Week-end tra donne

Dovete sapere che da un paio d’anni è stata inaugurata una nuova deleteria abitudine nella mia famiglia: il Week-end tra donne. Quest’anno è stato deciso un itinerario all’insegna della cultura e del buon cibo: Sabbioneta/Mantova. Partenza Venerdì h. 14.30 – rientro domenica 16.30. Il trio di donne culturalmente interessate è composto da: Me Medesima – Mamma – Zia.

Non farò i loro nomi, in quanto, appartenendo ad un’epoca antica, non amano essere menzionate sui social network, e questo dimostra prima di tutto che sono effettivamente di un livello culturale superiore e poi che non hanno ancora capito il potere del Social. Oggi, se non hai almeno 14 profili diversi su twitter, non sei nessuno.

Ma passiamo alle cose importanti.

Le cose essenziali da sapere per capire bene lo stato disastrato della compagnia sono le seguenti:

–  guidavo io
–  ero in pre-ciclo
–  ho una fervida immaginazione

Andiamo con ordine

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Arriviamo a Sabbioneta alle 16.30 di un venerdì qualunque. Non piove, non fa freddo ma ci sono le giostre proprio in piazza, ossia esattamente dove c’è la maggior concentrazione di monumenti. Tradotto in parole povere, non si vede quasi una sega. Quasi, perchè fortunatamente la galleria, che scopriamo essere la più lunga di non so cosa, è percorribile e quindi si può godere appieno. Non sto qui a tediarvi con stronzate storiche perchè se volete sapere qualcosa di storico su Sabbioneta è sufficiente aprire Wikipedia e leggere. No, io vi parlo di cose che nessuno ha il coraggio di raccontare, quelle cose comico-raccapriccianti che succedono durante i viaggi ma che ci ostiniamo a nascondere come per esempio:

L’ignoranza Storica

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Passeggiando dopo cena giungiamo ad una delle porte della città (ce ne sono due, entrambe splendide e suggestive) e leggiamo il cartello che ci spiega tutte quelle cose noiose e inutili che mia madre legge con un’avidità sorprendente, mentre io mi fermo alla 4a riga. Riga in cui viene fatto riferimento alla dominazione spagnola di parte della Lombardia. A quel punto, mentre mia madre insiste totalmente ignorata dal resto della compagnia a leggere il cartello informativo, io e mia zia ci perdiamo in discussioni animate sulla presunta dominazione spagnola. Dico presunta perchè entrambe non siamo poi così sicure. All’inizio io ostento un “ma certo che ci hanno dominato…. dopo gli Sforza e prima degli austriaci…” salvo poi ritrattare dopo 2 secondi netti perchè sono conscia che la storia non sia il mio forte. Ci perdiamo una decina di minuti buoni prima che a qualcuno di noi, non ricordo chi, sovvenga la reminescenza liceale dei Promessi sposi, della peste, dei lanzichenecchi e da lì una bella grassa risata a nascondere l’imbarazzo per l’ignoranza dimostrata e via, verso un nuovo dilemma letterario: Romeo è stato inviato a Mantova dopo l’omicidio di Tebaldo per vendicare Mercuzio? La risposta è sì. Ma per sentirmi davvero sicura, cerco sul mio smartphone, chiedo via SMS a mio padre (il quale risponde che non lo sa perchè  a lui interessa solo Giulietta) e mi sforzo talmente tanto da farmi venire l’emicrania … alla fine però sono contenta, non ho passato 30 a studiare per niente. Certo, non so che gli spagnoli hanno dominato la Lombardia, ma so, dopo un notevole sforzo di memoria, che Romeo è stato esiliato a Mantova. Molto ma molto utile. Mentre riflettiamo in silenzio sulla nostra ignoranza. scopriamo una cosa stupefacente:

Mia madre ha la supervista ma traduce il latino A CAZZO !

