17 Novembre – World Prematurity Day

IMG_20171117_133441

Ho avuto una bellissima gravidanza, a parte una corsa al pronto soccorso la vigilia di Natale nella quale ho scoperto che aspettavo due bambini e non uno, non ho avuto grossi problemi. Mai una nausea, mai un capogiro, mai una vera e propria preoccupazione. Ero felice, stavo benissimo, ma soprattutto avevo sempre e costantemente una fame boia.

Gravidanza gemellare Bicoriale – Biamniotica. In pratica due sacche separate per due fratelli che condividono uno spazio originariamente pensato per uno solo, quindi ho fatto più ecografie del normale e qualche controllo di sicurezza ma tutto era sempre perfetto, nella norma, così come doveva essere.

Fino alla notte del 15 Giugno, quando mi si rompono le acque.

Ma come? Senza preavviso?
Due minuti prima stavo ridendo sul divano e due minuti dopo sto correndo al pronto soccorso, tutti stipati in macchina, cane compreso.
Nel giro di due ore mi ritrovo in una stanza da sola, infreddolita, stordita, terrorizzata, mentre il cane è stato portato dai miei genitori e il mio compagno ha raggiunto i miei figli alla Mangiagalli, dove verranno ospitati, non si sa per quanto, non si sa in che condizioni, nel reparto di Terapia Intensiva Neonatale.
Non li ho visti, non li ho toccati, non so nemmeno se sopravviveranno.
Ricordo solo il volto dell’anestesista che mi tranquillizzava e che mi descriveva, passo passo, quello che stava succedendo.
Poi ricordo il mio compagno emozionatissimo che me li descrive, che mi dice che stanno bene (si intende sempre in rapporto all’epoca gestazionale) sono grandi il giusto e respirano da soli. Poi se ne va.

Premessa….

Una gravidanza dura dalle 37 alle 40 settimane (e oltre) quindi i bambini nati dalla 37esima settimana in poi sono considerati “nati a termine” mentre quelli nati prima rientrano nella categoria dei prematuri, i quali si classificano in base all’età gestazionale alla nascita. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità si distinguono quindi tre gradi di prematurità:

– prematurità leggera per i nati dalla 32ma alla 37ma settimana, che sono l’84,3%

– prematurità media dalla 28ma alla 32ma settimana, che sono il 10,4%

– prematurità grave per i nati prima delle 28 settimane, che sono il 5,2%

Ho partorito alla 31+1, quindi i miei figli sono prematuri di media gravità, pesavano 1 kg, 400 grammi e qualcosa uno e 1 kg, 500 grammi e qualcosa l’altro. Che non è male, considerato che in una gravidanza singola il peso medio di un maschio alla 31esima settimana è di 1550 grammi (grammo più, grammo meno). Quindi io so che già vi state immaginando due bei bambini cicciotti nella loro bella incubatricina, con il loro bodyno e le calzine fatte all’uncinetto.

No. Non è proprio così.

Avete mai visto un bambino prematuro?
Io non avevo mai visto un bambino nato prima delle 37 settimane, e non avevo mai visto, per fortuna, un reparto di terapia intensiva neonatale.
Un bambino che nasce alla 31esima settimana è tutt’ossa, non ha muscoli e non ha grasso; non ha il sedere. Avete presente il sederino dei bimbi con quelle belle chiappette da mordere? Non c’è. E non ci sono le manine paffute o i piedini cicciosi. Ci sono mani e piedi che sembrano lunghissimi perchè non hanno attaccato niente. Ci sono gambine che sembrano pronte a spezzarsi ad ogni soffio di vento. Ci sono orecchie sottili come fogli e pelle talmente delicata che non devi accarezzarla perchè per il bimbo è fastidiosissimo, quasi doloroso.

C’è il perenne rischio di infezioni, quindi devi lavarti bene le mani, con il disinfettante, devi mettere il camice, non devi sbaciucchiare il bambino, ci sono un sacco di regole e in pratica non puoi fare la mamma come te l’eri immaginato. Non puoi nemmeno riposare perchè a due giorni dal parto, cesareo e non, sei in piedi a macinare chilometri per raggiungere la TIN e pazienza se sei debole, fa caldo, i punti tirano, la ferita si arrossa e non hai nemmeno la forza di piangere. I tuoi bambini hanno bisogno di te e tu vuoi esserci.

I bambini sono in incubatrici super tecnologiche, collegati a diversi tubi che gli permettono di nutrirsi, assumere farmaci, respirare e via dicendo. Vengono maneggiati da dottori, infermieri, volontari e, in piccola parte anche dai genitori, che possono cambiare il pannolino (taglia zero che gli va larghissimo) inserendo le braccia negli appositi oblò presenti ai lati dell’incubatrice, sistemargli il cappellino, toccarli per fargli capire che sei sempre lì, anche se non puoi fare nulla se non guardarli.

