Dirty Dancing il musical

Non era facile.
Ammettiamolo, eguagliare la chimica creatasi sul set di uno dei film che ha segnato l’adolescenza di miliardi di donne, non era cosa semplice.
Poi se ad andare a vederlo è Poschina che di secondo nome fa “Grandi Pretese”, allora la situazione si complica.
Partiamo dall’inizio.
Qualche mese fa scopro, grazie a qualcosa come 5000 manifesti incollati tatticamente ad ogni angolo del centro, che a Milano sbarcherà il musical di Dirty Dancing.
Ho riflettuto e mi sono detta “Poschina, è ora di imparare ad essere donna, e per poterti fregiare di codesta qualifica, devi imparare a manipolare il Maschio di Casa.”
Mi impegno dunque ad usare come perno per ottenere quello che voglio la mia Storia Triste. Incredibilmente funziona e in meno di 10 minuti ho in mano due biglietti – platea – per DD.

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Dopo una cena leggerissima a That’s Vapore, che è servita solo a confermare la mia idea terribilmente snob che questi posti andrebbero bruciati durante un sabba orgiastico a base di sesso, alcool e hamburger ipercalorici; ci dirigiamo in teatro e ci appropriamo dei nostri meravigliosi posti.

E’ un momento topico della mia inutile vita per due motivi:
–  finalmente vedrò la scena finale di DD in versione Live;
– finalmente posso parlar male di qualcosa a ragion veduta [voi non lo sapete ma la mia laurea inutile è in Scenografia]

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La prima cosa che mi colpisce è la voce della protagonista. Mi colpisce nel senso che è come se mi avessero dato una manganellata sulla tempia destra e sulla tempia sinistra contemporaneamente. Il primo istinto è quello di alzarmi, imbracciare un fucile di precisione e perforarle l’osso frontale per porre fine alla sua vita e alla mia sofferenza. Mi trattengo e guardandomi intorno mi accorgo di essere l’unica a dare segni evidenti di fastidio. Alle mie orecchie ogni volta che parla, è come se qualcuno stesse passando compulsivamente le unghie sull lavagna. Una gioia immensa.

Attivo il superpotere  “Riesco ad Ignorare Skrillex” e continuo con la visione tanto attesa.

Ora ve lo dico subito. Non è un musical ma una trasposizione teatrale del meraviglioso, appassionante, indimenticabile film della mia preadolescenza. In pratica non hanno cambiato una virgola nei dialoghi e nelle scene, salvo [ovviamente] censurare un paio di parolacce. Pare infatti che dire “tette” e “culo” sia inaccettabile, mentre vedere gente che simula rapporti sessuali mentre balla non  solo è socialmente accettabile ma adatto ad una platea piena di bambini. Ad onor del vero, ed io un po’ ci sono rimasta male, i balli sono molto meno Dirty rispetto all’originale, ma visto e considerato che le uniche aggiunte fatte rispetto alla matrice sono state scene gratuite di propaganda interraziale e una pessima versione di We Shall Overcome in italiano, mi diviene facile fare la dietrologa e sospettare il coinvolgimento della massoneria cattolica in fase di finanziamento.

Prima il dovere, poi il piacere

Per quanto riguarda il dovere, ho notato una bassa qualità attoriale da parte dei protagonisti. Baby non sa recitare. Mi dispiace ma è così ed è inutile che il mio background culturale cerchi di farmi sentire in colpa; non solo ha una voce irritante, ma parla scandendo le parole per tutto il tempo, un po’ come faccio io quando ho a che fare con i bambini [o come faceva Fabio De Luigi quando inerpretava Luigio Guastardo della Radica]. Con la sottile differenza che lei si sta rivolgendo ad una platea che ha PAGATO per vedere gente che sa fare il suo lavoro, altrimenti sarebbe andata alla festa di Natale del nipotino idiota, che è vero che farebbe cagare, ma almeno trattasi di sbobba gratuita.

DD

Johnny ha dalla sua un culo fantasmagorico ma è un po’ uno stoccafisso, bravo a ballare ma non in grado di dare al personaggio quella sfumaura di Duro Massacrato dalla Vita ma con l’Anima di un Romanticone che ha fatto la fortuna della pellicola originale. E poi non ha la schiena di Patrick e quindi la scena in camera sua…. quella di “Balla con Me” per intenderci, perde più o meno l’80% del fascino.

Penny è talmente figa che persino io che sono donna e quindi poco influenzabile dalla gnocca, le perdono tutto, compresa una non eccelsa interpretazione. Ma santo dio, per avere il suo corpo sarei capace di vendere tutta la mia famiglia al completo. Amen.

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Il mio preferito resta Russel Russel che interpreta Tito. L’ho amato al primo sguardo e penso che sia semplicemente favoloso. Gli attori più vecchietti sono chiaramente gli espertoni del gruppo, a parte il padre di Baby al quale hanno fatto dare un’impronta ironica alla maggior parte dei dialoghi mentre io continuavo a chiedermi “But Why?”.

Non essendo un musical mancano completamente i dialoghi cantati il che ha reso il Busnaghi estremamente felice e la sottoscritta vagamente delusa ma non siamo qui a cercare il pelo nell’uovo quindi, in fondo, fottesega.

Come era prevedibile, la vera forza dell’ambaradan sono le musiche originali e i momenti di ballo. Johnny e Penny ballano divinamente e non si può certo restare indifferenti ai ritmi sensuali della colonna sonora. Come ogni sacrosanta volta che vedo il film, anche il musical ha risvegliato in me la fissa di imparare il mambo e per i prossimi due gg. mi sciropperò tutti i tutorial su Youtube prima di arrendermi all’evidenza di ballare come una stampatrice.

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Sul fronte crew siamo messi male.
Nella mia testolina di adoratrice di DD mi aspettavo, per le scene corali, che ci fossero 30 persone sul palco a fare numero e massa, per rendere l’atmosfera davvero surriscaldata ed eccitante. Purtroppo non è così. Esempio: Baby va per la prima volta negli alloggi dei dipendenti nella celeberrima scena “Ho portato un cocomero”, nel film il locale è fumoso, sudato, pieno di gente che si struscia in un’orgia simulata di notevole coinvolgimento mentre in teatro ci sono 4 coppie che ballano in un contesto scenogrfico colpevolmente neutro, togliendo alla scena la componente erotico/pruriginosa. Secondo me basterebbe prendere una quindicina di studenti universitari, promettergli due sandwich e piazzarli a fare massa ai lati del palco nelle scene che gioverebbero da una maggior quantità di carnazza.

Ed eccoci a quello che secondo me è il vero tasto dolente: le scenografie.
Minimali fino all’eccesso, stile balletto moderno. Colori chiari, quinte mobili, tulle, proiezioni. Non crediate che non capisca la difficoltà di affrontare millemila cambi scena in altrettanti contesti profondamente diversi l’uno dall’altro [oltretutto io venero le scenografie minimal e non eccessivamente ingombranti] ma in questo caso, la proiezione di immagini tratte dal film ed usate come sfondo va bene solo fino ad un certo punto, poi stanca e risulta essere un espediente decisamente troppo comodo per risolvere il problema del cambio scena. Il mio docente di scenotecnica ci ripeteva all’infinito che il teatro è finzione. Non si deve riprodurre qualcosa che sia più vera del vero, ma qualcosa che dia l’illusione di essere reale. La parola chiave è proprio illusione. Sta allo scenografo avere la capacità di evocare un luogo senza doverlo per forza riprodurre in modo naturalistico.
Belli i giochi di luce, le trasparenze, l’effetto 9 settimane e mezzo e i costumi, con qulle meravigliose gonne e sottogonne che adorerei indossare pur sapendo che sembrerei una sorta di puffetta goffa e grassa.

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Sul fronte piacere, parliamo per prima cosa della gioia di vedere in 3D e in unltra HD qualcosa che ho amato incondizionatamente dalla prima volta. Ossia un film mediocre che visto nel momento giusto della vta, diventa un cult assoluto, uno di quei film a cui si perdona qualsiasi cosa e che riesce a farsi amare anche dopo vent’anni come fosse la prima volta.

Le scene di ballo, con i superclassici che tutte noi abbiamo cantato fino alla nausea e sulle quali abbiamo sospirato per amori passati, presenti e platonici, funzionano alla grande. Però puttanazza eva She’s The Wind io la volevo cantata !!!!!!
Non posso evitare di recriminare nemmeno quando sono nella parte “complimentoni” del post.
L’entrata in scena della coppia Johnny/Peggy con il ballo sfrenato è letteralmente da sburro. Bella la gestione degli allenamenti in preparazione del ballo allo Sheldrake, azzeccati i cambi scena a vista come l’allestimento della sala da pranzo con camerieri che entrano in scena portando tavoli e sedie e che se li portano via a scena conclusa. Bravi i cantanti [Penny/Johnny/Baby non cantano mai nemmeno per sbaglio] che strappano applausi spontanei e convinti. Goliardiche le grida eccitate di donne di ogni età ed estrazione sociale sparse per il pubblico che giustificano il detto tipicamente lombardo “la mamma delle sciampiste è sempre incinta”.

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Ed ora arriviamo alla Sburrosissima scena finale.
La definirò senza vergogna “Il Momento Topico del Mio 2014”. Pessimo lo stoccafisso Johnny quando esclama “Nessuno può mettere Baby in un angolo” ma tanto io avevo ancora il superpotere attivato ed ho sentito la voce di Patrick che esclamava con maschia convinzione “Nobody puts Baby in the corner” e me la sono goduta alla grande. Nonostante l’interpretazione canora della ben nota (I’ve had) The Time of My Life non mi abbia convinta, il mio cuore e la mia anima si sono sciolti durante la performance danzereccia ed ancora sospiro e sorrido come una dodicenne completamente cretina innamorata del compagno di scuola con splendidi occhi verdi che non sposerò e dal quale non avrò bellissimi figli con i suoi occhi e la mia intelligenza.