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Sulla porta c’è una pietra con un’iscrizione in latino (che nessuno di noi conosce e che quindi ignoriamo come se non fosse in effetti la cosa più importante di quel monumento). Io e la zia ci concentriamo per riuscire almeno a distinguere le lettere, mentre mia madre in 3 secondi netti legge tutto, persino le iscrizioni più piccole e più sbiadite. Incredibile. Parte una discussione animata su quanto le lenti a poco prezzo siano migliori delle Zeiss che costano come la rata di un mutuo. E’ il classico superpotere inutile come le unghie di Meg, perchè tutte le scritte vagamente importanti si riveleranno essere in latino quindi mamma in effetti le riesce a leggere, ma poi traduce a cazzo. 
La serata intanto procede tranquilla fino a quando non compare la tanto agognata

Nebbia

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Eccola, finalmente.
Dico finalmente perchè mia madre è ossessionata dall’idea della nebbia. Avrà detto “nebbia” almeno un triliardo di volte in mezza giornata e finalmente, intorno alle 21.30, eccola arrivare. Io avevo appena pronunciato la seguente frase con aria alquanto saccente: “Sapete, non credo che qui, dentro le mura, ci sia il classico nebbione che non si vede ad un palmo di naso, proprio perchè le mura impediscono all’umidità di penetrare nella struttura….” e mentre pontificavo su cose delle quali non so palesemente un cazzo, veniamo avvolte da una coltre di nebbia che nemmeno nei racconti di Maigret….

E dal quel momento la serata svolta.
Sì, perchè la mia fervida immaginazione comincia a viaggiare e mi immagino immersa nella nebbia, con uno splendido vestito ottocentesco mentre mi aggiro per le nebbiose, strette vie di Sabbioneta, intenta a raggiungere il mio amante per una notte di piaceri, manco fossi un’eroina della Kleypas. E non mi toglierò questa sensazione per tutta la sera. Inutile sottolineare che nel mio ottocento ci sono tutte le comodità del 21° secolo, quindi io e il mio amante non puzziamo MAI, nemmeno in piena estate, facciamo docce pornografiche insieme, ci rincorriamo mezzi nudi sulle mura, ci struggiamo per il nostro amore puro, profondo e sincero, ostacolato dalle nostre famiglie….e via dicendo.

E mentre fantastico alla grande e sorrido come una scema protetta dal nebbione, comincia l’ossessiva

Ricerca della Sinagoga

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Forse voi non ci siete mai stati e quindi non potete saperlo ma Sabbioneta è un buco di culo. 20 minuti e l’hai girata tutta un paio di volte. Bellissima ma piccolissima. Quindi il fatto che noi tre non riuscissimo a trovare la Sinagoga stava diventando un problema serio. Esasperate alla fine ci arrendiamo e prendiamo la mappa rubata in hotel dalla quale si evince che siamo passati davanti alla sinagoga almeno 4 volte negli ultimi 5 giri. In effetti, ogni volta che raggiungevamo la piazza venivamo distratte da qualcosa:

– ceramiche nella vetrina di un negozio
– facciata di una chiesa
– telefonate moleste degli uomini
– finestrella molto carina e old style sulla casa di sinistra

in pratica nessuno aveva mai girato la testa verso destra per scoprire che la sinagoga era lì con tanto di cartellone informativo che mia madre ha letto ad alta voce nell’indifferenza generale. E mentre stiamo sghignazzando per la nostra incapacità di vedere le cose sotto il nostro naso giungiamo in una piazzetta dove un particolare diventa fondamentale:

La bifora della zia

bifora

Piazza composta da ben due palazzi con altrettante schede informative tutte per mia mamma, la quale ha anche l’occasione di utilizzare il potere della supervista e della traduzione a cazzo in quanto su entrambi i palazzi sono presenti ben due iscrizioni in latino ormai quasi illeggibili per gente con la vista normale.
Sul palazzo di sinistra spicca una bifora e mia zia si illumina. A Natale giuro le regalo una bifora. Si appassiona a tal punto che quella piazza verrà ricordata e catalogata come “il palazzo con la bifora della zia” e così verrà raccontato ai posteri. Esattamente con queste parole inutili e illuminanti. Anzi, in realtà ad ogni bifora partiva un’esclamazione di giubilo. E capiamoci a Sabbioneta e Mantova le bifore sono come quelli che non si lavano in metropolitana: ovunque.
Il palazzo della bifora è un ex ricovero. O meglio, sul pannello illustrativo c’è solo scritto che nell’anno tal de tali è diventato un ricovero, così mia mamma passa tutta la sera e tutto il giorno dopo a Mantova, rimuginando sul fatto che c’è scritto che è un ricovero ma sembra disabitato.

