Atroci Consapevolezze – Il Curriculum Vitae

Non so voi, ma per me scrivere il CV si rivela sempre un’impresa epica che si conclude con frustrazione ed insoddisfazione.
Il CV serve a presentarti come lavoratore, ma anche come persona.
Ma.
C’è un enorme, gigantesco, insuperabile “ma”.
Come scriverlo? Con che stile? Chi lo legge? Ma lo leggono?
Già questi dubbi bastano a farmi venire il mal di testa….se ci aggiungete che svolgo un lavoro generalista che, una volta ridotto a mero elenco di competenze, mi fa sembrare una bambina di 10 anni frigida, capirete le mie enormi difficoltà nell’affrontare un compito che per molti è quasi divertente.

Ho quindi fantasticato, in questi anni, di usare diversi stili e diverse strategie per accaparrarmi un lavoro. Ecco un riassunto.

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Il Curriculum Vitae Classico, Noioso e Umiliante

Classicissimo CV di una volta nel quale ci si limita ad elencare le competenze acquisite negli anni di lavoro. Nel mio caso si riduce ad un imbarazzante ed umiliante elenco di competenze base, che invece di mettere in luce i miei pregi, mi fa sembrare un’incapace cosmica che ha passato gli ultimi due lustri a fare caffè e a rilegare documenti di scarsa importanza. Non importa se in realtà quando le cose andavano alla grande non avessi un attimo di tregua e mi spaccassi la schiena china sulla scrivania, nel momento in cui invece di descrivere una mansione, la elenchi, ne distruggi completamente l’importanza riducendola ad una pratica di scarso interesse.

Mi annoio e mi deprimo mentre lo scrivo, conscia che, anche se qualche temerario avesse il coraggio di cominciare a dargli un’occhiata, lo cestinerebbe al secondo punto dell’elenco:
– supporto ufficio tecnico e legale.

Amen.

Il Curriculum Vitae arrabbiato – Tutto quello che avrei sempre voluto scrivere ma mi manca inesorabilmente il coraggio

Quel CV che butti giù quando per l’ennesima volta ti hanno tolto un lavoro o ti hanno affibbiato la mansione peggiore dell’office, nel mio caso specifico, quando passavo da segretaria di direzione a “Receptionist del Palazzo” perchè supplivo le colleghe in caso di malattia.

Un cv pieno di rabbia e recriminazioni fatto di “Non hanno mai compreso le mie vere attitudini lasciandomi in un angolo a fare lavori che non mettono in evidenza le mie qualità ma piuttosto frustrandole, riducendomi a “sedermi” senza più avere la voglia di fare, di essere propositiva…….” e via dicendo, in una spirale autodistruttiva che, riletta  una volta passato il momento di rabbia, mi faceva sembrare la classica frustratona mitomane e vittimista che nessuno vorrebbe mai avere nel suo ufficio.

Il CV Materno: Puntare su povertà e disperazione

Ultimamente ho seriamente pensato di sfruttare i figli per fare tenerezza mista a pena nel futuro possibile datore di lavoro.
Una roba del tipo:

Da quando mi trovo, oltre al lavoro, ad occuparmi della casa e dei gemelli, ho sviluppato la capacità di gestire contemporaneamente diverse problematiche riuscendo a risolverle tutte senza che nulla intacchi il corretto andamento della quotidianità domestica. Riesco a gestirli mentre piangono simultaneamente, ascoltarli, accontentarli/redarguirli ed intanto pulisco casa, preparo la cena, organizzo la lavatrice del giorno successivo e faccio la spesa online. Il mio livello di pazienza e capacità di reggere lo stress è aumentato in modo esponenziale e la maternità mi ha resa meno cinica e più empatica, qualità che potrei mettere a disposizione del lavoro in team. Ah, ho anche un cane i cui bisogni sono riuscita magistralmente ad incastrare nelle attività quotidiane senza togliere attenzione ai bambini o alla dolce bestiola.

Salvo poi perdere ogni aplomb e buttarsi sulla cruda realtà….avete idea di quanto costa il nido? E il mutuo? Vi prego, non potete lasciarmi marcire in casa con due bambini di 2 anni e mezzo tutto il giorno….litigano, si picchiano, mi parlano in simultanea e poi mi costringono a vedere Kung-fu Panda due volte al giorno!!!!!!!

Aiutatemi.

Il CV sborone: quello che non scriverò mai

Ne ho letti e ne ho riso. Sono quei CV pieni di parolone misto inglese che servono a far sembrare un lavoro di merda “il Lavoro più importante sulla faccia della terra”.

Io potrei scrivere….

Il mio ruolo di Personal Assistant del CEO mi ha permesso di sviluppare skills molto ultili in qualsiasi ufficio, come la capacità di relazionarsi con il management e altri utili in ambienti più specifici, come un vasto know-how tecnico in materia di energie rinnovabili.
Versatile, con spiccata propensione al problem solving, event & travel planner, Legal & Technical Area support……e via via neologismi sempre più spinti fino a concludere il tutto con – “Nata dalla tempesta”, la prima del suo nome, regina degli Andali, dei Rhoynar e dei Primi Uomini, signora dei Sette Regni, protettrice del Regno, principessa di Roccia del Drago, khaleesi del Grande Mare d’Erba, “la Non-bruciata”, “Madre dei Draghi”, regina di Meereen, “Distruttrice di catene” –  in una discesa agli inferi di autoreferenzialità estrema ed esaltazione cosmica che, poco ci manca, ti fa assumere un’aura quasi elfica agli occhi di chi legge.

Sicuramente il più utile per essere notato e trovare lavoro in una Società che fa dell’immagine l’unica cosa che davvero conta.

Il CV sincero ed onesto, quello che senti di dover scrivere ma che tanto non servirebbe ad un cazzo

Ho trentasette anni suonati, due figli, dieci anni di esperienza come segretaria, una spiccatissima curiosità verso tutto ciò che è nuovo, strano, originale. Vivo di passioni improvvise che mi coinvolgono fino all’osso ma volubili….appena ne trovo una nuova abbandono quella vecchia senza pensarci due volte.

Cerco un lavoro part-time perchè voglio tornare a casa in tempo per andare a prendere i bambini all’asilo. Patetico? Lo so…. fa molto madre catto-conservatrice anni 50 ma tant’è; voglio esserci per i miei figli, voglio far parte della loro vita e se per questo devo rinunciare a qualche opportunità lavorativa, pazienza.

Le mie doti? Scrivo in italiano corretto, che sembra un’ovvietà ma per esperienza personale non lo darei così per scontato, amo leggere  e correggere, se un lavoro mi appassiona mi ci butto anima e corpo e come una zecca resto attaccata finchè non ne ho sviscerato ogni mistero.

Ora non mi resta che mixare il tutto, salvare il file e dimenticarmelo in una cartella a caso del pc per i prossimi sei mesi.

Poschina

 

17 Novembre – World Prematurity Day

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Ho avuto una bellissima gravidanza, a parte una corsa al pronto soccorso la vigilia di Natale nella quale ho scoperto che aspettavo due bambini e non uno, non ho avuto grossi problemi. Mai una nausea, mai un capogiro, mai una vera e propria preoccupazione. Ero felice, stavo benissimo, ma soprattutto avevo sempre e costantemente una fame boia.

Gravidanza gemellare Bicoriale – Biamniotica. In pratica due sacche separate per due fratelli che condividono uno spazio originariamente pensato per uno solo, quindi ho fatto più ecografie del normale e qualche controllo di sicurezza ma tutto era sempre perfetto, nella norma, così come doveva essere.

Fino alla notte del 15 Giugno, quando mi si rompono le acque.

Ma come? Senza preavviso?
Due minuti prima stavo ridendo sul divano e due minuti dopo sto correndo al pronto soccorso, tutti stipati in macchina, cane compreso.
Nel giro di due ore mi ritrovo in una stanza da sola, infreddolita, stordita, terrorizzata, mentre il cane è stato portato dai miei genitori e il mio compagno ha raggiunto i miei figli alla Mangiagalli, dove verranno ospitati, non si sa per quanto, non si sa in che condizioni, nel reparto di Terapia Intensiva Neonatale.
Non li ho visti, non li ho toccati, non so nemmeno se sopravviveranno.
Ricordo solo il volto dell’anestesista che mi tranquillizzava e che mi descriveva, passo passo, quello che stava succedendo.
Poi ricordo il mio compagno emozionatissimo che me li descrive, che mi dice che stanno bene (si intende sempre in rapporto all’epoca gestazionale) sono grandi il giusto e respirano da soli. Poi se ne va.

Premessa….

Una gravidanza dura dalle 37 alle 40 settimane (e oltre) quindi i bambini nati dalla 37esima settimana in poi sono considerati “nati a termine” mentre quelli nati prima rientrano nella categoria dei prematuri, i quali si classificano in base all’età gestazionale alla nascita. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità si distinguono quindi tre gradi di prematurità:

– prematurità leggera per i nati dalla 32ma alla 37ma settimana, che sono l’84,3%

– prematurità media dalla 28ma alla 32ma settimana, che sono il 10,4%

– prematurità grave per i nati prima delle 28 settimane, che sono il 5,2%

Ho partorito alla 31+1, quindi i miei figli sono prematuri di media gravità, pesavano 1 kg, 400 grammi e qualcosa uno e 1 kg, 500 grammi e qualcosa l’altro. Che non è male, considerato che in una gravidanza singola il peso medio di un maschio alla 31esima settimana è di 1550 grammi (grammo più, grammo meno). Quindi io so che già vi state immaginando due bei bambini cicciotti nella loro bella incubatricina, con il loro bodyno e le calzine fatte all’uncinetto.

No. Non è proprio così.

Avete mai visto un bambino prematuro?
Io non avevo mai visto un bambino nato prima delle 37 settimane, e non avevo mai visto, per fortuna, un reparto di terapia intensiva neonatale.
Un bambino che nasce alla 31esima settimana è tutt’ossa, non ha muscoli e non ha grasso; non ha il sedere. Avete presente il sederino dei bimbi con quelle belle chiappette da mordere? Non c’è. E non ci sono le manine paffute o i piedini cicciosi. Ci sono mani e piedi che sembrano lunghissimi perchè non hanno attaccato niente. Ci sono gambine che sembrano pronte a spezzarsi ad ogni soffio di vento. Ci sono orecchie sottili come fogli e pelle talmente delicata che non devi accarezzarla perchè per il bimbo è fastidiosissimo, quasi doloroso.

C’è il perenne rischio di infezioni, quindi devi lavarti bene le mani, con il disinfettante, devi mettere il camice, non devi sbaciucchiare il bambino, ci sono un sacco di regole e in pratica non puoi fare la mamma come te l’eri immaginato. Non puoi nemmeno riposare perchè a due giorni dal parto, cesareo e non, sei in piedi a macinare chilometri per raggiungere la TIN e pazienza se sei debole, fa caldo, i punti tirano, la ferita si arrossa e non hai nemmeno la forza di piangere. I tuoi bambini hanno bisogno di te e tu vuoi esserci.

I bambini sono in incubatrici super tecnologiche, collegati a diversi tubi che gli permettono di nutrirsi, assumere farmaci, respirare e via dicendo. Vengono maneggiati da dottori, infermieri, volontari e, in piccola parte anche dai genitori, che possono cambiare il pannolino (taglia zero che gli va larghissimo) inserendo le braccia negli appositi oblò presenti ai lati dell’incubatrice, sistemargli il cappellino, toccarli per fargli capire che sei sempre lì, anche se non puoi fare nulla se non guardarli.

La vita di un genitore prematuro (perchè chiariamo, anche il genitore è impreparato a quel ruolo complicato nel quale non sai bene cosa fare, nè come….pensavi di avere ancora del tempo per farti trovare pronto e invece ti devi fiondare in una vita che non volevi e che ti porta a dover essere forte anche se hai una paura boia) si concentra completamente nel reparto di TIN e finisce che le mamme si trovano in sala allattamento a condividere esperienze e soprattutto a farsi forza a vicenda.

E succede che tu, che fino a 10 minuti prima pensavi di essere stata sfortunata perchè non hai portato a termine la gravidanza, scopri di essere fortunata, perchè sei arrivata fino alla 31+1 e i tuoi bambini, a parte la fatica di dover imparare a respirare da soli, stanno bene. Perchè senti tanti racconti, tante storie e conosci delle donne meravigliose, forti, determinate, delle guerriere e ti chiedi se tu saresti riuscita ad affrontare quello che stanno passando, tu…che ti senti inesorabilmente in colpa per non essere nemmeno riuscita ad arrivare alla 34esima, tu che piangi la sera, da sola dopo la doccia, prima di attaccarti al tiralatte e farti spolpare le tette pur di portare il tuo preziosissimo latte ai tuoi figli.

Quel latte che metti in frigo etichettato, nome del bambino, giorno ed ora in cui lo hai prodotto. La sveglia che suona ogni 3/4 ore perchè il latte è fondamentale, devi comportarti come se tuo figlio fosse con te, come se invece di una macchina piuttosto rumorosa attaccassi al seno una creatura viva. E allora lo tiri alle 19.30 quando torni a casa, alle 22,30 prima di andare a letto, punti la sveglia alle 3 così quella dopo sarà alle 6.30 giusto in tempo per poi correre in ospedale e tirarsi subito il latte delle 9.30, dopo un veloce saluto ai bambini.