Leggendo questa recensione potrebbe anche sembrare che non mi sia piaciuto ed invece non è così. Le due ore e mezza scorrono veloci, ogni volta che parte la musica ti viene voglia di alzarti e ballare, la parte più profonda della tua anima viene portata a galla ricordandoti che anche tu ne hai una e per una sera ti dimentichi di qualsiasi cosa, storia triste compresa. Esci dal teatro allegra e rilassata, canticchiando i meravigliosi brani appena riascoltati e sospirando come un’adolescente alla prima cotta. Cosa si può volere di più?

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p.s. Io tutte quelle smancerie tra vecchi e tutti quei discorsi patetici sul futuro li avrei evitati con uno zompo degno di Bubka ma dai sospiri della mia vicina di posto deduco che alle altre donne i [grazie a dio] pochi momenti di stucchevolezza sono piaciuti assai.

p.s2: Ma perchè io non mi sono mai data al massivo acquisto di merchandising di DD?

Rivisto per voi: Dangerous Liaisons

Prima di cominciare con l’analisi escatologica di questo meraviglioso film, vi avverto:
Oggi è una pessima giornata per me… ecco alcuni dei motivi
– la mia dolce metà lavorativa ci lascia tra un mese, ergo mi troverò da sola senza il conforto del supporto morale che mi ha dato in questi anni;
– il primo post che ho letto su Facebook stamattina mi ha fatta innervosire al punto che stavo per rispondere in malo modo, salvo poi contenermi per rispetto verso non so ancora bene chi, e sappiamo tutti quanto mi destabilizzi trattenermi;
– sono 2 giorni che cerco per il mio capo una presunta ricevuta di ristorante di 4 anni fa che, detto tra noi, secondo me non è mai esistita.

Vi risparmio gli altri motivi, tutto ciò solo per giustificare i picchi di acidità che troverete qui sotto….

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Cominciamo col dire che i miei genitori, permettendomi di vedere questo film in età pseudoadolescenziale (avrò avuto più o meno 13 anni quando l’ho visto la prima volta), hanno inesorabilmente segnato il mio destino.  Tanto che, non contenta, mi sono anche sciroppata il libro; che è sì bellissimo, ma vagamente pesante in quanto epistolare. Oltretutto è torbido, ma torbido al punto che non posso farne a meno… qual torbido fatto di sotterfugi, sesso, segreti, silenzi, cattiveria allo stato puro, crudeltà gratuita, sensualità come se piovesse… insomma, tutte quelle caratteristiche che da quel momento in poi cercherò assiduamente in ogni romanzo, libro, fumetto e che faticherò a trovare in cotanta concentrazione.

La mia vita, dalla prima visione di questo spettacolo, ha una svolta. Capisco improvvisamente di preferire i cattivi ai buoni, adorando e venerando la Marchesa de Merteuil e, ovviamente, il Visconte di Valmont che diventa la pietra di paragone per i personaggi maschili di lì a venire. Ora, pur capendo la crudeltà gratuita di cui questa donna si nutre, sfido chiunque a non lasciarsi sfuggire una lacrima nella struggente sequenza durante la quale spiega al Visconte “come si è inventata”.

“Quando feci l’ingresso in società avevo quindici anni; e io già sapevo che il ruolo a cui ero condannata, vale a dire stare zitta ed obbedire ciecamente, mi dava l’opportunità ideale di ascoltare e di osservare. Non quello che mi dicevano, che non era di nessun interesse, ma tutto quello che la gente cercava di nascondere; ed ho esercitato il “distacco”. Imparai a sembrare allegra, mentre sotto la tavola mi piantavo una forchetta nel palmo della mano e finii per diventare una “virtuosa nell’inganno”. Non era il piacere che cercavo, era la conoscenza; e consultavo i più rigidi moralisti, per la scienza dell’apparire, i filosofi, per sapere cosa pensare, e i romanzieri, per capire come cavarmela; e alla fine io ho distillato il tutto, in un principio meravigliosamente semplice: “vincere o morire”.”

Noi sappiamo che ha ragione. Quelli che ora obietteranno che è solo una sfigata che non ha capito il potere dell’amore, sono degli sfigati illusi. Infatti, in questo romanzo e di conseguenza nel libro, i virtuosi non è che facciano poi una bella fine… beh, sì, in pratica: schiattano tra atroci dolori… ma ci arriveremo poi.

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Motore di tutta la baracca è la Lettera. Chi scrive cosa, perché, quando, a che scopo. Sono tutti dei bastardi incredibili, quelli che non lo sono all’inizio lo diventeranno, quelli che non lo diventeranno, creperanno tra atroci dolori, perchè “è la vita, bellezza” e nessuno ti regala niente.

Della Marchesa de Merteuil, ho già detto tutto. Crudele, perfida, affascinante, sola. Anni fa si è sollazzata con Valmont, noto libertino, magistrale scopatore (lo dice lei e noi le crediamo), il quale è in attesa che la vecchia zia passi a miglior vita per ereditare; perennemente impegnato in qualche sordida cospirazione ai danni di donne apparentemente irreprensibili. In questo preciso momento si è messo in testa di sedurre Madame Marie de Tourvel, moglie fedele, fanatica religiosa, famosa per vestirsi di merda e per il suo essere facilmente impressionabile.

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Potrei parlare/scrivere per ore di quanto io trovi quest’uomo, oggettivamente brutto, terrificantemente affascinante. Se avessi potuto, ai tempi de “Le Relazioni Pericolose”, gliela avrei data ripetutamente senza alcuna esitazione. E’ colpa sua se io ho una certa fissazione per i film in costume e per i romanzi rosa che narrano le vicissitudini dei libertini. Sì, caro il mio John Malkovich che ricami tra una ripresa e l’altra, è soprattutto colpa tua.

Cmq.
Lui vuole sedurre Madame de Tourvel, ma non si accontenterà di vederla aprire le gambe, no. Lui vuole che lei creda fermamente in Dio, nel matrimonio, nella fedeltà e nel rispetto del voto coniugale, e che nonostante ciò non riesca a negarsi. Ecco il genere di uomo che mi ha immediatamente conquistata. Non l’eroe senza macchia e senza paura, no. Il Bastardo. E qui, una delle scene madri, citata costantemente, applaudita dalla sottoscritta e dalla mia dolce metà lavorativa. Valmont che scrive una lettera usando come scrittoio il corpo nudo di una prostituta.
E qui mi alzo, faccio un applauso urlando “Bravo!!!!”, poi mi risiedo e vado avanti come nulla fosse.

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La Marchesa de Merteuil, però, ha altri piani. Vorrebbe che Valmont seducesse la giovane Cecile de Volanges, quindicenne appena uscita dal convento che ha come unica colpa quella di essere promessa in sposa ad un vecchio amante della Marchesa, fissato con le vergini da convento, che anni addietro aveva fatto l’incommensurabile errore di mollarla prima che lo facesse lei. Al momento il Visconte rifiuta considerandolo un incarico decisamente troppo semplice per lui. Una vergine, dice, sarà così curiosa da aprire le gambe immediatamente.
Ma…

seduzione

Mentre “ce stà a provà” con la dolce e fedele Marie, scopre che la mamma di Cecile trama contro di lui raccontando alla donna tutte le malefatte del Visconte, esasperando i toni raccomandandole di stargli lontano e di non fidarsi assolutamente. Così, nonostante non fosse particolarmente intrigato dall’idea di sedurre la verginella, Valmont decide di farla pagare a Madame de Volanges e seduce, istruisce sessualmente e ingravida la dolce e porca Cecile, rovinandola definitivamente. Tutto ciò mentre la Marchesa si fa sbattere dal giovane amante della musica Raphael Danceny, il quale è innamorato di Cecile, ma è anche tonto come solo Keanu Reeves da giovane poteva essere e quindi si fa manipolare senza alcuna remora dalla vecchia stronza.

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Dimenticavo. Il Visconte e la Marchesa, giusto per alzare la posta, hanno messo sul piatto della scommessa una notte di sesso. In breve se Valmont riuscirà a dimostrare, a mezzo testo scritto, di aver consumato con Madame de Tourvel, la Marchesa gli concederà una notte tra le sue grazie.

Dopo una corte serrata, diversi espedienti escogitati solo per impietosire la fanatica religiosa, corruzione di domestici e sotterfugi vari, Madame de Tourvel cede, dichiarandosi irrimediabilmente innamorata di Valmont. E qui, un altro colpo da maestro. Lui potrebbe approfittare di lei, mezza agonizzante e piangente perchè nonostante sia l’esempio sociale della fedeltà vuole farsi sbattere dal Libertino, ma inaspettatamente non lo fa. La aiuta a liberarsi dalla costrizione del corsetto e poi chiama qualcuno per aiutarla. E a quel punto tutti, persino le assi del parquet del mio vicino, hanno capito che lui è fottuto. Innamorato. Perduto per sempre.
Dopo una rocambolesca fuga e un complicato ricongiungimento finalmente i due piccioncini si danno alla pazza gioia.

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Quello che ancora Valmont non sa è che si sta stringendo il cappio da solo. Tornato esultante dalla Marchesa, scoprirà di non poter riscuotere il tanto agognato premio, in quanto la vecchia bagascia si accorge immediatamente dello stato di “innamorato cronico” del Visconte e, mortalmente gelosa ed invidiosa, lo spinge con le sue adorabili doti di manipolatrice, a rompere con la Tourvel.

“Trascende ogni mio controllo.”