A nulla valgono le rassicurazioni della zia e mie sul fatto che probabilmente il ricovero è chiuso da anni e che quindi sia perfettamente normale che non ci sia alcuna luce. Conoscendo mia madre si è già fatta un film nel quale i vecchietti del circondario vengono tenuti nel buio più totale e a digiuno, torturati dalla famosa Loggia Massonica Sabbionetana. E questo mi fa venire in mente

L’ossessione di mia madre per le abitazioni e gli abitanti

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Credo che nei 3 gg. passati a Sabbioneta mia madre abbia osservato con ossessività ogni abitante della cittadina cercando di carpire, in base a piccoli dettagli, quale fosse il suo ruolo nel mondo. Allo stesso modo ficcava il naso in ogni citofono, cassetta delle lettere, portone che le capitasse a tiro. Invece di godersi l’atmosfera, passava il tempo chiedendo “Come mai non si vedono luci accese?” oppure “Ma sarà abitata quella casa?” e affermando “Secondo me sono tutte seconde case…. impossibile che non ci siano luci accese”.

La condizione della donna

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Ovunque io vada, sono letteralmente perseguitata dalla “condizione della donna”. Non è colpa mia. A Palazzo Ducale di Mantova, infatti, scopriamo che c’è un’interessantissima mostra che espone ritratti e cimeli delle “donne spose”. Atti notarili nei quali venivano elencate le doti delle spose, contratti prematrimoniali, lettere, ninnoli, e quant’altro. Il tutto a testimonianza di quanto all’epoca il matrimonio fosse solo ed esclusivamente un contratto d’affari.

Tra tutte le meraviglie che ho visto a Palazzo Ducale mi è rimasto impresso il roof garden, bellissimo ed estremamente poetico.

Ma più di tutto il ritratto di “Vecchia popolana che cuce”; una raccapricciante immagine di una vecchiarda che a pensarci been avrà avuto sì e no la mia età e che mi ha fatto riflettere moltissimo su quanto io sia fortunata ad essere nata popolana nel 21° secolo e non nel cinquecento, altrimenti oltre ad essere sfigata e povera, a trent’anni sarei stata anche bruttissima e rugosissima, in procinto di tirare le cuoia, invece di una splendida 33enne coperta da strati e strati di make-up per cercare di mascherare gli di esposizione solare selvaggia.

Parlando di condizione della donna arriviamo al punto chiave

Palazzo Te

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che mi sento di definire senza alcuna vergogna “la cosa più bella che abbia mai visto” e che è stata costruita come “luogo di piacere” in cui confinare l’amante di Francesco Gonzaga, Isabella Boschetti.

Parliamone.

A me ai tempi d’oro in cui ero l’altra, nemmeno un anellino di tolla e a lei PALAZZO TE.
E che cazzo !!!!
Non mi sembra giusto. Pretendo perlomeno delle scuse ufficiali. SUBITO.

Palazzo Te è il palazzo dove ho sempre sognato di vivere. Abbastanza grande per poter stare da soli se si vuole e sufficientemente raccolto da non farti sentire solo dentro. Riccamente decorato, con soffitti straordinari e decorazioni pittoriche da sburro, ha anche una bellissima stanza che è sicuramente la mia stanza preferita al mondo. Una camera, uno spazio per il cesso, vista giardino interno e soprattutto una stanzina più piccola, ma comunicante, per Yoshi. Ovviamente c’è anche l’ala segreta dove io e il mio amante (inutile dire che anche in questa fantasia l’amore  è contrastato) ci incontriamo nella nebbiosa e fredda notte mantovana. Che dire?

Ciao Belli alla prossima.

Poschina

ok. non vi ho detto un’altra cosa

L’ipersensibilità all’emiliano

Non è certo colpa mia se quando sento parlare qualcuno in emiliano/romagnolo mi viene voglia di infrattarmi con lui immediatamente. Vi dico solo che Sabbioneta è vicinissima a Parma. E a Parma il dialetto è emiliano. Quindi uomo dei tortellini e ragazzo della trattoria, ringraziate il mio autocontrollo per avervi risparmiato l’umiliazione di essere ritrovati legati nudi nelle campagne sabbionetane/parmensi parzialmente sbocconcellati dalle nutrie.

Vita Metropolitana

Per vita Metropolitana intendo quel particolare lasso di tempo della giornata nel quale il pendolare cittadino medio (io) è costretto ad usufruire dei mezzi pubblici e nello specifico della metropolitana milanese (linea rossa) e dei treni delle ferrovie nord.