Non so se avrei capito tanto l’importanza del latte materno se non fossi stata in TIN e non avessi visto i benefici che dà a questi bambini; questi bimbi minuscoli e determinatissimi, fragili e terribilmente forti, capaci di superare fatiche immense e di lottare per restare in vita. Ed i miei piccoli, erano considerati grandi. Ho visto bambini di 560 grammi che nonostante tutto ce l’hanno fatta e purtroppo anche un bambino che non ce l’ha fatta.

E quando porti a casa finalmente i tuoi bambini è solo l’inizio. Devi registrare tutto quello che mangiano, hai una tabella che determina a che ora devi dare un determinato farmaco ai bambini, in che quantità, quante volte al giorno. Poi ci sono i controlli….ogni 3 mesi e se tutto va bene, dall’anno in poi, ogni anno. Devi segnarti costantemente quanto pesano perchè è fondamentale che crescano. E per i primi tempi devi tenerli protetti il più possibile dalle contaminazioni virali esterne, quindi uscite solo in posti poco frequentati perchè il rischio di infezioni e virus è dietro l’angolo.

Ora è tutto piuttosto distante, quando guardo le foto mi chiedo come facessi, con 40 gradi e i punti del taglio cesareo a raggiungere la Mangiagalli e correre a destra e a sinistra tutto il giorno. Eppure l’ho fatto. Ho tenuto fermo mio figlio mentre gli facevano un prelievo da una vena della testa, oppure quando gli cambiavano il sondino naso-gastrico. Ho imparato come gestire un’apnea o un’improvvisa bradicardia provocata dalla digestione (la prima volta che mi è successo ero terrorizzata).

Ho avuto un inizio in salita. Nel quale sono stata costretta a capire cosa fosse davvero importante e cosa fosse una stronzata. Quali fossero le cose per cui preoccuparmi e quali non meritassero attenzioni. In un certo senso ho dovuto essere cinica.

Per me non c’è stato un parto normale, il bambino che ti viene lasciato subito, due giorni e mezzo in ospedale e poi a casa, tranquilla, a rompere il cazzo a tutti perchè non dormi, sei stravolta, la tua vita non è più la stessa e “Non mi aspettavo fosse così”; e fino a qualche tempo fa, queste seghe mentali di quelle a cui tutto va sempre bene, mi davano molto fastidio….mentre ora sorrido perchè non è certo colpa loro se gli è andata di culo e non hanno altro da fare che lamentarsi del nulla. Io ho passato le prime settimane dopo il parto dormendo con il cellulare attaccato al corpo perchè ero terrorizzata che potessero chiamarmi dall’ospedale e di non sentire la suoneria…..temevo costantemente che qualcosa non andasse bene, che da un momento all’altro uno dei miei figli potesse morire.

Invece mi è andata bene, le uniche chiamate dall’ospedale le ho ricevute quando mi avvisavano che li avrebbero dimessi. Due dei giorni più belli della mia vita.

Poschina

 

 

 

 

Facciamoci un cazzo di esame di coscienza

Ebbene sì, dopo mesi e mesi e mesi e mesi che non scrivo qui in favore dell’altro inutile blog è arrivato il momento che tutti stavate aspettando: Il Post Spaccamaroni e lunghissimo nel quale mi lamento di cose che non interessano a nessuno e prendo posizioni estreme delle quali mi pentirò amaramente appena schiacciato il tasto “Pubblica”.

Siccome immagino stiate letteralmente morendo dalla curiosità vi dico subito che l’argomento del giorno sono le donne. Spieghiamoci meglio. Quanto le donne possano essere intollerabilmente stupide, idiote, odiose, da prendere a sediate in faccia.

Donne all’ascolto, non odiatemi troppo, saper prendere con la dovuta ironia i propri difetti fa bene alla salute e riduce la cellulite.

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L’accanimento nei confronti del maschio

Che poi è un po’ la mia specialità. Chi più di me ha passato la vita a rivendicare i diritti della femmina e a sparare a zero sul maschio italico medio? La Sottoscritta. Chi non perde occasione per accusare il suo capo di maschilismo strisciante nonostante il pover’uomo non abbia dato in 8 anni e mezzo nessun segno di essere uno sporco difensore dei diritti maschili? La Sottoscritta. Chi fa del “Non abbassare la tavoletta del cesso” l’esempio per eccellenza di come l’uomo si imponga sulla povera donna indifesa e vittima? La Sottoscritta.

Eppure, nonostante io sia la femminista rompicoglioni per eccellenza, ho un cervello che tendo, purtroppo, ad utilizzare. Mi rendo quindi conto di non sopportare alcune categorie di donne, siamo onesti; fosse per me farei uno sterminio di massa.

Tra queste categorie una delle più irritanti sono le accanite contro il maschio.

Questa categoria comprende quelle donne completamente incapaci di farsi un esame di coscienza che partono dal presupposto che il Maschio di turno sia perennemente ed inequivocabilmente in torto.
Massacrare il Maschio in quanto tale è di per sé divertentissimo, però va bene se è uno sfogo momentaneo per riempire il vuoto tra una piadina alla nutella e l’altra mentre sei fuori con le amiche, ma diventa dimostrazione di estrema deficienza quando si sta facendo un discorso serio.

Per motivi che non sto qui a raccontare, conscia che non possa fottervene di meno, frequento da qualche tempo un forum abitato per il 95% da donne. E leggo cose che voi umani non potete nemmeno immaginare.
Un esempio:
“Ciao sono V…… sto passando un brutto momento perchè io e mio marito ci siamo separati, abbiamo una figlia di 6 anni e lui la vede poco, non se ne occupa…” e via dicendo. Fin qui tutto ok. Situazione difficile, massima solidarietà.

Ma tra i vari commenti ecco spuntare le Accanite: “Certi uomini non sono degni di questo nome….” – “Certi uomini non si meritano nulla….” – “Non ti merita, un uomo così non merita nulla….”
Ora; io capisco che bisogna dare conforto a questa donna che è, al momento, in grossa crisi. Ma non posso non soffermarmi e chiedermi. “Ma io, che cazzo ne so della loro storia? Cosa ne so di com’è lei nell’intimità della casa? Magari è una cagacazzo stratosferica che non gliela dà da 6 anni e che lo fa giarare per i locali con le pattine ai piedi per non sporcare”.

Che poi “certi uomini non sono degni di questo nome” che cazzo significa?
Quale uomo è degno di tale nome, se escludiamo il fittizio Uomo Harmony?

E soprattutto, perchè tu donna devi accanirti contro un uomo che nemmeno conosci e sfogare su di lui tutte le frustrazioni che hai accumulato in 40anni di età?
Perchè devi per forza dimostrare a tutti di essere la scassamaroni che i tuoi uomini passati ti hanno accusata di essere? Non sarebbe stato meglio tacere e lasciare tutti nel dubbio?

Ma passiamo alla seconda categoria, se possibile più irritante di quella precedente: Le Bisognose di Affetto

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Questa categoria è formata da donne perennemente insicure e bisognose di essere rassicurate dal proprio, sfigatissimo, compagno. Passano la loro vita sezionando scrupolosamente ogni gesto, parola, espressione, rutto di quel povero cristo, nella spasmodica ossessiva ricerca di un segnale che possa dimostrare loro di non essere amate abbastanza. Perchè a me viene lo strisciante sospetto che in realtà godano nel trovare una falla (che in realtà non esiste) nel rapporto e adorino crogiolarsi nell’autocommiserazione.

Vivere con queste donne è l’equivalente di finire a 180 all’ora su un cactus. Puoi provare a togliere tutte le spine, ma stai sicuro che prima o poi ti accorgerai di averne una proprio sul culo. Da qui il famosissimo detto “Essere una spina nel culo”.

I poveri uomini che incappano in queste donne, solitamente poi le sposano. Non chiedetemi come mai. Evidentemente al maschio italico medio piace avere intorno donne intollerabili che gli stanno sempre dietro starnazzando tra una lacrima e l’altra “Ma mi ami? Quanto? Davvero? Perchè ieri ho notato che…….”

Mavaffanculova !!!!!

Ed ora la finta Frigida ossia la tontolona che non ha ancora capito che dispensare favori sessuali non è una vergogna sociale.

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Uno dei passi fondamentali nella crescita di una donna è quello di comprendere che il favore sessuale dispensato al momento giusto è la chiave della felicità coniugale. Capisco che sia difficile scrollarsi di dosso anni ed anni passati a rivendicare il nostro corpo e il suo uso, ma donne finte Frigide, con il vostro atteggiamento altezzoso e poco incline a darla copiosamente, non otterrete nulla, se non spostare l’attenzione del maschio di casa su altre colline ed altri avvallamenti meno proibitivi dei vostri.

Un pompino fatto al momento giusto può garantire 2/3 gg di serenità estrema oppure l’accettazione senza storcimenti di naso dell’ultima spesa da Sephora. Prostituzione dite? No, libero mercato.

“Il corpo è mio e lo gestisco io”. Partendo ovviamente dal presupposto che il favore sessuale lo dispensate perchè fondamentalmente a voi donnacce zozze, piace. Quindi unite la goduria di fare sesso, ai vantaggi di avere un compagno appagato.

Fare le fighe di legno e non darla per ripicca è l’errore che sta alla base di moltissimi rapporti. Certo, imparare la tecnica del ricatto sessuale è tutt’altra cosa… fargliela annusare e non dargliela, è lo step successivo che la finta frigida non apprenderà mai perchè è un’arte complessa e che va affinata in anni ed anni di esperienza. Devi infatti fargli credere che tu gliela vorresti dare davvero tanto, ma che poi, per qualche motivo contingente, purtroppo, proprio non puoi. Un segno per capire se stai usandola tecnica giusta? Cazzo in tiro e bavetta sono segnali incoraggianti.

Ma torniamo alla frigidità. Perchè? Perchè siete così restie nel concedere lo scrigno segreto al vostro uomo. Parliamone. Se è perchè il sesso vi fa schifo in generale, allora parlatene con un bravo sessuologo, se è perchè vi fa schifo il vostro partner, mollatelo, se lo fate per qualche principio mentale siete vittime dell’Epic Fail per eccellenza e passerete una vita infelice ed insoddisfacente. Deal with it.

Eccoci arrivati alla Pucciosa:

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La Pucciosa è colei che passa il suo tempo ad esaltare la relazione, il partener, il cane, le lenzuola, i figli, i suoceri e via dicendo. Tutto quello che passa per casa sua è rosa e a forma di cuore. Tradotto: insopportabile.

Noi donne adulte dotate di cervello sappiamo che è scientificamente impossibile che tutto vada sempre bene, che il marito/compagno sia sempre adorabile, comprensivo, paziente, che il piangere ossessivo dei bambini non dia adito ad istinti omicidi, che le scoregge del cane profumino di violetta. Quindi quando veniamo a contatto con la donna pucciosa siamo combattute tra il tirarle un dritto in pieno naso e il sorriderle con convinzione salvo poi, finito l’incontro, chiamare un’amica dotata di intelletto e sputtanare la pucciosa con contorno di grasse risate e pesanti critiche in egual misura.

D’altronde la pucciosa se la va a cercare.
Non puoi rompere i cabbasisi a tutti continuando a dipingerci una realtà che vedi solo tu, fatta di nuvolette rosa, cuoricini, musica soft  e AMMMOREEEE !!!!
Perchè proprio tutta questa insistenza nel cercare di dimostrare quanto tu sia felice e quanto la tua vita sia perfetta, mi fanno sospettare che tu stia cercando di nascondere il marciume sotto il tappeto.

Dì la verità pucciosa…. la notte piangi abbracciando il cuscino.

E, solo per voi, la Tutto Insieme Appassionatamente ossia quella che non ha capito quanto siano fondamentali gli spazi vitali in un rapporto.

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Sorella gemella dizigote della Bisognosa di Affetto, passa la sua vita soffrendo perchè il suo uomo non fa tutto, ma proprio tutto, in perfetta simbiosi con lei. Non capisce che tutta l’attrattiva che una donna prova per le vicissitudini di McDreamy e McSteamy è assolutamente sconosciuta all’uomo, come la gioia profonda di scoprire che Clinique ha commercializzato una nuova crema non potrà mai competere con la visione per la milionesima volta dell’intervista all’allenatore della propria squadra del cuore.

E’ inutile accanirsi e cercare di convincerlo a leggere “Il Bacio dello Scorpione” perchè tanto, comunque, non ci troverebbe nulla di interessante.

Piuttosto approfittate delle sue insulse passioni come le interviste ai calciatori, per dedicarvi a voi stesse e ai vostri interessi. Uno dei segreti per avere un rapporto felice e duraturo sta proprio nel rispetto dello spazio altrui e nella capacità di godere del proprio.