Sono le parole che Valmont ripete ossessivamente a Madame de Tourvel per staccarsi da lei. Ad ogni richiesta d’amore fatta dalla donna lui risponde che non sa bene il perchè, ma non è più interessato alla merce: Trascende ogni mio controllo.

Tornato per l’ennesima volta dalla Marchesa per esigere il premio, verrà rimbalzato nuovamente. Non solo. Lei, finalmente, gli mostrerà il suo vero volto. Quello di una mantide religiosa. Dopo averlo sfruttato fino alla morte promettendogli l’amplesso, decide, rosa dalla gelosia per quei sentimenti che lei non riesce a dimostrare, di umiliarlo ulteriormente facendogli capire che non conta un cazzo, che è stato manipolato dall’inizio ed è stato anche così idiota da rinunciare alla donna che amava solo per compiacerla.

Non contenta, decide di dire al giovane Danceny, che la dolce Cecile si è fatta sbattere ripetutamente dall’esperto Valmont. Come qualsiasi gentiluomo avrebbe fatto, Danceny sfida Valmont a duello e ne ha la meglio. Secondo me, Valmont vuole porre fine alla sua vita e si lascia ammazzare. Prima di trapassare, il visconte chiede a Danceny di leggere tutte le lettere che gli ha inviato la Marchesa e di decidere da solo come disporne. Gli chiede anche di andare da Madame de Tourvel, gravemente malata (anche lei si sta lasciando morire), per dirle che davvero non riesce a spiegarsi il perchè del suo ignobile comportamento.

La scena finale è la perla delle perle tra le perle.

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Vediamo la Marchesa nei suoi appartamenti mentre legge una missiva, a seguito della cui lettura, sclera. Urla, si dispera, distrugge il distruttibile e piange come se non ci fosse un domani. Poi la vediamo andare a teatro, con il suo bel sorrisone stampato in faccia. Solo che invece di accoglierla, il pubblico la sommerge con un coro di insulti.

Ebbene sì amici. Il pistolotto Danceny ha diffuso le lettere donategli da Valmont, ora tutti sanno chi si cela, davvero, dietro alla splendida maschera di donna perbene.

Tornata a casa, una distrutta Marchesa si spoglia dal make-up e dall’immagine che aveva creato con tanta fatica, dimostrando di essere una donna estremamente sola, in un certo senso indifesa, e finita.

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Vi lascio con questa bellissima foto rubata durante una pausa dalle riprese.

Ma vi lascio soprattutto con il consiglio di rivedere all’infinito questa perla di saggezza che ci lascia un messaggio fondamentale per le nostre insipide vite: essere virtuosi non paga; peccate, godete, siate stronzi, schiacciate per non essere schiacciati, vendicatevi, fingete, sorridete sempre, cercate di fare della crudeltà intellettuale un’arte. Ad essere virtuosi si schiatta tra atroci dolori, mentre essere stronzi al massimo conduce all’isolamento sociale, che parliamone, non è certo il peggiore dei mali…. anzi!!!

Inutile girarci intorno, il film funziona perchè il personaggio della Marchesa è magistrale. Senza di lei nulla avrebbe senso. Un altro punto a favore degli stronzi…

Poschina – realmente pericolosa

Per il momento Parenti – Serpenti

Ero un’adolescente bipolare e una sera, quella cara ragazza che è mia sorella (Lei sì, virtuosa della faccia d’angelo/cuore di demone), guardando la scena in cui la Marchesa perde le staffe urlando e distruggendo tutto, mi disse con una punta di goduriosa cattiveria nella voce “sei proprio tu quando ti arrabbi”. Uno, non lo nego. Io quando mi incazzo lo faccio alla grande e non moderatamente. Altrimenti cosa ti incazzi a fare? Poi, a distanza di vent’anni mi permetto di risponderle, conscia che tanto non mi legge…. “Vorrei vedere te !!!!!”

Sex & The City

Complice la malattia, ho avuto molto tempo da dedicare all’ossessiva visione di telefilm d’annata con una particolare attenzione per uno dei telefilm cult della mia generazione : Sex & The City.

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Come tutti i fenomeni di costume l’ho ignorato alla sua uscita e recuperato un po’ più avanti, quando ormai tutti avevano smesso di parlarne….
Nonostante spesso mi irriti in modo indicibile quando lo guardo, non riesco a farne a meno. Se zappingando compulsivamente mi capita di passare su FoxLife e stanno trasmettendo una replica, devo guardarlo. DEVO. Un imperativo al quale non riesco a sottrarmi, volente o nolente.

Se ci ragiono bene, cosa che faccio raramente per non sfiancare le sinapsi, capisco i motivi che hanno reso Sex & The City uno dei fenomeni di costume dei tardo anni ’90 e la sua notevole originalità in un panorama telefilmico puritano ed edulcorato. Tuttavia devo fare Coming Out e confessare che io, su quattro protagoniste, ne odio tre. Ebbene sì. Le protagoniste di S&TC mi stanno sul cazzo.

Ma andiamo con ordine.

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Carrie Bradshow: cominciamo col dire che secondo me è un cesso. Sì, trovo che sia brutta e che tutto il successo che le affibbiano con gli uomini sia inspiegabile. Oltretutto fa sempre la faccina da “Vergine di Ferro” che non comprendo come potrebbe attrarre un uomo di successo. Cmq. Lei è la protagonista assoluta. Scrive una rubrica che parla di sesso sputtanando costantemente amiche e uomini occasionali. Non si capisce come faccia a vivere in piena Manhattan, nonostante l’affitto bloccato, visto che spende più o meno 4000 dollari di scarpe alla settimana. Indossa vestiti che per la maggior parte del tempo sono orrendi (è un’icona della moda quindi probabilmente sono io che non capisco), ha la maturità emotiva della cavalletta che sto ospitando per l’inverno ed è un pessimo esempio per le donne di tutto il mondo. Incapace di risparmiare, cucinare, non dipendere dall’attenzione degli uomini, costantemente invischiata in una pseudorelazione con un ricchissimo magnate della finanza (o qualcosa di simile) che la tratta come una merda (ma scopa benissimo), e che alla fine della serie la salverà da uno dei suoi tanti, incomprensibili ed oltremodo irritanti compi di testa. Il fatto che non sappia cucinare lo trovo irritante perchè non puoi rompere il cazzo con la tua presunta indipendenza e non sapertela nemmeno cavare in caso di post apocalisse zombie solo perchè non sei capace di aprire una scatoletta di fagioli. Altro che indipendenza….sarai costretta a dipendere dall’uomo macho di turno o da donne come Michonne. Loser che non sei altro. Tra l’altro credo di trovare intollerabili quasi tutti gli uomini che Carrie si scopa, o quantomeno quelli con cui intreccia asfissianti relazioni. Quello che in assoluto avrei ucciso più volentieri è Aidan. Insopportabile perfettino de cazzo. Io uno che la prima volta che ci esco mi dice “non posso baciare una persona che fuma” lo prenderei a sigarettate sull’uccello, perchè va bene tutto ma ho quasi quarant’anni e faccio il cacchio che voglio. e poi tu hai dei capelli di merda e ti vesti come un coglione quindi taci. Invece no, lei, Carrie la perenne insicura, mente e finge di non fumare più. Questo perchè lei è l’esempio della donna indipendente e il modello a cui io dovrei ispirarmi…. Ma fatemi il piacere…. Inutile dire che dopo 2 settimane che sta con “noia a manetta” Aidan, scopa con Mr. Big per ben due volte e tutte e due le volte, fuma. Fortunatamente non sposerà l’idiota falegname insopportabile e pedante e nemmeno lo scrittore sfigato con grossi problemi di autostima che incontra dopo e nemmeno l’artista russo che la porta a Parigi. Apriamo una parentesi Parigi perchè chiarisce ancora meglio i motivi che mi spingono a Non Sopportare Carrie. Finalmente incontra un uomo ricchissimo, coltissimo, che la porta a Parigi, che era il suo sogno da sempre. Ma….. Ovviamente siccome lei è indipendente e bal…bla…bla…. dopo due giorni si sente trascurata perchè lui è sempre impegnato per organizzare la sua mostra e lei è da sola in un superattico parigino con addosso vestiti da 10000 dollari l’uno e scarpe da 5000 ma questo non basta. No, nonostante abbia finalmente ottenuto tutto quello per cui ci ha smaronato alla prima stagione, lei non è contenta. Lei vuole qualcos’altro….dimostrando di essere in tutto e per tutto una donna media, ma non certo l’esempio fulgido di indipendenza e modernità che ci hanno voluto far credere. La salverà per la triliardesima volta l’amore della sua vita, che io adoro per il semplice fatto di averla usata come uno straccetto per tutta la durata della serie… Go Mr. Big, Go !!!!!!

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Miranda Hobbes: avvocato di grido, minimalista e terribilmente mascolina, incarna lo stereotipo della donna di successo nel mondo legale così come se lo immaginavano negli anni novanta. Terrorizzata da tutto quello che potrebbe portarla ad avere una certa complicità con l’altro sesso, è ossessionata dall’idea di dipendere da un uomo o cmq. dalla sola idea di avere bisogno di aiuto. Maltratta quel povero sfigato di Steve con un tira e molla atroce, finiscono per procreare senza nemmeno sapere come e alla fin della fiera troveranno la loro stabilità. Forse delle quattro, il personaggio che ha davvero uno sviluppo fisico/emozionale degno di nota. Non la trovo particolarmente simpatica, eccessivamente rigida ed oggettivamente antipatica per la maggior parte del tempo. Ha il grandissimo pregio di scandalizzarsi raramente e di avere una bella dose di cinismo che non guasta mai. Tuttavia, non è la mia preferita, troppo fredda e spesso scostante, non la sceglierei come “persona da trascinarmi dietro in una vacanza nelle isole greche”.