Ora vi elencherò (dalla meno irritante a quella intollerabile)  le categorie di persone che odio di più. E badate bene che ho scritto di più perchè quando fai il pendolare la gente la odi in generale. Nulla di personale, ma insisto che non siamo fatti per restare troppo tempo in spazi stretti tutti insieme appassionatamente.

Questo post contiene Volgarità – Razzismo spicciolo – Rabbia – Sarcasmo.

Giusto perchè altrimenti qualcuno potrebbe poi accusarmi di non aver avvertito adeguatamente.

10 – Gli anziani ansiosi: Trattasi di coppie di anziani in giro, molto probabilmente, alle 8.10 di mattina perchè alle 14.30 devono andare a fare una visita e si sentono più sicuri se arrivano presto. Solitamente non sanno dove andare, nè come, nè quanto durerà il viaggio e quindi sono arroccati proprio vicino alle porte e guardano tutti, ma proprio tutti, come se fossero dei predatori pronti a sbranarli. Non fatevi ingannare. Sono pericolosissimi. Ad una prima occhiata vi sembrerà che possano cadere da un momento all’altro con un alito di vento, in realtà hanno la straordinaria capacità  di tassellarsi a terra, sono spigolosissimi e se per caso li urtate oltre al fatto che loro non si spostano di un millimetro e che il loro gomito vi avrà feriti gravemente, il mondo intero vi guarderà con astio perchè ai suoi occhi avete cercato di fare del male a creature indifese.

9 – Le madri con carrozzina (situazione aggravata in caso di bambini multipli): Via il dente, via il dolore. NON SI PUO’. Le carrozzine/passeggini devono essere chiusi. Questi esseri sostano di fronte alle porte, ancorate ad un palo con carrozzina/passeggino di fronte, occupando ad occhio e croce almeno almeno 10 posti. Hanno sempre l’aria di essere delle madonnine infilzate e la usano ad hoc per cercare di non farsi odiare. Tutti, me compresa, sorridono al pupo. Tutti, me compresa, caccerebbero la natività fuori dal vagone a calci, soprattutto quando il pupo piange/ride/fa i versetti, si insomma, dimostra di essere vivo. Perchè voi forse non lo sapete, ma i suoi versi si sentono anche col volume dell’Ipod al massimo. Nel caso peggiore la madre ha altri figli, i quali sono attaccati ai pali, non stanno fermi, non rispettano le leggi non scritte della civiltà metropolitana e soprattutto hanno sempre l’aria di essere lì lì per vomitare (ok, questa è una mia fisima).

8 – I Palestrati: Generalmente uomini in giacca e cravatta che vanno in palestra durante la pausa pranzo. valigetta 24ore di marca, aria di manifesta superiorità, occhiali, borsone da palestra. No, non un normale borsone. Una specie di sacco per cadaveri (la dimensione è quella) che tengono rigorosamente su una spalla, abbattendo, urtando e infastidendo gli altri occupanti del vagone. Ad aggravare la situazione due cose: il fatto che stanno sempre smanettando con il cellulare (che 9 volte su 10 è un balckberry, l’altra un Iphone) e quindi si muovono agitando il saccone addosso agli altri e il fatto che spesso viaggiano in coppia, quindi due borsoni, due arie di manifesta superiorità e due agitatoni del cazzo che probabilmente si scrivono a vicenda.

7 – Quelli che hanno l’ansia di salire: Cominciamo con il dire che amo questa categoria perchè è una delle poche sulle quali puoi infierire senza che gli altri ti guardino male e ti facciano sentire in colpa. Questi decerebrati sostano dulla banchina in spasmodica attesa del treno e quando questo arriva, si piazzano davanti alle porte impedendoti di scendere. Sono una categoria omogenea, donne, uomini, ragazzi. Il bello è che, avendo il diritto di scendere, puoi; anzi devi, prenderli letteralmente a spallate per farti spazio e raggiungere l’uscita. Il che è liberatorio. Spallare una persona che ti impedisce di fare qualcosa aiuta l’umore, allontana la frustrazione, scioglie la cellulite. Giuro.