Esempio: lui passa la domenica guardando tutti i programmi calciofili e vi ignora? Poco male. Avete mille alternative:

– fatevi un amante che vi sbatta tutta la domenica pomeriggio
– leggete romance storici e sognate un amante che vi sbatta tutto il pomeriggio
– curate la vostra pelle del viso
– depilatevi
– distraetelo con un pompino (sappiate però che una volta finito il servizietto, lui non ricambierà il favore ma continuerà a fissare lo schermo)
– cucinate
– uscite con le amiche

e via dicendo… ci sono milioni di cose che potete fare senza l’ossessiva presenza del vostro partner. Ricordatevi: il partner non è un’estensione del vostro corpo e del vostro cervello, ma un’entità a se stante, con delle esigenze ben precise da soddisfare.

Ed infine, La Lamentosa

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Se per le altre categorie c’era una speranza di salvezza, per la lamentosa non c’è più nulla da fare. E’ ormai arrivata allo stadio finale della demenza senile e qualsiasi cosa voi facciate o diciate per aiutarla, finisce nel cesso.

Consiglio. Ditele sempre di sì e non sprecate fiato, fatica, idee e affetto.

La Lamentosa critica costantemente l’operato del  suo compagno. Se sta zitto perchè non comunica, se parla perchè dice cose sbagliate, se pulisce casa perchè lo fa in modo sbagliato, se non pulisce perchè passa il tempo a poltrire. Potrei andare avanti all’infinito ma ve lo risparmio.
Incappare in una lamentosa equivale al suicidio cerebrale del Maschio di turno.
Capiamolo, è autodifesa.
Passati i primi mesi nei quali lui si sforzerà di andarle incontro e di trovare un compromesso alla fine, completamente devastato da una serie di tentativi inutili, si arrenderà e comincerà semplicemente ad ignorarla, conscio che ogni suo sforzo di accontentarla finirà sempre e comunque nel cesso.

La lamentosa però ci offre un grandissimo spunto di riflessione: perchè un uomo dovrebbe restarle accanto? Masochismo? Pigrizia? Cattiveria (del genere – visto che ti sto tanto sul cazzo ti punisco prolungando la relazione – )?

Ma soprattutto, se il tuo compagno è una tale merda, perchè non te ne cerchi un altro invece di sfracellare le palle a quelli che ti stanno intorno?

Conclusioni

Probabilmente se fossi un uomo resterei single a vita massacrandomi di seghe pur di non rischiare di incappare negli esemplari sopra indicati.

Ma ora voi vi starete chiedendo a quale di queste categorie mi avvicino di più… vi do qualche aiutino:

– Adoro la solitudine
– Se il mio compagno stende la biancheria malissimo, io sono cmq. felice
– Sarcasmo e cinismo sono i miei migliori amici
– Baratto spudoratamente il mio corpo per la nuova spazzolina del clarisonic
– Alle coccole preferisco un nuovo sex toy
– Adoro polemizzare e sparare a zero su persone che nemmeno conosco

Avete capito a quale categoria appartengo?

Poschina – Polemica sempre e comunque

Dirty Dancing il musical

Non era facile.
Ammettiamolo, eguagliare la chimica creatasi sul set di uno dei film che ha segnato l’adolescenza di miliardi di donne, non era cosa semplice.
Poi se ad andare a vederlo è Poschina che di secondo nome fa “Grandi Pretese”, allora la situazione si complica.
Partiamo dall’inizio.
Qualche mese fa scopro, grazie a qualcosa come 5000 manifesti incollati tatticamente ad ogni angolo del centro, che a Milano sbarcherà il musical di Dirty Dancing.
Ho riflettuto e mi sono detta “Poschina, è ora di imparare ad essere donna, e per poterti fregiare di codesta qualifica, devi imparare a manipolare il Maschio di Casa.”
Mi impegno dunque ad usare come perno per ottenere quello che voglio la mia Storia Triste. Incredibilmente funziona e in meno di 10 minuti ho in mano due biglietti – platea – per DD.

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Dopo una cena leggerissima a That’s Vapore, che è servita solo a confermare la mia idea terribilmente snob che questi posti andrebbero bruciati durante un sabba orgiastico a base di sesso, alcool e hamburger ipercalorici; ci dirigiamo in teatro e ci appropriamo dei nostri meravigliosi posti.

E’ un momento topico della mia inutile vita per due motivi:
–  finalmente vedrò la scena finale di DD in versione Live;
– finalmente posso parlar male di qualcosa a ragion veduta [voi non lo sapete ma la mia laurea inutile è in Scenografia]

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La prima cosa che mi colpisce è la voce della protagonista. Mi colpisce nel senso che è come se mi avessero dato una manganellata sulla tempia destra e sulla tempia sinistra contemporaneamente. Il primo istinto è quello di alzarmi, imbracciare un fucile di precisione e perforarle l’osso frontale per porre fine alla sua vita e alla mia sofferenza. Mi trattengo e guardandomi intorno mi accorgo di essere l’unica a dare segni evidenti di fastidio. Alle mie orecchie ogni volta che parla, è come se qualcuno stesse passando compulsivamente le unghie sull lavagna. Una gioia immensa.

Attivo il superpotere  “Riesco ad Ignorare Skrillex” e continuo con la visione tanto attesa.

Ora ve lo dico subito. Non è un musical ma una trasposizione teatrale del meraviglioso, appassionante, indimenticabile film della mia preadolescenza. In pratica non hanno cambiato una virgola nei dialoghi e nelle scene, salvo [ovviamente] censurare un paio di parolacce. Pare infatti che dire “tette” e “culo” sia inaccettabile, mentre vedere gente che simula rapporti sessuali mentre balla non  solo è socialmente accettabile ma adatto ad una platea piena di bambini. Ad onor del vero, ed io un po’ ci sono rimasta male, i balli sono molto meno Dirty rispetto all’originale, ma visto e considerato che le uniche aggiunte fatte rispetto alla matrice sono state scene gratuite di propaganda interraziale e una pessima versione di We Shall Overcome in italiano, mi diviene facile fare la dietrologa e sospettare il coinvolgimento della massoneria cattolica in fase di finanziamento.

Prima il dovere, poi il piacere

Per quanto riguarda il dovere, ho notato una bassa qualità attoriale da parte dei protagonisti. Baby non sa recitare. Mi dispiace ma è così ed è inutile che il mio background culturale cerchi di farmi sentire in colpa; non solo ha una voce irritante, ma parla scandendo le parole per tutto il tempo, un po’ come faccio io quando ho a che fare con i bambini [o come faceva Fabio De Luigi quando inerpretava Luigio Guastardo della Radica]. Con la sottile differenza che lei si sta rivolgendo ad una platea che ha PAGATO per vedere gente che sa fare il suo lavoro, altrimenti sarebbe andata alla festa di Natale del nipotino idiota, che è vero che farebbe cagare, ma almeno trattasi di sbobba gratuita.

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Johnny ha dalla sua un culo fantasmagorico ma è un po’ uno stoccafisso, bravo a ballare ma non in grado di dare al personaggio quella sfumaura di Duro Massacrato dalla Vita ma con l’Anima di un Romanticone che ha fatto la fortuna della pellicola originale. E poi non ha la schiena di Patrick e quindi la scena in camera sua…. quella di “Balla con Me” per intenderci, perde più o meno l’80% del fascino.

Penny è talmente figa che persino io che sono donna e quindi poco influenzabile dalla gnocca, le perdono tutto, compresa una non eccelsa interpretazione. Ma santo dio, per avere il suo corpo sarei capace di vendere tutta la mia famiglia al completo. Amen.

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Il mio preferito resta Russel Russel che interpreta Tito. L’ho amato al primo sguardo e penso che sia semplicemente favoloso. Gli attori più vecchietti sono chiaramente gli espertoni del gruppo, a parte il padre di Baby al quale hanno fatto dare un’impronta ironica alla maggior parte dei dialoghi mentre io continuavo a chiedermi “But Why?”.

Non essendo un musical mancano completamente i dialoghi cantati il che ha reso il Busnaghi estremamente felice e la sottoscritta vagamente delusa ma non siamo qui a cercare il pelo nell’uovo quindi, in fondo, fottesega.

Come era prevedibile, la vera forza dell’ambaradan sono le musiche originali e i momenti di ballo. Johnny e Penny ballano divinamente e non si può certo restare indifferenti ai ritmi sensuali della colonna sonora. Come ogni sacrosanta volta che vedo il film, anche il musical ha risvegliato in me la fissa di imparare il mambo e per i prossimi due gg. mi sciropperò tutti i tutorial su Youtube prima di arrendermi all’evidenza di ballare come una stampatrice.

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Sul fronte crew siamo messi male.
Nella mia testolina di adoratrice di DD mi aspettavo, per le scene corali, che ci fossero 30 persone sul palco a fare numero e massa, per rendere l’atmosfera davvero surriscaldata ed eccitante. Purtroppo non è così. Esempio: Baby va per la prima volta negli alloggi dei dipendenti nella celeberrima scena “Ho portato un cocomero”, nel film il locale è fumoso, sudato, pieno di gente che si struscia in un’orgia simulata di notevole coinvolgimento mentre in teatro ci sono 4 coppie che ballano in un contesto scenogrfico colpevolmente neutro, togliendo alla scena la componente erotico/pruriginosa. Secondo me basterebbe prendere una quindicina di studenti universitari, promettergli due sandwich e piazzarli a fare massa ai lati del palco nelle scene che gioverebbero da una maggior quantità di carnazza.

Ed eccoci a quello che secondo me è il vero tasto dolente: le scenografie.
Minimali fino all’eccesso, stile balletto moderno. Colori chiari, quinte mobili, tulle, proiezioni. Non crediate che non capisca la difficoltà di affrontare millemila cambi scena in altrettanti contesti profondamente diversi l’uno dall’altro [oltretutto io venero le scenografie minimal e non eccessivamente ingombranti] ma in questo caso, la proiezione di immagini tratte dal film ed usate come sfondo va bene solo fino ad un certo punto, poi stanca e risulta essere un espediente decisamente troppo comodo per risolvere il problema del cambio scena. Il mio docente di scenotecnica ci ripeteva all’infinito che il teatro è finzione. Non si deve riprodurre qualcosa che sia più vera del vero, ma qualcosa che dia l’illusione di essere reale. La parola chiave è proprio illusione. Sta allo scenografo avere la capacità di evocare un luogo senza doverlo per forza riprodurre in modo naturalistico.
Belli i giochi di luce, le trasparenze, l’effetto 9 settimane e mezzo e i costumi, con qulle meravigliose gonne e sottogonne che adorerei indossare pur sapendo che sembrerei una sorta di puffetta goffa e grassa.

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Sul fronte piacere, parliamo per prima cosa della gioia di vedere in 3D e in unltra HD qualcosa che ho amato incondizionatamente dalla prima volta. Ossia un film mediocre che visto nel momento giusto della vta, diventa un cult assoluto, uno di quei film a cui si perdona qualsiasi cosa e che riesce a farsi amare anche dopo vent’anni come fosse la prima volta.

Le scene di ballo, con i superclassici che tutte noi abbiamo cantato fino alla nausea e sulle quali abbiamo sospirato per amori passati, presenti e platonici, funzionano alla grande. Però puttanazza eva She’s The Wind io la volevo cantata !!!!!!
Non posso evitare di recriminare nemmeno quando sono nella parte “complimentoni” del post.
L’entrata in scena della coppia Johnny/Peggy con il ballo sfrenato è letteralmente da sburro. Bella la gestione degli allenamenti in preparazione del ballo allo Sheldrake, azzeccati i cambi scena a vista come l’allestimento della sala da pranzo con camerieri che entrano in scena portando tavoli e sedie e che se li portano via a scena conclusa. Bravi i cantanti [Penny/Johnny/Baby non cantano mai nemmeno per sbaglio] che strappano applausi spontanei e convinti. Goliardiche le grida eccitate di donne di ogni età ed estrazione sociale sparse per il pubblico che giustificano il detto tipicamente lombardo “la mamma delle sciampiste è sempre incinta”.

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Ed ora arriviamo alla Sburrosissima scena finale.
La definirò senza vergogna “Il Momento Topico del Mio 2014”. Pessimo lo stoccafisso Johnny quando esclama “Nessuno può mettere Baby in un angolo” ma tanto io avevo ancora il superpotere attivato ed ho sentito la voce di Patrick che esclamava con maschia convinzione “Nobody puts Baby in the corner” e me la sono goduta alla grande. Nonostante l’interpretazione canora della ben nota (I’ve had) The Time of My Life non mi abbia convinta, il mio cuore e la mia anima si sono sciolti durante la performance danzereccia ed ancora sospiro e sorrido come una dodicenne completamente cretina innamorata del compagno di scuola con splendidi occhi verdi che non sposerò e dal quale non avrò bellissimi figli con i suoi occhi e la mia intelligenza.

Leggendo questa recensione potrebbe anche sembrare che non mi sia piaciuto ed invece non è così. Le due ore e mezza scorrono veloci, ogni volta che parte la musica ti viene voglia di alzarti e ballare, la parte più profonda della tua anima viene portata a galla ricordandoti che anche tu ne hai una e per una sera ti dimentichi di qualsiasi cosa, storia triste compresa. Esci dal teatro allegra e rilassata, canticchiando i meravigliosi brani appena riascoltati e sospirando come un’adolescente alla prima cotta. Cosa si può volere di più?