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Charlotte York: La donna che appenderei in pubblica piazza per le unghie dei piedi in spasmodica attesa di vederla sbranata dai corvi. Snob, stucchevole, falsa, odiosamente ed ossessivamente fissata con il matrimonio. Ma fissata in modo malato, per niente normale. Chiariamo subito, io contro il matrimonio non ho nulla. Tuttavia, credo che Charlotte sia un pessimo esempio per tutte le donne libere del ventunesimo secolo. Arriva persino a sposare “quello che è rimasto di Kyle MacLachlan”, nonostante sia impotente e schiavo della madre, pur di avere l’anello al dito e diventare parte integrante della Upper Class Newyorkese. Bigotta all’inverosimile quando si tratta di fare la scandalizzatina d’america, diventa una zoccola se adeguatamente corteggiata dal riccastro di turno. Rappresenta perfettamente quella parte della società che venderebbe la madre pur di innalzarsi economicamente e convinta di valere qualcosa solo se il conto in banca del proprio uomo è a quindici zeri. Una donna inutile, fastidiosa, irritante. Si salva solo perchè alla fine si mette con un uomo che è l’opposto di lei e che la riporta, in parte, sulla retta via. Memorabili le sue fughe quando Samantha affronta argomenti per lei scabrosi.

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Samantha Jones: Idolo. L’unica davvero moderna nell’approccio con l’altro sesso. Non vuole un marito, non vuole un fidanzato, non vuole  nulla che non sia un bel cazzo da cavalcare. Indipendente, benestante, sfacciata, ironica  e sempre pronta ad esprimere un parere sincero e disinteressato. Spesso criticata dalle tre bigottone del gruppo, incarna un ideale di donna raro e difficile da accettare. Non c’è nulla che la spaventi sessualmente, non c’è uomo che sia capace di resisterle. E’ una predatrice sessuale, disinibita e libera da costrizioni morali. Si innamora molto raramente ma quando lo fa prende batoste indimenticabili. Dopo innumerevoli uomini, qualche donna, giovani, vecchi, ricchi e poveri, alla fine si stabilizza con un giovane e bellissimo attore, che le starà vicino nel momento peggiore della sua vita. Per rispettare il cliché, come ogni libertino che si rispetti, Samantha diventa un’ottima compagna.

Sex & The City, pur con tutti i suoi difetti, pur con il suo essere costantemente irritante ha sicuramente segnato un punto a favore della donna, quantomeno perchè ha avuto il coraggio di affrontare determinati argomenti da un punto di vista prettamente femminile. I difetti che hanno le tre protagoniste, sono quelli delle donne. E su questo non c’è alcun dubbio. La perenne insicurezza, il bisogno di sentirsi accettata, la paura di restare sola, l’esigenza di dimostrare l’appartenenza ad un determinato gruppo con vestiti e accessori, il senso di solitudine, la ricerca costante dell’approvazione del maschio di turno, sono caratteristiche tipicamente femminili. Forse mi irritano tanto perchè mi ci rivedo. O forse mi irritano perchè eccessivamente stereotipate. Non so. So solo che quando lo passano in Tv lo devo vedere e questo vorrà pur dire qualcosa, anche se in modo contorto.

Poschina

Serata Revival: Pretty Woman

Prima di tutto vorrei che mi ringraziaste perchè l’idea era quella di aprirvi il mio cuore annoiandovi oltre l’immaginabile.

Dopo i ringraziamenti faccio una doverosa considerazione: essendo attanagliata dalla gastrite, non rispondo di quello che scrivo. Una mossa una po’ alla Berlusca,  ma capiamoci, io devo pur sopravvivere in questo mondo boia.

E a questo punto mi sovviene l’immagine di una T-shirt che aveva un amico quando ero adolescente e che mi faceva letteralmente morire dal ridere:

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ok, ho avuto un’adolescenza terrificante, so what?

Ma passiamo all’argomento principe della giornata: Pretty Woman

Per la ben nota regola dei tre anni che non sto a rispiegare, io l’ho visto che avevo 13/14 anni, mese più mese meno. Ma in realtà questo mese più mese meno fa la differenza. A 13 anni e 10 mesi per esempio, ero una ragazzina spensierata e pettinata di merda che si aggirava per i corridoi della g.b. Vico con aria curiosa nei confronti del mondo. A 14 anni e 7 mesi avevo un carrè della madonna, un bellissimo vestito lungo nero che si abbottonava sul davanti; ma non riuscivo a chiudere il primo bottone sulle zinne, quindi mi si vedeva il pizzo del reggiseno. E’ così che ho scoperto l’ossessione maschile per le tette. Ma soprattutto ho scoperto che questa parte del mio corpo attirava l’attenzione maschile. E’ stato l’inizio della fine. Ero già pienamente adolescente e un film come Pretty Woman avrebbe potuto essere deleterio.

Infatti lo fu.

Sapete già che intorno ai 12 anni avevo scoperto gli “Harmony”. Quindi potete immaginare l’impatto di vedere uno di questi racconti in carne ed ossa. Pretty Woman, appunto.

Ma andiamo con ordine.

Pretty_woman_mid

Trama (da Wiki): Vivian Ward è una giovane prostituta di Hollywood, ma la sua vita è destinata a cambiare nel momento in cui incontra Edward Lewis, un affarista miliardario e senza scrupoli appena uscito dall’ennesimo fallimento sentimentale. La sua strategia lavorativa consiste nell’acquistare compagnie con difficoltà economiche, sull’orlo del fallimento, per poi rivenderle in piccole parti, in modo che il ricavo della vendita delle singole parti sia maggiore della spesa per l’intera compagnia. Edward incontra Vivian e rimanendone affascinato, propone alla ragazza un “affare”: restare con lui per l’intera settimana ad un prezzo da capogiro. La ragazza accetta. Il rapporto fra Edward e Vivian sembra inizialmente solo professionale, ma stando insieme lei tirerà fuori il meglio di Edward.

Notiziona curiosa, all’epoca la nostra Julia aveva 23 anni e sembrava una di 35. Ora ne ha 45 e sembra una di 20. Questa è Hollywood bellezza !!!!

shock the hell

Passiamo ai dettagli. Facciamo quindi che io avessi già i famosi 14 anni e 7 mesi e che avessi imparato ad usare le tette come specchietto per le allodole…. bene. Non avrei mai e poi mai dovuto vedere un film come questo. Anche lui, alla stregua di “Flashdance” ha rinvigorito la mia passione per i vecchi, benchè, a riguardarlo ora, Richard Gere non sembri poi così attempato nonostante la brizzolatura. Fatto sta che il messaggio è sempre quello, quello che ha caratterizzato la mia adolescenza: un giorno un uomo maturo e straricco si innamorerà di te e ti farà vivere nel lusso più sfrenato rendendoti anche una figa della madonna. MAI lasciare che un’adolescente, anzi, una neoadolescente guardi senza la presenza di un’adulta disillusa certi film. E vero che io compensavo con roba tipo “Come eravamo” oppure “Notorius” nel quale tutti  ricordiamo Cary Grant vendere Ingrid ad uno zozzo nazista solo per salvare la Patria; ma a 14 anni e 7 mesi è facile credere che farai la fine di Julia e non quella di Barbra.

sex in water

Che poi, ora come ora non mi farei sbattere nè da Richard, nè tantomeno da Robert. Perchè entrambi, ora, non mi fanno sesso. Ma a 14 anni, tutto è ormonale. Quindi, nonostante la disgustosa scena di loro due avvinghiati nella vasca, a me Richard piaceva, mi dava sicurezza, mi faceva sentire protetta. Ed è qui il vero messaggio del film. Il vero deleterio messaggio del film: l’uomo ti protegge. L’uomo ti cambia in meglio. E, peggio del peggio: L’UOMO CAMBIA PER TE, GRAZIE A TE.

Che poi parliamone, io preferisco di gran lunga la Julia before Ed:

julia before

piuttosto della vecchia squallidona della Julia after Ed:

julia after

julia after 2

che sembra mia nonna o la brutta imitazione della Regina Elisabetta.

E preferisco anche l’Ed tutto affari e freddezza, piuttosto dell’idiota che si arrampica su una scala antincendio con un orrendo mazzo di fiori in mano… davvero, da un uomo del tuo calibro mi sarei aspettata qualcosa di più. E tra l’altro… arrampicarti come un ladruncolo qualsiasi…. Shame on You !!!!

pretty-woman

Nonostante la feroce critica al messaggio diseducativo espresso dal film io LO ADORO.

L’ho finalmente visto in lingua originale scoprendo che Julia Roberts ha una bella voce giovane e squillante che si addice molto di più al personaggio di quella italiana e che Richard Gere oltre ad essere la monoespressività fatta ad attore, ha una voce mediocre, in pratica nulla che ti faccia attorcigliare le budella ed avere un orgasmo istantaneo. Ora che ci penso…. molti attori americani hanno una voce mediocre in originale, spesso poco “virile”, ma questa è un’altra storia. Ricordo ancora lo shock sentendo McDreamy…. Invece McSteamy…. 

By the way: Ci sono molti motivi per non vedere Pretty Woman, per esempio il fatto di essere uomo potrebbe non farvi desiderare ardentemente di sorbirvelo, oppure l’essere donne tutte d’un pezzo per le quali la sola idea di avere un uomo che vi tira fuori dalla melma e vi riempie di soldi e vestiti Armani vi disgusta in modo inimmaginabile, oppure vi fa cagare Richard Gere e non ve lo puppereste nemmeno per soldi.

Tuttavia, c’è una validerrima ragione per superare i vostri traumi e destinare un paio d’ore alla memorabile visione. Fairytale.

Sì. Perchè parliamone. Anche noi comuni tardoadolescenti – postfemministe convinte, esattamente come Vivian, vogliamo la FAVOLA.