6 – Quelli che sono troppo pigri per scendere e risalire: Solitamente, mi scoccia ammetterlo, donne. Altrettanto solitamente si sistemano di fianco alle porte, appoggiandosi alle piccole maniglie appese al muro (impedendo in questo modo a chiunque di aggrapparsi) e non ci sono cazzi che tengano, loro da lì non si muovono nemmeno con le cannonate. Succede che, all’aprirsi delle porte, la gente all’interno del vagone comincia a muoversi verso l’apertura mentre loro, noncuranti, restano al loro posto. In silenzio, senza mai girarsi o porsi anche solo un vago dubbio in merito alla questione “tutti mi spingono e mi smadonnano violentemente dietro”. Da una parte invidio il loro menefreghismo. Dall’altra, spero sempre che muoiano tra atroci dolori.

5 – Le donne sudamericane: Non sono insopportabili sul vagone, ma fuori. Nei corridoi, sulle scale, ai tornelli. Per prima cosa, comincio con il dire che hanno una flemma irritante. Viaggiano principalmente in coppia, chiacchierando del più e del meno, alla velocità approssimativa di 150 metri all’ora. Tu, pendolare medio, sei di fretta. Non perchè sei milanese, ma perchè come minimo il treno è in ritardo di venti minuti e vorresti riuscire ad arrivare al lavoro in tempo per non dover recuperare la sera. Potresti farlo, se non avessi davanti le donne sudamericane. Lente, con dei culi astronomici, che oscillano a destra e a sinistra, fottendosene di tutto e tutti si stagliano esattamente al centro delle scale o del corridoio e ti impediscono fisicamente di andare al tuo passo. Sei costretto a stargli dietro. SEMPRE. Cioè sono sempre come le ho descritte. Mai una volta che ne abbia vista una non dico correre, ma camminare normalmente. Sono il mio equivalente della vecchina sulle scale davanti a Mr. Bean.

4 – I Lap Dancer: Sono la variante più fastidiosa del punto 6, perchè sono abbrappati, sovente a gruppi, al palo centrale. Quello esattamente davanti alle porte. Spesso sono gruppi di giovani. Ancora più spesso sono gruppi di fruitori occasionali del mezzo pubblico e non sanno che pesci prendere. Letteralmente terrorizzati dall’idea di staccarsi dal palo, restano indifferenti a qualsiasi spinta, insulto, calcio o spallata voi vi ostiniate ad appioppargli. I peggiori della serie sono le donne ricche sulla cinquantina, perchè assolutamente convinte di non essere nel torto e perchè usano quantità spropositate di profumo, che aggrava la situazione già insostenibile di chi deve superarle per raggiungere l’uscita. Ovviamente le Madri con carrozzina appartengono anche a questa categoria. Sono più giustificabili perchè avendo la carrozzina non possono stare in nessun altro posto. Tra i Lap Dencers più accaniti si annoverano i tifosi inglesi/tedeschi ubriachi che usufuiscono del mezzo per andare a San Siro per assistere alle partite di Champions o Europa League.

3 – Gli aficionados dello zainetto: Un giorno, qualche designer che non prende mai i mezzi pubblici, ha deciso di inventare gli zaini per pc. Fottiti, stronzo. Hai generato una serie di mostri. Vanno in giro con il loro zaino, e fin qui nulla di male. Però…. Però qualcuno dovrebbe gentilmnte o a calci e pugni, spiegargli che il suddetto zaino si può togliere dalle spalle. O meglio. Va tolto dalle spalle. Perchè? Beh, semplice, perchè praticamente lo sbatti in faccia a tutti quelli che ti stanno dietro e nemmeno te ne rendi conto. Sali, scegli dove andare, ti sfili lo zainettino e lo appoggi per terra in mezzo, o di fianco, alle gambe. Fatto. Semplice. Intelligente. No, loro lo tengono su per tutto il viaggio continuando a girarsi a destra e a sinistra così fieri del loro zaino di merda che lo vogliono vedere tatuato sulle facce altrui.

2 – I Letterati: Ecco la mia categoria di appartenenza. Il letterato è il tipico personaggio che sfrutta il tempo sul mezzo pubblico per fare quello che non avrebbe tempo di fare altrimenti: leggere. Che è anche bello, se non fosse che non guarda in faccia a nessuno. Se deve leggere, legge ovunque, anche uando non c’è spazio, sfruttando parti del corpo altrui a modi leggio. La cosa irritante è che si fanno la guerra per accaparrarsi un paio di centimetri quadrati nei quali aprire il loro fottutissimo libro. E non importa se non c’è spazio, se lo creano usando il libro come ariete. I più irritanti di tutti (io ovviamente appartengo a questa sotto categoria) sono quelli che vanno avanti a leggere anche nei corridoi e sulle scale. Sbattono contro gli altri utenti, rallentano per girare pagina, si infastidiscono sonoramente se qualcuno per caso urta il loro prezioso libro, guardano con grande snobismo quelli che invece passano il tempo a giocare, chattare, smanettare con lo smartphone.