Poschina

p.s. Io tutte quelle smancerie tra vecchi e tutti quei discorsi patetici sul futuro li avrei evitati con uno zompo degno di Bubka ma dai sospiri della mia vicina di posto deduco che alle altre donne i [grazie a dio] pochi momenti di stucchevolezza sono piaciuti assai.

p.s2: Ma perchè io non mi sono mai data al massivo acquisto di merchandising di DD?

Lasciamo uscire il demone

Questo post avrebbe dovuto intitolarsi “Il piacere della fellatio si acquista con l’età” ma poi sono stata distratta dai tizi con i quali condividevo il treno e dal lavandino della cucina del mio ufficio e mi è montata la carogna. Il demone che vive dentro il mio corpo si è destato e se non lo faccio sfogare mi divora le interiora per intere giornate quindi…..
…. eccoci arrivati al post tritamaroni nel quale mi lamento a random di cose che le persone stabili probabilmente non troverebbero irritanti.

Tra l’altro, riguardo alla questione fellatio, ho provato a chiedere in ufficio se effettivamente è un piacere che si acquista con l’età [per le donne ovviamente, agli uomini piace – punto -] ma le donne hanno riso senza rispondere e gli uomini hanno sdegnosamente rifiutato di chiedere alle mogli/compagne temendo reazioni inconsulte. Ergo i miei colleghi hanno scarsa vita sessuale – ora capisco perchè l’ambiente di lavoro è così triste.

Ma passiamo alla carogna….

Idiosincrasia: Le tazze delle colleghe

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Voi non potete saperlo, ma io ho una fissazione ai limiti dell’accettabile per le tazze. In particolare per le Mug. Che siano Cheap or Chic a me non importa, provo un’attrazione animale per ciascuna di esse. Casa mia pullula letteralmente di tazze. Tazze colorate, bianche, a fiorellini, vezzose, orripilanti, zodiacali, canine, gattolose, di pregio, brutte, scomode…. e via dicendo.
Amo le tazze.
O meglio, le amavo prima che qui, nell’inferno che comunemente chiamiamo “Office” diventasse di moda bere il thè invece del caffè. Non so bene se spinte dall’idea di emulare la “sempreincintaKateMiddleton” o perchè si sono convinte che una tazza di thè in mano le renda in qualche oscuro modo più virtuose agli occhi dei maschi non Alpha che le circondano, fatto sta che ogni giorno ci sono circa 10 tazze da sistemare nella lavastoviglie zozza e altrettante da togliere e risistemare negli armadietti a lavaggio finito.

Voi a questo punto vi chiederete che cazzo me ne possa fregare se loro bevono 10 o 15 tazze al giorno.
E in effetti, di quello che bevono me ne fotterei anche se non fosse che la lavastoviglie la riempio io, la svuoto io, ci perdo tempo io.

Lo so ragazzi, non agitatevi, lo so che in teoria non dovrei farlo, ma in pratica sì. Tocca anche a me oltre che alla mia collega senior che subisce la stessa tortura ogni fottuto giorno.
Il punto è che nulla vieterebbe alle suddette femmine di lavarsi la tazza da sole.
Ma vi ho già detto che qui l’ambiente è strano e non dimentichiamo che in quanto segretaria appartengo chiaramente ad una classe inferiore e nessuno, sottolineo NESSUNO, trova assurdo che io debba pulire lo sporco delle mie colleghe. Anzi. I maschi NON Alpha con i quali è capitato di lamentarsi sostengono che il problema non sussista in quanto “Scusa, ma chi dovrebbe fare la lavastoviglie?” Ed è una domanda che mi pongo non dico quotidianamente ma proprio ogni 25/30 minuti. Colleghi non Alpha, per chiarire, non c’è nemmeno nel mio contratto la gestione lavastoviglie.

E mentre stamattina sistemavo le loro tazze e contemporaneamente di fianco a me ne venivano sporcate altre, mi chiedevo se quando discutevo la tesi fossi conscia dell’inutilità dei miei anni di studio. E mentre riflettevo sull’inutilità dei miei anni di studio, ho maturato la consapevolezza che sarebbe stata l’ultima volta che pulivo, metaforicamente, il culo alle colleghe.

Per quanto mi riguarda le tazze sporche dei residui dei loro thè possono tranquillamente restare nel lavello a generare muffe tossiche, anzi… Magari!!!!

Questioni femminili: La vergogna di acquistare preservativi

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Avete notato che ancora oggi le donne si vergognano ad andare a comprare i preservativi? Ok, sto generalizzando, parlo della maggior parte delle donne ma non posso certo occuparmi del particolare, o meglio, il particolare oggi sono io. Le donne che fanno sesso e vanno a comprarsi i preservativi sono donne consapevoli, intelligenti, mature che non vogliono rischiare di prendere malattie veneree e che praticano il controllo delle nascite. Niente è più irritante nel 2014 del sentirsi dire da ultra trentenni “non so nemmeno come sia successo” quando le incontri con il pancione al nono mese. Che poi parliamone, deve essere stata proprio una prestazione scadente se non ti sei nemmeno resa conto di avere un uccello nella vagina.
Eppure, quando parlo con colleghe/amiche, scopro che la maggior parte di loro non va a comprare i preservativi perchè si vergogna. La pillola sì, perchè probabilmente dal loro punto di vista di “persone piccole” simboleggia una relazione duratura oppure problemi ovulatori, ma il preservativo significa nella loro testolina bacata ammettere di fare sesso. Come se ci fosse in questo qualcosa di cui vergognarsi.
Che poi secondo me, se ti vergogni di fare sesso, vuol dire che lo stai facendo nel modo sbagliato.

Riunioni familiari 1: Fatevi i cazzi vostri

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Ho sempre odiato le riunioni familiari. Cresime, battesimi, matrimoni. Per me sono la morte. Improvvisamente la tua vita costruita sulla menzogna di una tranquillità psicologica fittizia, viene messa a dura prova dalla convivenza forzata con i parenti. E per parenti, intendo la famiglia allargata. Decine e decine di persone che, grazie a dio, non vedi mai, con le quali improvvisamente devi interagire.

Da che mondo e mondo, questi avvenimenti servono solamente ad alimentare l’orgoglio nonnifero e genitoriale, esibendo i figli prima e i nipoti poi, come baluardi di uno status sociale di “persone arrivate che hanno fatto qualcosa nella vita”. Quando sei bambino, ancora inconsapevole, vieni esibito dai genitori come una scimmia ammaestrata all’urlo di “Il mio sa già leggere/scrivere/ballare/ruttare/fare il ditone…:” e via dicendo.
Si cresce e si passa alla scuola “Il mio è bravissimo, potrebbe tranquillamente passare già adesso alla classe successiva….” – “La mia è l’esempio per gli altri…” e giù con smielate intollerabili su presunti superpoteri di figli che in realtà sono perfettamente nella media.

Poi la situazione peggiora.
A quattordici/quindici anni si comincia con l’assillo del fidanzamento.
Guai a presentarsi ad una riunione familiare senza ostentare una situazione di “coppia”, vieni immediatamente additata come Quella Difficile o peggio, La Sfigata che non ti toglierai mai più di dosso. E non importa se la tua vita sessuale in realtà è meravigliosamente viva ma semplicemente non vuoi la palla al cazzo. No, ormai hai la nomea di sfigata, prendi e porta a casa.
Va avanti così per almeno 10 anni, quando si passa al “Perchè non ti sposi?” la cui unica risposta sarebbe “Perchè non ti fai i cazzi tuoi?”, purtroppo non si può altrimenti i vecchi schiatterebbero contemporaneamente e sinceramente perdersi i vaneggiamenti dello Zio Alfio in preda alla demenza senile sarebbe un gran peccato.

Seguono “Perchè non hai figli?” e, nel mio caso “Perchè il Busnaghi non viene mai? Non l’ho ancora conosciuto, ci tengo.”
Ve lo spiego io.
Il Busnaghi non viene perchè io mi rifiuto di sottoporlo alla tortura della quale sono vittima da 34 anni. Deal With It. E poi sono socia onoraria della ONLUS “Salviamo il Busnaghi”, non posso certo tradirlo.

Riunioni familiari 2: Nuove vette pedo-pornografiche

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Ora che i bambini sventolati come banderuole sono cresciuti e si sono, ahimè, accoppiati e riprodotti, la nuova generazione ultramoderna di nonni è, se possibile, peggio della precedente.

Un annetto fa i miei genitori e gli altri “vecchi” della famiglia si sono radunati per mangiare e rivedersi, a detta loro, per passare del tempo insieme in tranquillità.
Traduco per chi di voi non è ancora sufficientemente smaliziato.
I vecchi della famiglia si sono radunati con l’unico scopo di mostrare le foto degli ultimi nipotini arrivati e ne hanno approfittato per spandere merda su carriere lavorative di chi non ha ancora procreato, fingersi in qualche modo esasperati dai figli non sposati solo per dimostrare che hanno in casa un moderno libertino e vantarsi sottilmente delle capacità amatorie dell’ex bambino prodigio, dimostrare a se stessi di essere invecchiati meglio della Cugina Mirta e del Cugino Franco.

Ovviamente ho espresso a mia madre questa teoria illuminante e sono stata zittita all’urlo di “Solo perchè tu sei cinica e misantropa non significa che debbano esserlo tutti gli altri, e poi non è vero che ci incontriamo per esporre le foto dei nostri nipoti”.

Al ritorno dalla scampagnata, mentre ascoltavo pazientemente il resoconto fatto principalmente di “Ho visto la foto del figlio di F, devi vedere che bello” – “Ho visto il video del figlio di G. Un tesoro… e che intelligente!” – “Lo sai che tua cugina P. lavora per una grande multinazionale e si trasferisce a New York…..”, mi sono limitata a sollevare stizzosamente un sopracciglio per costringere mia madre ad ammettere di aver passato il 98% del tempo a far girare i cellulari per mostrare orgogliosi le foto dei pargoletti.

Se non è pedo-pornografia questa……

Brutti incontri in treno

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Lunedì mattina vicino a me in treno si sono sedute due donne ed un uomo sulla sessantina. Contenta di aver scampato il gruppo “mamme orgogliose” mi sono immersa nella lettura.

Ma.

In una pausa tra una canzone e l’altra ascolto per sbaglio uno scampolo di discorso della coppia di fronte a me e sono talmente affascinata da spegnere l’Ipod.
Chiacchieravano del figlio che, a spanne, potrebbe essere mio coetaneo. Ma ne parlavano con la luce negli occhi. Bello, intelligentissimo, interessante, bravo negli studi, eccellente sul lavoro, tanto da aver appena avuto una promozione ed essere manager di Supercazzola SpA, single, modesto…..

E, a parte il difetto di avere dei genitori oggettivamente insostenibili [ma basta andare ad abitare MOLTO lontano], lo hanno descritto come l’uomo perfetto, anzi; proprio come L’Uomo Harmony.
Tutti noi sappiamo che non può essere vero, che sicuramente il soggetto di tante attenzioni non potrà che essere un uomo viziato, mammone, pedante e anche cesso. Ma, nel caso così non fosse, cari i miei insopportabili Signori che sicuramente state leggendo, dite al vostro pargolo di contattarmi immediatamente. Mi trovate su tutti i social come Poschina, ci siamo solo io e una giapponese, quindi non è nemmeno tanto difficile rintracciarmi.

Questioni infantili: I Miei giochi sono i Miei giochi

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Avevo una copertina meravigliosa in lana che usavo sempre quand’ero piccola e aveva disegnato un treno. Ero orgogliosissima della mia coperta. Già la vedevo sul letto dei miei figli. Pensate che frustata sulle tette mi sono presa quando mia madre l’ha ceduta a mia sorella senza nemmeno chiedermi il permesso. L’ennesimo trauma inflitto ad una mente già penosamente massacrata.

E non è finita qui.

Due sabati fa, mia nipote cinquenne, si è appropriata di uno dei miei pupazzi preferiti che avevo erroneamente lasciato a casa dei miei, fidandomi della promessa “giocare ma non rubare” fattami quattro anni fa.
Ora mi tocca portarli a casa mia, dove resteranno confinati in uno scatolone in box, ma almeno saranno con me, perchè sono MIEI.

Lo so, sono una persona orribile, ma siamo onesti. Perchè dovrei dare i miei giochi a qualcun altro? Perchè i miei genitori, la zia e my sister mi hanno impedito di strappare l’adorato pupazzo dalle grinfie di mia nipote?

Ma soprattutto, se siamo così comunisti da condividere una cosa importante come i pupazzi dell’infanzia, è quindi lecito che io prenda il pupazzo di Brontolo regalato alla ladra 4 anni fa e me lo porti a casa impedendole di riprenderselo?

La rabbia, quale dolce compagnia…..

Poschina

Tema caldo: Le Ferie

Voglio essere onesta.
Molto onesta.
Io le ferie le odio.

Le ferie degli altri, si intende.

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Causa accavallamenti segretariali sul lavoro, io di ferie ne faccio ben poche. Due settimane rigorosamente ad agosto, rigorosamente quando anche il mio boss è via; due/tre giorni a Natale perchè altrimenti casca il mondo, un ponte massimo due l’anno e solo se il tutto si incastra perfettamente con le esigenze delle due colleghe che ricoprono lo stesso ruolo.
No, non mi va bene, ma al momento non posso farci nulla, quindi come ogni anno a fine luglio anche venerdì scorso si è aperta la “stagione della pantomima”.