E Pretty Woman è un bel favolozzo infiocchettato e pronto per essere gustato a dovere. Quindi piantatela di argomentare scuse inutili e guardatelo. SUBITO!!!!

Poschina – Fairytales Addicted

E questo è il tema …. di Scandalo al Sole

Quella che sono oggi è indubbiamente frutto di una serie di eventi accaduti in passato, se escludiamo i geni, ovviamente.

Fa caldo in questi giorni. Molto caldo. Troppo caldo. Quel caldo angosciante e appiccicoso che non da tregua. Quel caldo che inspiegabilmente ti fa venire voglia di fare sesso, un sesso languido, estivo, sudato.

Ed è in queste mattine umide e torride che il profumo dei pini marittimi mi ricorda la Poschina preadolescente, quella di Castiglioncello che si perdeva nell’abbraccio di Massimo (credo si chiamasse così, figlio dei gestori del bar sulla spiaggia) che era così grande e muscoloso, ma che non suscitava alcun prurito in quanto gli ormoni dormivano ancora sonni tranquilli; e la Poschina ormai adolescente, quella di Milano Marittima, quella che faceva la fila davanti alle cabine telefoniche per chiamare le amiche a casa e perdersi in racconti di mirabolanti amori estivi, di sentimenti, di abbracci, di nuove consapevolezze.

Ed è in questo caldo terrificante, che spezza il fiato, che preannuncia gialli irrisolti che faranno vendere squallide riviste per i prossimi anni, che ho deciso di tuffarmi nel torbido. Quel torbido che tutti amano vergognandosi e non confessandolo nemmeno sotto tortura. Ma io nel torbido ci sguazzo.

Io che so inventare pettegolezzi come nessun altro.

Io che vedo il losco anche nei neonati.

Io che mi nutro del gossip più squallido.

Quindi, per ciurlare nel torbido più torbido, ho scelto il film “torbiderrimo” per eccellenza: “Scandalo al Sole”

a summer place

Trama: L’uomo d’affari Ken Jorgenson, insieme alla moglie Helen e alla figlia adolescente Molly, torna dopo circa vent’anni sulla Pine Island, al largo della costa del Maine, dove trascorreva le vacanze da ragazzo. Molly conosce il coetaneo Johnny Hunter, figlio di Bart  e Sylvia, proprietari dell’unico albergo dell’isola. Tra i due giovani sboccia l’amore, proprio come era avvenuto tempo prima tra la madre di lui  e il padre di lei, che si scoprono ancora innamorati.

Che letta così, copiata da wikipedia, sembra una commediola innocente. E invece no, trasuda sesso. Sesso tra giovani, sesso tra vecchi, sesso non consumato, sesso rifiutato, sesso esplicito, implicito, sottinteso e chi più ne ha più ne metta.

Diciamo che la colpa è di Rete4 che al pomeriggio lo trasmetteva con cadenza regolare ed io, che ho sempre studiato con la televisione accesa, l’ho visto praticamente dalle medie alla fine dell’università almeno 2/3 volte l’anno. E questo è grave, perchè lo sappiamo tutti che è in quegli anni che si afferma la personalità di una donna. E sappiamo altrettanto bene che è colpa di Rete4 se io ho una vera e propria ossessione per il melodramma. E di chi era Rete4? Di Berlusconi. Ergo è colpa di Berlusconi se io sono una trentatreenne appassionata di film anni 50/60 torbidi e sconci.

Sì, Scandalo al sole è sconcio.

Lui è quello che, pantaloni ascellari a parte, potrebbe essere considerato un gran figo. Ricco, fisicato, uomo che si è fatto da solo (e qui sorge la domanda: è nato prima Scandalo al sole o Harmony?) Oltre a farsi da solo, in passato, si è fatto anche Sylvia; ora proprietaria insieme al marito alcolizzato dell’hotel nel quale risiede il nostro eroe con la famiglia. Famiglia composta da moglie sessuofoba e con una grandissima faccia da cazzo e figlia mezza zoccola che, per l’appunto, in meno di una giornata si sta già facendo sbattere dal figlio dell’ex donna del padre. Non ci sono a questo punto dubbi in merito alla componente genetica della ragazza, potremmo ridurre le considerazioni ad un laconico “Tutta suo padre”.

scandalo

Meanwile, mentre la figlia di lui e il figlio orribile di lei si danno da fare con bacetti e mezze toccatine, l’Uomo Harmony si riprende quello che ha sempre considerato suo, ossia Sylvia e, per non destare sospetti, sono estremamente cauti: vanno a scopare nel capanno per le barche che è esattamente al centro del molo il quale è visibile da ogni angolo del complesso turistico. Da Ogni Angolo. E, manco a dirlo, vengono immediatamente sgamati dal tuttofare che ha una faccia talmente losca da essere quasi ridicolo.

E qui il primo scandalo.

Quando la mogliettina sessuofoba fa l’offesa, l’Uomo Harmony le rifila uno dei discorsi più belli della storia del cinema che potremmo riassumere così “Non so cosa mi abbia spinto a sposare una frigidona come te, io che ho la libido di un ventenne. Ma non permetterò che le tue pietose angosce di donna sessualmente inibita contaminino mia figlia”. E la moglie non la prende bene, anche perchè nella vita non ha mai preso bene niente (e qui voglio un applauso con standing ovation per come sono riuscita ad alludere finemente e volgarmente in contemporanea).

moglie sessuofoba

Meanwile scopriamo che l’alcolizzato è diventato alcolizzato perchè ha sempre saputo che la dolce Sylvia si era fatta sbattere dall’allora bagnino e non ancora Uomo Harmony e che non lo ha mai dimenticato, e che anzi; mentre partoriva e delirava durante il travaglio, invocava il suo nome. Zoccola. Perchè parliamone. Tua madre avrà anche allontanato l’amore della tua vita, ma sposarti col primo che passa, per farti mettere incinta e poi addirittura invocare il nome dell’uomo che ami ancora, mentre partorisci il figlio dell’altro è da zoccola. Punto e basta. E fa niente che secondo me il figlio non è dell’alcolizzato ma dell’Uomo Harmony, questo non ti giustifica lo stesso. Tu e la tua perenne espressione alla “Santa Maria Goretti”.

santa maria goretti

Dopo innumerevoli tentennamenti, i due vegliardi decidono di andare a vivere insieme e di convolare a giuste nozze. Scopriamo anche che la  frigidona sta ordendo un piano insieme alla ancor più vegliarda madre per spillare sempre più soldi all’Uomo Harmony.

Meanwile sulla terra ferma i due vecchi godono dei piaceri della luna di miele

ti ricordi quante scopate

nella piccola e modesta dimora che lui ha recentemente comprato per l’occasione

piccola casa

Più tardi, i due giovani che hanno all’attivo un naufragio con conseguente notte passata da soli lontano da casa ed altrettanto conseguente visita atta ad accertare che l’imene della giovane Molly sia ancora intatto, ed altrettanto conseguente lite con la madre e disperazione ai massimi livelli, continuano a vedersi di nascosto.

Per riaccaparrarsi la loro fiducia, i vegliardi li invitano a trascorrere un mese in loro compagnia nella magione sull’oceano.

uomo harmony

Finirà come deve finire, con i giovani che scopano nel capanno esattamente come i rispettivi genitori, perchè si sa, le colpe dei padri ricadono sui figli.

Ma non finisce qui.

No, il bamboccio sfigato e orripilante che si sbatte Molly riesce anche a metterla incinta, perchè nessuno si è premurato di insegnargli il salto della quaglia o quello del leone o l’astinenza. Insomma parte il drammone. Pianti, disperazione ai massimi livelli, frigidona che si incazza, alcolizzato che schiatta ….

… Poi finisce tutto a taralluci e vino nella piccola ma accogliente casa dell’Uomo Harmony e di Santa Maria Goretti, perchè i giovani saranno anche giovani e incoscienti ma non sono mica scemi!!! Vanno dove ci sono i soldi. Vero ed unico motore del mondo.

Io venero questo film, il fatto che nel ’59 sia stato trasmesso un film che parla di emancipazione sessuale è qualcosa di grandioso, soprattutto se penso che ancora oggi ci sono persone che reputano sconveniente che una ragazza di oltre vent’anni ospiti in casa il fidanzato quando i genitori sono fuori. (giuro, l’ho sentito con le mie enormi orecchie)

Oggi.

2013.

Post ’68/’78 e tutto il resto.

Quindi io ora ci sghignazzo sopra, ma vi immaginate che scandalo un film del genere? Un film dove un padre dice che sua figlia ha dei sani appetiti sessuali e che non ha alcuna intenzione di reprimerla?

No, parliamone.

Poschina – Scandalizzata al sole

Serata Revival: Dracula di Bram Stoker

Prima di tutto ci tengo a precisare che non è stata una serata ma una mattinata e che in teoria il post avrebbe dovuto essere dedicato a “Cocktail” con Tom Cruise, ma più o meno dopo 7 minuti mi sono fatta due palle come due meloni ed ho sospeso la visione; per fortuna stamattina zappingando ho trovato lui: Dracula.

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Chiariamo immediatamente una cosa. Io la passione per i vamipri l’ho seminata quando è uscito questo film, l’ho coltivata con “Intervista col vampiro” (non so quanti sogni erotici ho fatto all’epoca con Brad Pitt come protagonista), l’ho alimentata con “Dracula – il libro” e “Le notti di Salem” e ne ho fatto delle bellissime talee con Buffy. Poi è arrivato Twilight, ma questa è un’altra storia.

Passiamo a cose molto serie. Chiunque guardando questo film non parteggi spudoratamente per Dracula è un coglione insensibile. Ma andiamo con ordine.