1 – Quelli che fanno lo struscio: In assoluto da eliminare. Che poi mica sono i maniaci che ti toccano il culo o strusciano il membro… no, sono quelli evidentemente convinti di essere in un paesello terronico di provincia e salgono sull’ultimo vagone della metro, per risalire la corrente stile salmone, fino al primo. Perchè? E che ne so. Io mi limito a maledirli ed odiarli. Perchè mi chiedo cosa spinga una persona apparentemente normale a farsi tutto un intero treno della metropolitana strisciando in stile Gollum in mezzo a gente incazzata, che ti insulta, spesso puzza, in estate è sudaticcia, in inverno fradicia di pioggia/neve, solo per giungere in testa al treno. Perchè? Perchè? Se vuoi stare nella priam carrozza, sali sulla prima carrozza. Se per caso le scale per uscire dalla metro sono in testa alla banchina e tu sei salito sull’ultima carrozza, no problem. Quando scendi, risali la banchina che cmq. sarà meno fastidioso che farsi il treno strusciando contro chiunque. E poi, oggettivamente, dai fastidio e stai sul cazzo.

Poschina, costretta da un mondo cattivo e vendicativo al pendolarismo

Back Home

 
Quando si rientra da un viaggio è sempre difficoltoso riadattarsi alla vecchia vita.
Soprattutto se tutte le mattine qualche coglione all’incrocio tra Visconti di Modrone e Via Mascagni tenta di investirvi perchè passa col rosso ( in bici ).
E’ evidente che il guidatore medio della bici, il biciclettaro da città, sia un emerito deficiente….per diversi motivi:
 
1. Non ha capito che lui è equiparato alle macchine e non può fare il cazzo che vuole.
2. Non ha capito che pedala in una strada del centro di Milano e non in aperta campagna.
3. Non ha capito che quelle cose luminose ai lati dell’incrocio sono semafori e servono a dirigere il traffico.
4. Evidentemente non arriva a capire che quando è rosso si deve fermare; il rosso non è una sfumatura del verde.
5. Non capisce che il fatto di andare in bici non ti da nessun, ripeto: NESSUN, diritto di spiaccicare un pedone.
 
Io, questa battaglia contro i biciclettari la sento molto.
Vanno in bici in gacca e cravatta, passano regolarmente con il rosso, ti fanno incazzare a morte e oltretutto se osi fargli notare che sono in torto, ti insultano.
Ora, caro il mio biciclettaro…….arriverà la mattina in cui sono davvero ma davvero di cattivo umore e ti farò rimpiangere la caldazza della metropolitana, anelerai il contatto umano forzato e le ascelle pezzate e cipollose………….mi implorerai di prendere la linea rossa alle 8.00 del mattino in pieno luglio con l’aria condizionata rotta……
perchè arriverà il sacrosanto giorno in cui sfogherò le mie frustrazioni su di te, che fai lo snob in bici e credi che la città sia tua.
La città è del pedone, CAPITO?
 
Poschina semi-investita.
 
P.s.: Lo stesso vale per gli ultraottantenni che mi si piazzano davanti al pandino e tutte le volte che cerco di superarli barcollano pericolosamente e sono costretta a vedere il loro didietro per tutto il percorso; una tortura….
 
 

Is the end of the world?

