Io non ho nulla, ma proprio nulla contro la Nespresso. Posso anche sorvolare sulla scelta di creare delle boutique del caffè con tanto di commessi usciti da un film hollywoodiano anni 80. Confesso con un certo imbarazzo che mi piacciono anche la scelta delle luci soffuse e i colori delle confezioni del caffè che creano una sorta di arcobaleno sensoriale, e l’onnipresente aroma del caffè sinesteticamente connessa a musica e immagini.
MA.
Odio andare ad acquistare il caffè in uno qualsiasi delle loro fottutissime boutique. E il mio odio è fondato e condiviso da chiunque, dotato di un minimo di buonsenso, sia costretto ad andare nei suddetti negozi in orari obbligati (prima del lavoro – pausa pranzo).
Dovete sapere che ci sono tre tipologie di persone che acquistano nelle boutique:
– i normali
– le fighe di legno
– gli imbecilli
Dei normali nemmeno mi occupo, in quanto poco interessanti per antonomasia, ma voglio spendere due parole per le altre categorie:
La Figa di Legno per antonomasia è una donna intorno ai sessanta, che da lontano ne dimostra quaranta, appartenente per nascita o per combinazione di eventi, alla high society milanese. Indossa abiti raffinati, che si addicono più a una trentenne che ad una sessantenne, solitamente bionda finta o portatrice sana di meches, non si sente a suo agio se non ha sottobraccio una Luis Vuitton di dimensioni abnormi, con portafoglio abbinato e se non tiene in mano almeno un sacchetto di uno store per gente comune (solitamente Zara), solo per appagare l’idea di non essere snob e di vestirsi anche lei come i comuni mortali (che ignora sistematicamente).
L’oggetto in questione, visto da vicino, dimostra tutti i sessanta che effettivamente ha; sotto lo strato di fondotinta rigorosamente La Prairie ha dei solchi degni di un deserto, dovuti principalmente all’insana abitudine di aggirarsi per le piste di St. Moritz senza un’adeguata protezione solare nei ruggenti anni settanta.
Essa non va a comprare le cialde con la tranquillità che il suo status di nullafacente le permetterebbe. No, lei ha fretta e cerca, sistematicamente, di passare davanti a tutti. Assume quel broncio che 35 anni prima era riuscito ad intenerire l’idiota di turno e si aspetta di impietosire qualcuno. Quando si accorge che non funziona, prova a farsi largo con il caravan che tiene sottobraccio. Nove volte su dieci uno sfigato alla fine cede e la lascia passare. E qui arriva il bello. La fretta scompare e parte il solito, disarmante, domandone. “Cosa mi consiglia?”
Santa Madonna. La/Il commesso si sente in dovere di cominciare ad elencare tutte le caratteristiche dei caffè. Dopo dieci minuti nei quali la figa di legno ha posto una domanda più idiota dell’altra, prima di dichiarare candidamente che un paio di astucci di ristretto andranno benissimo.
Può capitare che la fdl si porti dietro una delle figlie. Adolescente, bionda, magra e con la stessa faccia da cazzo della madre. Sempre. Ed io, mora, bassottella e chiaramente nata nell’epoca sbagliata con il mio corpo da procace attricetta di periferia anni 50, mi soffermo a riflettere sui disturbi alimentari che hanno le ragazze della Milano Bene. Secondo me le affamano dalla nascita. E’ statisticamente impossibile che non ce ne sia una, non dico grassa, ma prosperosa. Qualcuno dovrebbe preoccuparsi della salute di queste povere ragazze che non sanno cosa sia un barattolo di nutella da 3 kg tutto per loro….
Uomo, intorno ai 30/35, chiaramente figlio dell’era di internet, teledipendente, Halo addicted, segaiolo mentale youpornista, al quale la mamma ha regalato una Nespresso.
Lui, invece di registrarla online ed acquistare le cialde autonomamente buttando il buono incluso nella confezione, decide, armato di zainetto (avete notato come i giovani adulti della mia generazione non siano in grado di liberarsi dell’effetto Invicta e girino ancora ostinatamente con lo zainetto?), di andare in boutique. Siccome si è fatto una cannetta prima di uscire, è in quello stato particolare nel quale il tempo ha perso il suo significato. Mezz’ora, un’ora, che differenza fa?
Lui e il suo zainetto si trovano dunque al cospetto di un commesso zelante che gli spiega nel dettaglio cosa comporta l’utilizzo del buono sconto. Dopo venti minuti di spiegazione, l’addetto alle vendite chiede “Lo vuole utilizzare adesso?” e lo young adult risponde immediatamente “Sì”. Altri 10/15 minuti sul tema “forza e provenienza dei caffè” e, arrivati finalmente al momento del conto, quando si sente dire “la differenza è di un euro e 45” il cannaiolo rinsavisce. La mamma gli aveva assicurato che sarebbe stato tutto gratis e lui non ha alcuna intenzione di spendere tutti quei soldi per un fottuto caffè !!! A questo punto parte la pantomima del “lei mi ha detto che voleva utilizzare il buono ” – “no, non è vero” – “Sì, è vero” – fino a che non raggiungono l’agognato compromesso. Stornare tutto.
Spero sempre vivamente che gli si fonda l’Xbox nel momento più fondamentale assai del gioco.
Nel caso ve lo steste chiedendo, io appartengo alla categoria “normali”, non sono una sessantenne figa di legno e non sono armata di zainetto…. e ci metto più o meno 15 secondi per ordinare le cialde, quindi rientro per intero tra gli illuminati frequentatori di boutique Nespresso.
Poschina- What else?