Un ciao ciao ai colleghi di alto rango che spariscono per tre/quattro settimane, un “divertiti” alla collega che è perennemente in ferie, tanto da chiedersi se per lei ogni mese si accumulino 4 giorni invece che due, un saluto dignitoso e rispettoso ai superboss che intraprendono viaggi intercontinentali e via dicendo. Conscia che le due settimane a venire avrebbero aggiunto alla frustrazione di dover lavorare, la rabbia di essere considerata, improvvisamente e del tutto arbitrariamente, il punto di riferimento dell’intera azienda.

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Se normalmente non vali un cazzo e tutti te lo fanno notare parlandoti perennemente come se fossi una minorata mentale o una povera crista stipendiata per pura cortesia/carità/compassione, ad agosto sei un genio in tutti i settori: amministrativo, finanziario, legale, tecnico.

Memorabile lo scorso anno quando mi arriva una mail da uno dei superboss che mi invitava a telefonare alla responsabile del financing di una nota banca per prendere accordi in merito al rinnovo di un contratto. Alla mia domanda “Ma scusi, io non so nemmeno di cosa stiamo parlando, come faccio a concordare?” la risposta è stata “Guardi, basta che vi vediate dieci minuti e che venga stilato il documento, poi a settembre ci pensiamo…”

E questo non è nulla.
Posso anche guardare in faccia la super-responsabile del financing e dire “Mi dispiace ma in office sono rimasta solo io, quindi le tocca interfacciarsi con la segretaria” e buttare tutto sul ridere, ma che non posso accettare e che mi irrita oltre misura è l’esistenza del Blackberry prima e dello Smartphone oggi.

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Questo aggeggio di Satana ha rovinato intere generazioni di sottoposti.
Tempo fa, al massimo il capo poteva telefonare e rompere i coglioni a quelli che erano in office. Ma c’era sempre l’imprevisto. In barca a vela non c’erano telefoni, nel villaggio 18 stelle in Malesia il costo era troppo elevato, c’era lo sbatta di dover trovare il telefono e recarsi sul posto, ricordarsi il numero dell’ufficio…. insomma tutte quelle cose che rendevano più menoso il telefonare alla segretaria per chiedere “tutto ok?”.

Ora invece si può comunicare ovunque. Costantemente. Sempre.
E se in parte le telefonate sono solo per accertarsi che tu sia seduta alla scrivania e non al cazzeggio con i 4 sfigati rimasti in office, in parte questo permette a chi è in ferie (nel mio caso si passa indistintamente dalla mail del boss supremo alla whatsappata del collega comune) di scartavetrare i coglioni di chi è in ufficio.

Io sono una tizia semplice.
Non hai un cazzo da fare? Vai in ferie.
Hai 125 lavori in sospeso? Stai a lavorare.

No.
Loro vanno in ferie e poi scrivono, chiamano, whatsappano, postano, insomma continuano a lavorare dal mare, montagna, divano di casa.
Uno: sei un pirla perchè ti stai perdendo le ferie, metti giù l’Iphone e scopati la cernia che ti sei sposato invece di mandare le mail a me che saprei benissimo come occupare il tempo se mi permettessero di fare le ferie.
Due: mi rovini l’ambiente semi/rilassato che si crea quando il 70% dei colleghi è fuori dai coglioni.
Tre: gioca con i bambini dei quali mi parli ogni fottuto giorno che dio manda in gloria lamentandoti che a causa del lavoro non li vedi mai. Non ho mai creduto che il tuo dispiacere fosse vero ma se dobbiamo interpretare un ruolo facciamolo bene, tu per primo.

No. Non cercate con me di fare il discorso: “Pensa che loro poverini sono in ferie e devono lavorare”

Non funziona.
Se devi lavorare, stai in ufficio, poi ti fai le due centrali d’agosto (lo sanno tutti che il mondo si ferma) e torni per l’ultima, così riesci a non generare danni e a non rompere il cazzo a quelli che sono COSTRETTI a stare in office.
Se invece vuoi prenderti 4 settimane perchè hai accampato scuse inutili e il capo pur di non vederti più te le ha concesse, allora passale facendo qualsiasi cosa, tranne scrivere a destra e a manca impartendo ordini.

Per caso, quando io sono in ferie, chiamo ossessivamente? Scrivo ossessivamente? Mollo il mio lavoro in sospeso agli altri?
No.

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Polemica?
As Usual.
Il punto è che più si hanno lavori di un certo spessore, carichi di responsabilità, ridondanti di sigle e inglesismi, più si latita durante il periodo estivo, lasciando che la baracca venga stancamente trascinata dal carro di buoi fino a settembre. Tuttavia, per far sentire l’aura di potere di cui sono circondati, anche quando non sono fisicamente presenti scrivono, impongono, scassano le palle anche peggio di quando sono in office.
Ma se hai così tanto da fare, perchè non facciamo cambio e tu stai qui a lavorare mentre io mi godo le ferie? Io, che vi ricordo, per 11 mesi e mezzo non conto un cazzo nell’economia aziendale.

Perchè l’anno prossimo non invertiamo i ruoli, tu stai al lavoro ed io scrivo dicendo alla receptionist che può chiedere a te per qualsiasi menata, poi ti chiamo chiedendoti come mai in amministrazione non c’è nessuno, poi ti whatsappo chiedendoti di recuperare un documento del quale io non ricordo nulla, ma cercando tra le 2000000 mail che hai nel pc dovresti trovare qualcosa relativo a quella cosa che abbiamo fatto nel 2013 o era il 2012? Pazienza, si tratta solo di cercare un po’ in giro.

Ah beh, ovviamente poi ti assillerò con domande esistenziali “Ma come faccio a fare questa cosa se non c’è chi la fa di solito e non c’è nemmeno un sostituto ed io ne ho bisogno ORA ? Anzi, ieri.”

Vediamo se poi non ti viene voglia di mandarmi affanculo.
Io mi sono incazzata persino scrivendo !!!!

Ferie !!! Io le vostre le abolirei !!!!

Poschina 

Argomento Tabù: I Bambini Anarchici

Lo so.
Lo so.
A nessuno piace sviscerare i problemi di mancata educazione dei nostri figli. Gli uomini e le donne di domani. Coloro che traghetteranno il Paese alla definitiva rovina.
Però io “non temo nulla”.
In realtà temo.
Ma ieri sera ero in pizzeria ed oggi non posso esimermi dal recriminare.
Che sia il caso di instaurare i luoghi pubblici “Child-Free”?
Beh, analizziamo un po’ il problema….

Sei adulto. Lavori tutta la settimana, magari nemmeno vicino a casa, hai i tuoi problemi che ti schiacciano, il mutuo, la pioggia, il caldo, il freddo, il sonno, il libro che stai leggendo è una merda… e via dicendo. E’ domenica sera, quindi sei già incazzato perchè domani è lunedì e ti tocca lavorare. Allora decidi così, d’impulso, di andare a mangiarti una pizza fuori invece che ordinarla alla pizzeria di fianco a casa. Beh, positivo. Sei ancora vivo e vuoi goderti una seratina tranquilla in compagnia della tua dolce metà.

Illuso.
Non puoi. Non puoi perchè siamo nell’era Bambinocentrica. Analizziamo un po’ cosa significa.

L’incapacità di stare seduti a tavola

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Facciamo un test.
Cosa vi fa capire che questa foto è una pubblicità e non uno scampolo di vita reale (facce da pirla a parte)?
……
Ve lo dico io.
I bambini sono seduti composti a tavola.

Oggi, quella che alla mia epoca – anni 80 – era la quotidianità, è una rarità.
Basta andare in una qualsiasi pizzeria – ristorante – agriturismo, per rendersi conto che oggi, i luoghi che erano in origine stati concepiti per gli adulti, sono diventati terreno di caccia per bambini anarchici e profondamente maleducati.
Ieri sera su 50 bambini presenti, in un’età compresa tra 3 e 8 anni, ce ne saranno stati 3 seduti composti a tavola, gli altri scorazzavano liberi tra i tavoli, giocando con tutti i giochini del cazzo che oggi i genitori si portano dietro (io giocavo con i grissini e stando ben attenta a non far cadere le briciole per terra), rincorrendosi, sbraitando, ridendo.
Sì, ti irridono pure, consci che non puoi rimproverarli perchè non sono figli tuoi. Peccato.

Io posso anche capire che i genitori vogliano anche loro godersi la seratina tranquilla con gli amici senza dover educare i figli al giusto comportamento a tavola e al rispetto degli altri, e infatti le baby sitter servono a questo. A permettermi di passare un’ora tranquilla le due volte all’anno che invece del delivery, preferisco mollare la pigrizia a casa e mangiare la pizza direttamente al ristorante.

Che poi i coglionazzi che erano al tavolo dietro di me ieri sera, erano di quelli della peggior specie.
I figli anarchci erano bellamente spaparanzati a terra dietro la mia sedia a giocare con le macchinine, e una delle madri (quella particolarmente intelligente) continuava a esortare le piccole bestie ad andare “là, nell’angolo che c’è spazio”.
No cretina, non c’è spazio. Non è mica casa tua che mandi i figli nella loro camera. E’ un ristorante, non un giardino pubblico. Ma dove cazzo vivete? Ma chi vi credete di essere? Insegnate alle bestioline a stare sedute a tavola con voi, oppure, se non siete capaci, mangiatevi la pizza a casa e permettete a chi sa educare i figli e a chi vuole un’ora di svago, di godersi la serata senza essere costretto a evitare di menare i vostri figli o di sentire le vostre graziose voci urlare tutta la sera:

“Andrea !!!! Andrea !!!! Vieni che è arrivata la pizza.  No, non puoi restare lì a giocare. Vieni a sederti”
“Marco !!!! Marco !!!! Se vuoi giocare sdraiato per terra, vai là in fondo. Ecco, bravo. No !!! Non lì !!!”
“Pietro !!!! Dai Pietro, vieni qui… Sì, certo che la mamma ti taglia la pizza, ma tu vieni qui !!!”

E pensare che ai miei tempi (che bello scriverlo) bastava un’occhiata da parte di mio padre per risistemare l’ordine a tavola. Anche perchè, giusto per chiarire, io non mi alzavo da tavola finchè tutti non avevano finito di mangiare, e pazienza se mi annoiavo un po’. Cazzo, insegnate ai vostri figli ad annoiarsi senza rompere i coglioni al mondo. Non è mai morto nessuno per essere rimasto seduto a tavola per 45 minuti. Nessuno !!!

io

Ma qualcuno potrebbe morire se continua a correre intorno al mio tavolo appoggiando le sue manine sbausciate ai bordi della mia sedia, con il rischio di impiastricciare il mio maglioncino di Berska da €. 12.90. Bambini avvisati, mezzi salvati.

L’incapacità di non toccare le cose altrui

Ok, i bambini devono fare esperienza.
I bambini devono essere lasciati liberi di esprimersi perchè altrimenti, poverini, non sviluppano la fantasia…. e bla…bla…bla.

Bene, che sviluppino la loro fantasia toccando le loro cose.

super

Cosa vi fa capire che questa foto è una pubblicità e non uno scampolo di vita reale (facce da pirla a parte)?
……
Ve lo dico io.
La bambina è compostamente seduta nell’apposito spazio del carrello.

No.
Secondo le moderne teorie psicologiche, mettendo il bambino nel carrello, viene castrata la sua personalità. Deve essere lasciato libero di correre per i corridoi toccando tutto quello che trova, al momento, attraente.
Per poi ovviamente riporlo “a cazzo”.

Oltretutto è notorio che i bambini non hanno ancora ben chiaro il concetto di “roba mia”- “roba tua” e che quindi, se quello che trovano affascinante è nel tuo carrello, per loro non fa differenza. Toccano.
Ma che cazzo tocchi?
Perchè?
Chi te lo ha insegnato?
E soprattutto… dov’è la tua mamma? Sta facendo la zoccola con il capo reparto ortaggi? Perchè non c’è altra spiegazione al fatto che tu, bambino anarchico stia girovagando completamente solo, in balia di stupratori, assassini e rapitori seriali di bambini.

E qui si apre un altro problema di dimensioni abnormi.

L’incapacità di trattare con i cani

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Tutti vedendo un’immagine come questa, si commuovono.
Tutti quelli che hanno un cuore, intendo.

Io invece ho un cane.
Un beagle per l’esattezza.
Che non ha alcun problema ad interfacciarsi con i bambini. Una volta compreso che non sono lepri/volpi/lucertole, semplicemente, li ignora.

Ma loro non ignorano lui.
Essendo uno di quei cani che sembrano usciti dalla pubblicità dei cuccioli bisognosi, i bambini si sentono attratti e zac, gli si fiondano addosso.
Lui sta fermo, mi guarda chiedendo consiglio, ma non trova risposta perchè io sto cercando di non farmi coinvolgere dal bambino in una di quelle imbarazzanti conversazioni nelle quali lui chiede cose assurde (per esempio come si chiama la bestiola per poi non capire un cazzo) ed io rispondo con quel tono petulante che riservo ai bambini sconosciuti che mi ispirano antipatia a pelle.
Capita anche che io trovi alcuni bambini simpaticissimi e degni di tutte le mie attenzioni ed a quel punto nasce un’intesa che va oltre l’immaginabile. Raro ma documentato.