 
Bene Bene…..
Oggi è il 28 Dicembre 2007.
Mancano 3 giorni alla fine di questo anno ricco, anzi ricchissimissimo di avvenimenti.
Come direbbe Tomba "chi mi conosce o sa". Non amo l’ultimo dell’anno.
Mi costringe a fermarmi a riflettere e mi fa diventare malinconica e nervosa.
Cmq. non è mia intenzione assillarvi con le mie paranoie.
Vi racconterò piuttosto un ultimo dell’anno Soverese riuscito piuttosto bene.
Cominciò tutto a fine dicembre 1995.
Faceva molto freddo.
Antonella, Elisa ed io, vedevamo dal Pullman che ci avrebbe condotto a Sovere, i termomentri sparsi sula strada.
Milano – 2
Bergamo – 5
Trescore Balneario – 8
Sovere – 10
Inutile dire che eravamo in preda al panico da freddo……ci accingevao a raggiunegere un appartamento di 5 locali che in estate arrivava massimo a 25 gradi…quindi d’inverno era rarissimo che nonostante camino e riscaldamento si arrivasse a 18 C°.
Non ci avrebbe fermate niente.
Il programma era un ultimo dell’anno in cascina, con amici vari e salamelle alla brace.
Ma, come poi sarebeb capitato in futuro, il destino mi si manifestava ancora una volta avverso.
Le notti prima di quella fatidica, la temperatura raggiugneva i -13 ; -15.
Ghiaccio ovunque, fino a che la notte tra il 30 e il 31 ha cominciato a nevicare.
Prima lentamente, poi insistentemente.
Il sig. Pegurri ha passato la giornata a spalare neve dalle scale a chiocciola che conducevano a casa sua.
Ogni 15 minuti si vestiva, si armava di pala e cominciava a lavorare.
Uno spettacolo…….
Il paese era impraticabile.
Mi ricordo la fatica della spesa (abbiamo rimediato con cena a casa di Anna e spaghettata di mezzanotte), con i sacchetti che sbilanciavano e l’impossibilità di trovare i panini dolci per le tartine ai salumi.
C’è una foto scattata la mattina del 31: Antonella ed io in pigiama, sedute sul davanzale della finestra mentre fuori infuria la nevicata, con im mano un cartello . . . "31-12-1995 –> Cercasi disperatamente festa dell’ultimo dell’anno".
La serata è stata bella e divertente.
Il parco di Sovere pieno di neve vergine alta 60 cm, stupenda…..e lo stradone totalmente bianco, e poi il silenzio, quella sensazione ovattata che solo la neve e la nebbia sanno dare.
Semplicemente impagabile.
Poi il camino…caldo ed enorme, che schizzava pezzi di legna…
beh…ne è passato di tempo…
Cmq.
Ora devo fare un bel po’ di cose prima che l’anno finisca.
Odio l’anno che finisce.
Ci arrivo sempre svuotata e stanca…
beh…
Pazienza.
 
AUGURI….BESTIE !!!!!!!!
 
Poschina
 

Wikipedia è Fantastica !!!!

 
Ragazzi…
…non so proprio come dirvelo ma…WIKIPEDIA è FANTASTICA !!!
Mitico Beppe.
Tu entri, cerchi quello che ti interessa…e mentre leggi ci sono un sacco di parole scritte in blu.
Sono tutti link che ti collegano ad altre pagine che a loro volta contengono altri link…e di questo passo potresti stare 2 giorni attaccato al pc ad assimilare notizie, e se qualcosa è sbagliata la puoi modificare…..TUTTO GRATIS !!!!!
Oggi, per esmpio, sono entrata per cercare notizie su Kerouac….e dopo 1 ora e 30 mi sono trovata di link in link a leggere la critica approfondita del Giovane Holden.
A quel punto ho preferito fare altro…rischiavo davvero di rimanerci delle ore.
Cacchio di un cacchio….dimenticavo… Stralunato
Ieri ho visto il Satanista.
Mamma mia che effetto che mi fa.
Sempre con i suoi libri, i suoi disegni, la sciarpa.
Ha i capelli più lunghi e più chiari….con le punte tendenti al rosso (….Rosso….mi ricorda qualcosa….."Il camion dei pompieri mangia 100 quintali di carne al giorno….anche per oggi le ambulanze dovranno aspettare il loro turno.")
 
Cmq.
A prescindere da tutto scrivo perchè sono appena tornata dalle ferie.
Formentera…..davvero bellissima, sembra un po’ la Sicilia, solo senza brioches e granita e decisamente più cara.
Il mare però è qualcosa di semplicemente meraviglioso.
L’acqua è calda, azzurrina verso riva, verde a metà e turchese all’orizzonte.
Si gira tutti in motorino (io ovviamente mi sono ferita ad un piede), ma soprattutto è la patria dei nudisti e delle contraddizioni.
Convivono i Fashion Victim e gli Hippy.
Tutti insieme.
Gli hippY nudi e con gonnelloni a fiori.
I Fashion Victim che cercavano inutilmente di imitare armati di costumini bianchi il modello di light blue di D&G Perplesso.
Uno spettacolo.
Per inserirmi nell’ambiente giusto (quello hippy), ho aderito al topless Caldo e al cappello anni ’60.
Davvero liberatorio.
La seconda parte della vacanza è stata in Andalusia.
Ho visto l’Alhambra.
Il monumento più bello che abbia mai visto.
Vorrei rivederlo con più calma in una giornata meno calda.
Party
ehm…mmmm….Devo dire Cosa?
 