Ho 13 anni, sono una preadolescente, non ricordo bene di chi sono innamorata ma sono conscia che la mia vita non è più quella spensierata dell’anno prima. Ormai ho le tette, bacio con la lingua e il ciuffo storico che fino a pochi mesi prima mi sembrava la cosa più figa del mondo, sta cominciando a perdere il suo fascino. Di lì ad un anno, avrei sperimentato la disillusione, la prima di una lunga serie. Ma in quel preciso momento, quando vedo per la prima volta Gary Oldman in abiti tardo ottocenteschi, non sono ancora disillusa, non ho ancora l’amaro in bocca e posso ancora difendermi con frasi tipo “non sapevo cosa stavo facendo”.

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La prima volta che vedo questo film ne rimango sconvolta. Non perchè resti impressionata dalle quintalate di sangue che si spargono o dal fatto che un lupo mannaro si sbatte Lucy durante il temporale, ma piuttosto dalla sensualità che permea l’intera pellicola.

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Per prima cosa mi innamoro follemente del personaggio di Dracula, partecipo alla sua sofferenza, lotto con lui, spero fino alla fine che ce la faccia, che possa vivere il resto della sua interminabile vita stringendo Mina tra le braccia.

Spoiler: No!

Secondo, mi invaghisco di Eiko Ishioka e soffrirò per tutta la vita del complesso di inferiorità nei suoi confronti. (Per chi non lo sapessa è la geniale costumista).

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Poi c’è Tom Waits che fa Renfield, il servo di Dracula, quello che mangia i vermi per intenderci.

E c’è anche la Bellucci che fa la troia. Una delle schiave di Dracula che si sbatte il povero Keanu Reeves e che caratterizza il suo personaggio per la straordinaria capacità di restare a tette nude per l’intera durata della pellicola e di succhiare il sangue al malcapitato da parti del corpo particolarmente sensibili. Ah, dimenticavo, mangia anche un neonato. Beh, una volta quelli del MOIGE erano più permissivi.

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La storia: Il Conte Vlad è felicemente sposato con Elisabetta. Mentre è via in guerra contro i turchi i suoi nemici inviano alla sua dolce metà una missiva nella quale la informano della morte del suo amato. Per la disperazione lei si uccide. Scoperto il misfatto e, peggio ancora, realizzato che il prete si rifiuta di celebrare il funerale perchè suicidandosi Elisabetta ha peccato, il nostro eroe disconosce la chiesa (con una delle scene più epiche che io ricordi) e si incazza con l’universo mondo votandosi al male. Anni ed anni dopo, scopre che dall’altra parte del mondo una donna somiglia in modo a dir poco straordinario alla defunta moglie.

Per farla breve: decide di imprigionare il fidanzato della ragazza nel suo adorabile castello, parte per Londra deciso a conquistare la donzella e nel frattempo si ciba di chiunque incontri scatenando le ire dello scienziato Van Helsing.

Finirà in un bagno di sangue.

Ora, i pochi di voi che non l’hanno visto si chiederanno come sia possibile che un film del genere sia altamente erotico considerato che metà del tempo lo si passa a guardare il sangue scorrere.

Ve lo spiego io.

gary

Tutto, ma proprio tutto, dalla fotografia ai costumi gronda sensualità. Dalle camicie da notte trasparenti di Mina e Lucy, che lasciano intravedere i seni, alla sottomissione a cui Dracula costringe Lucy, la quale descrive i momenti in cui incontra Dracula come terrificanti, ma che in realtà ad un osservatore esterno appaiono incontri dominati dalla lussuria.

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Non è un caso che la Lucy soggiogata da Dracula usi il fascino carnale per cercare di legare a sè i suoi pretendenti. E’ come se la possessione aprisse le porte alla consapevolezza del corpo, della carne. In contrasto con la morale religiosa che impone castità e riservatezza.

E vogliamo forse ignorare la sensualità del Conte? Ovviamente no. Quando incontra Mina le impone di notarlo. Lo fa manipolando i suoi pensieri, ma quando cominciano ad interagire, non si capisce più se le reazioni di Mina sono dettate dalla sottomissione psicologica o dalla passione oppure, ancora, dal ricordo di essere stata in un lontano passato Elisabetta.

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Mina si abbandona immediatamente al Conte. Ne rimane ammaliata, abbandona l’aura virginale nella quale è avvolta all’inizio del film, per abbracciare la sfera sensuale che ha dentro. Notare come i costumi di Mina, prima bianchi e azzurri, passino al più erotico rosso. 

Ed è qui che il cuore della tredicenne che ero è esploso; quando Dracula, in un momento di alto erotismo, cattura alcune lacrime di Mina e le trasforma in diamanti. Ora, parliamone. Quante donne saprebbero resistere ad un prodigio simile? Quante donne non cadrebbero ai suoi piedi sentendo con quanta devozione le adora? Quale donna riuscirebbe a resistere all’abbraccio appassionato di un Dracula così?

love

Io, ovviamente, No!

Inutile dire che si capisce immediatamente che la gioia non è destinata a durare. Perchè al solito, 4 invidiosi del cazzo decidono che il “matrimonio non s’ha da fare” e danno la caccia al nostro eroe fino a quando non riescono a farlo fuori. 

Ma.

Ma anche qui, anche nel momento della fine, non ci viene risparmiata la grondata di sensualità e amore. E’ Mina infatti a dare il colpo finale al povero Dracula. E’ lei che per amore lo libera dalla schiavitù di una vita eterna fatta di morte e sofferenza. E’ lei che lo libera dall’ossessione di Elisabetta, permettendogli di avere la pace.

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Io non so voi, ma non riesco a resistere al fascino magnetico di questo film. Lo trovo semplicemente straordinario. Se zappingando scorgo anche solo un fotogramma lo devo rivedere. Non posso farne a meno. 

Poschina – A love song for a Vampire

Cose degne di nota:

– L’ombra di Dracula è asincrona. Una delizia scenica.

– Gary Oldman riesce ad essere credibile sempre, costantemente, nonostante indossi solo parrucche imbarazzanti. 

old

– Keanu Reeves regala un’interpretazione al limite della vergogna. Grazie a dio si vede poco e parla ancora meno.

– La scena dell’uccisione del vampiro Lucy mi lascia sempre a bocca aperta per la quantità di sangue che invade  letteralmente lo schermo.

– Annie Lennox da voce alla splendida canzone “A Love Song for a Vampire”

Vi lascio con la risata sardonica e semplicemente adorabile di Dracula quando si accorge di aver scioccato a morte qualcuno.

fun

Serata Revival: Matrix (o Metrix oppure Maetrix)

E’ il 2000: ho 20 anni, sono sigle e sono al primo anno di accademia. Vorrei che il tizio con i piercing alle guance si accorgesse di me (spoiler, non capiterà mai) e mi aggiro meno rabbiosa dello standard per settecenteschi corridoi gelidi a caccia di ragazzi interessanti con cui parlare della “merda d’artista” (spoiler: ne ho trovati).

il Maetrix

Nelle nostre sale è sbarcato da poco Matrix e tutti ne parlano. Quando dico tutti, intendo TUTTI, persino i piccioni che cagano sul bronzeo Napoleone che accoglie i visitatori in accademia.  Tutti ma io no, perchè al momento tutto quel vociferare su realtà/finzione/matrix o non matrix e arti marziali a velocità supersonica, mi annoia in modo indicibile. Al momento a me interessa altro. A me interessa il tipo con i piercing sulle guance. Contemporaneamente in casa mia si prega che lo stesso tizio non mi caghi di pezza perchè va bene essere progressisti, ma c’è un limite (spoiler: alla fine vincerà il Busnaghi, nessun piercing all’attivo, tutti contenti in famiglia).

14.03.2013 – Sky Max hd h. 21.00: Matrix.

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Ovviamente dal 2000 ad oggi ho visto questo film tipo 1 milione di volte, gli altri due li ho visti, ho acquistato il DVD ma li considero La Merda. Ecco perchè quando parlo di Matrix, nella mia testa esiste solo il primo capitolo della trilogia.

La prima cosa che noto guardando la versione hd è che lo strato di cerone che Hugo e Keanu hanno sulla faccia potrebbe coprire l’intero globo terreste senza lasciare nemmeno un millimetro quadrato scoperto. La seconda cosa che osservo con un certo piacere è che Trinity ha i brufoli. Quelli sottopelle che tanto mi irritano ce li ha anche lei, nonostante sia una figa da paura. Ergo, io sono figa.

trinity

La seconda cosa che mi martella il cervello è Morpheus. Riguardando Matrix capsico perchè avevo la fissa sessuale per Laurence John Fishburne III, avevo la fissa perchè era davvero, davvero, davvero fighissimo. Occhiali, vestito, pori dilatati, attitudine alle arti marziali e allo spiegone incredibile, tutto contribuiva a farne Il Personaggio per eccellenza. Tipo: chi vorresti che ti sbattesse al muro? Morpheus; chi vorresti che ti proponesse pillola rossa/pillola blu? Morpheus… e via dicendo.

duracell

La terza cosa che proprio non riesco a togliermi dalla testa è proprio la pronuncia di Matrix. I miei ricordi mi dicono che la pronuncia in italiano, cioè nel doppiaggio, fosse matrix. Invece ieri sera era un continuo di metrix oppure maetrix. Possibile che io abbia un ricordo avariato? Sì. Ma è così radicata in me questa convinzione che appena posso (ossia appena ne avrò voglia) riprendo i vecchi DVD e ascolto con le mie orecchie giganti per verificare se sono io rincoglionita o se in fase di rimasterizzazione hanno aggiunto il cambiamento di pronuncia per rendere meno italianizzato il tutto.

