello Zio Pippo, quello tristissimo che a Natale nessuno aveva mai voglia di stare a sentire.

Il problema non è tanto l’aver messo su 25 kg, o essersi stempiati, ma proprio l’alone di squallore e abbandono.

Poi magari ci parli e te lo faresti lo stesso, ma visto che tanto io non ci parlo….

Ho notato in ben 32 fottutissimi anni di vita che questo problema (l’insquallidimento) capita principalmente agli uomini. Sorry, ma qualcosa dovete beccarvela anche voi…se calcolate che secondo le pubblicità la diarrea, le emorroidi, il gonfiore, il prurito intimo, la puzza di ascelle e l’incontinenza ce le becchiamo noi donne, cucatevi l’inquallidimento e non lamentatevi.

La cosa a volte è anche consolante. Tempo fa su FB (la piattaforma del diavolo) ho ribeccato un mio ex fidanzato dei tempi delle medie…era davvero molto ma molto carino, ora è  terrificante. Semplicemente terrificante. Grazie a dio l’ho piantato e mi sono salvata. Infatti IO oggi sono una splendida trentenne.

Sì, già vi vedo… quelli che mi snobbavano a vent’anni perchè ero rontondetta, noiosa e vecchia dentro, che mi hanno preferito la pompinara di turno; ora che vedete il mio splendore vorreste avere me vicino nelle cene con il capo, almeno so parlare, sono moderatamente ironica e sforno battute a sfondo sessuale come fossero biovette… invece la pmpinara (che ora i pompini non li fa nemmeno sotto paga) che è esplosa sotto i colpi delle 5 gravidanze che voi le avete inflitto, ha smesso di usare i tacchi 25  e non sa usare il condizionale, si è rivelata per quello che è: una vergogna sociale… beh cari miei ex fighi insqualliditi, ora ve la tenete !!! [momento rivendicazione che fottesega al mondo]

Ma passiamo ad un piccolo compendio delle trasformazioni a cui  ragazzi e ragazze possono andare incontro:

– bambina cesso -> ragazza cesso -> donna gnocca

– bambina figa -> ragazza figa -> donna figa

– bambina normale -> ragazza cesso -> donna figa

– bambina normale -> ragazza normale -> donna figa

 – bambina normale -> ragazza normale -> donna normale 

– bambina squallida -> ragazza squallida -> donna squallida

– bambino bellissimo – > ragazzo informe -> uomo orrendo

– bambino bellissimo -> ragazzo bellissmo -> uomo bellissimo

– bambino bellissimo -> ragazzo bellissimo -> uomo insquallidito

– bambino normale -> ragazzo informe -> uomo interessante

– bambino brutto -> ragazzo informe -> uomo interessantissimo

– bambino brutto -> ragazzo informe -> uomo brutto

– bambino bello -> ragazzo bello -> uomo insquallidito

Farei notare che una donna bella non può diventare una donna squallida mente all’uomo, invece, capita assai di frequente.

Che dire? Io mi sono ficcata nella triade “normale – normale – normale” e voi?

Poschina

*cit. Ma una cit. talmente figa, ricercata e da nerdoni di razza che nessuno di voi capirà… 

 

A taste of….

“Quello era stato il mio primo vero tradimento.

Col tempo ne erano arrivati altri.

Sempre più frequenti.

Sempre più intensi.

Tanto che provavo per Alfio una scottante passione fisica.

Al punto che scopavamo ovunque, continuamente.

Un giorno persino nel bagno pubblico di un cinema.

Ma non era Afio che volevo.

Non era Alfio che cercavo.

Era lui.

E quando lo trovavo, ero felice.

Nonostante fosse una copia sbiadita di lui.

Nonostante stessi tradendo il mio compagno.

Nonostante il sesso con Alfio non fosse nemmeno lontanamente paragonabile al Suo modo di fare sesso, io mi crogiolavo nell’illusione di essere con lui.

Era la mia droga.

Spogliarmi pensando ci fosse lui a guardarmi.

Godere pensando di sentirlo dentro.

Infuriarmi e cercare il tipo di rabbia che avrei potuto avere con lui.

Lo so che è da vigliacchi.

Sono stata una pessima fidanzata, moglie e madre.

Perché scopare con il proprio fidanzato pensando ad un altro, non è certo una di quelle affermazioni che si sceglierebbe di mettere come epitaffio.

Anche se, nel mio caso, ne andrei fiera.

Sarei orgogliosa che fosse scritto ovunque.

Perché il mio era un sentimento puro.

Era solo amore.

Prima del dolore.

Prima dell’ossessiva ricerca della morte.

Prima di Alfio.

Solo stupido, fottutissimo amore.”