La vita di un genitore prematuro (perchè chiariamo, anche il genitore è impreparato a quel ruolo complicato nel quale non sai bene cosa fare, nè come….pensavi di avere ancora del tempo per farti trovare pronto e invece ti devi fiondare in una vita che non volevi e che ti porta a dover essere forte anche se hai una paura boia) si concentra completamente nel reparto di TIN e finisce che le mamme si trovano in sala allattamento a condividere esperienze e soprattutto a farsi forza a vicenda.

E succede che tu, che fino a 10 minuti prima pensavi di essere stata sfortunata perchè non hai portato a termine la gravidanza, scopri di essere fortunata, perchè sei arrivata fino alla 31+1 e i tuoi bambini, a parte la fatica di dover imparare a respirare da soli, stanno bene. Perchè senti tanti racconti, tante storie e conosci delle donne meravigliose, forti, determinate, delle guerriere e ti chiedi se tu saresti riuscita ad affrontare quello che stanno passando, tu…che ti senti inesorabilmente in colpa per non essere nemmeno riuscita ad arrivare alla 34esima, tu che piangi la sera, da sola dopo la doccia, prima di attaccarti al tiralatte e farti spolpare le tette pur di portare il tuo preziosissimo latte ai tuoi figli.

Quel latte che metti in frigo etichettato, nome del bambino, giorno ed ora in cui lo hai prodotto. La sveglia che suona ogni 3/4 ore perchè il latte è fondamentale, devi comportarti come se tuo figlio fosse con te, come se invece di una macchina piuttosto rumorosa attaccassi al seno una creatura viva. E allora lo tiri alle 19.30 quando torni a casa, alle 22,30 prima di andare a letto, punti la sveglia alle 3 così quella dopo sarà alle 6.30 giusto in tempo per poi correre in ospedale e tirarsi subito il latte delle 9.30, dopo un veloce saluto ai bambini.

Non so se avrei capito tanto l’importanza del latte materno se non fossi stata in TIN e non avessi visto i benefici che dà a questi bambini; questi bimbi minuscoli e determinatissimi, fragili e terribilmente forti, capaci di superare fatiche immense e di lottare per restare in vita. Ed i miei piccoli, erano considerati grandi. Ho visto bambini di 560 grammi che nonostante tutto ce l’hanno fatta e purtroppo anche un bambino che non ce l’ha fatta.

E quando porti a casa finalmente i tuoi bambini è solo l’inizio. Devi registrare tutto quello che mangiano, hai una tabella che determina a che ora devi dare un determinato farmaco ai bambini, in che quantità, quante volte al giorno. Poi ci sono i controlli….ogni 3 mesi e se tutto va bene, dall’anno in poi, ogni anno. Devi segnarti costantemente quanto pesano perchè è fondamentale che crescano. E per i primi tempi devi tenerli protetti il più possibile dalle contaminazioni virali esterne, quindi uscite solo in posti poco frequentati perchè il rischio di infezioni e virus è dietro l’angolo.

Ora è tutto piuttosto distante, quando guardo le foto mi chiedo come facessi, con 40 gradi e i punti del taglio cesareo a raggiungere la Mangiagalli e correre a destra e a sinistra tutto il giorno. Eppure l’ho fatto. Ho tenuto fermo mio figlio mentre gli facevano un prelievo da una vena della testa, oppure quando gli cambiavano il sondino naso-gastrico. Ho imparato come gestire un’apnea o un’improvvisa bradicardia provocata dalla digestione (la prima volta che mi è successo ero terrorizzata).

Ho avuto un inizio in salita. Nel quale sono stata costretta a capire cosa fosse davvero importante e cosa fosse una stronzata. Quali fossero le cose per cui preoccuparmi e quali non meritassero attenzioni. In un certo senso ho dovuto essere cinica.

Per me non c’è stato un parto normale, il bambino che ti viene lasciato subito, due giorni e mezzo in ospedale e poi a casa, tranquilla, a rompere il cazzo a tutti perchè non dormi, sei stravolta, la tua vita non è più la stessa e “Non mi aspettavo fosse così”; e fino a qualche tempo fa, queste seghe mentali di quelle a cui tutto va sempre bene, mi davano molto fastidio….mentre ora sorrido perchè non è certo colpa loro se gli è andata di culo e non hanno altro da fare che lamentarsi del nulla. Io ho passato le prime settimane dopo il parto dormendo con il cellulare attaccato al corpo perchè ero terrorizzata che potessero chiamarmi dall’ospedale e di non sentire la suoneria…..temevo costantemente che qualcosa non andasse bene, che da un momento all’altro uno dei miei figli potesse morire.

Invece mi è andata bene, le uniche chiamate dall’ospedale le ho ricevute quando mi avvisavano che li avrebbero dimessi. Due dei giorni più belli della mia vita.

Poschina

 

 

 

 

Lascia un commento