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Devo ammettere che ieri sera ho anche dormicchiato e temo nei momenti cult della proiezione ma a mia discolpa (e qui comincia il momento recriminazione) devo dire che ieri mi è toccato servire il Gotha dell’azienda, quindi apparecchiare/saprecchiare, servire al tavolo, fare il caffè, riempire e svuotare la lavastoviglie e via dicendo. Quindi avevo i coglioni girati e alla fine lo stress è calato e a farne le spese è stato proprio Maetrix….

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Lo spiegone sul mondo reale che non è reale ma una proiezione mentale di un software così intanto tu credi di vivere e invece le macchine ti usano come una duracell e poi ti buttano via e ora io ti ho salvato e ti spiego anche che tutto sta nella mente e se ti infilo ora nel Maetrix tu puoi fare il cazzo che vuoi perchè tu sei l’eletto e bla…bla…bla… devo ammettere che mi lascia sempre senza fiato. Confesso con un misto di vergogna/orgoglio che la prima volta che ho sentito lo spiegone non ci ho capito una beneamata sega.

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Keanu, prima che si trasformasse nella versione moderna del barbone ricco, era una gioia per gli occhi e gli si perdonava anche la monoespressività degna di uno stoccafisso in umido.

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Chiariamo: non è semplice essere credibili con un cappotto di pelle che arriva ai piedi. La maggior parte della gente sembrerebeb “boffa”*, invece Keanu e Morpheus sono veri e propri manzi da accoppiamento. Trinity fa capitolo a se. Che abbia addosso una maglia sdrucita o un aderentissimo completo in pelle + cappottone, lei è perfetta. Semplicemente perfetta. Oltretutto è predestinata a scopazzarsi l’eletto, quindi non ha nulla di cui lamentarsi.

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Anche a guardarlo ora, a distanza di un paio di lustri abbondanti, il film e i suoi concetti in forma di superspiegone non hanno perso un colpo. Anzi, risultano ancora oggi illuminanti e profetici. E poi ci sono almeno 5 scene in cui si pestano/sparano duro nelle quali ancora oggi dopo aver visto di tutto, io resto senza fiato a godermi lo spettacolo.

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Applausi.

Sono invecchiati bene? No.

Neo/Keanu è, causa una serie di sfighe infinite, ridotto all’ombra di se stesso. Simpatizziamo per lui ma davvero non ha più niente del Keanu di 14 anni fa.

Morpheus/Laurence ha fatto “Il Nuovo Grissom” in CSI Las Vegas. Se prima era un manzo da monta, ora è un cubo. E non credo di dover aggiungere altro.

Hugo/Mr. Smith si è innalzato al ruolo di Elrond e scusate se è poco… dei tre, quello che ha retto meglio il passare del tempo e anche l’unico che non si riesce a deridere nonostante capello lungo, tunica e coroncina d’argento.

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Trinity l’ho semplicemente persa di vista, ma capiamoci, io sono etero.

Vale una serata? Anche due, se vi risulta ostico lo spiegone.

Poschina – pillola viola

* cit. molto colta

Serata Revival: Sister Act

1992.

Ho dodici anni, probabilmente sto uscendo con il ragazzo allora carinissimo, ora squallidissimo, che per primo mi infilerà la lingua in bocca iniziandomi così al sesso. Sono ancora una preadolescente, a breve farò un incontro importante; molto importante; troppo importante.

Si usa il ciuffo formato da frangetta e impalcatura, costringo i miei genitori all’acquisto compulsivo di quintali di barattoli di lacca spray e il mondo comincia a darmi la colpa del buco dell’ozono. Sono piena di vita e felice. Sono una cazzo di tardobambina preadolescente che sta ufficialmente per entrare nella spirale dell’autodistruzione. Ma ancora, quando vado a vedere questo film, non lo so. So solo che sono felice. Forse è per questo che non vedo tutto il sottotesto morboso e rivoluzionario di questo film.

Trama: Deloris Van Cartier, cantante in un Casinò e amante di un boss mafioso, assiste ad un omicidio e viene messa sotto protezione testimoni in un convento. Diventerà l’idolo delle suore.

Letta così è una stronzata. Invece no. Sister Act è prima di tutto un film denuncia sulla condizione in cui versano le suore.

Premessa. Dovete sapere che intorno ai 15/16 anni io avevo come scopo nella vita quello di diventare una stronzissima ma rivoluzionaria madre Badessa (perchè hanno un cappello strafigo) che avrebbe rivoltato il potere maschilista della chiesa, sarei entrata nella storia ed avrei finalmente riportato le donne in un ruolo di prestigio nell’istituzione.

Ora so come mai avevo questa fissazione. Che poi non avevo la fissazione perchè particolarmente credente (avevo già abbracciato l’ateismo e il pastafarianesimo, solo che nel secondo caso, non lo sapevo ancora), ma semplicemente perchè secondo me la chiesa è maschilista punto e basta. E poi a quell’età vivevo nella perenne ribellione tardopostfemminista.

Cmq. la colpa di questa mia rivendicazione femministico-religiosa è Sister Act.

Se ad una prima occhiata sembra solo un’innocua commediola con una piccola dose blues, è in realtà un film denuncia. Un film che scoperchia il vaso di Pandora e ci mostra la drammatica condizione delle suore. Donne private della propria femminilità, costrette all’isolamento, relegate al silenzio e alla preghiera, senza alcun ruolo attivo nel processo di fedelizzazione dell’uomo comune.

Quando Deloris arriva in convento infatti, le sorelle sono sottomesse alla Madre superiora, chiaramente infatuate del vescovo, represse sessualmente, frustratissime.

A fine film sono dei cazziduri che hanno in mano le redini del quartiere degradato, adorate dalla popolazione, osannate dal papa, sicure di sè, hanno addirittura una rock-catholic-blues band che fa scintille in chiesa, ancheggiano, ammiccano, puttaneggiano e corrompono anzi ricattano con minacce morali al limite dell’ascoltabile un povero pilota di elicottero per costringerlo ad assecondarle. In pratica diventano delle donne sgamate e approfittatrici a tutti gli effetti. Quelle che noi dell’era moderna definiremmo “Zoccole”.

Questo film in pratica incita al femminismo, alla ribellione, alla promiscuità sessuale e all’uso di cannabinoidi. Sfido chiunque a dimostrarmi il contrario. Come tutte le canzoni di Battisti sono a sfondo Sessual-Misogino-Pornografico, così questo film mi ha trasformata in quella che sono. Una cattivissima post-tardofemminista perennemente incazzata con gli uomini e in perenne conflitto con la propria parte spirituale.

Ma soprattutto in una grandissima interprete di “I Will Follow Him” che vi assicuro canto tutte le volte che faccio la doccia ma ancora meglio tutte le volte che mi immergo nella vasca da bagno, cuffie e Ipod a manetta…. i vicini mi pagano per ascoltare la mia esibizione. Giuro. Se volete potete appostarvi sotto la finestra del mio bagno ad attendere la performance….

Tra le cose che non mi ricordavo spiccano Harvey Keitel nel ruolo dell’amante bossa mafioso di Deloris e la mitica Professoressa Mc. Grannit alias Maggie Smith nel ruolo della Stronzissima e prenurosissima Madre Superiora.

 

 

Una curiosità il regista di questo fil è lo stesso di Dirty Dancing…. quindi la sua è una vera e propria ossessione per la causa femminile… 

Sorella Madre Badessa Poschina 

Il post che non avrei mai voluto dover scrivere…

Ci sono argomenti che non mi piace affrontare e che, per una questione di rispetto per chi di voi è più sensibile, ho evitato fino ad ora di approfondire. Però l’altro ieri ho visto un paio di foto che mi hanno costretta a tirare fuori quello che ho dentro…. ed ora vi tocca il pappone… eccolo

Alcuni ragazzi invecchiano proprio di merda. 

L’ho detto. Ho buttato fuori il demone ed ora mi sento meglio. Posso ricominciare a guardarmi allo specchio senza vergognarmi della mia mancanza di coraggio.

Cosa mi ha spinta a liberare il demone? Andrea Pezzi. Per chi abbia avuto un’adolescenza molto difficile e non sappia di chi sto parlando; lui:

  

Ad essere onesti, non ricordo precisamente in che anno ho scoperto Andrea Pezzi, o per essere precisi, in che anno MTV ha cominciato a propormelo in ogni salsa fino a convincermi che era il ragazzo ideale. Credo che fosse più o meno a metà anni novanta, quindi facciamo pure che io ero una sedicenne arrapata e lui un ventitreenne che scopava un sacco… ma forse ero un pelo più grande…. cmq.

Il punto è che lui faceva questo programma fighissimo e assolutamente d’avanguardia (tanto che oggi il Gamberorossochannel cerca di riproporre lo schema in continuazione ma con un’aura di premorte e una tristezza di fondo che fanno accapponare la pelle) nel quale invitava ospitoni della madonna (ricordo di essere stata illuminata da Breat Easton Ellis ed essermi fiondata in libreria il giorno dopo per accaparrarmi American Psycho) e si raccontavano la rava e la fava mentre cucinavano. Titolo fantasioso: Kitchen.

Io lo guardavo carica di ammirazione e attrazione ssessuale ed il motivo per cui ero così attratta era la sua appartenenza alla schiera dei fighi-normali. Che si contrapponevano ai Fighididdio inarrivabili e insognabili perchè persino nel sogno non ti avrebbero cagato di pezza forti della loro superioritò in figaggine.

Andrea Pezzi era simpatico, parlava inglese fluentemente, spiritoso, sexy e con le fossette sulle guance. Aveva tutte le caratteristiche per inserirsi nei meandri della mia mente adolescente e convincermi che era il prototipo di “ragazzo ideale”.