11 Giorni by Poschina

Un po’ di sana polemica, che non guasta mai

Io non ho mai e poi mai sopportato quelli che la menano al mondo in questi termini:  “Io ripudio questo mondo materialista che porta all’eccessivo desiderio di cose inutili, delle quali ci riempiamo per colmare il buco enorme che la globalizzazione ha creato in questa società spersonalizzata e sterile. Quindi mollo tutto, torno a vivere nelle mie montagne, vivo con quello che riesco a produrre, e dimostro a voi giovani che invece volete tutto, che possiamo, impegnandoci, risparmiare, ridurre le emissioni inquinanti, vivere in salute e ritrovare la felicità, anche facendo lavori poveri e faticosi come l’agricoltore”.

Capiamoci, bellissime parole.

Ma.

Ma se poi ti fai intervistare dalle riviste e ti fai pagare, ti fai intervistare da 10 telegiornali e ti fai pagare, scrivi un libro che poi vendi supportato da una grande casa editrice, beh, allora amico mio da una parte ti stimo perchè hai capito come fare un sacco di soldi senza doverti alzare alle 6.15 tutte le mattine; ma dall’altra sappi che io per il culo non mi faccio prendere tanto facilmente per diversi motivi:

1 – non sono le TUE montagne ma sono le montagne di Madre Natura, quindi di tutti gli abitanti del pianeta terra quindi anche mie.

2 – è inutile che mi parli di risparmio energetico ed ecologia con la tua faccia snob e poi fai stampare 200.000 copie del tuo libro in brossura che comporta un’enorme spreco di carta, acqua, petrolio, benzina, energia elettrica, e quant’altro; quindi ergo che del tanto decantato risparmio energetico non te ne frega un cazzo o non sai bene come funziona la storia.

Tutto questo sfogo è stato scatenato dalla lettura di un ariticolo di Vanity Fair che si intitola “Ma non chiedetemi che lavoro faccio” che narra la storia di Devis Bonanni, ragazzo di 23 anni che vive in maniera ecologica nelle sue montagne, ma al quale per caritàdiddio non chiedete mai che lavoro fa.

Ora, io non odio questo ragazzo che ha fatto una scelta di vita e che rispetto, e anzi, bravo che non intasi la tangenziale alle 9.00 del mattino. Ma perdio basta.

Cioè se vuoi fare vita di montagna, con l’orto, avere le galline a cui non dai il nome perchè poi arriva la volpe, te le mangia e tu soffri perchè ti eri affezionato, e poi ti fai la polenta con il mais che coltivi tu e che sgrani personalmente invece di comprarti la vasugana, va altrettanto bene. Ma perchè devi a tutti i costi dire che sei ecologico? Non sei ecologico. Se fossi ecologico invece di scrivere un libro saresti andato a zollare la terra, perchè hai consumato più energie tu con il tuo libro e con la stampa delle tue interviste, che narrano della tua vita ecologica, di quante ne consumo io in un anno per andare e tornare dal lavoro (che è estremamente ecologico).

Basta con sta cazzo di menata del tornare ad una vita pre-industriale e poi servirsi del mezzo golbal-industriale per promuoversi e farsi i soldi. E’ irritante !!!

E badate bene che non trovo nulla di male nel fare i soldi, anzi. Però fatelo senza cercare di prendermi per il culo !

Poschina e l’irritazione del venerdì pomeriggio

 

Haruki Murakami

No, non vi sto insultando in giapponese. Sarebbe sicuramente un comportamento in linea con il mio essere ma non stavolta.


Haruki Murakami è uno scrittore giapponese che mi era totalmente sconosciuto fino ad un mese fa quando dal boss mi è stato  consigliato un suo libro.


L’uccello che girava le viti del mondo.


In breve potrei riassumere il tutto così: processo di crescita faticoso e onirico di un trentenne nella Tokio moderna.


Ma non ne sarei soddisfatta, quindi….


Direi che la definizione di origami data da wikipedia è più azzeccata:


Con il termine origàmi si intende l’arte di piegare la carta (折り紙, termine derivato dal giapponese, ori piegare e kami carta) e, sostantivato, l’oggetto che ne deriva. Esistono tradizioni della piegatura della carta anche in Cina (Zhe Zhi” 折纸), tra gli Arabi ed in occidente.


La tecnica moderna dell’origami usa pochi tipi di piegature combinate in un’infinita varietà di modi per creare modelli anche estremamente complicati.


Spinta dalla passione per una scrittura semplice e poetica, mi sono lanciata nella lettura di altri libri di Murakami. In ogni suo libro il confine tra il mondo reale e quello metafisico è talmente sottile che spesso ci si chiede quale parte della storia sia quella ambientata nel mondo che noi conosciamo e quale quella nell’altro. Tuttavia questo inoltrarsi nel metafisico è talmente ben integrato nel racconto e presentato in maniera così logica, che la storia non potrebbe esistere se non in questo modo. Leggere Murakami è leggere se stessi. E’ calarsi nelle profondità della propria mente e scoprire qualcosa di nuovo. 