ah ecco.
In Spagna fanno vedere la corrida in TV.
Deplorevole.
Non mi importa assolutamente che sia un fatto culturale, perchè nell’uccidere una nimale per divertuimento di cultura ne vedo poca.
Detesto la corrida e chi la guarda esaltandosi per questa brutalità.
 
cioè….cioè…..adesso devo cambiare canale con il pene?
 
Ho mangiato la paella ma non a Valancia, dove la movida che tutti mi hanno descritto non esiste (la maggior parte dei ristoranti sul porto alle 22.30 avevano già chiuso la cucina).
In compenso i salumi che ho mangiato nel bar vicino all’Hotel erano favolosi.
Da provare assolutamente….. e anche il Boccadillo dell’autogrill era notevole.
Ma in assoluto…..asolutissimo, la miglior mangiata l’ho fatta all’Hostal Medina.
Pollo Fritto Caporal + patatine + tortilla di patate + coca-cola.
MITICO
 
Ora vado perchè il dovere mi chiama.
 
Poschina
 
 

Premio “palo” 2006

Devo fare una doverosa premessa:
stasera sono davvero incazzosina !!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Per chi mi conosce non è certo una novità….ma non voglio certo annoiarvi con i miei problemi di convivenza condominiale…..piuttosto parliamo di un evento importantissimo.
 
Con l’avvicinarsi della fine dell’anno è stato istituito come sempre, il "premio palo".
Il suddetto premio, consiste in un palo della metropolitana milanese, in scala reale, che verrà consegnato al vincitore insieme ad una parte del vagone, in modo che colui che se lo aggiudicherà, potrà ricreare in casa sua, con parenti e amici, la realtà della linea rossa nelle ore di punta.
 
L’iniziativa è nata dopo un’attenta osservazione dei comportamenti dell’utente medio delle linee della MM (osservazione preferenziale è stata data agli utenti della linea 1, in quanto la più frequentata).
 
Cmq.
Costoro amano appollaiarsi ai pali che servono da sostegno ("servirebbbero"; visto che una volta appollaiatisi loro, nessuno riesce ad accedervi)……..generalmente si innamorano a tal punto del "loro" palo, che quando le porte si aprono nelle fermate critiche (Duomo al mattino e Cadorna alla sera), loro non ci pensano minimamente a spostarsi.
Qualcuno dotato di particolare intelligenza, se non deve abbandonare la vettura, scende e poi risale.
Loro no.
Non esiste proprio.
Il palo è fonte di vita.
la gente fa i salti mortali per cercare di scendere, e loro non si spostano nemmeno di un millimetro, anzi guardano in cagnesco che li urta nel tentativo di raggiungere l’uscita.
 
Per vincere, non basta attaccarsi al palo.
Bisogna essere "il palo".
Infatti il vincitore sarà colui/colei che sopporterà tutti gli insulti, le maledizione e gli improperi che il povero disgraziato che deve scendere gli scaglierà contro, senza fare una piega.
Totalmente indifferente alla sofferenza altrui.
Continuerà imperterrito ad avere il rapporto morboso con il suo palo.
Guarderà sogghignando gli sforzi sovrumani degli altri e soffrirà per la separazione dall’oggetto dei suoi desideri quando arriverà il momento di scendere.
 
Queste sono le caratteristiche del vincitore.
 
Venerdì 22 Dicembre 2006 alle h. 19.00 alla fermata di Cadorna (MM rossa – linea 1) verrà proclamato il vincitore. Il premio invece verrà consegnato direttamente a casa.
 
Ricordo a tutti Voi che non basta appollaiarsi al palo una o due volte l’anno in preda ai fumi dell’alcool o delle droghe. L’amplesso deve avvenire in orari precisi e in determinate condizioni umane.
 
Un bacio a tutti…..
Il 22 sera annuncerò il vincitore del "premio palo 2006"
 
A presto….
Poschina
 
P.S: sono gradite segnalazioni di aspiranti al titolo