Poi è scomparso. O meglio. durante una puntata di Kitchen in cui era ospite Claudia Pandolfi (ha fatto il tiramisù N.d.a.) è scoccata la scintilla, si sono innamorati ed hanno fatto quello che tutte le coppie innamorate fanno…..ossia lei si è sposata col fidanzato storico ed in viaggio di nozze lo ha mollato per scappare con Andrea Pezzi al quale, qualche tempo dopo, ha riservato un trattamento molto simile. Sappiate che ancora oggi mi chiedo che cazzo abbia la Pandolfi di così figo da scatenare reazioni così violente da parte di uomini apparentemente normali…

Quindi La Pandolfi è stato il Fattore Yoko* di Andrea Pezzi. Lo ha rovinato. E di lui si sono perse le tracce… fino a quando, l’altro ieri su repubblica vedo questo:

mi blocco, guardo bene. Corro in bagno…. piango… mi sistemo il trucco e torno alla scrivania come se nulla fosse successo. In cuor mio però, qualcosa è morto.

Anche lui è finito vittima dell’insquallidimento, una malattia che colpisce spessissimo i bei ragazzi trasformandoli nella versione moderna dello Zio Pippo, quello tristissimo che a Natale nessuno aveva mai voglia di stare a sentire.

Il problema non è tanto l’aver messo su 25 kg, o essersi stempiati, ma proprio l’alone di squallore e abbandono.

Poi magari ci parli e te lo faresti lo stesso, ma visto che tanto io non ci parlo….

Ho notato in ben 32 fottutissimi anni di vita che questo problema (l’insquallidimento) capita principalmente agli uomini. Sorry, ma qualcosa dovete beccarvela anche voi…se calcolate che secondo le pubblicità la diarrea, le emorroidi, il gonfiore, il prurito intimo, la puzza di ascelle e l’incontinenza ce le becchiamo noi donne, cucatevi l’inquallidimento e non lamentatevi.

La cosa a volte è anche consolante. Tempo fa su FB (la piattaforma del diavolo) ho ribeccato un mio ex fidanzato dei tempi delle medie…era davvero molto ma molto carino, ora è  terrificante. Semplicemente terrificante. Grazie a dio l’ho piantato e mi sono salvata. Infatti IO oggi sono una splendida trentenne.

Sì, già vi vedo… quelli che mi snobbavano a vent’anni perchè ero rontondetta, noiosa e vecchia dentro, che mi hanno preferito la pompinara di turno; ora che vedete il mio splendore vorreste avere me vicino nelle cene con il capo, almeno so parlare, sono moderatamente ironica e sforno battute a sfondo sessuale come fossero biovette… invece la pmpinara (che ora i pompini non li fa nemmeno sotto paga) che è esplosa sotto i colpi delle 5 gravidanze che voi le avete inflitto, ha smesso di usare i tacchi 25  e non sa usare il condizionale, si è rivelata per quello che è: una vergogna sociale… beh cari miei ex fighi insqualliditi, ora ve la tenete !!! [momento rivendicazione che fottesega al mondo]

Ma passiamo ad un piccolo compendio delle trasformazioni a cui  ragazzi e ragazze possono andare incontro:

– bambina cesso -> ragazza cesso -> donna gnocca

– bambina figa -> ragazza figa -> donna figa

– bambina normale -> ragazza cesso -> donna figa

– bambina normale -> ragazza normale -> donna figa

 – bambina normale -> ragazza normale -> donna normale 

– bambina squallida -> ragazza squallida -> donna squallida

– bambino bellissimo – > ragazzo informe -> uomo orrendo

– bambino bellissimo -> ragazzo bellissmo -> uomo bellissimo

– bambino bellissimo -> ragazzo bellissimo -> uomo insquallidito

– bambino normale -> ragazzo informe -> uomo interessante

– bambino brutto -> ragazzo informe -> uomo interessantissimo

– bambino brutto -> ragazzo informe -> uomo brutto

– bambino bello -> ragazzo bello -> uomo insquallidito

Farei notare che una donna bella non può diventare una donna squallida mente all’uomo, invece, capita assai di frequente.

Che dire? Io mi sono ficcata nella triade “normale – normale – normale” e voi?

Poschina

*cit. Ma una cit. talmente figa, ricercata e da nerdoni di razza che nessuno di voi capirà… 

 

I look like Dawson Leery . . .

1998.

Italia.

Pomeriggio tipo: arrivo a casa alle 15.30, mangio qualsiasi cosa trovi nel frigo/furoi dal frigo e mi svacco davanti alla tv in attesa di uscire con gli amici. Ho 18 anni, sono moderatamente depressa ma nel profondo della mia anima ancora vagamente incontaminata credo che la mia vita si rivelerà stupenda, l’anno prossimo andrò all’Accademia di Belle Arti e già pregusto una vita ricca di eventi. In questo momento carico di aspettative piomba su di me come un treno in corsa il telefilm più metacinematografico del millennio scorso: Dawson’s Creek.

Per intenderci, dopo la prima puntata per me Spielberg non è più stato lo stesso. O meglio, il mio rapporto con Spielberg non è più stato lo stesso. Nel senso che prima mi piaceva, dopo No. Dopo DC 01×01 lo ODIO. Non è colpa mia, ma Dawson passa la prima puntata citando ogni fottuto decimo di secondo un film, una frase, un pensiero, una cazzata con il solo unico scopo di farci sapere quanto ama Spielberg, quanto vorrebbe essere lui e bla…bla…bla…

Non mi metto nemmeno a riflettere su quanto un telefilm di adolescenti che parlano si se stessi come se avessero 40 anni  possa aver dato o non dato alla mia persona, ma vi parlerò di Lui; Dawson.

 

 

e credetemi, mi punirò per non aver trovato una gif in HD per rendere giustizia a questa immagine.

Dawson è un sedicenne figlio di papà cagacazzo, piagnino e con la fissa del cinema. Invece di farsi le seghe davanti ai porno lui gira filmini di pessima qualità che dovrebbero raccontare gli adolescenti dal punto di vista degli adolescenti. E per farlo, coinvolge gli amici di sempre. Ha una mezza storia con l’amica d’infanzia sfigata Joey, invidia l’amico bistrattato Pacey perchè  scopa e per giunta con la milf di turno, che poi gli ciula Joey e che ha una vita piuttosto interessante. Nonostante vogliano a tutti costi spingerci a credere che Joey ami Dawson, alla fine la suddetta ex sfigata Joey che è la tipica ragazza perennemente indecisa, sceglie proprio l’ex sfigato Pacey al posto del perfettino, piagnino, cazzone che non si fa le seghe estimatore di Spielberg.

6 stagioni in  6 righe. Merito un premio.

IO odiavo Dawson. Ero dalla parte di Pacey. Sì, mi piaceva di più e allora? Ero anche dalla parte della Pazza Andie che poi diventerà la moglie di Hotch di Criminal Minds, quella che verrà uccisa in diretta telefonica. Cmq. Dawson era a dir poco irritante.

Non tanto perchè fosse a tutti gli effetti il ragazzino con la sindrome di mio nonno (il contrario di quella di Peter Pan), ma piuttosto perchè frignava sempre, in qualsiasi situazione, di fronte alla prima avversità della vita privilegiata che Capeside poteva offrirgli.

Tutti noi ci ricordiamo la sua espressione tipo (vedi Gif sopra). Tutti noi ci ricordiamo la pressante voglia di prenderlo a calci in culo, l’incredibile, prepotente smania di schiaffeggiarlo. Perchè il suo piagnucolarsi addosso è davvero la cosa più irritante che la televisione in modalità target adolescenziale abbia mai trasmesso. Ed io lo guardavo a 18 anni e pensavo a quanto questo ragazzo si meritasse le peggio cose, perchè uno che non è in grado di reagire a nulla, si merita il male!

La situazione era aggravata dal fatto che dopo aver pianto, il soggetto andava dall’amico/parente di turno e analizzava le sofferenze come se fosse un novello Freud. Se possibile ancora più irritante di quando piangeva.

Devo anche ammettere prima di tutto con me stessa, che rivedere oggi Dawson che frigna mi fa sempre un sacco ridere….

Ma passiamo al nocciolo della questione: sono Dawson Leery.

La scorsa settimana, sfiancata da una serie di problematiche che non sto qui a raccontare perchè tanto non ve ne fregherebbe un cazzo, mi sono trovata a struccarmi in bagno e ad essere sopraffatta dallo sconforto. E nel mentre, durante il secondo passaggio dello struccante occhi sul mio occhio sinistro, mi sono intravista nello specchio ed avevo esattamente quest’espressione:

 

 

Giuro. 

La prima reazione è stata quella di irridermi.

Seguita dalla disperazione data dalla consapevolezza di essermi trasformata in Dawson Leery.

Seguita dallo scoppio in una risata isterica.

Terminata con una sottile depressione perchè esattamente come avrebbe fatto Dawson, ero già pronta a riversare su di voi una noiosissima analisi della mia vita, atta a dimostrare che mi sono trasformata nella versione vecchia e femminile del personaggio più odioso* del mondo delle Tv Series per adolescenti, meglio note come Teen Drama. 

Fortunatamente mi sono salvata in corner (il terrore di essere quello che Dawson è stato per me mi ha terrorizzata) ed ho evitato il post di mezz’ora sull’incomunicabilità di coppia, lo sfruttamento della donna, la pesantezza mortale del lavoro d’ufficio e la difficoltà di comprendere/farsi comprendere dai genitori una volta che sei uscito di casa.

Vi è andata di gran culo e dovreste ringraziarmi.

Mi piacciono i ranuncoli, i diamanti e gli uomini di colore. Fate voi.

Poschina frignona come non mai….. 

*Ad onor del vero devo ammettere che il personaggio più odioso della storia dei Teen Drama è sicuramente Brandon di Beverly Hills, ma è talmente odioso che preferisco far finta che non sia mai esistito.