L’uccello che girava le viti del mondo non è un libro per tutti come Haruki Murakami non è uno scrittore per tutti.


Non voglio fare la figa di legno; è così punto e basta.


Un po’ come Tolkien. Sì, Tolkien. Mio padre per esempio quando gli consiglio caldamente di leggere “TLOTR” mi risponde che a lui gli elfi….gli orchi… quelle cose che non esistono…. Che centra? Si parla di un libro meraviglioso, di una scrittura complessa e appagante, e la gente si ferma di fornte al trascurabile dettaglio che elfi e orchi non esistono. Addio metafore. Addio meravigliosa esperinza letteraria. E parliamo di 1200 pagine ricche di personaggi e azione e giuro che non c’è una contraddizione che sia una. Nemmeno una minima discrepanza. Tutto filologicamente corretto. Quasi patologico (non dimentichiamoci che Tolkien ha addirittura inventato un linguaggio, mica cazzi !!!)


Ecco, se siete come mio padre per cui vige l’assioma libro=racconto realistico, Murakami non fa decisamente per voi. Leggetevi solo saggi storici come fa lui e vivete felici e contenti.

Per tutti voi invece dotati di animo versatile, amanti della buona scrittura, desiderosi di conoscere un po’ di più la cultura orientale (incredibilmente diversa dalla nostra e decisamente interessante), avvicinatevi senza timori a questo scrittore, il cui maggior pregio è quello di saper rendere poetica la quotidianità.


Ah, tra tutti i personaggi presentati nelle millemila pagine de “L’Uccello che girava le viti del mondo”, quello che ho adorato è Kasahara May, forse perchè mi ricorda in troppe cose me stessa adolescente.


Cri


P.S: Io ODIO Danny di masterchef Italia. Lo odio al punto di desiderare con tutta me stessa di poterlo prendere a schiaffi ogni 20/30 minuti, così….solo per divertimento. Perchè la sua faccia da culo allegro è la cosa più insopportabile che Sky On Demand abbia mai trasmesso.


Ma ODIO anche Luisa perchè è convinta di essere la dea della cucina e invece…. ma lasciamo perdere che forse è meglio.

God bless Storms

Una delle cose che amo di più in assoluto sono i temporali estivi. Beh, a parte il fottuto terrore che un’eventuale grandinata devasti la mia splendida macchina nuova……. A parte questo piccolissimo particolare, amo il modo in cui riescono ad abbassare la temperatura della mia camera da 27.3 a 23.2 nel giro di una ventina di minuti scarsi e a farmi assaporare la copertina sulle spalle.

Molta gente teme questo scatenarsi di acqua, vento, grandine, lampi, fulmini e tuoni, ma una vita passata a fare le vacanze in montagna mi ha letteralmente vaccinata contro lo spettro della paura. Mi piace aprire leggermente le imposte e sentire la pelle d’oca, mentre i lampi illuminano lo skyline di Cesate e la pioggia battente scroscia incazzata.

Capisco questo sfogo di Madre Natura, se potessi ne scatenerei almeno un paio alla settimana….. 😉

L’essenziale è essere attrezzati. Attrezzatissimi. Come minimo infatti va via la luce. Se va bene per qualche istante o una decina di minuti. Se va male possono passare anche delle ore prima che si ripristini la centralina. In questo malaugurato caso (succede sistematicamente) è essenziale avere a portata di mano le candele. No, non l’Iphone con la sua fottutissima lampada o la luce fredda dei normali cellulari (per intenderci quelli che svolgono solo la loro funzione primaria ossia telefonare e messaggiare).

Quando si è sotto attacco temporalesco, l’essenziale è il caldo, flebile, avvolgente chiarore delle candele. In questo momento infatti sono attrezzata con ben 3 candele Ikea di diverso colore, un comodo piattino su cui sono posate e dei fiammiferi, tutto  ciò che serve per affrontare l’emergenza.

Se poi siete davvero degli estimatori di temporali come la sottoscritta, non potete non sapere che altra cosa essenziale è un thè caldo, una cioccolata, una tisana o una camomilla. Che voi preparerete assolutissimamente a lume di candela e poi porterete sul comodino.

A questo punto non vi resta che armarvi di un ottimo libro giallo (consigliatissima la mitica Zia Agatha) oppure di un romanzo d’amore…se invece siete degli inguaribili tecnodipendenti, prendetevi il portatile e godetevi un bel film dell’orrore o una maratona Twin Peaks o, se avete le palle, La notte dei morti viventi.

Quando malauguratamente il temporale sarò terminato, potrete finalmente scivolare sotto la calda e accogliente copertina, soffiare sulle candele e lasciarvi cullare da Morfeo verso meravigliosi, tranquillizzanti sogni.

 Poschina The Storms Lover