Cmq. parlavo di bambini e cani.
Arriviamo al dunque. Non si fa. Se ti fiondi come un proiettile su un cane il rischio è che lo scambi per un attacco alla sua incolumità e ti sbrani. E te lo meriteresti anche, bambino anarchico, perchè i tuoi genitori avrebbero dovuto insegnarti un botto di cose su come interfacciarsi con gli animali, ma loro sono troppo impegnati a cazzeggiare con gli altri genitori per curarsi di te. Ergo, non conti un cazzo. Il che ti rende ai miei occhi un filo meno fastidioso, ma non resterò certo qui ferma a parlare del niente quando potrei stare da sola in un angolo a fissare il soffitto.

In quel di Cesate c’è un parchetto per bambini con area cani integrata.
Geniale vero? Uno porta il bambino al parco e il cane in giro in un colpo solo.
Ha 4 entrate ma chi ha il cane non può usarle tutte e deve passare per forza da quella vicino all’area cani, perchè non esiste che il cane attraversi, al guinzaglio, il parco con il suo padrone. Potrebbe essere pericoloso.
Certo, potrebbe essere pericoloso perchè voi genitori non badate a quello che stanno facendo i vostri figli, non gli avete insegnato nulla su come approcciare un cane, e non avete voglia di sbattervi per fare l’una o l’altra cosa.

Ma come siamo sopravvissuti noi bambini degli anni Ottanta senza le aree cani, senza i parchi recintati, senza il “sacchettino per raccogliere la cacca” e senza alcuna disciplina nella frequentazione dei parchi pubblici?

Benissimo oserei dire. Siamo stati educati a condividere gli spazi. Siamo stati educati a non disturbare gli altri, soprattutto gli adulti che erano qualcosa di sacro. Siamo stati educati al rispetto reciproco. Siamo stati educati a trattare con gli altri esseri viventi.

Siamo stati educati.

Oltretutto , per colpa dei bambini e dell’assenza di controllo dei genitori, esiste il MOIGE.

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Parliamone.
Moige: Movimento Italiano Genitori, è un’associazione di promozione sociale impegnata nell’ambito sociale ed educativo per la salvaguardia dei minori, che ritiene «minacciati dalla pedofilia, dal bullismo o da spettacoli televisivi violenti e volgari», e per tutela dei diritti dei genitori. Ma quali cazzo di diritti? Diritto di mollare i bambini davanti alla TV senza preoccuparsi di cosa guardano? Diritto di lasciarli zappingare selvaggiamente perchè è troppo uno sbatti vegliare sulle loro menti?

Il moige è quell’associazione di genitori cattoconservatori frustrati che ha censurato un episodio di Buffy nel quale si vede “udite-udite” un bacio saffico, ma che permette la trasmissione di opere intellettualmente stimolanti per i bambini quali:

– Grande Fratello
– Isola dei Famosi
– Programmi della Clerici con bambini sfruttati a fini commerciali e destinati a diventare alcolisti suicidi intorno ai 15 anni
– Domenica In e la sua controparte Mediaset
– Carlo Conti con il suo alieno colorito arancione

Il Moige insegna cose come questa:
« La masturbazione […] si connota come un vero e proprio ripiegamento su se stessi, come una chiusura del proprio io, che invece sarebbe chiamato ad espandersi, ad aprirsi nella donazione d’amore (ne è testimonianza il senso di profondo malessere interiore che lascia, al di là del piacere fisico che produce). In definitiva la masturbazione, come stile di vita, può solo inibire la capacità di amare e quindi ostacolare il processo della crescita personale. »

Ed io vi dico che il senso di profondo malessere interiore lo provate solo voi cattoconservatori frustrati, o perchè non sapete masturbarvi con tutti i sacri crismi, oppure perchè siete così sfigati dal sentirvi in colpa dopo aver avuto un orgasmo condiviso con la persona migliore che possiate incontrare: voi stessi. 

Perle sparse:

“Il Moige ha richiesto la censura dello spot televisivo erotico in cui compare il pornoattore Rocco Siffredi (accreditato nella pubblicità come “attore”), che passeggia in mezzo a una serie di ragazze presso una piscina. La pubblicità si basa su una serie di doppi sensi, con l’attore che, vantandosi di “averle provate tutte” sgranocchia patatine da un sacchetto. Secondo il Moige, la presenza dell’attore era elemento disturbante e sconveniente nei confronti dei bambini.” Che poi parliamone; se tuo figlio di 5 anni conosce Rocco Siffredi, vederlo sgranocchiare le patatine è il male minore.

«Il rapporto sessuale fra due persone non sposate ha in sé qualcosa di ingiusto o di non veritiero, dato che esse non si appartengono ancora pienamente al punto da donare e ricevere ciò che hanno di più intimo. Cosa che invece viene legittimata proprio dal matrimonio. » Bitch Please !!!! ROTFL 

“L’omosessualità, definita “devianza sessuale”, è indicata come “malattia” che può essere “curata”. Si sostiene, infatti, che tale orientamento non abbia origini genetiche né derivi da squilibri ormonali, ma venga generata da fattori psichici acquisiti e curabili con la psicoterapia”. Come direbbe Conte “Ho Pauraaaaaaa !!!”

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Per colpa di voi genitori che non educate più i figli, questi pazzi scatenati si sono sentiti in dovere di vigilare sull’educazione dei pargoli al vostro posto. Questi malati di mente che dovrebbero essere rinchiusi in uno scantinato e torturati con ore di visione di “Rocco e le Sue Sorelle” decidono cosa è meglio che i vostri figli guardino in Tv, plasmando negativamente le loro vergini menti. Per colpa della vostra mancanza di voglia di educare , questi ominidi si credono i paladini della Verità ed io sono costretta a vivere sapendo che da qualche parte, c’è davvero gente che crede in quanto scritto sopra.

Quindi, cari genitori, smettete di crescere bambini anarchici, vigilate sui loro comportamenti e sulle loro menti. Mandateli a letto ad orari decenti, insegnategli a stare da soli, ad annoiarsi con classe, a gestirsi il tempo senza scartavetrare le palle degli altri.

Rendete in pratica completamente inutile l’esistenza del MOIGE.

Fatelo per me.
Fatemi questo piccolo favore personale.
I vostri figli vi ringrazieranno.

Poschina

Tutto ciò che concerne il Moige ed è virgolettato arriva dalla nostra adorata Wikipedia.

Storia di noi due…

Ok, ormai lo sapete tutti.
Faccio il lavoro più vecchio del mondo.
La Segretaria.

Segretaria è un termine che evoca immagini in bianco e nero, film anni cinquanta con ragazze vestite di tutto punto, serie, che lavorano in uffici spogli e squallidi, sempre impegnate a dattilografare qualcosa.
Segretaria è un termine che evoca immagini erotiche; ragazze fighissime perennemente in autoreggenti e tacco 25 chinate a 90 sulla scrivania mentre il capo le possiede con una certa insistenza.

La realtà?
Estremamente più complessa.
Oggi analizziamo quelli che sono i meccanismi di tortura psicologica che un capo mette in atto per soggiogare completamente la volontà della sua segretaria. Ok, oggi si usa Personal Assistant per dare l’idea (assolutamente falsa) che la tizia in questione abbia un ruolo utile per l’economia aziendale.

Prima di cominciare dovete sapere che io non sono una brava segretaria. Mi vesto come se stessi per andare alla fiera della porchetta, non indosso mai i tacchi alti, non lecco culi.
Però mi trucco bene. Perchè io NON esco MAI struccata. Solo una volta sono comparsa completamente priva di trucco in San Babila, a mia giustificazione si era allagato l’ufficio ed avevo dovuto correre a salvare il mondo dopo una telefonata di allarme alle 6 del mattino. Non preoccupatevi, prima dell’arrivo dei pompieri mi ero sistemata. Cmq. erano uno più cesso dell’altro… ma lasciamo stare i ricordi tristi…

trabocchetto-su-oroLa domanda trabocchetto

Alcuni boss ne fanno il loro marchio di fabbrica. Il mio è uno di quelli. All’inizio della relazione capo/segretaria, il boss ha gioco facile. Non vi conoscete ancora bene e dovete studiarvi, con la sottile differenza che Lui vi studia dall’alto e Lui può fare tutto quello che vuole, mentre voi, dal basso, dovete intuire la sua personalità dal grado di bastardaggine dei trabocchetti che inventa.

La domanda trabocchetto preferita è quella in riferimento al pranzo. Trilla il telefono, tu vedi il numero del boss quindi rispondi sorridendo (se non stai sorridendo lui lo capisce e sei fottuta), e …. “Devo andare a pranzo con Tizio, che ristorante mi consiglia?”.

Siccome il tuo stipendio lo ha deciso Lui, sa perfettamente che Tu non puoi permetterti di mangiare in nessun ristorante della zona. Quindi è chiaramente una domanda trabocchetto. Però devi rispondere. Tranquilla zia, qualunque risposta sarà quella sbagliata.
Il primo ristorante che indichi non lo sceglierà mai, se non altro per non fare la figura di quello che fa la prima cosa che gli dici. Sul secondo avrà qualcosa da obiettare, di solito l’argomentazione è futile tipo “le sedie non si abbinano all’arredamento del bagno”. Il terzo lo prende in considerazione facendoti però notare che in zona c’è di meglio. Alla fine terrà una lezione sui ristoranti milanesi, decidendo all’ultimo momento di andare a mangiare in un Posticino dove è già stato e del quale ha un ottimo ricordo. Ovviamente è passata mezz’ora, sono ormai le 12.55 e lui vuole un tavolo per le 13, tavolo che, strano a dirsi, non c’è. Si ricomincia da capo con l’elenco, pro e contro dei vari locali e alla fine, quando ormai stai letteralmente per dare di matto, sceglie il primo posto che avevi indicato, sbatte giù la cornetta ed esce insoddisfatto dall’ufficio.

Tornerà disgustato dal pranzo, facendoti notare quanto tu sia inetta nel campo della ristorazione, e sottolineando che La Segretaria di Tizio trova Sempre un tavolo nel Posticino che a Lui piace tanto, perchè Lei sì che è efficiente….

doveDove sei?

Il boss è in trasferta. Sono le 12.55 e tu pensi che sia ora di fare pipì. Non la fai dalla mattina presto quindi ci sta che ti scappi. Ti alzi, entri in bagno, tiri giù quello che c’è da tirare giù e lo senti. Lo squillo del telefono. Il tuo telefono. Lo sai in quanto ha la suoneria differenziata rispetto alle altre, questo perchè i colleghi normali possono ignorare una chiamata, tu no. Se sei dalla parte opposta dell’ufficio, riconoscendo il trillo del Tuo telefono, puoi rispondere da un’altra postazione, così non rischi di perdere telefonate importanti.

Ti accorgi che è il capo a cercarti perchè invece di rinunciare dopo 3/4 squilli come fanno le persone normali, Lui insiste. Insiste. Insiste.
Lo richiami e la prima domanda che ti rivolge è: “Dov’era?” – Al cesso cazzo !!  Al cesso !!!!! –

La stessa scenetta si ripete ogni volta che non ti trova al posto. Sottolineo che anche se non ha bisogno di te, Tu ci devi essere. Seduta alla scrivania. Sempre. Come se fosse il tuo unico desiderio. Come se dallo stare seduti alla scrivania, dipendesse la tua stessa vita. Quando il mio capo comincia una frase con “L’ho cercata ma non sono riuscito a trovarla….” so già che la punizione si abbatterà su di me come una piaga d’Egitto, il problema è che non so quando nè come.

parliamoneCon me può sentirsi libera di parlare

Ah, quante illusioni ha generato questa frase quando ancora ero una segretaria in erba.
Che poi è vero.
Il mio capo realmente mi lascia entrare nel Sacro Ufficio per esporre i miei problemi, le perplessità, le recriminazioni. A guardarlo superficialmente, sembra anche che capisca il mio punto di vista. Giuro.
Ma.
Ad un osservatore esperto (io lo sono diventata) non sfuggirà lo sfavillare dell’iride. E’ lo sfavillìo di chi sa che non farà nulla in merito ai tuoi problemi. Ti ascolta perchè è magnanimo e fondamentalmente perchè teme davvero che tu te ne vada costringendolo a cercare un’altra SUB da addestrare, annuisce per darti l’idea di voler davvero risolvere la situazione che ti sta facendo sbroccare, sorride/diventa serio quando necessario e poi dice le tre parole che pongono fine alle tue speranze.

“Io La Capisco.”
Tenta di rabbonirti. La frase è immediatamente seguita dalle locuzioni:
– Si deve rendere conto
– Si metta nei miei panni
– Se ci riflette non è così grave come Le sembra adesso
– Penserò a come affrontare il problema
Poi sposta l’attenzione, con una naturalezza inarrivabile a qualsiasi sottoposto, su un Suo problema che solo tu puoi risolvere. Tu, perchè sei in gamba. Lo sa lui, lo sanno i colleghi, lo sa anche Tizio.

Fottuta.
Sei fottuta.
Uscirai dall’ufficio senza aver risolto un cazzo e con la consapevolezza di esserti quasi commossa per i suoi velatissimi finti complimenti.

non piangere

Su…su… Non piangere

Hai avuto una giornata allucinante, non solo hai salvato il mondo mandando raccomandate, smistando posta e registrando fatture, ma hai anche dovuto occuparti delle fisime dei capi delle altre segretarie, che hanno deciso, così a random, di romperti il cazzo tutto il giorno. Finalmente sembra che le cose si stiano calmando un po’.

Scordatelo.
Lui ha appena finito la riunione fiume che ti ha costretta a fare caffè, preparare vassoi con panini, portare litri e litri di acqua, sorridere come un’idiota a tutti gli ospiti e pentirti di essere nata. Apre la porta del tuo ufficio e ti guarda.
Ti guarda come un neonato guarda la mamma.
Una parte di te è estremamente divertita. Hai avuto una giornata di merda, ma lui è messo peggio. Sarà la mancanza di fondotinta?
Ti stai godendo il momento di gloria ma “Quando ha finito, venga nel mio ufficio.”
Traduco: “Muovi quelle chiappe flaccide e vieni immediatamente nel mio ufficio, tanto lo so che stai cazzeggiando!” il che, tra parentesi, è vero per entrambe le dichiarazioni.

Appena entri nel Sacro Ufficio ti accorgi della dura realtà. E’ in uno dei suoi momenti lacrimevoli. E ti ha scambiato per sua mamma. Papponi interminabili, voli pindarici, digressioni infinite. Perchè ha bisogno di sfogarsi e tu sei lì, a portata di mano. Tu sei lì, con aria di comprensione estrema, ascolti, annuisci, ti guardi bene dal commentare, sorridi, gli fai pat-pat sulla spalla e dopo circa 40/45 minuti lui ha riacquistato il savoir faire del boss navigato e tu sei completamente prosciugata, pronta per recarti a casa, spogliarti, e crollare addormentata sul divano entro le 21.10.

dimmi_cosa_posso_fare_per_te_0Cosa possiamo fare…..

Ok, questo devo ammetterlo il mio capo non lo fa quasi mai….
Ma capita di frequente in altri uffici.

Lui entra, ti guarda e dice “Secondo lei, cosa possiamo fare per questo bottone?”
E il motivo per cui il mio capo non lo fa mai, è che per risolvere l’annoso problema io gli procuro ago e filo e poi me ne sbatto. Ok, sono una pessima SUB. Ma un pessimo SUB ha un pessimo Master, quindi la colpa non è solo mia.
Ci sono al contrario ottime SUB che immediatamente cuciono il bottone.
Non si fa.
Dal bottone a “tutto il resto” il passo è breve.

“Cosa possiamo fare per queste stringhe?”
“Cosa possiamo fare per le gomme della macchina del fidanzato di mia figlia?”
“Cosa possiamo fare per la bicicletta del figlio della mia colf?”

Certo, il mio Boss non risparmia altre atrocità.

“Cosa possiamo fare per la stampante?” [manca banalmente la carta]
“Cosa possiamo fare per il condizionatore?” [basta impostare il termostato]

Tutte quelle cose, in pratica, che mi rendono letteralmente indispensabile oltre che estremamente soddisfatta del mio contributo all’azienda.

guffetti

Capirsi al volo

Fondamentale per la buona riuscita del rapporto malato tra Boss e Segretaria è il capirsi al volo. Cosa che un po’ spaventa, un po’ fa sorridere e sinceramente, è preoccupante.

Capita sovente che non ci sia più l’esigenza di parlarsi.
Lui entra in office, alza un sopracciglio ed io rispondo con una scrollata di spalle.
Ci siamo capiti. Non vuole vedere Tizio lunedì ma preferisce pranzare insieme mercoledì.
Oppure mi chiama e dice “Allora?” ed io “No, non è fattibile”. Riassumendo in due secondi una possibile dissertazione di ore su quale hotel sarebbe il caso di prenotare se partisse il nove invece che il dieci, passando per Mineo invece che andare a Licodia e che forse…. bla…bla…bla…

Se da una parte è comodo, risulta imbarazzante quando ci sono spettatori.
Perchè non è normale. E’ che so…. creepy.
Sono quelle dinamiche da coppia. Dinamiche che sono molto pucci con il tuo boy e sconcertanti con il boss. Tipo:

Entra il direttore amministrativo, nel contempo il boss si appropinqua nel mio office perchè deve uscire. Mi guarda, lo guardo, sorridiamo… poi io esclamo “Ok, non vedo l’ora”.
Sembra una roba da piccioncini. E infatti il direttore amministrativo ci guarda male, anzi MI guarda male. Malissimo. Perchè tu, inutile sottoposta, non devi MAI mostrarti in un qualche oscuro modo allo stesso livello del capo.
Ma noi stavamo parlando della lettera che devo preparare per il comune, e che avevate capito? Porci !!!
Oppure basta guardarsi per ridere. Come due adolescenti del cazzo.
E sì, in quel caso ricordiamo uno degli sporadici momenti di cameratismo nei quali sfottiamo amabilmente qualcuno a caso, di solito me medesima.
Gli altri però non lo sanno e sospettano…
Il che, in un modo alquanto perverso, è piuttosto divertente.

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Grazie Padrone

Quando mi hanno downgradeato ed ho osato esporre il mio umile parere vagamente in disaccordo con la dirigenza, mi è stato chiaramente detto che avrei dovuto ringraziare perchè non ero stata “sbattuta fuori a calci” ma mi avevano tenuta.

Che poi dico… manco fossi un’opera di carità… io il mio lavoro lo so fare !! E che cazzo !!!

Cmq.
In quel preciso momento ho cominciato a riflettere su quanto sia labile il confine tra segretaria e SUB. Cioè . . .scendo di livello, responsabilità, mansioni, è ovvio che mi incazzo. No, avrei dovuto dire “Grazie Padrone” ed aspettare che so? che mi facessero anche pulire i cessi? Evidentemente sì.
Che poi basta saperlo… io mi adatto.
Sono anni che cercano di plasmarmi per diventare una SUB-segretaria perfetta ed io, ad onor del vero, un po’ sono migliorata.

So tacere, sorridere con convinzione, per certi versi godo nell’essere “maltrattata” perchè mi permette di lamentarmi copiosamente (dopo ed in privato), prevedo ormai con una precisione dell’80% cosa aspettarmi dal capo nella giornata solo osservando la porta del suo ufficio (aperta, socchiusa, chiusa, a metà), ho imparato a non chiedere nemmeno per sbaglio di fare le ferie in un periodo diverso da Agosto (quest’anno ho raggiunto l’apice chiedendo a lui quando preferiva che le facessi; succube fino in fondo), sono felice quando viene apprezzata la mia straordinaria capacità di impostare una lettera, faccio le fusa come una gatta in calore le due volte l’anno in cui i miei meriti vengono riconosciuti in pubblico, ricordo a memoria i nomi dei consiglieri, dei consulenti legali e dei loro parenti fino alla settima generazione.

Certo, devo ancora lavorare su tantissime cose.
Abbigliamento, sarcasmo, motivazioni, biglietti da visita (il mio boss ha una certa fissazione per i biglietti da visita – Grazie Padrone – Inserire i suoi biglietti da visita nella rubrica Outlook è un onore per me), atteggiamento generale, resistenza alla frustrazione….
Beh, insomma c’è ancora molto da fare, ma bisogna essere ottimisti. Io intanto, per portarmi avanti, il set bondage l’ho ordinato…..

Poschina

P.S. Voi non lo sapete ma il boss ogni tanto mi legge. Nel caso: “Ciao Boss… non facciamone una questione personale. Qui si scrive per ridere !!”

Neuroni sparsi: questioni di vitale importanza

Oggi parliamo a cazzo di diverse argomenti che circolano nel mio cervello privi di un qualsivoglia controllo…
Per esempio:

Capiamoci; Io Ho Fretta !!!!!!

Tra le millemila situazioni che mi rendono inevitabilmente isterica (più isterica) ce n’è una che mi getta nello sconforto psichico, ossia la lentezza. Quella altrui ovviamente.

fretta

Sarà un problema tipico di chi è milanese di nascita, lavoratore in centro città, cresciuto a latte e insofferenza, come mi hanno accusato un paio di romani nullafacenti cazzeggiatori qualche anno fa, i quali sostenevano fosse assurda (per esempio) la pretesa del milanese medio di mantenere la destra sulle scale mobili della metropolitana. Gente strana i romani…..

smartphone

Gli smanettatori accaniti di Smartphone

Sei in metropolitana, M1 per l’esattezza, scendi dal vagone alla fermata giusta e nei tempi giusti come ogni frequentatore abituale di mezzi pubblici sa fare, e cominci a scalpitare per uscire dal tunnel. Invariabilmente, a qualsiasi ora e in qualsiasi giorno della settimana, ti trovi davanti un rincoglionito che sta smanettando con lo smartphone.

Ora, nessuno dice che sia facile camminare e smanettare contemporaneamente, ma è altrettanto vero che non te l’ha mica detto il medico di smanettare camminando. Se non sei capace non lo fai.
Che poi mi sembra un principio abbastanza semplice. Non è che io mi metto a tagliare i capelli ai colleghi solo perchè ho le forbici sulla scrivania. Lo stesso vael per te. Sei incapace di fare due cose contemporaneamente, NON farle.
Non ha alcun senso che per colpa tua, che sei chiaramente un inetto/inetta, io debba rallentare la mia corsa frenetica verso il luogo in cui devo recarmi.
Poco importa se sto andando al lavoro e piuttosto che entrare mi farei tagliare la mano destra, io ci devo arrivare senza intoppi, senza essere costretta a cambiare passo perchè tu devi whatsappare alla tua amichetta qualche insulsa cazzata mattutina. Che poi che cazzo avrete da scrivervi? Da dove viene tutta questa voglia di comunicare alle 8 del mattino? Perchè?

Cose che non capitano MAI !!!!

Ebbene sì.
Facciamo Comin’ Out e parliamo di un problema molto serio: quelle cose tipiche di film, telefilm e libri che nella vita reale NON CAPITANO MAI.
E lo faremo in ordine di importanza.

n. 1 – Incontri bollenti con sconosciuti i luoghi insoliti

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Situazione tipo:  siete ad una festa pallosissima con il vostro partner (essere già impegnati non è fondamentale ma rende meglio l’idea), facciamo pure che è una di quelle occasioni tipo “presentazione della nuova dirigenza aziendale” e quindi siete tutti infighettati a leccare culi. Il vostro partner è già al quarto/quinto prosecco a stomaco vuoto e voi vi state giusto domandando perchè non lo avete fanculizzato quando ne avete avuto l’occasione. Siete stanche, frustrate, sull’orlo delle lacrime tardoadolescenziali e state sinceramente pensando di svignarvela, tanto non se ne accorge nessuno. Improvvisamente si avvicina una specie di Uomo Harmony. Chiaramente pieno di soldi. Chiaramente virile fino al midollo. E, altrettanto chiaramente, con il cazzo grosso. Questo voi ancora non lo sapete ma non vi preoccupate che a breve potrete saggiarne le dimensioni. Solitamente è moro con gli occhi chiari, meglio se verdi, con un fisico asciutto e scolpito, parla con una voce che vi provoca un orgasmo istantaneo e vuole voi. Non è ancora chiaro il perchè, ma vi vuole dal primo momento in cui vi ha viste. Vi vuole al punto che vi trascina in un posto appartato (e qui potete inserire la vostra fantasia: ascensore, cantina dei vini, dietro le camelie sul terrazzo, in bagno, nella sua Bugatti Veyron …..) e vi scopa come nessuno ha mai osato prima. E’ dolce, deciso, delicato, brutale, forte, resistente che manco una pila Duracell, bravo con le mani, la bocca, la lingua, i denti, l’uccello. Inutile dirvi che vuoi avete una serie di orgasmi indimenticabili in quest’ordine:

– la prima volta che vi tocca e vi parla
– mentre vi bacia e vi tocca lo scrigno segreto
– mentre vi pratica The Best Cunnilingus Ever
– mentre vi trivella
– mentre viene

Soddisfatte.
Eh, sì cazzo !!!!
Peccato che certe cose non capitino mai. Quantomeno non a me. Ma a voi?
E non dico quello che vi ruba una slinguatina frettolosa mentre siete mezze ubriache la notte dell’ultimo dell’anno….
Parlo proprio di tutto quanto detto sopra, più altra roba che sicuramente ora mi sono dimenticata.
Che poi parliamone seriamente.
Tipo oggi: mutanda viola con disegnino buffo + reggiseno nero. Non certo il miglior afrodisiaco del mondo. Sono l’unica che gira con mutanda e reggiseno spaiati? E poi tutte queste donne perennemente fresche di ceretta? Mai una con la ricrescita di non dico 5 ma 2 gg? E questi uomini così meraviglioserrimi, dove sono? Perchè io sopporto da anni CdA con gente altolocata e il meglio che ho visto è un unltrasettantenne che mi ha guardato lascivamente il tattoo? Perchè? Perchè??????????????

n. 2 – Coprirsi pudicamente le tette dopo aver fatto sesso

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Questo  il classicone dei classiconi che mi fa imbestialire….
Film – coppia strafiga che fa sesso, ma non solo. Dirty Sex. Scopazzano come facoceri tutta la notte in tutte le posizioni e facendo tutte quelle cose che ancora oggi, nel 2014, in alcuni Stati USA sono illegali.
E lei non è inibita, anzi. Lo vedi che a lei piace. Lo vedi e lo senti visto che i film sono provvisti di audio. Magari la senti dire anche qualche zozzeria.
Poi, improvvisamente, finito il sesso, lei si trasforma in Santa Maria Goretti e si copre le tette.
Perchè?
Cioè.
Mi fai vedere tutta la scena di sesso, tettazze comprese, e poi improvvisamente lei sta lì ferma a coprirsi insistentemente con il lenzuolo.
Ma quando mai?
Ok, io sono un caso a parte perchè in casa mia mi aggiro in qualsiasi condizione, magari le altre donne no.
Ma dopo il sesso, ha senso coprirsi le tette? No.
NO che non ha affatto senso ed è pure terribilmente irrealistico.
Sentiamo…. quante di voi si coprono pudicamente le tette dopo che hanno selvaggiamente copulato?
Onestamente; è una cazzata.
E’ l’Epic Fail della cinematografia.
E soprattutto, è intollerabile. SUORA !!!!!!!

n.3 – Mi infilo il jeans senza mutande

Situazione generalmente riferita all’essere sessuale maschile, tipica dei film e che sospetto sia atta a mostrarci quante ore il tizio in questione ha passato in palestra per riuscire ad avere una scanalatura pelvica decente.

E solo a scrivere scanalatura pelvica mi eccito.

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Consiglio: non cercate “jeans uomini nudi” su google perchè 9 foto su dieci sono di uomini/modellazzi con il jeans aperto e il cazzo di fuori. Anzi, cercatelo ma a casa e non al lavoro…. a meno che il vostro capo non sia particolarmente aperto di mentalità.

Cazzi giganti a parte…

La scena solitamente prevede il post coito. Anche in questo caso un coito da manuale con multiorgasmo. Poi mentre lei si copre pudicamente le tette, lui si alza per un motivo qualsiasi (telefono che squilla, citofono, fame…) e si infila la prima cosa che trova. Uno potrebbe pensare siano le mutande e invece no. Sono i Jeans. Cioè il un paio di pantaloni in tessuto denim.
Lui li infila e sono sempre, costantemente jeans a vita bassa, che lasciano in bella vista la scanalatura pelvica (vampata) e la strisciolina di pelo che indica il premio finale (vampata).

Ma la mia domanda è questa: non danno fastidio?
Seconda questione: sarà per questo motivo che gli uomini si grattano spasmodicamente i testicoli? Colpa dello strusciamento post coitale del denim?
E’ una pratica erotica?
Ma poi, prima di uscire, te le metti le mutande?

Tutte domande di vitale importanza che rimarranno senza risposta.

n.4 – Mi sveglio con trucco e parrucco perfetti

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Quando il risveglio in questione è post-coitale, abbiamo due alternative.

– i due sono avvinghiati nel più romantico degli abbracci (e questo è il fake dei fake. Non è per niente comodo dormire abbracciati, al massimo a cucchiaio ma anche lì, sfido chiunque non sia cadavere a resistere nella stessa posizione tutta notte, magari ad agosto senz’aria condizionata. E poi basta con questa storia. Dopo dieci minuti hai almeno una parte del corpo addormentata e formicolante e un principio di attacco di cervicale. Dieci coppie su dieci dormono ciascuna nella sua parte di letto e sviluppano tattiche militari per evitare che il partner sconfini)

– Lei si sveglia come la foto sopra. Truccatissima, con la piega appena fatta, l’alito che sa di mentina, vogliosa di prenderlo il prima possibile, impeccabilmente pronta – se necessario – per presentarsi in tribunale a discutere la causa più importante della sua vita.

Mai una che si svegli con le borse sotto gli occhi, il trucco della sera prima leggermente sbavato, i capelli stile nido d’aquila e la faccia da cazzo che hanno tutte le donne quando alle 6 la sveglia le tira giù dal letto.

Faccio notare che invece l’uomo si sveglia scarmigliato; per ragioni che non ho voglia di indagare l’uomo scarmigliato fa sesso, la donna no.

Beh, che dire?
Per oggi ho finito di lamentarmi e recriminare…. quantomeno in questa sede 🙂

Poschina

Go back to your playpen, Baby.

Questa frase è emblematica.
E’ emblematica perchè quando da ragazzina guardavo Dirty Dancing con gli occhi, il corpo e il cervello di chi è convinto di avere qualcosa da dare e da ricevere in questa vita di merda, mi irritava.
Non sopportavo il tono di Penny; come se parlasse con una decerebrata.

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Ad una ventina d’anni di distanza mi accorgo di essere diventata Penny.
Effettivamente solo una paraculata, giovane, inesperta, privilegiata figlia di papà come Baby, poteva permettersi di andare da una donna disperata, triste e sola a sciorinarle una vagonata di buonismo spicciolo come se fosse la Rivelazione. E’ già tanto che Penny non l’abbia accoltellata seduta stante, ma si sia limitata a dirle, gentilmente, che aveva la maturità emotiva di un pompelmo.

Questo per introdurre l’argomento principe di oggi. Quelli a cui va tutto bene che vivono nella stessa società di quelli a cui va tutto male e che non hanno nemmeno la decenza di stare zitti e godersi nell’intimità il loro Profondo Culo, ma lo ostentano fino alla morte. Mi viene il fondato sospetto che esistano solo per sottolineare, con nove o dieci linee ben marcate, l’ingiustizia della vita.

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La “Sindrome di Baby”, che ho inventato seduta stante, consiste infatti nel non avere un cazzo di problema, ottenere sempre quello che si vuole, avere sempre qualcuno pronto a pararti il culo e non resistere alla tentazione di andare da chi sta palesemente attraversando un periodo di merda per vomitargli addosso una serie di consigli NON RICHIESTI, frasi fatte che non fanno altro che far sprofondare lo sfigato di turno nel baratro, dimostrarsi buoni ed altruisti sparando cazzate che non hanno alcun senso logico ma che fanno sentire chi è affetto dalla sindrome particolarmente realizzato. Queste persone tendono ad avere una visione della vita schifosametne ottimista. Non contenti, continuano a sbandierarlo ai sette venti.

Tu sei lì, stai morendo dentro, è palese a tutti tranne a chi è affetto dalla sindrome, e lui/lei arriva e comincia ad assillarti con frasi fatte tipo “sai cosa dovresti fare?” – “secondo me se la prendessi meglio…..” – “se succedesse a me….” – “preferirei fosse successo a me….” –  e via dicendo.

Vi faccio notare che le ultime due frasi, che di solito culminano con dichiarazioni che dovrebbero essere punibili con la detenzione per la loro imbecillità, sono quelle che più fanno incazzare il dolente di turno.
Primo: Lo sanno tutti che a te non succede, quindi è inutile che me lo dici perchè in questo modo non fai altro che ricordarmi di quanto tu sia fortunato, e me lo sbatti in faccia mentre io sto già mezzo morto dentro e, tra le altre cose, non è elegante far notare ad un altro la sua palese inferiorità di Profondo Culo.
Secondo: Non preferiresti che fosse successo a te e comunque, considerato che a te NON è successo, potresti fare a meno di ricordarmi per l’ennesima volta che a te non è successo mentre a me sì. Che poi parliamone… “preferirei fosse successo a me” . . .

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Seriously?!? Seriously?!?
Non si può sentire. Non ci crede nessuno.
Siamo onesti. Nessuno. NESSUNO !!!!! vorrebbe le sfighe di un altro.
Big NONO.

Che poi vorrei vedere…. mi piacerebbe proprio che a fronte di questa frase il Grande Spaghetto (sono Pastafariana) scendesse sulla terra, andasse dallo stronzo di turno e gli dicesse “Ah, eccoti…. quindi tu hai detto che vorresti fare cambio. Ok, come vuoi”. Mi piacerebbe solo per vedere la faccia dello stronzo mentre si accorge che “le parole sono importanti” e che sarebbe il caso di usarle con molta, moltissima attenzione.

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Ma oltre a queste inezie, chi è affetto dalla Sindrome ha la fastidiosa tendenza a vivere come se fosse circondato da una nube stucchevolmente rosa. Ok, sei felice. Felicissimo. Felicerrimo. Felicettimo. Bravo. Applausi a scena aperta, standing ovations (vero Bran?), pacche sulle spalle. Poi basta. Non è che mi devi scartavetrare i coglioni con la tua gioia. No, non funziona così. Questa è ostentazione e non è per niente elegante.

Cosa dite? La mia è invidia. Beh, certo.
Onestamente, io ci navigo nei sette vizi capitali. Non me ne faccio mancare uno. Non sono una di quelle persone che negano di avere le debolezze umane e si trascinano reprimendo i loro peggiori istinti mostrando sempre e cmq un alone di finta santità agli altri (come gli affetti dalla sindrome).

Io sono invidiosa, mortalmente accidiosa, assolutissimamente irosa e golosa in egual misura e spesso contemporaneamente; ovviamente ed orgogliosamente lussuriosa, e anche se mi scoccia ammetterlo non eccessivamente avara o superba. Ma c’è tempo. Una volta non ero nemmeno cinica, ma adesso ne sono il manifesto ufficiale quindi non mi precludo nulla per il futuro.

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Quello che però più di tutto mi infastidisce è che coloro che sono affetti dalla Sindrome, invece di essere considerati comuni esseri umani dotati di un Profondo Culo, vengono circondati da un inspiegabile alone di santità. La gente li considera infatti esseri superiori, capaci di trasformare le avversità in carburante atto a far bruciare più intensamente il fuoco della giustizia che li alimenta. Gente che arriva a venerarli e ad ergerli sopra l’uomo comune, esaltando i successi e non guardando mai oltre la patina che li ricopre.

Eccola la nota dolente. Perchè se non ve lo spiego, poi sembra quasi che io spari su povera gente che ha passato la vita a farsi il culo ed ora si gode i frutti della fatica.

No.
Io parlo di gente che è nata, ha vissuto e vive tutt’ora in un mondo parallelo, fatto di zucchero a velo e pan di zenzero, parlo di gente che ha passato la sua vita ad essere accompagnata, mano nella mano, in tutto quello che ha fatto, che si è presa i suoi tempi tutte le volte che ne ha avuto bisogno. Gente che non sa cosa voglia dire sbattere contro la vita non una, non due, non dieci ma mille volte.
Costantemente.
Persone che ostentano una bontà d’animo che non appartiene all’animale uomo, circondate da altre persone che si rifiutano di scavare, di leggere tra le righe, di ragionare e che si accontentano della patina lucida che vedono in superficie.

Suicidio

Sono le stesse persone, che se oggi mi lanciassi sotto la metro rossa, domani si farebbero intervistare da Studio Aperto sottolineando quanto il mio gesto sia incomprensibile, perchè sono sempre stata una donna piena di vita, sorridente e desiderosa di rendere questo un mondo migliore.

Perchè chi soffre della sindrome, non vede al di la del proprio naso. Di fronte alla palese mortificazione interiore di un altra persona, si rifiuterà di accettarla e cercherà ossessivamente di trovarne il lato positivo, negando l’evidenza più e più volte, se necessario.

Sono come quei vecchi amici ai quali tenti inutilmente di spiegare che tra il te stesso di dieci anni fa e quello di oggi, non c’è un abisso, di più. Loro non ci crederanno mai ed insisteranno nel ripeterti che non è possibile, che sei sempre tu e siamo sempre noi e non è cambiato niente…. col cazzo. Io con quella di dieci anni fa non centro nulla…. ero così maledettamente fiduciosa, così maledettamente piena di vita… dio mio che schifo!!!!

Lo sapete vero che si vocifera che più siete in alto e più sarà dolorosa la caduta?

Confermo.

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Dopo quanto detto, mi sembra il minimo specificare che sono responsabile di quello che ho scritto e non di quello che voi capirete. Sono costretta a precisarlo perchè ultimamente sembra che quello che dico sia estremamente fraintendibile.

Perchè voi forse non lo sapete, ma finchè scrivo stronzate tutto bene…. ma un post come questo è capace di scatenare la bestia che vive in ognuno di voi e far crollare amicizie decennali solo perchè ci si sente, peraltro senza alcuna logica, chiamati in causa (quelli affetti dalla sindrome non essendo consci di esserlo non si riconosceranno affatto).

Alla fine della fiera, e scommetto che alla conclusione non sia arrivato nessuno, a giustificazione del pappone scritto sopra posso solo dire che oggi è lunedì, piove, fa freddo, aprile mi ha appena umiliata come meglio non avrebbe potuto, sono a pezzi (dentro, fuori sono sempre splendida), ho vagamente fame, mi sono svegliata con istinti omicidi, ho fatto il grave errore di aprire FB senza erigere prima un’adeguata barriera emotiva, sono mortalmente triste, devo iniziare un nuovo libro, mi annoio, e soprattutto erano mesi; MESI ! che non vi scartavetravo le palle con i miei problemi quindi questo post noiosissimo ve lo siete meritato tutto !!!

Poschina confusa e infelice